Newsletter 10 – 2023
È uscito Resistenza n. 6/2023
Editoriale
(A chi pensa che bisogna fare qualcosa)
L’alluvione in Emilia Romagna non è stata una fatalità, è una delle manifestazioni, sempre più frequenti, dei cambiamenti climatici che dipendono direttamente dall’impatto del modo di produzione capitalista sulla natura e sull’ambiente.
Neppure le conseguenze distruttive dell’alluvione sono una fatalità. Allagamenti, frane, distruzione di strade e ponti, morti, popolazioni sfollate e rischio di epidemie: sono tutte conseguenze di decenni di speculazioni, tangenti, cementificazione e incuria del territorio.
Ma se allarghiamo la visuale emerge anche altro.
Proprio nei “giorni peggiori” in Emilia Romagna, è emerso dal processo per il crollo del ponte Morandi a Genova (2018) che fin dal 2010 c’era chi “sapeva che il ponte era a rischio di crollo”, ma non ha detto nulla per non giocarsi la carriera. Parliamo di Gianni Mion, faccendiere, finanziere, costruttore da sempre ammanicato con la famiglia Benetton.
E proprio le parole di Mion riportano alla mente altri fatti e circostanze: il costruttore che se la rideva e si sfregava le mani pensando agli affari che avrebbe fatto “grazie al terremoto” dell’Aquila; la Corte del Tribunale di Pescara che ha assolto molti degli imputati per la strage dell’hotel Rigopiano; le lacrime di coccodrillo che i vertici dello Stato, del governo e delle Ferrovie hanno versato per i morti della strage alla stazione di Viareggio.
Ci sono tre emergenze combinate e contingenti, dunque. Gli effetti della crisi ambientale, gli effetti di decenni di speculazione e incuria dei territori e delle infrastrutture e l’azione di autorità e istituzioni che chiudono tutti e due gli occhi di fronte alle speculazioni, ne chiudono uno quando sono costrette a intervenire dopo una strage che cercano di presentare come “una fatalità” e che invece ci vedono benissimo per reprimere e punire chi protesta, ad esempio “i ragazzi” di Ultima Generazione.
Dobbiamo allargare ancora la visuale, perché le emergenze non sono solo tre.
I fiumi che esondano, le strade che sprofondano, i ponti che crollano, l’acqua che invade tutto, 15 morti e 40 mila sfollati.
È la fotografia dell’Emilia Romagna, una delle regioni più sviluppate, organizzate e urbanizzate. Ed è anche, perciò, la fotografia del paese intero.
L’alluvione in Emilia Romagna ha fatto notizia per le distruzioni e le gravissime conseguenze, ma solo nel mese di maggio, come del resto succede da anni e sempre più frequentemente, è bastata un’ora di pioggia – di quelle torrenziali che si combinano con lunghi periodi di siccità – per inondare tutto, in varie zone del paese.
Questa è la realtà che la classe dominante cerca di nascondere: da una parte chiamando in causa “la fatalità” e dall’altra alimentando la diversione con teorie e cospirazioni di varia natura: dall’opera delle nutrie alle scie chimiche fino alla volontaria apertura della diga di Ridracoli, vicino a Forlì.
Eppure no, con il disastro annunciato in Emilia Romagna non c’entrano né il destino né le manovre di oscure potenze. La firma della “tragica fatalità” è chiara e leggibile a chiunque: è quella di Bonaccini, della Schlein (che dal 2020 al 2022 è stata vice Presidente della Regione), del sistema Pd, è la ‘ndrangheta con cui hanno fatto e fanno affari, sono il movimento terra, il disboscamento e la cementificazione, sono le speculazioni; sono i soldi non spesi per le opere di salvaguardia e cura del territorio, i soldi rubati, quelli dirottati su “altri progetti”, quelli spesi per opere inutili e dannose e per le armi.
E questa firma è anch’essa una fotografia: quella della classe dominante, delle sue autorità e delle sue istituzioni.
