[SinistraInRete] Giuseppe Muraca: Luca Mozzachiodi, Preparando il Sessantotto

Rassegna 08/09/2024

Giuseppe Muraca: Luca Mozzachiodi, Preparando il Sessantotto

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Luca Mozzachiodi, Preparando il Sessantotto

di Giuseppe Muraca

Luca Mozzachiodi, Preparando il Sessantotto: saggisti e scrittori nelle riviste della nuova sinistra (1956-1967), Pisa, Pacini Editore, 2024

a1968q.jpgLa crisi del marxismo e della sinistra avvenuta a partire dalla fine degli anni settanta hanno reso ormai lontana la stagione della Nuova sinistra, che dopo le opere di Giovanni Bechelloni (a c. di), Cultura e ideologia della nuova sinistra (1973), e di Attilio Mangano, Le culture del ’68 (1989) e L’altra linea (1992) negli ultimi trent’anni nella sua totalità e complessità raramente è stata oggetto dell’indagine storiografica. A rompere questo lungo silenzio ci ha pensato il giovane studioso Luca Mozzachiodi che ad essa ha da poco dedicato un libro molto importante, frutto di anni di lavoro, Preparando il Sessantotto: saggisti e scrittori nelle riviste della nuova sinistra (1956-1967). Le speranze, i drammi e le delusioni del 1956, «Ragionamenti» e la crisi dello stalinismo, «Officina» una rivista di transizione, il boom economico e le prime lotte operaie, Franco Fortini da Dieci inverni a Verifica dei poteri, Raniero Panzieri organizzatore politico e culturale e teorico marxista, il rinnovamento del marxismo e la nascita e il percorso delle riviste «Quaderni Rossi» e «Classe operaia», la fase pre-sessantottina dei «Quaderni piacentini», Cesare Cases allievo di Lukács, Renato Solmi studioso della Scuola di Francoforte e della nuova sinistra americana, Mario Tronti e l’operaismo, Alberto Asor Rosa e la critica al populismo: questi sono alcuni dei principali argomenti del libro, e tanto altro ancora. Un libro compatto, ricco di spunti e di riflessioni e rigoroso come pochi, che ricostruisce l’attività di quei piccoli gruppi di intellettuali militanti e organizzatori politici e culturali che dagli anni più duri dello stalinismo e della guerra fredda fino all’avvento del neocapitalismo e nel corso degli anni sessanta hanno speso le loro energie per affermare una linea politica e culturale diversa da quella della sinistra ufficiale, e che alla critica dello stalinismo, dello zdanovismo, del togliattismo e del marxismo nazional-popolare hanno unito l’impegno per una nuova cultura e un nuovo pensiero marxista basato sull’unità tra teoria e prassi, tra politica e cultura.

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Fabio Ciabatti: Classe e popolo secondo Dussel interprete di Marx

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Classe e popolo secondo Dussel interprete di Marx

di Fabio Ciabatti

Enrique Dussel, Marx e la modernità. Conferenze di La Paz, Castelvecchi 2024, € 17,50, pp. 147

dussel 2.jpgUn Marx che critica l’economia politica da un punto di vista etico e cioè dal punto di vista della materialità della vita, della soggettività corporea del lavoratore inteso come non essere del capitale. Una critica che parte dall’esteriorità, da ciò che la totalità del capitale esclude. È questa l’interpretazione di Marx per certi versi spiazzante, ma sempre sorretta da una solida conoscenza dei testi che ci presenta Enrique Dussel, studioso argentino scomparso lo scorso anno. Uno studioso che, partendo dalla teologia della liberazione, negli anni Novanta si dichiara discepolo di Marx per rifiutare l’idea, oramai comune, che il rivoluzionario tedesco sia da considerare un “cane morto”.

Marx e la modernità, recentemente tradotto in italiano da Antonino Infranca, è un testo formato dalla trascrizione di un ciclo di conferenze tenute a La Paz da Dussel nel 1995 e può essere letto come una introduzione sufficientemente completa all’opera del pensatore sudamericano. La provenienza geografica è essenziale perché la valorizzazione dell’esteriorità cui abbiamo accennato nasce proprio dal punto di osservazione rappresentato dalla periferia dell’impero.

Una collocazione che si vede a partire dalla critica del tradizionale concetto di modernità. In breve,

la Modernità non si è allargata dall’Europa. Questa è l’idea sostanzialista della Modernità: prima c’è una sostanza e dopo si espande. No, il Sistema-Mondo si origina incorporando una periferia che lo costituisce.1

Questa sostanza, secondo la narrazione convenzionale, avrebbe avuto un’evoluzione con diversi stadi storico-geografici che rileverebbe la sua intrinseca forza espansiva: Rinascimento, riforma protestante, illuminismo, Rivoluzione francese, parlamentarismo inglese e, nel frattempo, diffusione a livello mondiale.

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Roberto Vallepiano: Sahra la Rossa

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Sahra la Rossa

di Roberto Vallepiano*

La sinistra liberal e i giornali spazzatura che ripetono la propaganda della NATO la chiamano “Rossobruna”; ma per i lavoratori, i disoccupati, i precari lei è DIE ROTE SAHRA. Sara la Rossa!

