Alessia Ruggeri – 01/02/2024
LE BUSTARELLE AL VALICO DI RAFAH – News Academy Italia
A Gaza, secondo una fonte palestinese di NAI intelligence For Freedom, per garantirsi il passaggio da RAFAH occorre versare una bustarella secondo un preciso tariffario : a partire da 650 dollari a persona e 325 per i bambini. Il denaro viene inviato su conti fuori dall’Egitto, metà della tariffa prima di arrivare al Cairo ed il resto dopo aver varcato la porta egiziana.
Secondo Il Guardian esiste una rete di intermediari con sede al Cairo che aiuta i palestinesi a lasciare Gaza e che opera da anni vicino a RAFAH, ma dall’ inizio della guerra i prezzi sono aumentati di 500 dollari fino a migliaia di dollari a persona. Il giornale racconta di aver parlato con diverse persone a cui è stato detto che avrebbero dovuto pagare tra i 5000 e i 10000 dollari a testa. Ovviamente la priorità viene accordata a chi paga di più. Tutti gli intervistati dal giornale hanno affermato di aver comunicato con intermediari attraverso contatti a Gaza e che il pagamento è stato effettuato in contanti e talvolta tramite intermediari residenti in Europa e negli Stati Uniti.
É chiaro che con l’ avanzare della guerra le tariffe schizzano alle stelle poiché i mediatori sanno che la fuga per i palestinesi è l’unica occasione di sfuggire al genocidio in atto per mano di Israele. Una speculazione ignobile sulla pelle di una popolazione stremata che sta costringendo molti palestinesi a lanciare campagne di crowfunding per raccogliere fondi.
“Le nostre tariffe sono dimezzate e ci sono offerte speciali per le famiglie”. Queste sono le risposte ricevute dai broker contattati da “Arabia Indipendente” tramite l’applicazione “WhatsApp”, segnando l’inizio della documentazione della diffusione delle reti che praticano frodi in modo organizzato attraverso le piattaforme Internet. Il loro obiettivo è lucrare e guadagnare denaro dalle vittime. Questo fenomeno è collegato alla guerra a Gaza con la scusa di agevolare le procedure di attraversamento attraverso la porta egiziana di Rafah.
Nei siti di social networking si registrano decine di pagine i cui proprietari affermano di svolgere questi compiti attraverso il coordinamento della sicurezza, in competizione tra loro per accaparrarsi il maggior numero possibile di vittime, che cercano con ogni mezzo di ricongiungersi con le proprie famiglie e sottrarle all’assedio imposto nella Striscia di Gaza, sullo sfondo dell’invasione israeliana e dei continui bombardamenti dal 7 ottobre scorso.
Offerte false
L’inizio è stata una risposta che ci è arrivata rapidamente tramite l’applicazione WhatsApp da parte del funzionario di una di queste società, che afferma di fornire servizi di coordinamento per l’attraversamento di palestinesi ed egiziani attraverso il valico di Rafah.
“L’Arabia Indipendente” ha chiesto quale sarebbe stata la cifra necessaria per la traversata di quattro persone da Gaza al Cairo, compreso un palestinese che non aveva acquisito la cittadinanza egiziana. La risposta del funzionario è stata: “Vi farò uno sconto del 50% (per l’amor di Dio), in modo che l’azienda ottenga solo 2.000 dollari invece di 4000″. Successivamente spiega la modalità di raccolta dei soldi: «La metà della cifra viene pagata prima dell’arrivo al Cairo, e la restante somma viene pagata dopo aver varcato la porta egiziana».
Queste reti sono diventate ampiamente attive nel cyberspazio con l’escalation della pressione militare israeliana sui residenti di Gaza, spingendo i residenti della Striscia di Gaza settentrionale verso l’estremo sud, dove si trova il confine con l’Egitto. Queste aziende promuovono le loro offerte nonostante il Ministero degli Affari Esteri egiziano abbia recentemente annunciato la creazione di un meccanismo elettronico che sarà l’unico mezzo per il ritorno degli egiziani e delle loro famiglie dalla Striscia di Gaza in patria, e la conferma del Ministero, in un dichiarazione ufficiale, che qualsiasi altro metodo di cui alcuni parlano rientra nel quadro di atti di frode e sfruttamento delle circostanze della difficile situazione che sta attraversando la Striscia di Gaza, e lo Stato egiziano non ha nulla a che fare con ciò.
Pagamento delle tariffe del mercato nero
L’Arabia Indipendente ha chiesto al broker, Abbas, di fornirci altre alternative al dollaro, e la sua risposta sorprendente è arrivata: “Il suo valore per noi è di 48 sterline egiziane ad un prezzo inferiore a quello del mercato nero, circa otto sterline”. Ha poi accennato alle procedure seguite una volta approvata l’offerta, che consisteva nel trasferire la somma, le foto tessera, l’indirizzo in Palestina e un numero di cellulare per comunicare con il gruppo.
Secondo Mohamed Hegazy, consulente in materia di legislazione sulla trasformazione digitale ed ex capo del Comitato Legislazione e Leggi presso il Ministero egiziano delle Comunicazioni e dell’Information Technology, queste reti fraudolente ricorrono al servizio WhatsApp per molte ragioni, tra cui la possibilità di utilizzare numeri falsi, conferire riservatezza sulle chiamate e garanzia di non persecuzione, inoltre ci sono alcune applicazioni che possono mostrare un altro numero e apportare modifiche al numero originale.
All’ignobile reato di tratta di esseri umani va ad aggiungersi quello dei saccheggi dei camion umanitari per poi rivendere gli aiuti alimentari al mercato nero.
Ci giungono segnalazioni che addirittura i palestinesi, in preda alla disperazione per l’assenza di acqua potabile, acquistano acqua salata a prezzi esorbitanti. Dieci kg di farina costerebbe tra gli 80 e i 100 euro.
Le condizioni igienico sanitarie inesistenti hanno provocato il diffondersi dell’epatite di tipo A e diverse altre malattie e di medicine neanche a parlarne.
Ma la vera domanda è “Ma le organizzazioni umanitarie, la Croce Rossa internazionale che ne pensano in merito”!?