Fulvio Grimaldi – 09/12/2024
Nel segno dei “valori dell’Occidente”
ARMAGEDDON SULLA VIA DI DAMASCO
Arabi colpiti al cuore (e anche la Russia non sta tanto bene)
SADDAM, GHEDDAFI, ALLENDE, LUMUMBA, CHE GUEVARA, SONO CADUTI COMBATTENDO CON I LORO POPOLI. HANNO LASCIATO UN MESSAGGIO E UN TESTAMENTO CHE VIVRA’ NEI SECOLI. Bashar el Assad è a Mosca. Come Vittorio Emanuele III a Brindisi.
Queste del mio video sono reazioni e considerazioni a caldo su un territorio, una gente, una vicenda che hanno occupato in lungo e largo e in profondità un grande pezzo della mia vita. Sono perciò ad alto tasso emotivo e forse, per questo, non esaurienti e precise. Penso, tuttavia, di poter aggiungere alcune riflessioni che contengano anche dei punti fermi.
Il primo riguarda il mandante dell’operazione genocidaria anti-araba che sono gli Stati Uniti, nella compiaciuta complicità dell’Occidente europeo (si parla di regimi e media). Stati Uniti che, anche in questo caso, piuttosto che mostrarsi in uniforme sulla linea del fronte, preferiscono utilizzare forze appaltate. Sul fronte degli spendibili la bassa forza del terrorismo jihadista islamico, lo stesso identico cui era stato assegnato l’appalto, ben retribuito, degli attentati in Europa, negli stessi USA e un po’ qua e un po’ là in giro per il mondo, Russia inclusa.
Subito dietro, lo Stato Maggiore nelle sue centrali di comando gemellate: Israele e Turchia. Il primo con lifeline collegata alla cupola finanziaria atlanto-sionista che ne costituisce l’assicurazione contro ogni ricaduta negativa. Poi il Fratello Musulmano Erdogan, caposaldo e massima forza militare della Nato extra-europea, con ricco entroterra asiatico turcofono tra Azerbaijan e Xinjang e il partner in Fratellanza Qatar, fresco di cacciata di Hamas. Più defilati Arabia Saudita ed Emirati, che avevano dato segno di essersi accorti di promettenti alternative all’opzione unipolare collegata ai soci e armieri tradizionali. Lontani e impotenti, Egitto e quelli del Maghreb.
E’ importante, per mantenere un minimo di orientamento, che si chiarisca una volta per tutte che quando, come in queste ore e negli anni scorsi, gli USA fingono di contrastare l’integralismo terrorista e pretendono una differenza tra questo ISIS-Stato islamico e i jihadisti di Al Qaida, Al Nusra e dell’ora ribattezzato Hayat Tahrir al Shams, ci gettano fumo negli occhi. La differenza essendo quella tra zuppa e pan bagnato.
Se, come è capitato a me, foste stati sul luogo nelle fasi passate di questa guerra, non avreste fatto nessuna fatica a riconoscere nei vincitori di questa razzìa dei 10 giorni, i protagonisti degli orrori di allora. Quelle figure e rispettive atrocità sono state tenute lontane dai nostri schermi e cronache, ma, in Siria, circolavano nei cellulari che i prodi tagliagole si trasmettevano in gara di efferatezze. Arrivavano anche alla popolazione con effetto di intimidazione e incitamento alla fuga.
Se in Turchia tre milioni e in Libano un milione di siriani cercarono scampo, era anche da quanto, nuova tattica di guerra, gli spedivano sul telefonino i tagliagole, sventratori, incendiari, stupratori e scuoiatori, rastrellati e allevati da Hillary Clinton, Obama, Erdogan. Ricordo, nell’incontro che ebbi a Homs con i famigliari di vittime dei jihadisti invasori, ciò che vollero che nei loro cellulari io vedessi e poi raccontassi. Un orrore che doveva portare alla paralisi. Auschwitz ne sarebbe rimasta atterrita e incredula.
Con un pizzico di fortuna avreste potuto anche imbattervi in quel Abu Mohamed Al Jolani, ancora col nome di battaglia, che allora accecava occhi, mutilava prigionieri, gettava feriti dai ponti, distribuiva eccitanti ai suoi trogloditi infoiati. Sì, proprio quello che oggi si presenta a taccuini benevoli, se non ammirati, e alle telecamere in tenuta da ufficiale dei Lancieri del Lancashire e con l’eloquio compito del moderato pronto al rispetto e al dialogo con tutti. Non è così che ce lo tratteggiano i nostri media, riconciliati, come il rasserenato coglione di Washington, con questo Islam civile e dalle buone maniere?
Se una nazione, un popolo, devono essere violentati, meglio che lo si faccia vestiti bene e utilizzando un linguaggio appropriato. Lo attestano gli squartatori del diritto, della verità, della vita, a partire dal loro burattino a Washington e dai latrati dei relativi animali domestici sterilizzati europei.
Il mondo cambia da cima a fondo perché la Siria, cuore dell’umanità araba, alla quale dobbiamo la nostra civiltà e, grazie soprattutto ai palestinesi, la nostra speranza, non c’è più. Ne esistono brandelli che fauci insanguinate si andranno strappando le une dagli altri. Il Nordest dei mercenari curdi al comando degli anglosionisti. Il Nordovest sotto gli anfibi del neo-ottomano brigante NATO. L’Ovest divorato dalla Grande Israele. Un’enclave drusa nel Sud. A Damasco la feccia barbarica pre-istorica e transumana che si occuperà del terrorismo necessario a mantenere questi brandelli allineati alla strategia del rilanciato unipolarismo globalista a stelle e strisce e stella di David.
E gli Hezbollah, la forza araba più efficiente e da cinque lustri vincente contro Israele, con l’occupazione del versante siriano del monte Hermon, perdono il cordone ombelicale per il quale passavano i rifornimenti iraniani.
La Russia, a dispetto dello spazietto, senza retroterra, lasciatole sulle rive del Mediterraneo (fino a quando?) ha perso. Lo deve anche alle sue ambiguità, ingenuità, insipienze, nei rapporti con Turchia e Israele. A Erdogan, per tenerlo buono, il più avanzato sistema di difesa anti-aerea del mondo, all’Iran no. L’Iran è isolato nell’incomunicabilità con i Taliban afghani e dall’accerchiamento che Turchia e Azerbaijan, di obbedienza USA, stringeranno. Non è dall’Azerbaijan, con la sua base del Mossad sul confine con l’Iran, che veniva l’unico dei sei elicotteri abbattuto perché con a bordo il presidente e il ministro degli Esteri dell’Iran? L’Asse della Resistenza non ha basi a cui fare riferimento e, forse, da cui trarre sostegno. I palestinesi sono più soli. Si rigonfiano di aria calda i collaborazionisti di Ramallah che ne sabotano la rivincita e ne inquinano le manifestazioni di solidarietà qui da noi.
I monarchi assoluti del Golfo, dalle fondamenta sociali fragilissime, clan dinastici intessuti al capitale ebraico internazionale, faranno da custodi dell’assetto ricostituito, finchè glielo consentiranno le società di schiavi nei quali affondano i loro palazzi d’oro.
Da quelle parti la Russia, dal grande merito di essersi fatta assicurazione per la libertà e la vita del proprio popolo nel Donbass, è fuorigioco. Il che, vista la perdita di autorevolezza sul piano geopolitic , taglia le gambe anche a tutti noi.
I BRICS stanno a guardare.
La situazione è pessima.
Ma la Storia riserva sorprese. Hai visto mai.
Il resto nel video.