Così la chiama il popolo dei quartieri popolari e delle periferie abbandonate, così la chiamano le famiglie della classe operaia.

Studiosa marxista, cresciuta nella DDR, Sahra Wagenknecht è uno dei quadri politici più carismatici della scena tedesca.

Dirigente giovanile del Partito Socialista Unificato, Il suo idolo era Walter Ulbricht, leader della Repubblica Democratica Tedesca e fiduciario di Stalin, che nel 1953 sedò una rivolta fomentata dagli USA armando le milizie operaie e con l’aiuto dei carri armati sovietici.

Sahra visse la caduta del muro di Berlino come: «Il momento più difficile che avesse mai affrontato».

Dopo l’unificazione tedesca entrerà nella PDS all’interno della “Piattaforma comunista” iniziando la lotta contro l’opportunismo dei dirigenti che continuerà anche all’interno della Linke.

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Elena Basile: Le patologie dell’Occidente

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Le patologie dell’Occidente

Alba Vastano intervista Elena Basile

L’Europa quale costruzione sovranazionale e democratica, in grado di perseguire il bene dei popoli europei purtroppo oggi non esiste. La realtà tragica è dovuta a mio avviso al fatto che l’Europa resta l’unico possibile orizzonte ma è divenuto sempre più difficile riformarla. Essa oggi è costituita da una burocrazia asservita alle élite finanziarie statunitensi”

(Elena Basile)

Sulle cause del conflitto in Ucraina in tutto l’Occidente corre un mantra spacciato per verità assoluta e avallato dai media mainstream: E’ stato Putin, il pazzo, il criminale, il sanguinario, carnefice del popolo ucraino’. Così per il conflitto in Palestina che per la narrazione occidentale ha“avuto inizio il 7 Ottobre con l’attacco a Israele per mano di Hamas. L’invasione di Putin e l’attacco di Hamas sono fatti innegabili, ma sono la goccia che…

E sulle cause reali che hanno generato i conflitti si continua a produrre uno sfacciato quanto menzognero revisionismo storico su cui alcuni storici e analisti politici tentano di riportare qualche barlume di verità, nonostante il boicottaggio del potere dominante che strumentalizza i media di sistema con la totale compiacenza di chi vi è asservito.

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Francesco Cappello: Tragedia sfiorata a Piombino

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Tragedia sfiorata a Piombino

di Francesco Cappello

Incendio su traghetto passeggeri transitante nei pressi di nave gasiera che travasava gas liquefatto nel rigassificatore

esplosione sul carico di gas panam serena questa nave e stata per diversi giorni la masterizzazione b443f9.jpgMentre sulla banchina opposta si svolgevano le delicatissime operazioni di allibo (1), ossia di trasferimento del gas liquefatto (2) dalla nave gasiera di turno al rigassificatore FSRU, ITALIS LNG Italia ex Golar Tundra – parcheggiato, caso unico al mondo, all’interno di un porto, trafficatissimo – lo scorso 20 agosto sul traghetto Corsica Express three, della compagnia Corsica Sardinia Ferries, diretto all’isola d’Elba, si è sviluppato un rogo, divampato in una delle tre sale macchine della nave dove è fortunatamente rimasto confinato grazie alla reazione tempestiva dei 17 membri dell’equipaggio.

La nave traghetto, dopo aver lasciato Piombino, piuttosto che dirigersi verso l’Elba, dopo nemmeno un quarto d’ora dalla partenza, ha virato improvvisamente per tornare al porto e con a bordo l’incendio tamponato è ripassata davanti a nave gasiera e rigassificatore per procedere all’evacuazione dei 274 passeggeri che complicata dal blocco dell’apertura del portellone della nave è stata resa possibile dal ricorso agli scivoli di emergenza.

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Giulia Abbate: I reietti dell’altro quartiere. Alienazione contro convivialità

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I reietti dell’altro quartiere. Alienazione contro convivialità

A proposito di Libellule nella rete di Loretta B. Angiori

di Giulia Abbate

1200x0Rei è una microinfluencer: pubblica contenuti per una piattaforma e conduce un’ordinaria esistenza urbana, tra cene con gli amici e occasionali eventi aziendali. Parlando con un’amica, viene a conoscenza dell’esistenza di «stanze di supporto emotivo», vendute dalla misteriosa Slight Holding: lì, si è isolati dall’onnipresente controllo sociale e ci si può sfogare senza freni e tracciamenti.

Un grande pulsante con la dicitura Acconsento non lasciava scelta. Rei andò avanti senza approfondire. […]. Completato il trasferimento dei crediti, il messaggio di conferma la informò che, in quel momento, tra le sue transazioni risultava l’acquisto di un pacchetto di lezioni presso una scuola di discipline orientali. Era fatta. Cercò di non pensarci più.

Nel frattempo, Rei conosce Tobia, programmatore legato a Giona, correlato alla Slight Holding; Tobia conduce Rei a feste clandestine e riunioni hacker, mondi per lei totalmente nuovi.

