Forum Italiano dei Comunisti – 12/11/2024
Contro l’economia di guerra,
partecipare attivamente allo sciopero generale del 29 novembre
Come Forum Italiano dei Comunisti ci rivolgiamo a compagne e compagni che sono parte importante e decisiva di Movimenti e Comitati per la Pace e contro le Guerre, ma davvero vorremmo che questo appello giungesse a qualsiasi sensibilità, grande o piccola che sia.
Il paese, e in particolare i ceti deboli sempre più numerosi della società, è colpito fortemente, e non solo da ora, da una “economia di guerra” subdola e volutamente mascherata.
In dicembre il Governo deciderà l’ennesimo dispendio assurdo di denaro pubblico per l’invio di armi all’Ucraina, in totale asservimento all’amministrazione Biden che, prima del cambio di presidenza che avverrà a gennaio, ha stanziato un’ulteriore gigantesca quantità di dollari per la guerra. La volontà è sempre la stessa: continuare la guerra alla Russia (su cui graveranno ulteriori sanzioni che colpiscono la nostra economia) attraverso un’Europa ormai inesistente.
I sindacati si sono mossi con notevole ritardo, e questo è un dato innegabile, che giustifica la scarsa credibilità che riscuotono tra i lavoratori. Ancora oggi c’è poca attenzione al tema della guerra e non vi è sufficiente collegamento tra le manovre governative e “l’economia di guerra”.
Crediamo siano necessari segnali forti da inviare dalle piazze e da tutti i luoghi di aggregazione. Per questa ragione, partecipare in modo attivo allo sciopero del 29 novembre diventa fondamentale.
I Movimenti e i Comitati contro la guerra devono stare laddove si discute e si elaborano le piattaforme; devono stare nelle piazze portando le parole d’ordine più avanzate e persuasive sul “non andare oltre perché la misura è colma”.
Vi chiediamo di accogliere questo nostro invito, di portarlo nelle varie istanze in cui vi trovate a operare, di raggiungere il maggior numero di persone e di aggregazioni pacifiste anche spontanee, affinchè il 29 novembre diventi una grande giornata di mobilitazione anche e soprattutto contro la guerra e la sua devastante economia e insieme l’inizio di un movimento più ampio contro le politiche securitarie di un governo che vuole cancellare qualsiasi possibilità di dissenso e di lotta.
IL 29 NOVEMBRE SCIOPERO GENERALE
Uniti contro il governo Meloni, contro le leggi repressive (ddl 1660), contro l’aumento della spesa militare, contro i tagli alla spesa pubblica e sociale, per l’aumento di salari e pensioni.
Il 29 novembre saremo in piazza, in tutte le piazze in cui si manifesta contro il governo Meloni e la sua politica antisociale, la riduzione del potere d’acquisto di salari e pensioni, l’aumento delle spese militari, il disegno di legge liberticida 1660 pensato per impedire le lotte.
A scioperare e scendere in piazza saranno CGIL, UIL e la maggior parte dei sindacati di base, CUB, ADL, Cobas e altri ancora che hanno saputo cogliere l’occasione per creare le condizioni di una grande risposta di massa e far capire al governo che il vento fischia ancora. I Confederali – tranne la CISL che da tempo si va configurando come sindacato della destra e non aderisce allo sciopero – hanno capito che se continuasse l’andazzo degli anni passati verrebbe sancita la loro inutilità e la loro possibile scomparsa come strumento di difesa contrattuale. Per questo hanno deciso lo sciopero generale: il governo Meloni, ad esempio, ha varato la legge di bilancio senza consultarli e accettando di incontrarli solo a giochi fatti. Questa volta la sfida è stata raccolta e anche rilanciata, stando almeno alle dichiarazioni del segretario della CGIL Landini, che ha parlato di una situazione da rivolta sociale.
Ora però, aldilà delle storie pregresse, che però non vanno archiviate, si tratta di vedere il dato oggettivo: l’importanza della mobilitazione contro un governo che attacca i lavoratori con la politica di bilancio, mette miliardi per aumentare la spesa militare invece dei fondi per la sanità, sottoscrive un contratto, quello del Pubblico Impiego, con la firma della sola CISL quando c’è invece in piena evidenza la necessità di un vero recupero stipendiale (17% dell’inflazione invece del 6% proposto dal governo).
Per combattere questa battaglia però bisogna avere la forza necessaria a raggiungere l’obiettivo e questo non è alla portata di esigue minoranze. Ci vuole una mobilitazione di massa capace di incidere sui rapporti di forza. Per questo in piazza devono scendere tutti, anche i giovani, gli studenti, i disoccupati, gli antifascisti.
Lo spirito di un nuovo luglio ’60 deve riportare l’Italia fuori dalle logiche che stanno prevalendo in politica economica, nelle scelte antioperaie e nelle leggi repressive che le accompagnano.
Aldilà dunque dei punti rivendicativi, che pure rivestono un’importanza fondamentale e vanno mantenuti saldi, scendere in piazza con la piena autonomia delle posizioni di classe e partecipare allo sciopero generale rappresenta un punto di forza nello scontro con il governo Meloni e questo deve essere tenuto presente da chi ancora tentenna e fa questioni di bandiera, dimostrando un’assoluta miopia politica.
Lo sciopero generale non è però che un punto di partenza di una fase che deve trovare la sua articolazione nei rinnovi (adeguati) dei contratti di lavoro e nella definizione di una piattaforma rivendicativa che comprenda il salario minimo, il reddito di cittadinanza, l’adeguamento automatico di salari e pensioni al costo della vita, il rifiuto dell’aumento delle spese per armamenti. Portiamo in piazza queste parole d’ordine per iniziare una lunga marcia.