Attentato Nord Stream, la Polonia ha lasciato fuggire il sospettato per coprire il suo coinvolgimento

Il Fatto Quotidiano – 07/09/2024

Nord Stream, gli investigatori tedeschi accusano la Polonia: “Ha lasciato fuggire il sospettato per coprire il suo coinvolgimento” – Il Fatto Quotidiano

 

Gli inquirenti tedeschi accusano la Polonia di aver sabotato le indagini sulle esplosioni del gasdotto Nord Stream del 2022. Varsavia ha respinto gli addebiti come “completamente priva di fondamento”. La testata tedesca Welt, rilanciata da Politico, ha raccolto il profondo malumore delle autorità berlinesi, con la grava accusa rivolta a Varsavia di voler sabotare le indagini. “La polizia criminale federale e la Procura pubblica federale tedesca sono scontente”, ha scritto Welt.

Sono passati quasi due anni: il 26 settembre del 2022 nelle acque del Baltico, le esplosioni lungo gasdotto Nord Stream 1 e Nord Stream 2 scatenarono un rimpallo di accuse tra Russia e Occidente. Secondo le autorità berlinesi, gli autori del sabotaggio sarebbero sei uomini a bordo dello yacht Andromeda: tutti addestrati in Polonia. Dell’equipaggio avrebbe fatto parte Volodymyr Z., 44 anni, istruttore di sub ucraino: il suo ultimo domicilio noto era vicino a Varsavia, ma è riuscito a tornare in Ucraina sfuggendo all’arresto. “Il governo polacco lo ha lasciato andare per coprire il suo coinvolgimento negli attacchi dell’oleodotto”, ha dichiarato August Hanning, l’ex direttore dei servizi di intelligence tedeschi, in una intervista alla Welt. La fuga del presunto sabotatore, con la complicità di Varsavia, era stata già rivelata da un’inchiesta congiunta della tv pubblica Zdf, della radio statale danese Dr e del magazine tedesco Der Spiegel. Ma ora le autorità tedesche puntano il dito ufficialmente contro la Polonia.

Gli inquirenti tedeschi lanciano due accuse a Varsavia. La prima: non aver attuato l’ordine di arresto europeo emesso dalla Corte di giustizia tedesca lo scorso giugno. Seconda accusa: non voler consegnare le registrazioni video della marina di Kolobrzeg. Un rifiuto che ha alimentato i sospetti sulla volontà della Polonia di insabbiare le indagini. Secondo gli investigatori, Varsavia avrebbe fornito supporto logistico per l’operazione subacquea, proprio nella località balneare di Kołobrzeg, dove la nave aveva fatto scalo sette giorni prima delle esplosioni. Nel porto turistico, l’equipaggio dell’Andromeda avrebbe caricato a bordo gli strumenti necessari per le esplosioni del gasdotto. Secondo Hanning, Kiev e Varsavia erano a conoscenza del sabotaggio nelle profondità del Baltico. “Operazioni di tali dimensioni sono inconcepibili senza l’approvazione dei leader politici dei Paesi coinvolti”, ha dichiarato l’ex numero uno dei servizi di Berlino.

Le autorità della Polonia smentiscono ogni addebito ed esprimono indignazione. “L’accusa che l’Ucraina abbia compiuto questa azione con la conoscenza dei polacchi è completamente infondata”, ha dichiarato Jacek Siewiera, capo dell’Ufficio per la sicurezza nazionale della Polonia, bollando gli accusatori come filo-russi: “Spero che non si tratti di una campagna di disinformazione organizzata in cui le persone si sono lasciate usare per incolpare noi”. Varsavia, intanto, starebbe indagando su tutte le piste, inclusa la possibilità che la Russia sia stata coinvolta nell’attacco. Uno dei sospettai dalle autorità tedesche, ora in Ucraina, ha dichiarato a Welt: “È ridicolo credere che lo abbiamo fatto noi, ma se dietro l’attacco c’era l’Ucraina, la Germania dovrebbe fermare le indagini, perché per Kiev era un obiettivo militare legittimo”

Gli investigatori tedeschi tedeschi invece escludono l’ipotesi di un’operazione sotto falsa bandiera da parte dei russi. Secondo loro, l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, avrebbe dato l’ordine per l’attacco. Tuittavia, appare improbabile un arresto di Volodymyr Z. L’Ucraina infatti non è tenuta a estradare i propri cittadini in altri stati.