Tobia e Giona hanno un passato particolare: vengono entrambi da Piana di Urlele, comunità rurale che vive secondo regole sociali molto diverse da quelle correnti. Ce lo racconta Chiara, il cui punto di vista si alterna a quello di Rei.

Ogni volta che vado nella food forest rimango affascinata dalla confusione vegetale organizzata su più livelli: pini, frassini, castagni, meli, albicocchi, prugni, melograni, viti, kiwi, rosmarino, salvia, erba cipollina, mirtilli, bardana, tarassaco, valeriana, cicorie selvatiche, patate. Le piante si avviluppano tra loro tanto da rendersi indistinguibili.

Con Chiara, conosciamo Piana e i suoi abitanti, abbiamo notizie sul passato di Giona e Tobia e, quando alla Slight Holding accade ciò che sembra un incidente, che rischia di far crollare l’intero sistema sociale, seguiamo insieme a lei il difficile percorso di “salvezza” dei personaggi: i pianesi lo percorrono già insieme, altri più isolati, come Rei, beneficiano a Piana di Urlele di soccorso e protezione.

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Andrea Zhok: Il fallimento epocale dei leader del dissenso e ciò che invece serve all’Italia

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Il fallimento epocale dei leader del dissenso e ciò che invece serve all’Italia

di Andrea Zhok

In Italia esiste oramai un’ampia fascia di popolazione, che stimo al ribasso intorno al 15%, che aderisce a una prospettiva politica totalmente incompatibile con le linee governative (italiane ed europee).

Questa area politica viene spesso evocata con il termine vago di “area del dissenso”, ma in effetti non è una semplice posizione di diniego dello status quo, ma presenta una batteria di posizioni politiche positive. I critici di quest’area la menzionano spesso anche con l’aggettivo “rossobruna”, aggettivo che ha il grande vantaggio di essere privo di una definizione univoca, il che mette al riparo chi lo usa dallo spiegare quali sarebbero specificamente le contestazioni che vengono mosse.

In questa area si riconoscono persone che aderiscono almeno all’80% delle seguenti tesi:

1) Critica del privilegio della rendita sul lavoro; richiesta di una crescente attenzione al mondo del lavoro e di politiche di sostegno, non meramente assistenziale, a chi vive del proprio lavoro.

2) Rivendicazione di maggiore indipendenza nazionale nella gestione della politica estera, con allentamento dei vincoli dell’Alleanza Atlantica (più o meno netta, più o meno graduale).

3) Rivendicazione di maggiore indipendenza nazionale nella gestione della politica economica e finanziaria, con recupero della sovranità monetaria (più o meno completa, più o meno graduale).

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Mario Lombardo: Germania, luce a sinistra

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Germania, luce a sinistra

di Mario Lombardo

Il successo del partito Alternativa per la Germania (AfD) nelle due elezioni locali tenute in Germania del fine settimana è stato accolto dai soliti allarmi e inviti all’autocritica di politici e stampa “mainstream”, ufficialmente per cercare di frenare l’avanzata dell’estrema destra tedesca a poco più di un anno dal voto per il rinnovo del parlamento federale. Nei “Länder” orientali di Sassonia e Turingia non ha però sfondato solo l’AfD, ma anche la sinistra più tradizionale, o “estrema” per i canoni odierni, dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW o Bündnis Sahra Wagenknecht), in grado di intercettare ampi consensi in uno spazio politico desertificato dal totale fallimento di Socialdemocratici (SPD), Verdi e Die Linke.

Il motivo ricorrente nei commenti seguiti al voto di domenica è appunto la necessità di aprire una riflessione sui risultati, che vedono puntualmente negli ultimi anni l’affermazione dell’estrema destra, sia a livello nazionale che amministrativo. Quali dovrebbero essere i rimedi o le soluzioni è difficile capire, anche se non vi è mai traccia di un reale ripensamento delle politiche implementate dai governi succedutisi finora alla guida della Germania e dei vari stati che la compongono.

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Leonardo Mazzei: Una vergogna chiamata Melenchon

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Una vergogna chiamata Melenchon

di Leonardo Mazzei

C’è stato un momento in cui Jean-Luc Mélenchon pareva una speranza. O, quantomeno, una voce diversa in una sinistra europea sempre più sistemica. Adesso, finito il tempo dell’illusione, quello della delusione è stato saltato a piè pari per arrivare dritti a quello della vergogna. Un vero anno olimpico a Parigi!

A giugno, alla vigilia del primo turno delle elezioni legislative, avevamo già visto come il programma del Nuovo Fronte Popolare (di cui La France Insoumise fa parte) fosse ormai “ucraino-compatibile” (questa la definizione della stampa francese).

Ma è a luglio che si è disvelata interamente la natura del partito di Mélenchon. Il 16 del mese, prima di confermare alla guida della Commissione la signora Ursula Pfizer von der Leyen, l’aula di Strasburgo ha votato una vera e propria dichiarazione di guerra alla Russia. Sorpresa: tra i favorevoli diversi pezzi della “sinistra radicale” europea (quella “antifascista” e “di classe”…). Tra questi pezzi il più importante era appunto quello rappresentato dagli europarlamentari de La France Insoumise. Al confronto gli italiani dei Cinque Stelle, con il loro voto contrario, fecero invece un figurone!

