[Sinistrainrete] Anselm Jappe: Alcuni punti essenziali della critica del valore

Rassegna del 09/06/2023

 

 

Anselm Jappe: Alcuni punti essenziali della critica del valore

lanatra di vaucan

Alcuni punti essenziali della critica del valore

di Anselm Jappe

Pubblichiamo qui, nella traduzione di Afshin Kaveh, l’appendice presente a chiusura del libro La société autophage di Anselm Jappe, éd. La Découverte, 2017, ancora inedito in Italia

la societe autophage e1685899043548Il sistema capitalista è entrato in una grave crisi. Quest’ultima non è soltanto ciclica, ma finale: non nel senso di un crollo imminente ma come disintegrazione di un sistema plurisecolare. Non è la profezia di un evento futuro, ma la constatazione di un processo divenuto visibile agli inizi degli anni Settanta e le cui radici risalgono all’origine stessa del capitalismo.

Non assistiamo al passaggio a un altro regime d’accumulazione (come nel caso del fordismo), né all’avvento di nuove tecnologie (come nel caso dell’automobile), né a un trasferimento del centro di gravità verso altre regioni del mondo, ma all’esaurimento della fonte stessa del capitalismo: la trasformazione del lavoro vivo in valore.

Le categorie fondamentali del capitalismo, quelle che Karl Marx ha analizzato nella sua critica dell’economia politica, sono il lavoro astratto e il valore, la merce e il denaro, che si riassumono nel concetto di “feticismo della merce”.

Una critica morale, fondata sulla denuncia dell’“avidità”, non coglierebbe il punto essenziale.

Non si tratta di essere marxisti o postmarxisti, o d’interpretare l’opera di Marx o completarla con altri apporti teorici. Piuttosto, si deve ammettere la differenza tra il Marx “essoterico” e il Marx “esoterico”, tra il nucleo concettuale e lo sviluppo storico, tra l’essenza e il fenomeno. Marx non è “superato”, come dicono i critici borghesi. Anche se manteniamo innanzitutto la critica dell’economia politica, e al suo interno soprattutto la teoria del valore e del lavoro astratto, essa costituisce sempre il contributo più importante per comprendere il mondo in cui noi viviamo.

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Thomas Meyer: La catastrofe climatica e la «libertà dei consumatori»

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La catastrofe climatica e la «libertà dei consumatori»

Sulla miseria dei «discorsi di libertà» (tardo-borghesi)

di Thomas Meyer

OIP1.

Come scrive il filosofo Slavoj Žižek (Žižek 2022, 285), non mancano più Cinque Minuti a Mezzanotte, ma è già Mezzanotte e Cinque! Oramai, perfino l’ultimo degli imbecilli dev’essersi reso conto che il cambiamento climatico è un dato di fatto (per quanto i dettagli possono essere discutibili), e che esso rappresenta una seria minaccia per l’umanità [*1]. Così come è anche evidente che le emissioni di CO2 e degli altri gas serra vanno radicalmente e rapidamente ridotte, se non vogliamo che la catastrofe climatica assuma delle proporzioni ancora più catastrofiche. Ciò implica una completa ricostruzione delle infrastrutture e un completo adeguamento, vale a dire, un rivoluzionamento del nostro modo di produzione e di vita. È pertanto all’ordine del giorno un programma di abolizioni e di cancellazioni. Nel suo percorso, la “locomotiva” dello sviluppo delle forze produttive sta bruciando tutti. Per dirla con Walter Benjamin, a meno che non si voglia rischiare di trovarsi di fronte alla morte dei “passeggeri“, è diventato inevitabile tirare il “freno d’emergenza” (cfr. Böttcher 2023). Senza affrontare la questione di come possa essere abolito il modo di produzione capitalistico, di come si possa creare un corrispondente «movimento di trasformazione», con quale «società di transizione» (?) si debbano fare i conti (anche nel caso che il “convoglio” dovesse essere solo fermato), rimane comunque il problema del rifiuto emotivo, da parte di molte persone, nei confronti di tutti questi fatti. La consapevolezza – la quale potrebbe essere realmente acquisita, e che dovrebbe portare a ripensare e a “reagire” – viene invece rimossa emotivamente.

