Rassegna 13/06/2024
Alessandro Visalli: Ancora circa la questione dell’eurocentrismo
Ancora circa la questione dell’eurocentrismo
Glosse a un post di Roberto Fineschi
di Alessandro Visalli
L’autorevole interprete di Karl Marx e studioso marxista Roberto Fineschi ha scritto il 24 maggio su Facebook[1] il seguente post, che riporto integralmente:
Osservazioni in calce a dibattiti recenti su eurocentrismo, “occidente globale”, “giardini e giungle” (riprendendo alcuni passaggi da un articolo[2] su Orientamenti politici e materialismo storico).
Eurocentrismo? Anticapitalismo?
1. Nel gran parlare che si fa sul cosiddetto eurocentrismo regna a mio parere una discreta confusione nelle definizioni. In particolare quando, poi, si riferisce la questione a Marx.
Se con tale termine si intende considerare la storia del mondo universo in funzione delle prospettive ed esigenze europee, va da sé che si tratta di un pregiudizio da estirpare. Se però si entra più nel dettaglio, la questione diventa molto più scivolosa e in certi casi decisamente reazionaria.
La storia del mondo è diventata eurocentrica con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico, nel senso che esso ha imposto dominio, regole, forme di sviluppo a una dinamica che prima aveva più elementi indipendenti non uniti a sistema se non per contatti marginali, mentre il capitalismo è diventata la variabile dominante che ha funzionalizzato a sé l’intero mondo. In questo senso eurocentrismo non è un mero pregiudizio intellettuale, è un processo reale di dominio e sfruttamento legato al modo di produzione capitalistico.
Tuttavia, il modo di produzione capitalistico è stato sin dall’inizio un processo contraddittorio che ha prodotto allo stesso tempo contenuti potenzialmente positivi pervertiti in forma reazionaria per la sua stessa interna dialettica. Quindi, insieme allo sfruttamento, produce anche la libertà potenziale che include produttività del lavoro, sapere razionale e scientifico, dignità universale dell’essere umano, ecc. Essere contro questi aspetti non è semplicemente insensato, è reazionario.
Antonino Infranca: La “Critica dell’ideologia fascista” di György Lukács
La “Critica dell’ideologia fascista” di György Lukács
di Antonino Infranca*
In questo volume ripropongo due saggi pubblicati nel 1982 dall’Archivio Lukács di Budapest presso la casa editrice Akadémiai Kiadó e curati dall’allora direttore dell’Archivio László Sziklai. La stessa operazione editoriale fu compiuta, nel 1989, dalla casa editrice dell’allora Repubblica democratica tedesca, Aufbau Verlag.
Nel 1933, in seguito alla salita del potere di Hitler, Lukács scrive a Mosca, subito dopo la fuga da Berlino, un lungo saggio Wie ist die faschistische Philosophie in Deutschland entstanden?, che rimarrà inedito fino al 1982. Il libro ricostruisce la nascita dell’ideologia fascista in Germania fin dalla reazione irrazionalistica contro la filosofia hegeliana fino alla vera e propria ideologia nazista. Lukács vi analizza l’influenza di Schopenhauer e Nietzsche sull’intellighenzia tedesca sia accademica e non. Infatti sia Schopenhauer sia Nietzsche non fecero mai parte dell’accademia tedesca, che fu influenzata dalle loro filosofie più tardi rispetto a certi strati della società civile tedesca. Piuttosto sulla società civile influì la politica culturale bismarckiana o del periodo guglielmino con gli storici Treitschke e Meinecke. Lukács mette in rilievo il fatto che prestigiosi filosofi e sociologi, come Max Weber o Simmel, dell’inizio del Novecento aderirono alla cultura imperialistica bismarckiana e guglielmina, approvando – nel caso di Weber – entusiasticamente l’entrata in guerra della Germania nel 1914.
All’adesione dell’accademia tedesca alla concezione del mondo irrazionalistica seguì nel primo dopoguerra anche la debolezza della socialdemocrazia tedesca, che non seppe contrastare l’ingresso in guerra della Germania e poi intervenne per uscire dalla guerra soltanto dopo il disastroso andamento della guerra.