Giustamente il Fronte del Dissenso parlò nell’occasione di: «Uno smottamento gravissimo che riporta alla memoria il voto favorevole ai crediti di guerra espresso dai partiti socialdemocratici nel 1914. Una vera vergogna!».

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Piccole Note: L’attacco alla Cisgiordania e il Terrore di Stato

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L’attacco alla Cisgiordania e il Terrore di Stato

di Piccole Note

Sciopero generale in Israele, mentre continua l’attacco alla Cisgiordania, che pur non avendo avuto alcun ruolo il 7 ottobre, ha subito la feroce vendetta israeliana

Lo sciopero generale indetto in Israele è dirompente: per la prima volta il governo Netanyahu ha sentito il colpo, tanto che ha reagito in maniera scomposta. Tutte le principali strade e incroci del Paese sono stati bloccati, ha riferito Haaretz. La mossa è stata decisa dopo il rinvenimento dei cadaveri di sei ostaggi e con i negoziati con Hamas giunti a un punto critico, tanto che gli Stati Uniti hanno annunciato quella che hanno definito l’ultima offerta, da “prendere o lasciare“.

Si tratta dell’ennesima sciocchezza partorita da Washington, che offre a Netanyahu altro spazio di manovra per far fallire definitivamente le trattative, che egli non intende portare a compimento, come da accuse dei parenti degli ostaggi e delle opposizioni. Posizioni che gli hanno messo contro anche il ministro della Difesa Yoav Gallant, che sta facendo di tutto per contrastare i sabotaggi del premier.

 

In morte di sei ragazzi e 16mila bambini

Quanto alla morte dei sei ostaggi, per il mondo sono stati giustiziati da Hamas, come confermerebbero le autopsie fatte da Israele, ma Hamas nega, affermando che sono stati uccisi dalle bombe di Tel Aviv.

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Collettivo Le Gauche: Charles Bettelheim, il teorico della transizione al socialismo

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Charles Bettelheim, il teorico della transizione al socialismo

di Collettivo Le Gauche

I. Appunti su Calcolo economico e forme di proprietà

9788816400269 0 536 0 75Calcolo economico e forme di proprietà di Charles Bettelheim ha come obiettivo presentare alcuni concetti chiave da utilizzare nel dibattito sulla transizione socialista e trarre alcune conclusioni dal loro impiego in un’analisi concreta delle formazioni economico-sociali che dicono di marciare verso un nuovo modo di produzione. Lo scopo ultimo del lavoro è capire se effettivamente paesi come l’URSS sono stati socialisti o meno. A questo quesito l’autore risponderà nei volumi de Le lotte di classe in URSS utilizzando i concetti sviluppati nel libro. Presento in questo saggio degli appunti sparsi presi dal volume in questione che mi sono serviti per le introduzioni ai volumi 1 e 2 di Le lotte di classe in URSS recentemente pubblicati dalla collana Filo Rosso della casa editrice Pgreco.

La prima macrotematica analizzata è quella del calcolo economico nelle formazioni sociali di transizione dal capitalismo al socialismo. Il tema si lega a quello della pianificazione e alle condizioni di circolazione dei prodotti. Il ragionamento dell’economista francese inizia assumendo alcune proposizioni teoriche in merito al calcolo economico e al piano nell’economia socialista per poi metterle in relazione alle pratiche effettive delle formazioni economico-sociali di transizione. Uno dei primi testi analizzati per raccogliere le informazioni necessarie per procedere con il ragionamento è l’Anti-Dühring di Engels che affronta il tema delle condizioni necessarie per elaborare un piano economico in una società socialista, caratterizzata dal possesso di mezzi di produzione da parte dei lavoratori che li usano per una produzione immediatamente socializzata. Questo, dice Engels, presuppone l’esclusione di ogni scambio di merci e l’assenza della trasformazione dei prodotti in merci e la conseguente trasformazione in valori. La pianificazione, in questo contesto, avverrebbe mediante il calcolo delle ore di lavoro necessarie per produrre un determinato prodotto.

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Antonio Cantaro: Vita e lavoro nel tempo dell’IA

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Vita e lavoro nel tempo dell’IA

di Antonio Cantaro

Il testo integrale della “lectio” di Antonio Cantaro alle giornate fanesi organizzate da Itinerari e Incontri (13 -14 settembre 2024) dedicate al tema “L’uomo è antiquato?”. Agere sine intelligere, operare senza decidere, è il codice dell’IA: disumano o un altro modo di essere umano?

