Rassegna Jure Eler – 24/03/2024
Venticinque anni fa.
Era il 24 marzo 1999.
Un passo decisivo verso l’eutanasia dell’Europa e della Sinistra italiana, ed europea.
[“Persino” di parti di quella “radicale”: Il Manifesto allora scrisse senza vergognarsene “La Rivoluzione d’Ottobre”. Oggi, 25 anni dopo, si dà una ripulita con un articolo di Marinella Correggia]. Un percorso suicida che continua oggi, come già denunciava “profeticamente” nel 2016, assieme ad altri inascoltati, Mauro Gemma in un suo editoriale che qui riporto.
Interessante per chi ai tempi era giovane e/o distratto è vedere la composizione di quel Governo D’Alema che volle sedersi “dalla parte giusta della Storia”: https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/xiii-legislatura-9-maggio-1996-9-marzo-2001/governo-dalema/2943
In grassetto ho evidenziato i migliori tra i Sinistri Bombardatori NATO.
Il Governo D’Alema (21/10/1998 – 22/12/1999)
Coalizione politica: Ulivo – PDCI – UDR – INDIPENDENTI
XIII Legislatura
Presidente del Consiglio
Massimo D’Alema
Vicepresidente del Consiglio
Sergio Mattarella – attuale Presidente della Repubblica
(con delega in materia di servizi di sicurezza)
Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio
Franco Bassanini (Segretario del Consiglio dei Ministri)
Domenico Minniti detto Marco (Informazione ed editoria)
Gianclaudio Bressa (Funzione pubblica)
Elena Montecchi (Rapporti con il Parlamento)
Ministri senza portafoglio
Giuliano Amato ( Riforme istituzionali – fino al 13.05.1999)
Antonio Maccanico (Riforme istituzionali – dal 21.06.1999)
Laura Balbo (Pari opportunità)
Katia Bellillo – PdCI (Affari regionali )
Gian Guido Folloni (Rapporti con il Parlamento )
Angelo Piazza (Funzione pubblica)
Livia Turco (Solidarietà sociale)
Enrico Letta (Politiche comunitarie)
Ministero degli Affari Esteri
Ministro: Lamberto Dini
Sottosegretari: Valentino Martelli, Umberto Ranieri, Rino Serri, Patrizia Toia
Ministero dell’Interno ed incarico per il coordinamento della Protezione Civile
Ministro: Rosa Russo Jervolino
Sottosegretari: Franco Barberi, Alberto La Volpe, Diego Masi> (fino al 10.03.1999), Alberto Gaetano Maritati (dal 4.08.1999), Giannicola Sinisi, Adriana Vigneri
Ministero di Grazia e Giustizia
Ministro: Oliviero Diliberto – Segretario PdCI
Sottosegretari: Giuseppe Maria Ayala, Franco Corleone, Marianna Li Calzi, Maretta Scoca
Ministero del Tesoro, Bilancio e programmazione Economica
Ministro: Carlo Azeglio Ciampi (fino al 13.05.1999), Giuliano Amato(dal 13.05.1999)
Sottosegretari: Stefano Cusumano (fino al 26.04.1999), Natale D’Amico, Piero Dino Giarda, Laura Pennacchi (fino al 9.07.1999), Giorgio Macciotta, Roberto Pinza, Bruno Solaroli (dal 27.09.1999)
Ministero delle Finanze
Ministro: Vincenzo Visco
Sottosegretari: Ferdinando De Franciscis, Fausto Vigevani, Gianfranco Schietroma (dal 4.08.1999)
Ministero della Difesa
Ministro: Carlo Scognamiglio Pasini
Sottosegretari: Fabrizio Abbate, Massimo Brutti, Paolo Guerrini, Giovanni Rivera
Ministero della Pubblica Istruzione
Ministro: Luigi Berlinguer
Sottosegretari: Teresio Delfino (fino al 04.08.1999), Nadia Masini, Carla Rocchi, Sergio Zoppi
Ministero dei lavori pubblici
Ministro: Enrico Micheli
Sottosegretari: Antonio Bargone, Mauro Fabris, Gianni Francesco Mattioli
Ministero delle politiche Agricole
Ministro: Paolo De Castro
Sottosegretari: Roberto Borroni, Nicola Fusillo
Ministero dei Trasporti e della navigazione
Ministro: Tiziano Treu
Sottosegretari: Giordano Angelini, Luca Danese
Ministero delle Comunicazioni
Ministro: Salvatore Cardinale
Sottosegretari: Michele Lauria, Vincenzo Maria Vita
Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato
Ministro: Pierluigi Bersani
Sottosegretari: Umberto Carpi, Gianfranco Morgando
Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale
Ministro: Antonio Bassolino (fino al 21.06.1999), Cesare Salvi (dal 21.06.1999)
Sottosegretari: Claudio Caron, Bianca Maria Fiorillo, Raffaele Morese, Luigi Viviani
Ministero del Commercio con l’estero
Ministro: Piero Fassino