Flores Tovo: Sull’idealismo di Marx
Sull’idealismo di Marx
di Flores Tovo
Sebbene due grandissimi pensatori, quali Hegel e Marx, siano quasi del tutto scomparsi nelle riflessioni storico-filosofiche del presente, la loro attualità, pur nascosta, è sempre viva, anche se momentaneamente coperta dalla fuliggine del pensiero nullo.
Uno dei pochi temi ancor discussi nell’ambito di quei pensatori che si rifanno alle loro teorie riguarda il problema se Marx sia da considerare un idealista o un materialista. Un tema assai sviscerato, ma mai completamente risolto. Di solito il motivo di coloro che avversavano la filosofia di Marx era quello dovuto al fatto che ritenevano che questi fosse un materialista. Del resto spesse volte Marx si proclamava tale. Inoltre molti suoi seguaci che si rifacevano alle sue vedute e a quello del suo sodale, Engels, si dichiaravano apertamente materialisti. Tuttavia in epoca recente un filosofo da poco scomparso, che si era sempre palesato come un marxista mai pentito, ossia Costanzo Preve, aveva espresso la convinzione che Carlo Marx fosse da annoverare in linea di massima come un filosofo idealista, in quanto unico e vero erede di Hegel: il che ha scombinato gli abituali e maggioritari giudizi che appunto reputavano Marx un filosofo materialista per antonomasia. Gli argomenti che Preve ha addotto sono vari, sebbene siano incentrati in quattro punti principali che, secondo il suo parere, rivelavano l’idealismo sostanziale di Marx, ossia: 1) il concetto di alienazione; 2) il feticismo delle merci; 3) la definizione di modo di produzione e di struttura economica; 4) l’uso del principio logico di contraddizione dialettica. Si tratta allora di esaminare queste questioni, cominciando per ordine e con lo scopo di accertare se Marx sia davvero un “idealista”.
Fabrizio Casari: D-day: la storia infangata
D-day: la storia infangata
di Fabrizio Casari
L’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia è stato un trionfo di finzione e ipocrisia, un uragano di retorica bellicista che ha spacciato per verità storica la narrativa atlantista sulla seconda guerra mondiale. E’ stata una manifestazione atlantista e anti-russa e non la celebrazione di un avvenimento storico. Parole e musica di un blocco imperiale che, non pago delle prime due, tenta ora di portare l’Europa alla terza e definitiva guerra mondiale.
Invertiti ruoli e meriti, ignorati i fatti storici, si è dato vita a uno show propagandistico privo di ogni decenza storiografica e politica. Senza nessun pudore, è stata esclusa la Russia che sconfisse l’orrore nazifascista pagando un prezzo enorme: 22 milioni di morti e non i 170.000 statunitensi, valsi poi 80 anni di dominio successivo degli Stati Uniti sull’Europa.
Una celebrazione puramente ideologica del D-day, dove la manipolazione della verità e della memoria sono stati il testo-guida della fiction. Esaltato oltre ogni verità l’apporto degli USA alla vittoria contro Hitler, è stato cancellato il ruolo decisivo e unico dell’URSS, perché la manifestazione, lungi dal ricordare, serviva solo come spot antirusso.