IA e
lavoro.pngDipende dal punto di vista. Invece di ergerci a maestri di dottrina dell’umano dobbiamo fare i conti sino in fondo con l’inedita sacralità veicolata dall’intelligenza artificiale. Con il suo seducente orizzonte di senso e con la sua concreta funzione pratica. È, infatti, tutt’altro che evidente agli occhi delle donne e degli uomini della società neoliberale, delle giovani generazioni in special modo, che intelligere deinde agere sia meglio di agere sine intelligere. La sin qui diffusa accettazione sociale dell’odierna forma del lavoro – la sua rappresentazione in termine di capitale umano – ne è la più emblematica conferma. Un compito intellettuale e politico immenso è davanti a noi. Siamo di fronte, infatti, a una “verità” sostenuta da una duplice, potente, legittimazione. Da una parte, una rappresentazione del tecno-capitalismo come di una forza del passato; dall’altra come di una forza del futuro. Una forza del passato, mitica, nella misura in cui le tecnologie digitali sono vissute come l’ultimo stadio di una lunga storia della razionalità occidentale che grazie alla tecnica si è assicurata un dominio sempre crescente sul corso del mondo, consentendo all’uomo di porre rimedio alla sua ontologica lacunosità. Una forza del futuro, rivoluzionaria, nella misura in cui l’uso massiccio delle tecnologie digitali dà vita ad un mondo nuovo: l’accesso a un bacino inesauribile di informazioni, l’enorme facilitazione delle comunicazioni, l’effettuazione di una grande quantità di azioni a distanza, il tutto accompagnato da un certo senso di compiacimento, di comodità, di potere. Tutto, magicamente, in tempo reale. Un tempo nuovo rispetto alle tre modalità temporali – passato, presente e futuro – che ancora scandivano nel ventesimo secolo la nostra forma di vita.

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Giacomo Agnoletti: “Better Call Saul”, “L’amica geniale” e il lato oscuro del sogno americano

nazioneindiana

“Better Call Saul”, “L’amica geniale” e il lato oscuro del sogno americano

di Giacomo Agnoletti

Fig 3dh.jpegNel 2020, la rivista Entertainment Weekly chiese a Barack Obama quali fossero i suoi programmi televisivi preferiti. L’ex presidente citò Better Call Saul, per i suoi grandiosi personaggi, e perché esamina il lato oscuro del sogno americano”. Da parte mia, sono convinto che i prodotti culturali di massa, anche quelli che di solito vengono considerati un passatempo privo di impegno, possano raccontarci molto del nostro presente (Michel De Certeau sarebbe stato d’accordo). Propongo dunque un accostamento improbabile: la serie tv Better Call Saul e il romanzo L’amica geniale di Elena Ferrante. Le affinità sembrano a prima vista inesistenti: da una parte il Nuovo Messico degli anni 2000, dall’altra la Napoli del dopoguerra. Due mondi lontanissimi. Se però ci concentriamo sull’immaginario del pubblico, la mia tesi è che il punto d’incontro di queste due opere così diverse risieda nella percezione di uno stato di crisi del sogno americano o, se vogliamo, del suo lato oscuro. Torniamo quindi a Obama…

Ma di cosa parliamo oggi quando parliamo di American Dream?

Senza bisogno di risalire a Walt Whitman e alla sua mitica Song for Myself, ci sono alcuni concetti che, nell’immaginario globale, sono strettamente legati al sogno americano. Intanto, un sistema economico percepito come naturale, quindi intrinsecamente giusto (la “mano invisibile” di Adam Smith: se l’individuo agisce nel suo interesse, l’intera società ne trarrà beneficio). Il corollario della naturalità del sistema è la sua inevitabilità, dimostrata dal fatto che anche i paesi ex comunisti si sono dovuti evolvere verso una sorta di super-capitalismo controllato dallo Stato. Impossibile allora non ricordare Margaret Thatcher e il suo There Is No Alternative.

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Gaetano Colonna: Lezioni dal Medio Oriente

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Lezioni dal Medio Oriente

di Gaetano Colonna

Seguire gli avvenimenti della guerra in Palestina è molto istruttivo. Si ha modo di capire che potenza militare e totalitarismo mediatico prevalgono sempre di più su verità e giustizia. La sola cosa che ancora forse riesce a stupire è il fatto che giornalisti lautamente pagati possano continuare a fornire al loro pubblico un’informazione composta da mezze verità, versioni distorte, silenzio su tutto quanto evidenzia il contrasto fra quanto essi dicono e la realtà dei fatti

Miraggi di tregua

Pensiamo all’ipocrisia con cui si è dato spazio alle trattative in corso su Gaza: per settimane, praticamente ogni sera, il pubblico veniva nutrito dell’ottimistica prospettiva di un imminente accordo fra le parti in guerra, ovviamente per merito del grande mediatore statunitense. Dopo poche ore, ogni volta sopraggiungeva un’azione dello Stato di Israele che andava nella direzione esattamente contraria, quella cioè di una prosecuzione della guerra a oltranza.

Altro che accordi. Nelle ultime ore, prendendo a pretesto un fallito attentato a Tel Aviv, Israele ha iniziato un’azione militare di profondità anche in Cisgiordania, preceduta dall’approvazione di un vasto piano di insediamenti ebraici (vietati dagli accordi internazionali sottoscritti da Israele) in quell’area, e poi da una serie di violente aggressioni da parte dei coloni, attuate sotto la protezione dell’esercito dello Stato ebraico.