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coniarerivolta: Chi ha spento la luce? Verso il libero mercato dei profitti

coniarerivolta

Chi ha spento la luce? Verso il libero mercato dei profitti

di coniarerivolta

Ci sono alcuni incroci di fatti di cronaca che, se non ci si ferma all’aspetto ridicolo, mettono in luce la schizofrenia di un sistema economico guidato esclusivamente dalla ricerca del profitto. Qualche giorno fa il Parlamento ha definitivamente approvato il cosiddetto “Decreto Bollette”. Si tratta di un decreto legge che, nella migliore tradizione italica, è stato riempito in maniera incoerente di molteplici contenuti, ivi compresi condoni fiscali e incentivi vari alle imprese. Fra questi, anche solo per giustificare il nome al decreto stesso, sono inclusi anche alcuni “bonus sociali” per elettricità e gas destinati alle famiglie più vulnerabili: due spiccioli, e per pochi mesi, che dovrebbero evitare che le famiglie più povere siano lasciate da sole di fronte alle turbolenze a cui abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno del mercato energetico, e che alla fine hanno innescato la tremenda fase di inflazione dalla quale ancora non siamo usciti.

Già, il mercato: e qui veniamo alla coincidenza ridicola e schizofrenica. Negli stessi giorni infatti è emerso che il Governo ha confermato per l’inizio del 2024 la fine definitiva del mercato di maggior tutela dell’energia, una vecchia richiesta proveniente dall’Unione Europea rimandata in avanti di anno in anno (finora).

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Joseph Halevi: Perché l’inflazione è da profitti, ma la paga il lavoro

fattoquotidiano

Perché l’inflazione è da profitti, ma la paga il lavoro

di Joseph Halevi

Con la dinamica dei prezzi che non accenna a diminuire, il potere d’acquisto delle famiglie si riduce sempre di più e le persone hanno difficoltà a fare la spesa e a pagare il mutuo o l’affitto.

Le banche centrali di tutto il mondo hanno risposto con aumenti dei tassi, in osservanza alle prescrizioni della teoria quantitativa della moneta (Tqm), che resta maggioritaria, nonostante le critiche demolitrici e l’evidenza scientifica a smentirla.

Si apre con questo argomento il libro L’inflazione. Falsi miti e conflitto distributivo, opera collettanea pubblicata a marzo da Edizioni Punto Rosso.

Secondo la Tqm l’inflazione è il prodotto di un eccesso di moneta in circolazione, che sarebbe stato provocato dai programmi di spesa pubblica messi in campo nel 2020-21. Basterebbe quindi ridurre questo eccesso aumentando il tasso di interesse, per risolvere il problema.

In realtà, il rialzo dei tassi deprime investimenti e domanda finale, raffreddando l’economia e generando disoccupazione. Per questa via si riduce soprattutto il potere contrattuale dei sindacati, costretti ad accettare riduzioni salariali.

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Gianandrea Gaiani: La controffensiva c’è ma non si dice: i russi sotto pressione sul fronte di Zaporizhia

analisidifesa

La controffensiva c’è ma non si dice: i russi sotto pressione sul fronte di Zaporizhia

di Gianandrea Gaiani

Dopo averla preannunciata per mesi, i vertici ucraini non si sbilanciano ed evitano di definire “controffensiva” le massicce operazioni d’attacco alle linee russe in corso ormai da 4 giorni. Di certo no9n si tratta più di “ricognizioni in forze” e gli attacchi in atto assomigliano molto a una offensiva per la veemenza, le forze messe in campo e l’insistenza degli assalti, soprattutto sul fronte di Zaporizhia.

La mattina del 7 giugno, forse non a caso poche ore dopo il crollo parziale della diga di Nova Khalovka, le truppe ucraine hanno lanciato un vasto attacco contro le postazioni difensive russe snella regione di Zaporizhia puntando ad assumere il controllo delle aree vicino a Zherebyanka e Lobkovoye, 30 chilometri a ovest di Orekhov ma con azioni d’attacco anche sui fianchi e quindi lungo le rive del bacino del Dnepr di Kakhovka, dalla parte opposta rispetto alla diga.