 

 

Da PeaceLink:

Il 28 settembre 2022 sul sito dell’ISPI si leggeva

“Se l’Occidente punta l’indice su Mosca, il Cremlino si smarca da quelle che definisce “calunnie” e rilancia su Washington che, afferma, “si sta avvicinando sempre più a diventare una parte del conflitto” e su Kiev che avrebbe agito per sabotare il business di Gazprom”.

Come si può notare le attività di disinformazione dei media occidentali sono state evidenti nel deviare l’attenzione sulla Russia quando era del tutto logico che l’obiettivo di sabotare un gasdotto costruito in buona parte con fondi russi e per fare profitti russi molto difficilmente poteva rientrare nell’interesse della Russia. Era un controsenso che tuttavia è stato propinato all’opinione attraverso un’estesa attività di disinformazione che non poteva non essere organizzata, concordata ed eseguita con la supervisione di alcuni organismi specialistici della NATO.

Se quindi la pista del sabotaggio porta in Polonia, la pista della disinformazione porta alla NATO.

Questo è l’apparato della NATO preposto alla “lotta contro la disinformazione” e che hanno hanno – per dovere d’ufficio e con i nostri soldi – esaminato le informazioni e le notizie mediatiche generate dall’evento del sabotaggio.

La NATO ha sviluppato infatti diverse strutture e organismi per affrontare la disinformazione e le minacce ibride, in particolare quelle legate alla guerra dell’informazione. Tra questi organismi, i principali sono i seguenti.

  1. NATO Strategic Communications Centre of Excellence (NATO StratCom COE). Con sede a Riga, in Lettonia, il NATO StratCom COE è un “centro di eccellenza” che si occupa di sviluppare strategie e politiche per la comunicazione strategica. Fornisce supporto e consulenza ai membri della NATO per contrastare la propaganda e la disinformazione, soprattutto in contesti ibridi. Ha contrastato la disinformazione e la propaganda sul sabotaggio del Nord Stream?
  2. NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence (NATO CCDCOE). Questo centro, situato a Tallinn, Estonia, si concentra sulla sicurezza cibernetica, che include la protezione contro attacchi informatici che possono essere utilizzati per diffondere disinformazione.
  3. NATO Hybrid CoE (Hybrid Centre of Excellence). Questo centro con sede a Helsinki, Finlandia, supporta la NATO e l’UE nella comprensione delle minacce ibride, tra cui la disinformazione. Esamina e sviluppa tecniche per affrontare le operazioni ibride, incluse le campagne di disinformazione. Ha contrastato la disinformazione e la propaganda sul sabotaggio del Nord Stream?
  4. Public Diplomacy Division (PDD). La divisione di Diplomazia Pubblica della NATO lavora per contrastare la disinformazione attraverso la comunicazione e la diplomazia pubblica, rafforzando la narrazione ufficiale dell’Alleanza e promuovendo la consapevolezza sui temi di sicurezza. Ha contrastato la disinformazione sul Nord Stream?
  5. NATO Information and Communication Agency (NCI Agency). Questa agenzia supporta la NATO nelle operazioni di comunicazione e informazione, incluse quelle legate alla cybersecurity e alla protezione delle reti informative.

Questi organismi dovrebbero lavorare congiuntamente per contrastare la disinformazione e proteggere la sicurezza informativa degli Stati membri della NATO. Nulla sapevano del coinvolgimento dei loro alleati nel sabotaggio? Perché hanno consentito che si diffondere disinformazione? Questa storia getta una pesante ombra sulla buona fede di questi apparati e sulla loro reale funzione.

La domanda è e rimane sempre la stessa: come mai è stata diffusa tanta disinformazione e propaganda sul sabotaggio del Nord Stream?

Se la pista del sabotaggio porta in Polonia, la pista della disinformazione sembra portare proprio alla NATO che ne esce da questa vicenda più che mai screditata in quanto ha partecipato a quella attività che dichiara di combattere: la disinformazione.

 

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