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Alastair Crooke: Il modo occidentale di fare la guerra: possedere la narrazione supera la realtà

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Il modo occidentale di fare la guerra: possedere la narrazione supera la realtà

di Alastair Crooke* – Strategic Culture Foundation

I mezzi pesanti tedeschi visibili a Kursk hanno risvegliato vecchi fantasmi e consolidato la consapevolezza delle intenzioni occidentali ostili verso la Russia. “Mai più” è la risposta tacita. La propaganda di guerra e la finzione sono vecchie come le colline. Nulla di nuovo. Ma la novità è che l’infowar non è più il complemento di obiettivi bellici più ampi, ma è diventato un fine in sé. L’Occidente è arrivato a ritenere che “possedere” la narrazione vincente – e presentare quella dell’altro come goffa, dissonante ed estremista – sia più importante che affrontare i fatti sul campo. In quest’ottica, possedere la narrazione vincente significa vincere.

La “vittoria” virtuale ha quindi la meglio sulla realtà “reale”. Così, la guerra diventa piuttosto lo scenario per imporre l’allineamento ideologico in un’ampia alleanza globale e per imporlo attraverso media compiacenti.

Questo obiettivo gode di una priorità maggiore rispetto, ad esempio, alla garanzia di capacità produttive sufficienti a sostenere gli obiettivi militari. L’elaborazione di una “realtà” immaginaria ha avuto la precedenza sulla formazione della realtà concreta.

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Franco Berardi: Come terminare

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Come terminare

di Franco Berardi

Cosa fare quando non c’è più niente da fare? La cosa più saggia è non far niente. Wu wei

In questi giorni ho letto un libro di Nouriel Roubini, che certamente è più autorevole di me. Il titolo inglese del libro è Megathreats, la versione italiana: La grande catastrofe.

Roubini elenca dieci mega-minacce che assediano il futuro del pianeta.

L’intrecciarsi di queste minacce – da quella ambientale a quella della de-globalizzazione a quella della guerra – rende assai arduo trovare una soluzione per un problema alla volta.

La minaccia delle minacce, per l’economista che è Roubini, sarebbe l’immensità del debito, e la sua tendenziale inarrestabile crescita.

Non consiglio la lettura di questo libro: l’autore ripete ossessivamente le sue minacce come se volesse spaventare il povero lettore, e alla fine risulta ansiogeno.

Non si capisce cosa dovremmo fare per evitare l’immane catastrofe, ma Nouriel ripete: all’erta, all’erta! facciamo qualcosa per evitare il collasso finale!

Non gli passa nemmeno per la mente che forse quando non c’è niente da fare la cosa migliore è proprio questa: non fare niente, e sperare che dio ce la mandi buona.

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Vittorio Stano: UCRAINA: accordo o ripida discesa agli inferi, per tutti

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UCRAINA: accordo o ripida discesa agli inferi, per tutti

di Vittorio Stano

ukraine g90b78f10a 640…la PACE non può essere mantenuta con la forza. Può essere raggiunta solo con la comprensione (ALBERT EINSTEIN).

…Le vittime di una guerra, qualsiasi guerra, sono sempre i civili che non hanno colpe. Ecco perché la guerra è sbagliata in sé (GINO STRADA).

Nessuno può essere così folle da preferire la guerra alla PACE: con la PACE i figli seppelliscono i padri, con la guerra i padri seppelliscono i figli (CRESO, re della Lidia, 560-546 a.C.).

Il modesto attore ucraino giurò al suo popolo di voler ricucire i rapporti con la Russia e porre fine alla guerra nel Donbass, applicando quanto stabilito negli Accordi di Minsk.

Questo gli consentì un tondo 73% di preferenze alle elezioni presidenziali del 2019. Ma farà il contrario ! Dopo pochi mesi al potere, essendo finanziato da oligarchi del peso di Kolomojskyj *(1), si compatta sulle posizioni di estrema destra. Il suo governo premerà di nuovo sull’acceleratore dell’integrazione atlantica e della contrapposizione frontale alla Russia, irrigidendo ulteriormente la politica linguistica.

Oggi la maggioranza degli ucraini è convinta che il governo stia andando nella direzione sbagliata. Il limite di sopportazione del popolo ucraino sarà presto raggiunto. I russi continuano ad avanzare sui campi di battaglia, distruggendo le risorse energetiche dell’Ucraina, mettendo sotto pressione la popolazione di quel paese. Molti, nelle stanze del potere, temono un cedimento interno del paese più povero d’ Europa.

La “spensierata” classe dirigente ucraina sarà costretta, a breve, a capire l’ effetto delle proprie scelte e dei propri errori sulla trama degli accadimenti umani. Intanto , il “bel” risultato accumulato in due anni di guerra è la distruzione del paese, con le sue perdite umane e territoriali e il peggioramento della sua posizione al tavolo negoziale.