Fabrizio Venafro: Guerra, democrazia e tramonto dell’Europa
Guerra, democrazia e tramonto dell’Europa
di Fabrizio Venafro
Uno dei problemi del vivere in stati non democratici è la possibilità che la popolazione sia gettata in un conflitto bellico suo malgrado. Dal tintinnio di sciabole che si ode oggi in Europa, possiamo nutrire seri dubbi che i nostri siano stati democratici. Se così fosse, non sarebbe normale che un capo di stato parli della guerra come di un orizzonte probabile quando la sicurezza della propria popolazione è lungi dall’essere messa in pericolo. Ma la realtà è che noi non viviamo in sistemi democratici. Forse viviamo in delle liberal-democrazie, ma queste sono lungi dallo spartire qualcosa con il concetto di democrazia. Il termine nasce nel sistema delle polis greche e indica un tipo di governo in cui il popolo esercita direttamente il potere. E il popolo poteva decidere di qualsiasi questione, compresa la guerra. Oggi sarebbe impensabile un potere del genere nelle mani dei cittadini. Nessuna guerra moderna è stata decisa dal popolo. Tutta la retorica liberale, dal XIX secolo in poi, si è concentrata sulla possibilità di conciliare la prassi democratica con il suo rovesciamento di senso. Ossia su come conciliare il termine democrazia con la privazione del potere decisionale in capo al popolo. Persino un tema grave e vitale come la guerra esula dal potere decisionale del popolo.
Giuseppe Sottile: Il duplice inganno: socializzazione della natura, naturalizzazione del capitale
Il duplice inganno: socializzazione della natura, naturalizzazione del capitale
di Giuseppe Sottile
“… non si tratta del grado maggiore o minore di sviluppo degli antagonismi sociali derivanti dalle leggi naturali della produzione capitalistica, ma proprio di tali leggi, di tali tendenze che operano e si fanno valere con bronzea necessità.” (K. Marx, Il capitale, libro I)
“… tutte le scienze sono imprigionate al servizio del capitale”. (K. Marx, Grundrisse)
La vita pubblica è “esteriormente asessuata e interiormente pornografica”. (W. Reich)
Il capitolo di Marx sul feticismo delle merci e il suo arcano, nello stile argomentativo esprime assai bene quell’abisso senza fondo in cui siamo tutti caduti per via dell’emergere della produzione capitalistica. Un’autentica ontologia sociale, con le stringenti ideologie e prassi politiche che ne seguiranno nel ‘900, ivi incluse le socialdemocrazie europee degli Stati corporativisti e i marxismi istituzionalizzati, ora strumento ideologico del processo di integrazione dei lavoratori salariati ora sue varianti “capitaliste di Stato”.
Nei fatti storici, tale feticismo consegue a quanto descritto da Marx alla fine del primo volume, ossia quello sulla accumulazione originaria del capitale, ove si descrive il processo di separazione dei produttori dalle loro condizioni di riproduzione in Europa, perché solo così si spiega quel «divenire i prodotti del lavoro umano cose sensibilmente sovrasensibili», quel divenire «rapporti sociali rapporti tra cose».
Senza Tregua contro i Padroni: Europee 2024: gli Stati Uniti d’Europa padronali e guerrafondai hanno perso le elezioni
Europee 2024: gli Stati Uniti d’Europa padronali e guerrafondai hanno perso le elezioni
di Senza Tregua contro i Padroni
Se equiparassimo le politiche europee a un referendum sull’Unione Europea, si potrebbe dire che queste non hanno nemmeno raggiunto il minimo quorum di partecipazione “democratica”. I numeri non lasciano scampo agli apologeti della democrazia rappresentativa da “crocetta ogni lustro”. In Italia, come più o meno nel resto del Continente, l’asticella dei votanti si è fermata a uno storico 49,69%.
Un crollo drammatico, se paragonato al 85,65% di partecipazione delle Europee del 1979. Il segno inequivocabile che, anche formalmente, nell’Europa imperialista, trova applicazione una democrazia imperialista, con rappresentanza imperialista, quindi classista. Una “democrazia oligarchica” della minoranza, dalla minoranza, per la minoranza. L’astensionismo, o meglio il rifiuto di una tale democrazia, è la “forza” politica preponderante nell’Europa dell’oligarchia finanziaria e delle multinazionali. Un fenomeno che definisce un rifiuto maggioritario degli elettori, soprattutto appartenenti alle classi sfruttate e oppresse, di questo polo imperialista, delle sue sfrenate politiche neo-liberiste, dell’aumento vertiginoso del tasso di sfruttamento e della politica guerrafondaia, repressiva nonché razzista.
Enrico Grazzini: Il diritto della UE prevale sulle leggi e sulle Costituzioni degli Stati Europei: un colpo di Stato?