Fonti russe riportano che un reparto motorizzato ucraino dotato di veicoli MRAP MaxxPro statunitensi e Mastiff britannici ha perso molti mezzi: le perdite ucraine sarebbero molto elevate e il comando dell’esercito ha inviato riserve per riprendere l’attacco.

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Andrea Fumagalli: Un marxista a Harvard e l’avvento della nuova economia globale

manifesto

Un marxista a Harvard e l’avvento della nuova economia globale

di Andrea Fumagalli

Amos Cecchi, «Paul M. Sweezy. Monopolio e finanza nella crisi del capitalismo» (Firenze University Press). La vita e le idee del fondatore della Monthly Review perseguitato dal maccartismo

Nel XX secolo, Paul Sweezy è stato uno dei principali critici dell’economia politica «borghese» e un acuto osservatore dei processi di metamorfosi del capitalismo prima fordista e poi finanziarizzato. È stato anche un grande divulgatore del pensiero alternativo, grazie soprattutto alla rivista Monthly Review, da lui fondata e diretta insieme a Leo Huberman.

Il libro di Amos Cecchi, Paul. M. Sweezy. Monopolio e finanza nella crisi del capitalismo (Firenze University Press, pp. 270, euro 24,90) ripercorre la vita dello studioso da studente e ricercatore ad Harward sino alla morte nel 2004. È la prima volta che in Italia si rende disponibile un libro così esaustivo e ricco su un pensatore di impostazione marxiana, aperta e creativa, in continua dialettica con l’alta elaborazione del XX secolo.

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Kohei Saito: I quaderni ecologici di Marx

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I quaderni ecologici di Marx

di Kohei Saito

MR mag23Karl Marx è stato a lungo criticato per il suo cosiddetto “prometeismo” ecologico, per la sua eccessiva attenzione riservata alla produzione industriale, indipendentemente dai limiti naturali. Questo punto di vista, sostenuto anche da alcuni marxisti, come Ted Benton e Michael Löwy, è diventato sempre più difficile da accettare dopo una serie di analisi attente e stimolanti degli aspetti ecologici del pensiero di Marx, elaborate sulle pagine della «Monthly Review» e altrove.

Il dibattito sul prometeismo non è una mera questione filologica quanto fortemente pratica, poiché il capitalismo affronta crisi ambientali su scala globale, senza soluzioni concrete. Qualsiasi soluzione del genere potrà provenire probabilmente dai vari movimenti ecologisti emergenti in tutto il mondo, alcuni dei quali mettono esplicitamente in discussione il modo di produzione capitalistico. Ora più che mai, quindi, la riscoperta di un’ecologia marxiana è di grande importanza per lo sviluppo di nuove forme di strategia di Sinistra e di lotta contro il capitalismo mondiale.

Eppure non c’è un accordo univoco nella Sinistra sulla misura in cui la critica di Marx può fornire una base teorica per queste nuove lotte ecologiche. Gli «ecosocialisti della prima generazione», secondo la classificazione di John Bellamy Foster, come André Gorz, James O’Connor e Alain Lipietz, riconoscono in una certa misura i contributi di Marx riguardo alle questioni ecologiche, ma allo stesso tempo sostengono che le sue analisi del XIX secolo sono troppo incomplete e datate per essere di reale attualità. Al contrario, gli «ecosocialisti della seconda generazione», come Foster e Paul Burkett, sottolineano il significato metodologico contemporaneo della critica ecologica di Marx al capitalismo, fondata sulle sue teorie del valore e della reificazione.[1]

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Luca Mozzachiodi: L’Europa di Gramsci

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L’Europa di Gramsci

di Luca Mozzachiodi

Lelio La Porta e Francesco Marola (eds.): L’Europa di Gramsci. Filosofia, letteratura, traducibilità – “Per Gramsci”, Roma, Bordeaux, 2022, 272 pp.

cover issue 214 en USIl volume L’Europa di Gramsci. Filosofia, letteratura e traducibilità, a cura di Lelio La Porta e Francesco Marola, è il primo volume della nuova serie della collana “Per Gramsci” della International Gramsci Society, che prosegue le sue pubblicazioni con l’editore Bordeaux, peraltro segnalatosi in questi anni per una robusta ripresa delle pubblicazioni di area marxista sia in campo politico che critico-letterario.