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Sandro Moiso: Avanti barbari!/4

carmilla

Avanti barbari!/4

Una precisazione necessaria

di Sandro Moiso

Malcom.jpg«Voi non sapete cos’è una rivoluzione, se lo sapeste non usereste questa parola. Una rivoluzione è sanguinosa. La rivoluzione è ostile. La rivoluzione non conosce compromessi. La rivoluzione rovescia e distrugge qualsiasi ostacolo trovi sul suo cammino. Chi ha mai sentito parlare di una rivoluzione in cui si incrociano le braccia per cantare We Shall Overcome? Non è quello che si fa durante una rivoluzione. Non avreste il tempo di cantare, poiché sareste troppo impegnati a impiccare.» (Malcom X, discorso alla King Solomon Baptist Church di Detroit, 10 novembre 1963)

Alcune settimane or sono, nel primo intervento intitolato «Avanti barbari!» dedicato alla recensione di un testo di Louisa Yousfi, sono state fatte alcune affermazioni che, a giudizio di chi scrive, occorre ancora approfondire e chiarire, in tutta la loro reale portata, con una serie di precisazioni. A partire da quella, contenuta nel testo di Amadeo Bordiga del 1951, che «questa civiltà […] deve vedere la sua apocalisse prima di noi. Socialismo e comunismo, sono oltre e dopo la civiltà […] Essi non sono una nuova forma di civiltà.»

Motivo per cui non vi sarà nessuna continuità tra l’ordine sociale capitalistico e la novella società futura, se questa rifiuterà i fondamenti del primo. Il comunismo non potrà essere in continuità con il capitalismo, poiché, per essere definibile come tale dovrà costituirne la radicale negazione. Infatti, soltanto la rottura dell’ordine sociale, politico ed economico del modo di produzione capitalistico, a partire dalla sua macchina statale, potrà condurre a un altro ordinamento sociale e produttivo. Destinato a negare radicalmente i valori ordinativi che una interessata interpretazione della Storia ha attribuito a ciò che si intende per civiltà.

Chi continua ad affermare il contrario dimostra soltanto di voler ancora illudere, e illudersi, che la transizione verso il nuovo mondo, non più basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sull’appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta e accumulata e lo scambio mercantile e monetario, anche del lavoro prestato, possa avvenire senza scosse e senza abolire i pilastri, appena citati, che la fondano fin dalle sue origini.

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Roberto Iannuzzi: Kursk: invasione del territorio russo pianificata dall’Occidente?

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Kursk: invasione del territorio russo pianificata dall’Occidente?

di Roberto Iannuzzi

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1024x576Capovolgere la narrazione del conflitto e rafforzare il fronte bellicista occidentale fra gli obiettivi di un’azione volta a mettere in difficoltà Mosca innanzitutto da un punto di vista mediatico

L’incursione ucraina a sorpresa nell’oblast di Kursk ha rappresentato un punto di svolta nella guerra, un cambiamento in grado di conferire a Kiev nuovo potere contrattuale per negoziare da una posizione di forza la fine del conflitto?

Sebbene siano queste le tesi trionfalistiche di una parte consistente della stampa occidentale, non ci sono elementi concreti che lascino presagire un simile esito.

L’episodio segna tuttavia una pericolosa escalation nella misura in cui vi sono indicazioni che alcuni paesi occidentali abbiano direttamente partecipato alla pianificazione e realizzazione dell’invasione di un pezzo di territorio russo.

La vista di carri armati, blindati e altri sistemi d’arma occidentali impegnati nella conquista di terre russe per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale è certamente un evento il cui impatto non può essere sottovalutato.

Senz’altro Kiev ha colto di sorpresa i vertici militari di Mosca, penetrando rapidamente per una trentina di chilometri in terra nemica a partire dal 6 agosto, catturando decine di piccole città e villaggi, e provocando l’evacuazione di oltre 100.000 cittadini russi.

Questo iniziale successo ha generato una quantità impressionante di commenti ottimistici sui media occidentali, incentrati sull’idea che l’Ucraina può riprendere l’iniziativa sul campo di battaglia.

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Athanasia Andriopoulou: Tutti a casa, è la guerra bellezza!

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Tutti a casa, è la guerra bellezza!

di Athanasia Andriopoulou

L’autrice di questa Lama è una cittadina greca e pensava di averle passate tutte al tempo della Troika, ai tempi in cui tutti erano in fila al bancomat per ritirare al massimo cinquanta euro. Ora vive e lavora da diversi anni con il suo compagno danese a Copenaghen. Una mattina di questa fine estate ha ricevuto un messaggio dell’Autorità Danese per la Gestione Crisi del paese che è stato trasmesso a tutti i residenti regolarmente registrati presso le autorità in Danimarca e tradotto in varie lingue (arabo, bosniaco, tedesco, turco, inglese, farsi, francese, russo, ucraino, urdu). Questo il “patriottico” e imperativo titolo del messaggio: «Preparati per una crisi. Preparati – per il tuo bene e per il bene della società. Sei parte della gestione delle crisi della Danimarca». Un hackeraggio, una fake news? No. Il messaggio è contenuto nella posta elettronica certificata riservata alle autorità cui devono in Danimarca registrarsi tutti, non appena ottengono carta d’identità e residenza nel territorio. Vi transitano periodicamente diversi messaggi che vanno dai reminder delle visite mediche alla compilazione delle schede contenenti le dichiarazioni del proprio reddito annuo. Durante l’epidemia COVID è stato – insieme alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio rese alla TV pubblica – il canale di informazione principale attraverso cui la popolazione sapeva come muoversi, dove vaccinarsi, come prendersi cura di sé.