Sottosegretari: Antonello Cabras
Ministero della Sanità
Ministro: Rosy Bindi
Sottosegretari: Monica Bettoni Brandani, Antonino Mangiacavallo
Ministero dei Beni culturali e Ambientali
(istituito con Decreto legislativo n. 368, 20.10.1998)
Ministro: Giovanna Melandri
Sottosegretari: Giampaolo D’Andrea, Agazio Loiero
Ministero dell’Ambiente
Ministro: Edoardo Ronchi
Sottosegretari: Valerio Calzolaio
Ministero dell’Università, Ricerca scientifica e tecnologica
Ministro: Ortensio Zecchino
Sottosegretari: Antonio Cuffaro – PdCI, Luciano Guerzoni
Scrive Manlio Dinucci: Come l’Italia conquisto’ lo «status di grande paese» – 25 marzo 2019 https://www.voltairenet.org/article205761.html
<< Massimo d’Alema è entrato nella storia per aver fatto partecipare il proprio Paese, l’Italia, all’aggressione criminale della NATO alla ex Jugoslavia. Il mondo era tornato unipolare e in Occidente più nessuno si preoccupava di violare il diritto internazionale e di fare una guerra contro il parere del Consiglio di Sicurezza. Lo stesso D’Alema è oggi coinvolto nella creazione di una Grande Albania, che includa l’attuale Kosovo.
Il 24 marzo 1999, la seduta del Senato riprende alle 20,35 con una comunicazione dell’on. Sergio Mattarella, allora vice-presidente del governo D’Alema (Ulivo – Pdci – Udeur): «Onorevoli senatori, come le agenzie hanno informato, alle ore 18,45 sono iniziate le operazioni della Nato». In quel momento, le bombe degli F-16 del 31° stormo Usa, decollati da Aviano, hanno già colpito Pristina e Belgrado. E stanno arrivando nuove ondate di cacciabombardieri Usa e alleati, partiti da altre basi italiane. In tal modo, violando la Costituzione (artt. 11, 78 e 87), l’Italia viene trascinata in una guerra, di cui il governo informa il parlamento dopo le agenzie di stampa, quando ormai è iniziata.
Venti giorni prima dell’attacco alla Jugoslavia, Massimo d’Alema – come racconterà lui stesso in un‘intervista a Il Riformista (24 marzo 2009) – era stato convocato a Washington dove il presidente Clinton gli aveva proposto: «L’Italia è talmente prossima allo scenario di guerra che non vi chiediamo di partecipare alle operazioni militari, è sufficiente che mettiate a disposizione le basi».
D’Alema gli aveva orgogliosamente risposto «ci prenderemo le nostre responsabilità al pari degli altri paesi dell’Alleanza», ossia che l’Italia avrebbe messo a disposizione non solo le basi ma anche i propri cacciabombardieri per la guerra alla Jugoslavia.
Ai bombardamenti parteciperanno infatti 54 aerei italiani, attaccando gli obiettivi indicati dal comando Usa.
«Era moralmente giusto ed era anche il modo di esercitare pienamente il nostro ruolo», spiega D’Alema nell’intervista. «Per numero di aerei siamo stati secondi solo agli Usa. L’Italia è un grande paese e non ci si deve stupire dell’impegno dimostrato in questa guerra», aveva dichiarato nel giugno 1999 in veste di presidente del consiglio, sottolineando che, per i piloti, era stata «una grande esperienza umana e professionale».
L’Italia assume così un ruolo di primaria importanza nella guerra alla Jugoslavia. Dalle basi in Italia decolla la maggior parte dei 1.100 aerei che, in 78 giorni, effettuano 38 mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili (molte a uranio impoverito) sulla Serbia e il Kosovo.
Viene in tal modo attivato e testato l’intero sistema delle basi Usa/Nato in Italia, preparando il suo potenziamento per le guerre future. La successiva sarà quella contro la Libia nel 2011.
Mentre è ancora in corso la guerra contro la Jugoslavia, il governo D’Alema partecipa a Washington al vertice Nato del 23-25 aprile 1999, che rende operativo il «nuovo concetto strategico»: la Nato viene trasformata in alleanza che impegna i paesi membri a «condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza».
Da qui inizia l’espansione della Nato ad Est. In vent’anni, dopo aver demolito la Federazione Jugoslava, la Nato si estende da 16 a 29 paesi (30 se ora ingloba anche la Macedonia), espandendosi sempre più a ridosso della Russia.
