Se non fosse tutto vero sarebbe incredibile l’esito di ieri a Palazzo Chigi nell’ultimo Consiglio dei Ministri pre-ferragostano: la norma sull’aumento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico è saltata all’ultimo minuto! Con l’effetto della cristallizzazione di un dato politico inequivocabile: il 5G fa paura anche a Giorgia Meloni e nessuno nella maggioranza, tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ha avuto il coraggio di assumersi una gravissima e storica responsabilità politica trasformando gli italiani in cavie umane nel nome del wireless e della potente lobby del 5G. Insomma, il ‘golpe elettromagnetico‘ salta per la sesta volta consecutiva in soli cinque anni, un filotto di NO che unisce gli ultimi cinque esecutivi, da Gentiloni ai due Conte, da Draghi fino alla prima donna premier. Tutti ci hanno provato, incalzati dalle richieste delle multinazionali, ammorbiditi dagli studi negazionisti in conflitto d’interessi. Ma finora, alla prova dei fatti, nessuno ha però avuto il coraggio di smantellare una delle norme più cautelative a livello internazionale in tema di inquinamento elettromagnetico, cioé i 6 V/m dell’Italia che seppur traballanti e scricchiolanti, reggono ancora a vent’anni dall’adozione.
La vittoria è quindi netta: il 5G fa tremare i polsi anche ai tecnottimisti, spingere forzatamente poco meno di 60 milioni di persone dai 6 fino 24, 40 oppure 61 V/m è una grossa responsabilità politica da cui finora sono scappati tutti.
Ma sia chiaro un concetto: non è affatto una vittoria definitiva. Anzi. Torneranno presto alla carica, all’assalto della diligenza. Perché è in atto una vera e propria trattativa tra lo Stato e le compagnie telefoniche, una trattativa condotta alla luce del sole, tra finanziamenti pubblici col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e manovre governative che partono dal 2018 e in linea di continuità arrivano fino ad oggi, dalla vendita all’asta dei primi lotti di radiofrequenze del 5G con l’incasso di 6,55 miliardi di euro per le nostrane finanziarie, fino alle audizioni di Asstel per far risparmiare adesso 4 miliardi di euro alle straniere della telefonia mobile (TIM è francese, Vodafone è inglese, Wind 3G è di Hong Kong, Iliad è francese e Fastweb svizzera). La partita si gioca qui, tra gli obiettivi della transizione digitale, un progresso non sicuro e il grande business. Non c’è nessuna motivazione tecnica, semplice alibi e copertura. Il 5G funziona benissimo anche a 6 V/m come il 2G, ancora in servizio, perfino a 0,2 V/m. Il blitz è stato condotto per questo.
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