Il diritto della UE prevale sulle leggi e sulle Costituzioni degli Stati Europei: un colpo di Stato?
di Enrico Grazzini
La primazia del diritto dell’Unione europea è un principio giuridico che stabilisce la prevalenza automatica del diritto dell’Unione Europea rispetto alle norme nazionali contrastanti degli Stati membri dell’UE. Come vedremo nel corso del tempo gli Stati Europei hanno in linea di principio accettato, non senza resistenze e forti contrasti, la primazia del diritto UE ponendo però in generale anche dei confini a questa prevalenza: per esempio la Corte Costituzionale italiana ha sviluppato la teoria cosiddetta dei “controlimiti”, per la quale il diritto Ue è posto al medesimo rango della Costituzione ma con l’eccezione del controlimite rappresentato dai Principi fondamentali che sono sempre sovraordinati rispetto alle norme Ue.
In base al principio di primazia il diritto dell’Unione Europea ha un’applicabilità diretta e immediata in tutti i paesi dell’Unione: più in dettaglio i regolamenti dell’Unione sono atti giuridici vincolanti in tutti i loro elementi e direttamente applicabili negli Stati membri della UE, mentre le direttive dell’Unione Europea stabiliscono degli obiettivi che i paesi della UE devono obbligatoriamente conseguire, ma necessitano comunque di una legge nazionale di attuazione. La supremavia del diritto dell’Unione Europea appare tanto più grave dal momento che la UE è una istituzione di natura non democratica, perché nasce da trattati intergovernativi, è diretta da organismi intergovernativi non eletti dai cittadini europei, come il Consiglio Europeo e la Commissione Europea, e perché il Parlamento – l’unico organismo eletto, seppure su base nazionale – ha poteri limitati, e comunque può solo ratificare o meno le decisioni e le norme espresse dai primi due organi UE. Il Parlamento UE non può nemmeno nominare l’esecutivo della UE, ovvero la Commissione. L’Unione Europea non rispetta dunque neppure i principi liberali della separazione dei poteri.
Jacopo Moretti: L’ideale della libertà e i limiti della democrazia reale: un’analisi tra Kelsen e Bobbio
L’ideale della libertà e i limiti della democrazia reale: un’analisi tra Kelsen e Bobbio
di Jacopo Moretti
Quest’anno ricorrono quarant’anni dalla pubblicazione di uno degli articoli di maggior successo di Norberto Bobbio: Il futuro della democrazia, un lavoro importante dal momento che «alcune grandi questioni del nostro tempo possono utilmente essere inquadrate e affrontate a partire dal pensiero di Bobbio» nonostante egli abbia «sempre avuto verso il futuro un atteggiamento di preoccupata diffidenza» (Bovero 2011, Introduzione). Il filosofo torinese in questo che è «il suo libro forse più famoso» (Bovero 2011, Introduzione) approfondisce l’analisi degli esiti strutturali della teoria democratica, mettendo alla prova i fatti, cioè valutando se nella pratica la democrazia abbia o meno rispettato i suoi presupposti teorici. Egli individua quindi sei promesse non mantenute, che permettono di riflettere efficacemente «sul divario tra gli ideali democratici e la democrazia reale» (Bobbio 1995, 8) vale a dire quel divario tra la metafisica astratta dove abitano i nostri concetti, e la materia grezza di cui è fatto il mondo.
Il più rilevante di questi concetti, in relazione ai valori della democrazia, è l’ideale della libertà. Bobbio rintraccia gli esiti empirici dell’assorbimento di questo ideale in quella che lui chiama la rozza materia che alimenta il mondo, e che invischia le nostre idee più importanti: anche la libertà non è sfuggita a questo assorbimento ed è stata perciò in gran parte asservita dalla realtà e dalle sue regole. Comprendere queste limitazioni però sembra essere anche uno strumento positivo di consapevolezza e miglioramento della coscienza democratica, e non semplicemente una pessimistica valutazione dell’attualità politica. Per tale ragione in questo articolo metterò a confronto il lavoro di Bobbio con alcune delle riflessioni sulla democrazia svolte da Hans Kelsen in Vom Wesen und Wert Demokratie.