Il tipo di governo per cui bisogna organizzarsi, mobilitarsi e lottare
Stralci della relazione di Pietro Vangeli,
Segretario Nazionale del P.CARC, al VI Congresso Nazionale
La denuncia dei mali del capitalismo è giusta ma non basta perché, senza indicare e soprattutto impegnarsi per la soluzione dei problemi che affliggono le masse, finisce per alimentare disfattismo e depressione tra le masse popolari. È positivo che aumentano i partiti, i sindacati, gli amministratori e gli intellettuali che riconoscono che la situazione è grave. Ma sono ancora troppo pochi quelli che si comportano in coerenza con quanto denunciano. Ancora meno sono quelli che indicano qual è la strada per fermare il declino.
Noi comunisti sappiamo che la soluzione dei mali che affliggono la società è farla finita con il capitalismo e instaurare il socialismo.
Sono ancora pochi quelli che propagandano tra i lavoratori, i giovani e le masse popolari che occorre incanalare le diverse lotte sindacali e politiche nella lotta più generale per il socialismo.
Per questo indichiamo come esempio l’azione del Collettivo di Fabbrica Gkn, del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) di Genova contro la guerra, l’azione del movimento No Tav, dei comitati ambientali, che inseriscono la loro lotta particolare nella lotta più generale contro il capitalismo e per il cambiamento della società.
Queste organizzazioni operaie e popolari hanno avviato percorsi di collegamento e coordinamento tra di loro e con forze politiche, ambientali, studenti, tecnici e si pongono il compito di costruire la nuova classe dirigente del paese.
Spetta a noi comunisti assumerci il compito di sostenere, rafforzare, estendere e coordinare queste forme di organizzazioni dei lavoratori e delle masse popolari.
Il punto sulla situazione politica
– Che cosa è diventato il M5s?
La differenza fra informare e formare e il ruolo dei comunisti
Relazione di Pablo Bonuccelli, direttore di Resistenza, al VI Congresso Nazionale
Proprio nell’epoca della menzogna, della manipolazione, dell’intossicazione delle coscienze, il problema NON è l’attacco alla libertà di informazione e la battaglia principale NON è rivendicare il diritto a un’informazione libera.
La questione principale è la formazione, cioè avere accesso agli strumenti per capire la realtà e i processi che la trasformano, per conoscere quei processi e per determinarli.
Per questo motivo la lotta dei comunisti, la nostra lotta, non è sull’informazione, ma principalmente sulla formazione.
Oggi la grande massa della popolazione, e soprattutto gli elementi d’avanguardia della classe operaia e delle masse popolari, non hanno principalmente bisogno di “media indipendenti”, ma di scuole che insegnano a ragionare in modo coerente con i loro interessi e ad agire di conseguenza. I comunisti devono essere quella scuola.
Primi elementi di bilancio di un’irruzione nella campagna elettorale
Pisa e Massa sono le città in cui alcuni nostri compagni erano candidati alle elezioni amministrative: a Pisa un compagno nella lista di Unione Popolare (a sostegno della candidatura a sindaco di Francesco Auletta), a Massa la Sezione ha sostenuto la costruzione della lista Massa insorge (a sostegno della candidatura a sindaco di Marco Lenzoni) in cui erano candidati sei compagni del P.CARC.
Trattiamo qui dell’esperienza di Massa insorge perché è quella che ci ha permesso di sperimentare più a fondo la linea di irrompere nella campagna elettorale per creare condizioni favorevoli alla lotta per il Governo di Blocco Popolare.
VI Congresso Nazionale
· Il ruolo dell’Italia nella UE
***
ABBONATI A RESISTENZA
Come abbonarsi?
Contatta la sezione del P.CARC a te più vicina oppure fai un versamento tramite
Conto Corrente Bancario – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 intestato a Gemmi Renzo.
Postepay n. 5333 1711 4473 9212 intestata a Gemmi Renzo – CF: GMMRNZ71T12H223K
Accredito sul Conto https://www.paypal.me/PCARC usando il metodo “amici e familiari”
Contatta il nostro Centro Nazionale e invia la ricevuta di pagamento alla casella mail carc@riseup.net indicando gli estremi per la spedizione.
Il prezzo dell’abbonamento ordinario è di 20 euro, da 20 a 50 euro quello sottoscrittore, da 50 euro in su quello sostenitore. L’abbonamento è valido fino a dicembre 2023.
***
Seguici su www.carc.it