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Giacomo Marchetti: Il voto tedesco e la questione ucraina

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Il voto tedesco e la questione ucraina

di Giacomo Marchetti

Le tre elezioni “regionali” in Germania che si svolgeranno in settembre in tre land orientali, un tempo facenti parte della Repubblica Democratica Tedesca, hanno una valenza nazionale.

Il 1 settembre sono chiamati alle urne i cittadini della Turingia e della Sassonia, mentre tre settimane dopo – il 22 – si voterà in Brandeburgo.

É un test per la coalizione “semaforo” (SDP, “verdi” e liberali del FLD) uscita con le ossa rotte dalle elezioni europee, anche a causa delle cause del sempre maggiore coinvolgimento nel conflitto tra NATO e Russia in Ucraina, per cui Berlino – dopo Washington – è il maggiore collaboratore nello sforzo bellico “a fianco” di Kiev.

Gli occhi sono puntati sulle due formazioni “anti-establishment” poste ai poli contrastanti dello scacchiere politico, ovvero l’estrema destra dell’Alternativa per la Germania (AFD) e l’estrema sinistra della neonata formazione che prende il nome dall’ex-esponente dell’ala sinistra della Die Linke, Sahra Wagneknecht, il BSW.

L’AFD era già divenuto nel 2019 il primo partito regionale in Turingia, conquistando il 23,4%. Nella regione ha conosciuto una discreta progressione alle elezioni municipali del 26 maggio (40%) e ottenuto in questo land il 30,7% dei consensi alle europee del 9 giugno.

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Antonio Castronovi: La Bestia e l’Olocausto

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La Bestia e l’Olocausto

di Antonio Castronovi

Quando tanti anni fa lessi per la prima volta 1984 di Orwell, lo interpretai come una storia di fantascienza in cui venivano estremizzati, a beneficio di un racconto distopico, tutti i possibili espedienti di cui un potere incontrollato potrebbe servirsi per sottomettere e controllare una popolazione. L’idea di un Ministero della Verità che sovraintendeva e decideva quale fosse la verità da somministrare ai cittadini sembrava una esagerazione che nessun governo pur autoritario avrebbe mai potuto mettere realmente in atto. Avevo torto. Oggi quel governo esiste davvero come esiste un super Ministero della Verità che controlla attraverso l’apparato mediatico tutta la comunicazione e che decide ciò che è vero da ciò che è falso, al di là di ogni evidenza, in cui viene stravolta ogni ragionevole evidenza dei fatti. Qui la Guerra si chiama Pace, l’Aggressione si chiama Difesa legittima, il Carnefice diventa Vittima, e questa narrazione non può essere contraddetta. Questo governo non risiede in un lontano paese autocratico e dispotico, ma nel “civile” Occidente liberale, dove la Libertà è una forma di Dittatura che serve orwellianamente a difendere la nostra democrazia. Salta così il confine tra Verità e Menzogna, e la Verità è solo quella che decide essere tale il Ministero della Verità.

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John W. Whitehead e Nisha Whitehead: Tecno-fascismo: il governo ha fatto pressioni sulle aziende tecnologiche affinché censurassero gli utenti

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Tecno-fascismo: il governo ha fatto pressioni sulle aziende tecnologiche affinché censurassero gli utenti

di John W. Whitehead e Nisha Whitehead – Global Research

“Le piattaforme Internet hanno un forte incentivo a compiacere importanti funzionari federali, e la documentazione in questo caso dimostra che funzionari di alto rango hanno abilmente sfruttato la vulnerabilità di Facebook … Non sorprende che questi tentativi abbiano dato i loro frutti. Facebook ha adottato nuove regole che si conformavano meglio ai desideri dei funzionari, e molti utenti che hanno espresso opinioni non approvate sulla pandemia o sui vaccini COVID-19 sono stati ‘de-piattaformati’ o comunque danneggiati”.

Giudice Samuel Alito, dissenziente in Murthy contro Missouri

Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha finalmente ammesso ciò che sapevamo da tempo: Facebook ha cospirato con il governo per censurare gli individui che esprimevano opinioni “non approvate” sulla pandemia di COVID-19. La confessione di Zuckerberg arriva sulla scia di una serie di sentenze giudiziarie che chiudono un occhio sul tecnofascismo del governo. In una sentenza con 2 voti contro 1 nel caso Children’s Health Defense contro Meta, la Corte d’appello del nono circuito ha respinto una causa intentata da Children’s Health Defense contro Meta Platforms per aver limitato i post, la raccolta fondi e la pubblicità di CHD su Facebook a seguito di comunicazioni tra Meta e funzionari del governo federale.

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