Quello degli studi gramsciani a livello mondiale (figurano del resto tra gli autori e autrici nomi di assoluto rilievo come Derek Boothman, Guido Liguori, Giuseppe Guida e Lelio La Porta) non è però il solo contesto in cui si inserisce questa raccolta. Esiste indubbiamente una filiazione diretta con un precedente volume di saggi ispirati al pensatore sardo: Il presente di Gramsci: letteratura e ideologia oggi, edito da Galaad nel 2018; ciò non solo perché nell’e­lenco degli autori ritroviamo, assieme al co-curatore Marola, Paolo Desogus, Lorenzo Mari, Mimmo Cangiano e Marco Gatto (ai contributi da parte dei due gruppi menzionati vanno aggiunti quelli di Pietro Maltese, Noemi Ghet­ti, Lavinia Mannelli e Fortunato Maria Cacciatore per comporre il ricco affre­sco di L’Europa di Gramsci), ma soprattutto perché del libro del 2018 il volume qui recensito fonda criticamente, arricchendole con varietà di riferimenti, una parte delle tesi allora date per presupposte. Se Il presente di Gramsci era nel suo intento un libro di posizionamento, non privo di qualche aspetto che lascia perplessità, inteso a riportare in auge uno sguardo di tipo estetico, critico e politico, questo è un volume scritto per saggiare e approfondire quei nessi politico-estetici e per radicare ulteriormente il pensiero gramsciano nel panorama critico contemporaneo.

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Geraldina Colotti: Venezuela, l’opposizione vista dall’Europa

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Venezuela, l’opposizione vista dall’Europa

di Geraldina Colotti

Inquadrature aggiustate, pose ispirate, articoli enfatici che diffondono lo stesso, improbabile, messaggio, presentando personaggi squalificati come angelici depositari del verbo rivelato. Stessi ingredienti di sempre, cucinati nella salsa mediatica della “post-verità”. È questa la cifra che emerge dalla campagna per le primarie dell’opposizione venezuelana.

La destra spera di approfittare del vento che spira in Europa, e riportare indietro l’orologio della storia anche in Venezuela. In ogni modo, sa di non dover rispondere al popolo, ma ai grandi poteri internazionali che ne muovono i fili. Intanto, come in un teatrino dei pupi manovrato da fuori, i contendenti si azzuffano, creando qualche imbarazzo nella mediatica internazionale, che deve assumerne la narrativa.

I loro punti focali si trovano in Europa, a Miami, e in quei paesi conservatori dell’America Latina da cui si organizzano campagne contro i governi progressisti del continente. E così, sponsorizzati dalla Ue di Borrell, a ogni mossa riuscita del governo bolivariano, si scatenano gli zombi dal portafoglio pieno per chiedere di “isolare Maduro, che viola i diritti umani”. I loro amici “uribisti” o i mercenari Usa, sì, che invece garantiscono i diritti umani…

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Giuseppe Varnier: Il paradigma di “Homo Faber e civiltà” di Carlo Ruta e il punto di vista epistemologico

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Il paradigma di “Homo Faber e civiltà” di Carlo Ruta e il punto di vista epistemologico

di Giuseppe Varnier*

L’«inventore» della filosofia della storia, Hegel, faceva iniziare la sua narrazione fondativa dalla Cina e dall’India, due civiltà «letterate». E questo continuò a lungo. Semplicemente, ancora non si aveva, in quell’epoca, consapevolezza alcuna delle abissali profondità cronologiche che precedono l’esistenza della condizione umana moderna, e di fronte a cui meno di diecimila, lunghi anni di storia propriamente detta impallidiscono: milioni di anni nel processo di ominazione, circa duecentomila anni dalla dispersione dall’Africa di homo sapiens, decine e decine di migliaia di anni di preistoria e poi protostoria, in cui si preparavano le prime e primitive testimonianze strumentali e simboliche che illustrano l’ascesa dei nostri antenati. Si pensi che tra la probabile acquisizione di un linguaggio di tipo moderno e la storia propriamente detta passano probabilmente più di centomila anni almeno. Questi abissi di tempo, difficili da immaginare, pure non furono certamente vuoti, tutt’altro. In essi almeno si prepararono e svilupparono le condizioni materiali, e la cultura materiale, che avrebbero permesso, alla fine di una complessa vicenda non teleologica, lo stabilirsi delle prime civiltà, ed infine l’avvento della scrittura.

