Newsletter n. 28 -2024
10, 100, 1000 mobilitazioni per cacciare il governo Meloni
Contro Valditara e Meloni, per rifondare dal basso una scuola a misura di studente
Venerdì 15 novembre ricorre la Giornata Internazionale degli Studenti, la data ricorda l’eccidio messo in atto dai nazisti nei confronti di studenti e professori che si opponevano al regime nazista in Cecoslovacchia nel 1939. Si tratta di una data tradizionale per il movimento studentesco, che ogni anno ne approfitta per rafforzarsi, per coordinarsi con i lavoratori della conoscenza, per conquistare posizioni di forza. Quest’anno, tuttavia, partecipare alle mobilitazioni del 15 novembre assume un’importanza particolare, per il fatto che l’autunno caldo nel nostro paese entra sempre più nel vivo, il Governo Meloni scricchiola e gli studenti hanno dato prova di essere una componente importantissima del movimento che deve portare alla sua cacciata. L’hanno dimostrato prendendo parte attiva alla manifestazione del 5 ottobre a Roma, dove il tentativo generale di applicare il DDL1660 prima ancora della sua approvazione è stato rispedito al mittente, l’hanno dimostrato con la determinazione nel portare avanti, mese dopo mese, il boicottaggio universitario (con esiti importantissimi, come il fatto che l’Università Statale di Milano non ha più accordi con università israeliane).
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Verso il 25 novembre. Disarmiamo il governo Meloni!
I prossimi 23 e 25 novembre Non Una di Meno tornerà a invadere le piazze del paese. Il 23 novembre lo farà con una manifestazione nazionale, a Roma e a Palermo; mentre per il 25 novembre mobilitazioni e iniziative si riverseranno in ogni territorio, in maniera capillare.
Costruire lo sciopero generale del 29 novembre!
Dopo la proclamazione dello sciopero da parte di Cgil e Uil, anche Cub, Sgb, AdL Cobas, Confederazione Cobas, Clap e Sial Cobas hanno indetto per la giornata del 29 novembre lo sciopero generale contro la manovra finanziaria.
Nonostante i sindacati di base abbiano rimarcato la distanza della loro piattaforma da quella dei confederali, la convergenza della maggior parte delle sigle in un’unica giornata di lotta realizza l’aspirazione della maggior parte dei lavoratori: unirsi per bloccare il paese contro le manovre lacrime e sangue del governo Meloni.
Risposta aperta a l’Antidiplomatico
Caro Alessandro Bianchi,
è doveroso da parte nostra chiarire alcune questioni per mettere nella giusta dimensione la lettera di Severgnini e la tua premessa ad essa. Il testo, nel complesso, è fuori luogo. In particolare lo è quando citi il nostro “violento e altamente lesivo comunicato che lo chiamava in causa (Sevegnini-ndr) senza citarlo”.
Vediamo di chiarire le cose a partire dai concetti elementari.
La legge Reale del 1975 e il DdL 1660 del governo Meloni
Nel 1975 il capitalismo stava entrando nella sua seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. Questo determinò che i margini di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari non potevano più svilupparsi oltre i livelli raggiunti prima. Era la fine del capitalismo dal volto umano, l’epoca in cui la borghesia imperialista entrò in una nuova fase di accumulazione di capitale dopo le guerre mondiali e, incalzata dalla crescita dilagante del movimento rivoluzionario, dovette ingoiare una redistribuzione dei suoi profitti sempre più a favore delle masse popolari.
107 anni fa, la Rivoluzione d’Ottobre. La rivoluzione non scoppia, si costruisce
Il 7 novembre del 1917 (25 ottobre nel calendario giuliano) con l’insurrezione culminata con la presa del Palazzo d’inverno è passato alla storia come il giorno della rivoluzione d’ottobre. Nell’immaginario di milioni di lavoratori e di comunisti in tutto il mondo questa data rappresenta il colpo di cannone che diede impulso a decine di rivoluzioni socialiste, di liberazioni dei paesi coloniali e semicoloniali dal giogo dell’imperialismo e una fase di grandi lotte e conquiste di civiltà per le masse popolari di tutto il mondo.
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