Luca Benedini: L’inquinamento da polveri atmosferiche in pianura padana e, più in generale, in Europa e nel mondo
L’inquinamento da polveri atmosferiche in pianura padana e, più in generale, in Europa e nel mondo
Con una postfazione del 2024
di Luca Benedini
Uno studio del 2017. Il punto di vista scientifico e le prospettive di soluzione per una vera e propria ecatombe tuttora in corso
La pianura Padana continua stabilmente a essere caratterizzata da un inquinamento atmosferico da polveri sospese superiore più volte al limite che l’Unione Europea una decina d’anni fa ha riconosciuto come “tollerabile” (cioè 40 microgrammi di Pm10 per metro cubo come media annuale e 50 microgrammi per metro cubo, o µg/m3, come media giornaliera superabile non più di 35 volte in un anno). Si tratta di un pesantissimo livello di inquinamento che ha conseguenze molto gravi dal punto di vista sanitario. Anche altre parti d’Italia soffrono per la presenza atmosferica di polveri e per il superamento di tale limite anno dopo anno, ma nella pianura Padana si raggiungono tipicamente livelli particolarmente eclatanti.
Fino a ora in questo campo è stato monitorato principalmente il Pm10, cioè le polveri sospese aventi un diametro inferiore ai 10 micron, ma quella che si è rivelata particolarmente pericolosa per la salute è la frazione del Pm10 costituita dal Pm2,5, cioè le polveri sospese aventi un diametro inferiore ai 2,5 micron (e chiamate scientificamente “polveri fini” o “polveri sottili”, mentre le particelle comprese tra 2,5 e 10 micron vengono chiamate “polveri grossolane”). Sottolineava in particolare la Commissione Europea già il 21 settembre 2005, in una sua comunicazione al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo e in una parallela proposta di direttiva ambientale: «I dati disponibili dimostrano che le polveri sottili (Pm2,5) sono più pericolose di quelle di dimensioni maggiori, anche se queste ultime particelle (che vanno dai 2,5 ai 10 µm di diametro) non possono essere ignorate. […] Le particelle sottili (Pm2,5) hanno impatti molto negativi sulla salute umana. Finora, inoltre, non esiste una soglia identificabile al di sotto della quale il Pm2,5 non rappresenta un rischio.
Elena Basile: Il tradimento delle classi dirigenti europee
Il tradimento delle classi dirigenti europee
Alessandro Bianchi intervista Elena Basile
Quali aggettivi utilizzare per descrivere i governanti del cosiddetto occidente collettivo dopo che hanno deciso di far rientrare nel loro “sistema di regole” anche lo sfidare apertamente la sicurezza di una potenza nucleare? Che termini utilizzare per inquadrare coloro che stanno dirigendo interi popoli verso l’Armaggedon? In un articolo magistrale, Caitline Johnsone scriveva ieri come le classi dominanti in Occidente – e chi gestisce la loro narrazione distopica – hanno costruito un sistema che fa passare per pazzi coloro denunciano e non si piegano alla follia dei nostri tempi. “All’ombra di un impero che si dedica a farti impazzire e a farti credere di essere pazzo, spesso tutto ciò di cui hai bisogno è qualcuno che ti dia la sicurezza di sostenere le tue convinzioni e di chiamare le stronzate per quello che sono”, chiosava.
All’ombra di un impero che si dedica a farci impazzire, abbiamo bisogno di avanguardie che sappiano indicare percorsi di risveglio. Ed è proprio quello che l’Ambasciatrice Elena Basile, autrice per Papaer First di “l’Occidente e il nemico permanente”, sta brillantemente portando avanti con coraggio, professionalità e competenza.
Per “Egemonia” abbiamo avuto il grande onore di tornare a dialogare con lei per comprendere meglio i tempi che viviamo.
Zeno Casella: Greenpeace è diventata partner della NATO?