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Thierry Meyssan: La riorganizzazione delle forze armate russe

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La riorganizzazione delle forze armate russe

di Thierry Meyssan

In pieno conflitto ucraino, la Federazione di Russa ha deciso di portare a compimento la riorganizzazione delle forze armate. Un lavoro titanico partito dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalla totale anarchia che ne è seguita. Tuttavia, nonostante i gravi problemi dello scorso anno – prima l’invio al fronte di giovani senza formazione militare, poi i ritardi nei rifornimenti ad alcune unità – è già palese una professionalizzazione del sistema. La riforma annunciata non solo vuole rendere omogenee le forze armate innalzandole a un livello elevato, vuole anche trasformare in profondità i metodi di comando

Sin dall’ascesa al potere il presidente Vladimir Putin ha personalmente sovrinteso alla trasformazione delle forze armate russe, che ha ereditato in uno stato deplorevole. La maggioranza della catena di comando era alcolizzata e sottoponeva le reclute a riti d’iniziazione ripugnanti.

Putin ha per prima cosa congedato 150 mila ufficiali e sottufficiali, causando un grave problema di dirigenza. Poi ha creato, vent’anni prima degli Stati Uniti, il primo esercito spaziale, sia per testare nuove forme di comando sia per misurarsi in un nuovo spazio operativo.

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Michele Paris: Ucraina, droni e guerra totale

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Ucraina, droni e guerra totale

di Michele Paris

Dopo ogni attacco militare condotto in territorio russo, verosimilmente da individui o gruppi legati direttamente o indirettamente al regime ucraino, il governo americano smentisce in maniera ufficiale di avere incoraggiato o favorito questo genere di operazioni ultra-provocatorie. Lo stesso copione si è ripetuto martedì in seguito all’incursione di otto droni su Mosca in quello che è stato il primo tentativo di raid aereo contro edifici civili nella capitale russa. Nonostante le smentite, è difficile immaginare che Zelensky e la sua cerchia abbiano agito in maniera autonoma. Se così fosse, l’episodio di martedì segnerebbe una nuova pericolosissima provocazione da parte di Washington, soprattutto alla luce del grave deteriorarsi delle capacità belliche dell’Ucraina sotto i colpi dell’artiglieria russa.

Secondo il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, si sarebbero verificati solo danni di lieve entità ad alcuni palazzi residenziali, mentre due persone avrebbero riportato ferite non gravi. Il ministero della Difesa russo ha fatto sapere di avere abbattuto cinque droni e neutralizzato gli altri tre grazie ai sistemi di difesa elettronica.

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lorenzo merlo: Piccoli e grandi numeri

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Piccoli e grandi numeri

di lorenzo merlo

Così come ce l’hanno raccontata, come l’abbiamo creduta, la democrazia non è mai stata. L’equilibrio al quale anelava, che pensavamo in fieri non s’è verificato. Nei campi aridi dell’avidità, lo spargimento di giustizia è seme che non ha mai attecchito. Pare non solo che il tempo di rodaggio sia scaduto: chilometri sono stati fatti e ormai si sente odore d’olio bruciato. E chi, con crescente affanno, insisteva a rabboccarlo si è stancato.

Il sistema sta fondendo. Così come tutti hanno constatato il fallimento del socialismo e come molti quello del capitalismo, ora diviene via via più popolare la consapevolezza che la democrazia non ha il Dna perfetto e puro di cui le nostre speranze l’avevano investita. La svestizione della maschera ha richiesto il suo tempo. Ora che il re è nudo, vediamo che di altra merce si tratta rispetto a quella che volevamo acquistare.

Sotto il sasso della democrazia hanno potuto radunarsi le grandi, e poche, lobby finanziarie. Hanno potuto organizzarsi e dirigerla. Sono stati bravi. Ben prima della data delle bolle finanziarie, hanno saputo come farci credere a quelle più suggestive e popolari della comunicazione, prendendoci senza difficoltà, come trote alla pesca sportiva, infilando l’amo ogni volta con nuovi bisogni, appositamente creati per chi non abboccava più a quelli pianificatamente obsoleti.

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