Oggi l’«area nord-atlantica» si estende fin sulle montagne afghane. E i soldati italiani sono là, confermando quello che D’Alema definiva con orgoglio «il nuovo status di grande paese», conquistato dall’Italia vent’anni fa partecipando alla distruzione di un paese che non aveva attaccato né minacciato l’Italia o suoi alleati. >>
Era la distruzione finale dell’anomalia Jugoslava nell’avanzamento ad Est della Nato.
Verso la tappa successiva: l’Ukraina.
Obiettivo finale: la Russia.
Venticinque anni dopo.
1. Articolo di Mauro Gemma
24 marzo 1999, iniziava il crimine della Nato contro la Jugoslavia e la più grande infamia della Repubblica italiana
L’AntiDiplomatico – 24 Marzo 2018 e 24 Marzo 2016)
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-24_marzo_1999_iniziava_il_crimine_della_nato_contro_la_jugoslavia_e_la_pi_grande_infamia_della_repubblica_italiana/82_23493/
2. Articolo di Marinella Correggia
«L’Europa si sta suicidando»: il 24 marzo 1999 le bombe Nato nell’ex Jugoslavia. Sono passati 25 anni ma i leader europei non cambiano
Il Manifesto – 24 marzo 2024
https://lists.peacelink.it/news/2024/03/msg00035.html
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1. Articolo di Mauro Gemma
24 marzo 1999, iniziava il crimine della Nato contro la Jugoslavia e la più grande infamia della Repubblica italiana
L’AntiDiplomatico – 24 Marzo 2018
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-24_marzo_1999_iniziava_il_crimine_della_nato_contro_la_jugoslavia_e_la_pi_grande_infamia_della_repubblica_italiana/82_23493/
Il 24 marzo 1999, la NATO, senza mandato dell’ONU e con la partecipazione dell’Italia, governata allora da un esecutivo presieduto da Massimo D’Alema, scatenava una criminale guerra contro la Jugoslavia, provocando morte e distruzione.
L’anno dopo, (nell’ottobre 2000) un colpo di Stato orchestrato da forze filo-imperialiste (che godevano anche dell’appoggio internazionale di settori della cosiddetta “sinistra radicale”, con il Manifesto che arrivava addirittura a titolare “La Rivoluzione d’Ottobre”) rovesciava il presidente Milosevic, per poi arrestarlo e consegnarlo al Tribunale dell’Aia che lo avrebbe fatto morire in carcere con accuse infamanti che, recentemente, lo stessa corte ha riconosciuto completamente infondate.
Nel frattempo, sarebbe iniziata la penetrazione della NATO ad Est, che l’avrebbe portata ai confini della Russia, oggi minacciata seriamente da una guerra di aggressione che, purtroppo, non sembra turbare più di tanto l’opinione pubblica italiana e neppure pezzi di quella “sinistra radicale” che, anche oggi, sembrerebbe accodarsi alle manovre propagandistiche della NATO (questa volta per quanto riguarda il Medio Oriente) e alle sue campagne all’insegna della russofobia.
Nell’occasione ripropongo un mio articolo, scritto esattamente due anni fa, che ritengo non abbia perso di attualità.
Sono passati 17 anni dallo scatenamento della guerra di aggressione alla Jugoslavia, che ha inaugurato la lunga catena di massacri e distruzioni che hanno caratterizzato tutte le innumerevoli campagne belliche della NATO destinate ad annientare interi popoli e Stati.
Il 24 marzo 1999, l’Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti (sotto la presidenza del più noto esponente del clan Clinton e in presenza di un’amministrazione “democratica” – in cui si distingueva per ferocia e cinismo il segretario di Stato Madeleine Albright – che si è macchiata dei più atroci crimini di guerra), senza alcun mandato delle Nazioni Unite (Russia e Cina minacciarono il veto nel Consiglio di Sicurezza, impedendone il pronunciamento favorevole), avviava la campagna militare, definita “Allied Force”, che, terminata due mesi dopo con la capitolazione delle autorità di Belgrado, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia.
L’anno seguente, attraverso una “rivoluzione colorata”, finanziata in particolare dal faccendiere George Soros (e sostenuta anche, incredibilmente, da settori della “sinistra radicale” dell’Europa occidentale), il legittimo governo jugoslavo veniva rovesciato da un moto di piazza e il presidente Slobodan Milosevic arrestato (nel 2001) e deferito al Tribunale dell’Aia per un processo farsa, conclusosi con la sua morte in carcere; il Kosovo sarebbe stato trasformato in uno stato fantoccio, guidato dai capi delle bande di trafficanti di organi umani dell’UCK, che, in un clima intimidatorio di discriminazione nei confronti delle minoranze nazionali (a cominciare da quella serba), ha consentito la costruzione della più grande base militare USA del nostro continente, utilizzata anche come campo di prigionia, una sorta di Guantanamo europea.