Greenpeace è diventata partner della NATO?
di Zeno Casella
In seguito all’intervento militare russo in Ucraina e alla crescita delle tensioni globali, il commercio internazionale è stato rivoluzionato in profondità. Tra sanzioni, embarghi e misure protezionistiche, lo scambio di merci tra i vari paesi del mondo è divenuto molto più complesso e costoso. Le conseguenze di tale dinamica sono evidenti per tutti i cittadini occidentali: dall’energia ai generi alimentari, i prezzi non cessano di aumentare, erodendo il potere d’acquisto spesso già indebolito da decenni di politiche neoliberiste.
Laddove non arrivano le sanzioni o gli embarghi, l’Occidente imperialista sta cercando ora di intensificare in altri modi la sua offensiva contro l’affermazione del multipolarismo, che si basa su una intensificazione dei rapporti commerciali tra i paesi in via di sviluppo del Sud globale. Tra gli strumenti impiegati a tale scopo, come rivela un recente articolo pubblicato dalla radiotelevisione svizzera di lingua tedesca (SRF), figurano anche… gli ambientalisti.
Tra sanzioni e diritto internazionale, fin dove ci si può spingere?
Piccole Note: Il messianismo americano
Il messianismo americano
di Piccole Note
Gli Stati Uniti come nazione indispensabile, è parte della religione civile americana, come la guerra è parte della sua missione redentrice. L’evidente parallelismo con Israele
Un articolo di Alistair Crooke sul Ron Paul Institute ha il merito di porre un parallelo tra il messianismo che pervade Israele – anche nella sua componente laica – con quello americano, che non è solo appannaggio della fazione trumpiana, come spesso indicato in via semplicistica.
Inutile dilungarsi sul messianismo israeliano – sul quale oltre a Crooke è istruttivo quanto scriveva Yoav Rinon su Haaretz – di interesse invece il saggio richiamato da Crooke, uno scritto di Michael Vlahos dal titolo “Il demone della narrativa sacra americana“.
L’America, culmine della Storia
Saggio impegnativo, che ha come sottotitolo “L’America è una religione consumata dall’apocalisse sempre ricorrente e la guerra è il suo rituale di purificazione”.
Fin dalla sua nascita, scrive Vlahos “i Fondatori – i nostri ‘creatori’ – avevano immaginato qualcosa che fosse più di una nazione. Avevano, infatti, abbozzato l’arco narrativo di un percorso divinamente eroico, ponendo gli Stati Uniti come culmine (futuro) della Storia”.
Algamica: Dietro la maschera della ferocia sionista: sessantotto morti palestinesi e un’infinità di feriti per ogni ostaggio israeliano liberato
Dietro la maschera della ferocia sionista: sessantotto morti palestinesi e un’infinità di feriti per ogni ostaggio israeliano liberato
di Algamica*
Eravamo rimasti al 1943 e alle Fosse Ardeatine, ovvero al rapporto applicato dai comandi militari tedeschi, di 10 italiani uccisi per ogni soldato tedesco morto a seguito dell’attentato di via Rasella a Roma.
Si sa che i record sono fatti per essere superati, ma riuscire a superare in tempo di pace un rapporto brutale stabilito in tempo di guerra, ce ne vuole eccome. Ebbene lo Stato sionista di Israele, totalmente in preda a una furia omicida è riuscito anche in questo tra il plauso degli asserviti propagandisti interessati a difendere gli interessi occidentali attraverso la difesa dello Stato sionista.
Per quanti fossero interessati a saperne oltre la ferocia della propaganda occidentalista diciamo che poco dopo le 11:00 del mattino attraverso i canali telegram della resistenza palestinese trapelava la notizia che fosse in corso una infiltrazione di terra dell’IDF nel centro della Striscia di Gaza e presso il campo di Nuseirat, sottoposto anche da pesantissimi bombardamenti con elicotteri Apache e cannoneggiamenti vari. In sostanza che fosse in corso l’ennesimo massacro pianificato da parte dello Stato di Israele.