Putin: “Nel mondo multipolare in costruzione non dovranno esserci Paesi o popoli sconfitti”

Ambasciata della Federazione Russa in Italia / Посольство России в Италии – 11/11/2024

 

Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della sessione plenaria del XXI incontro annuale del Club Internazionale di Discussione “Valdai” (7 novembre 2024) #mondomultipolare

Nel mondo multipolare in via di formazione non dovranno esserci Paesi o popoli sconfitti, e nessuno dovrà sentirsi oppresso o in una posizione di svantaggio. Soltanto allora saremo in grado di garantire dei presupposti realmente duraturi per uno sviluppo globale improntato alla giustizia e alla sicurezza. Conosciamo a grandi linee la direzione di questi cambiamenti: allontanandoci dall’egemonismo, stiamo procedendo verso il mondo articolato della cooperazione multilaterale, per cui potremmo provare quantomeno a tracciare i contorni di quello che verrà.

Punto primo. L’apertura alla cooperazione rappresenta il valore più importante per la stragrande maggioranza dei popoli e dei Paesi. I tentativi di erigere barriere artificiali sono fallaci non soltanto per il fatto che inibiscono il naturale sviluppo economico, vantaggioso per tutti. L’interruzione delle relazioni è infatti particolarmente pericolosa in situazioni nelle quali si verificano disastri naturali o sconvolgimenti socio-politici, con i quali la prassi internazionale, ahimé, deve sempre fare i conti. […]

Punto secondo. Abbiamo sempre parlato della molteplicità del nostro mondo in quanto condizione necessaria per la sua stabilità. […] La comunità internazionale è un organismo vivente, il cui valore e la cui unicità risiedono nella grande molteplicità che è propria delle civiltà che la compongono.

Punto terzo. Noi abbiamo detto più volte che il nuovo mondo potrà riuscire a evolversi soltanto sulla base dei principi legati alla massima rappresentatività. L’esperienza degli ultimi due decenni ha mostrato chiaramente a che cosa conducono l’usurpazione e la volontà di alcuni di arrogarsi il diritto di parlare e di agire a nome di altri. Coloro che siamo soliti definire come “grandi potenze” sono ormai abituati a pensare di avere il diritto di stabilire in che cosa debbano consistere gli interessi degli altri (proprio un bello spettacolo!) e anzi, di fatto, di imporre agli altri quali debbano essere i loro interessi nazionali, sulla base di quelli che sono invece i loro interessi. Questo non solo viola i principi della democrazia e della giustizia; la cosa peggiore è che ciò, di fatto, non dà modo di risolvere davvero le problematiche più urgenti.

Punto quarto. Il principio chiave della sicurezza per tutti, senza alcuna eccezione. La sicurezza di alcuni non può essere garantita a spese della sicurezza di altri. E qui, non sto dicendo nulla di nuovo. È tutto stabilito nei documenti #OSCE. Basterebbe soltanto che lo si applicasse nella pratica. […] L’approccio che prevede l’adesione a un blocco, retaggio dell’epoca coloniale della “#Guerra fredda”, non è compatibile con la natura della nuova configurazione internazionale, che è aperta e flessibile. Al giorno d’oggi, al mondo è rimasto soltanto un blocco, i cui membri sono tenuti insieme da quelle che sono imposizioni forzate, nonché da rigidi dogmi e cliché ideologici. Si tratta dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico, la quale, mentre continua ad espandersi verso l’Est europeo, adesso sta cercando di estendere i propri metodi anche ad altre aree del mondo, violando così i suoi stessi documenti costitutivi. È una condotta palesemente anacronistica. […] Uno spirito improntato al rispetto e alla considerazione degli interessi reciproci: è su questo che si baserà anche il futuro sistema di sicurezza euratlantica, che sta iniziando a prendere forma sul nostro vastissimo continente. [Un sistema che] non incarna soltanto un approccio genuinamente multilaterale, ma che ha anche una prospettiva multidimensionale. […]

Punto quinto. Giustizia per tutti. La disuguaglianza è la vera piaga del mondo contemporaneo. All’interno dei singoli Paesi, la disuguaglianza genera tensione sociale e instabilità politica […].

Punto sesto. Noi non ci stanchiamo mai di sottolineare che un qualunque apparato internazionale caratterizzato da stabilità può basarsi soltanto sui principi propri dell’uguaglianza sovrana. […] La cosa più dannosa e distruttiva che vediamo manifestarsi nel mondo di oggi è l’arroganza, il porsi nei confronti di qualcun’altro guardandolo dall’alto in basso, così come il desiderio di dare continuamente lezioni agli altri con insistenza. La #Russia questo non l’ha mai fatto, perché tale atteggiamento non le è congeniale. E noi stiamo osservando come il nostro approccio sia invece produttivo.

L’esperienza storica dimostra in maniera inconfutabile che la disparità nei diritti, che essa si manifesti a livello sociale, statale o sulla scena internazionale, conduce inevitabilmente a conseguenze infauste. […] Il mondo contemporaneo non soltanto non tollera l’arroganza, ma neppure la sordità nei confronti delle specificità e dell’identità degli altri. Al fine di costruire dei rapporti sani, è necessario in primo luogo dare ascolto all’interlocutore, comprendere la sua logica e il suo contesto culturale di appartenenza, anziché attribuirgli automaticamente l’immagine che tu hai di lui. Altrimenti, in questo modo la comunicazione si trasforma in un mero scambio di stereotipi, in un’attribuzione di etichette, mentre la politica diventa una conversazione tra sordi.

 

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