Mentre la NATO avrebbe accelerato la sua “marcia trionfale” verso est, con l’incorporazione di quasi tutti gli ex stati socialisti dell’Europa centro-orientale, fino a incombere minacciosamente alle frontiere stesse della Federazione Russa, non esitando a tale scopo a sostenere un colpo di Stato in Ucraina che ha fatto calare nuovamente le ombre del nazifascismo in Europa, e ad appoggiare una guerra di sterminio contro le popolazioni russe e russofone del Donbass.
Fu una campagna condotta unicamente dal cielo, costellata di atrocità inaudite, di massacri della popolazione inerme attraverso vigliacchi bombardamenti che non hanno risparmiato le strutture civili, come case, ospedali, scuole, fabbriche, centrali e la stessa sede della Televisione jugoslava, ridotta in macerie, il 23 aprile 1999, da un’incursione che provocò 16 morti. A Belgrado furono allora colpite persino le ambasciate di paesi contrari all’avventura militare, come quella della Repubblica Popolare Cinese, con alcuni morti sotto le bombe: certo non un “errore” come ci si affrettò a comunicare, ma piuttosto un primo deliberato e minaccioso avvertimento, da parte dei fautori di un mondo “unipolare”, al grande paese socialista che stava emergendo come protagonista di primo piano della scena mondiale.
Si trattò di una campagna, iniziata molto tempo prima con l’avvio del processo di disgregazione della Jugoslavia socialista, e caratterizzata dalla massiccia intossicazione mediatica dell’opinione pubblica occidentale. Si era avviata così la stagione di quella “guerra di propaganda” che, in seguito, avrebbe distinto la preparazione di tutte le aggressioni imperialiste – da allora succedutesi nelle più diverse regioni del mondo e tragicamente in corso anche in questo momento – contro paesi e popoli che, come quello della Repubblica Federale della Jugoslavia, non intendono piegare la testa di fronte al “nuovo ordine mondiale” – con i massacri USA-NATO della popolazione civile sistematicamente presentati come “effetti collaterali”, mai come delitti deliberatamente portati a compimento.
A questa criminale impresa diede un apporto decisivo anche l’Italia – guidata allora da un governo di centro-sinistra presieduto da Massimo D’Alema – non solo con il supporto logistico ai 600 micidiali raid giornalieri contro le città e i villaggi jugoslavi, ma anche con la partecipazione diretta di piloti e aerei del nostro paese ai bombardamenti, smentita in un primo tempo dalle fonti ufficiali ma confermata da numerose testimonianze, a cui da parte governativa non si esitò a rispondere con arroganza.
Mai in seguito, dall’allora presidente del Consiglio (e da coloro che ne avallarono le scelte nel suo partito) sono venuti segnali di ripensamento autocritico rispetto a decisioni che hanno coinvolto il nostro paese in una vicenda bellica dalle così tragiche conseguenze, sul piano delle vittime civili (oltre 2.000 secondo alcune fonti), delle micidiali distruzioni che si proponevano di annientare ciò che rimaneva della Jugoslavia, ed anche dei devastanti effetti sull’ambiente, che non hanno risparmiato neppure le acque del Mare Adriatico che bagnano le nostre coste, inquinate da quell’uranio impoverito che, in quantità massicce, fu sganciato nel corso dell’aggressione.
Occorre opportunamente rammentare che fu proprio dalle basi USA-NATO collocate sul territorio italiano che partirono le operazioni di una impresa militare che violava tutte le più elementari norme del diritto internazionale, nel disprezzo assoluto del ruolo delle Nazioni Unite, della sua Carta costitutiva e dello stesso articolo 11 della nostra Costituzione repubblicana. Come pure non va assolutamente dimenticato che l’aggressione imperialista ebbe l’avallo sostanziale ((oltre che della gran parte dell’opposizione di centro-destra) di tutta la coalizione parlamentare che sosteneva il governo italiano e che allora non ne mise in discussione la tenuta, in un contesto vergognoso di ipocriti distinguo, patetiche giustificazioni e spudorate menzogne – smentite in seguito dalle più autorevoli testimonianze -, utili a criminalizzare la Jugoslavia aggredita, allo scopo, da un lato, di carpire l’appoggio dell’opinione pubblica e, dall’altro, di ridimensionare la portata dell’intervento italiano nella guerra.
Oggi, mentre il nostro paese è sul punto di partecipare all’ennesima operazione militare a guida USA/NATO, riteniamo doveroso rinfrescare la memoria su quella pagina oscura della storia patria, perché sono ancora troppi quelli che ne rivendicano la legittimità, come pure quelli che fingono di essersene dimenticati.
*Direttore di Marx21
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2. Articolo di Marinella Correggia
«L’Europa si sta suicidando»: il 24 marzo 1999 le bombe Nato nell’ex Jugoslavia. Sono passati 25 anni ma i leader europei non cambiano
Il Manifesto – 24 marzo 2024
https://lists.peacelink.it/news/2024/03/msg00035.html