Rassegna 10/12/2024
Francesco Ravelli: Per una teoria del conflitto: la nuova edizione del Capitale di Marx
Per una teoria del conflitto: la nuova edizione del Capitale di Marx
di Francesco Ravelli
Tanto spesso, in questi ultimi anni, abbiamo affermato di essere di fronte a una nuova fase storica, nella quale le contraddizioni sistemiche sono in rapido sviluppo e in costante accrescimento: crisi del modo di produzione capitalistico, costante innalzamento della tensione bellica, genocidio del popolo palestinese, crisi ambientale, violenza sistemica (dallo sfruttamento di classe senza quartiere alla violenza di genere).
Davanti a questi processi, nei quali svolge un ruolo regressivo, un Occidente in crisi di egemonia cerca disperatamente di rilanciarsi a livello ideologico, rappresentando sé stesso come la civiltà più avanzata, un armonico «giardino» posto sotto assedio da parte della «giungla» (la barbarie, le autocrazie, i popoli passivi e arretrati).
In questo contesto, e proprio per la necessità di dare sostanza a un’ipotesi di fuoriuscita da questa crisi così grave e profonda e di combattere efficacemente le armi ideologiche dell’avversario, assumono una rinnovata centralità teorica e politica lo studio e l’elaborazione del marxismo, ossia di una visione del mondo ancora capace di spiegare i processi in atto e indicare una prospettiva alternativa di società.
Giunge dunque particolarmente opportuna la nuova edizione del testo fondativo, del pilastro fondamentale del marxismo, il primo libro de Il Capitale di Karl Marx, curata per Einaudi (nella prestigiosa collana I millenni) da Roberto Fineschi, che ha coordinato una squadra di traduttori composta da, oltre a sé stesso, anche da Stefano Breda, Gabriele Schimmenti e Giovanni Sgro’.
Questa edizione è frutto del lavoro aperto da decenni intorno ai testi marxiani nell’ambito del progetto della nuova edizione storico-critica delle opere di Marx e di Engels, la MEGA2 di cui Fineschi, studioso e compagno con cui abbiamo il piacere di collaborare da anni, è uno dei protagonisti.
Sulla fisionomia e sulle acquisizioni di questo lavoro filologico, che sta consentendo di portare alla luce nuovi testi e soprattutto di chiarire alcuni snodi fondamentali della riflessione di Marx, rimandiamo ai lavori di Roberto e intanto all’intervento di Francesco Ravelli, più sotto pubblicato, alla presentazione del Capitale tenuta il 21 novembre presso il circolo OST Barriera a Torino.
Marco Bertorello: Un Marx del ritorno al futuro
Un Marx del ritorno al futuro
di Marco Bertorello
Kohei Saito individua la battaglia ecologista e quella egualitaria come necessarie a rendere l’ambientalismo socialmente sostenibile, ma fatica a individuare nella decrescita una prospettiva credibile
La crisi climatica è tema indubbiamente complesso, ma come suggerisce John Maeda occorre trovare un equilibrio tra complessità e semplicità attraverso una graduale riduzione della prima pur senza avere l’obiettivo di liberarsene. Se semplificare rischia di condurre alla semplificazione, l’eccesso di complessità, al contrario, fa scivolare verso l’inconcludenza, il disorientamento e di conseguenza l’inazione. Da qui la necessità di trovare un equilibrio tra le due polarità.
Fatta questa un po’ pedante precisazione provo a misurarmi con il tema a partire dall’ultimo testo del filosofo marxista giapponese Kohei Saito [Il Capitale nell’antropocene, Einaudi, 2024]. Un testo di un autore che, come dice Salvatore Cannavò in un’intervista [Saito Kohei: quell’ecologista di Marx, in «Millennium», novembre 2024], ha «il dono della chiarezza» e forse anche per questo sta diventando un fenomeno editoriale mondiale a partire dalle 500 mila copie vendute proprio in Giappone. Un numero esorbitante, un fenomeno editoriale che non è detto possa tradursi in cambiamenti concreti. Questo successo tuttavia suggerisce come i contenuti del testo abbiano intercettato un sentire comune grazie a un modo parzialmente inedito di fare critica alla contemporaneità, nonostante si parli di Marx, anticapitalismo, comunismo coniugato alla decrescita. Temi che se presi uno a uno non sono certo nuovi e che vengono considerati spinosi e controversi, anche in campo democratico-progressista e persino alternativo. Ma nel loro esser messi in relazione in modo eclettico recuperano una forza epistemologica.
Perché la decrescita?
Il cambiamento climatico, come affermava Ulrich Beck già dieci anni fa [Come il cambiamento climatico potrebbe cambiare il mondo, Castelvecchi, 2024], attraverso la forse infelice formula del «catastrofismo emancipatorio», potenzialmente contiene una spinta per porre «fine alla fine della politica», dando vita a una svolta cosmopolita che di fronte alle sfide globali metta al centro nuove «preoccupazioni pubbliche transnazionali».
Giovanni Iozzoli: Quando la Terra diventò piatta
Quando la Terra diventò piatta
di Giovanni Iozzoli
Sembra passato un secolo, vero? I virologi onnipresenti a reti unificate. I grafici con l’andamento della mortalità. Le mascherine, gli elicotteri in spiaggia e i droni sui tetti dei palazzi. Il divieto di uscire di casa, ma l’obbligo sostanziale di andare a lavorare. Un tizio con aria solenne che si affaccia sulle reti tv e fa un elenco di cosa “è consentito”. Un paio d’anni di follia, ma anche di ardite sperimentazioni sociali e inedite tecniche di governance. In quella stagione Milano conobbe il più alto numero di manifestazioni consecutive, mai viste dopo il ’77. Quasi in tutta Italia si coagularono aggregati sociali (e social) nel cui caos poteva nuotare di tutto: nazisti e anarchici, fautori della Costituzione e complottisti estremi. Tutti uniti non da una visione comune – sui vaccini o sul mondo – ma da una diffidenza ostile e irredimibile verso “il potere” o una qualche sua rappresentazione immaginaria.
L’unica cosa che teneva davvero insieme quei mondi, era lo stigma – potentissimo e unanime – che veniva riversato su di essi dai media mainstream e dalle forze politiche. Come se una parte del paese fosse stata dichiarata fuori dal consesso civile. Non c’era programmino tv, dalla satira ai tg e perfino le trasmissioni sportive, in cui quelle persone non venissero impunemente insultate da giornalisti, esperti, soubrette e sottosegretari: terrapiattisti era l’epiteto più gentile. Chi di noi non aveva un parente o un collega o un vicino di casa “renitente” al vaccino o semplicemente ostile al green pass? Questa normale condizione critica venne trasformata in ostracismo civile. La massa informe e anonima dei renitenti non aveva diritto di replica. Solo con i “putiniani” si sarebbe riprodotto lo stesso scenario di conformismo di regime: chi non si fida, chi mostra dubbi, chi è riottoso – in quel caso rispetto alle politiche Nato – va bastonato e censurato. Perché la post-modernità (o quel che diavolo siamo) si fonda essenzialmente sulla fede, proprio come il Medioevo. Cambiano solo gli idoli e i profeti.
Che tutto quel travaglio sociale che spaccò le opinioni pubbliche occidentali, potesse semplicemente dissolversi senza lasciare tracce, era una pia illusione.
Sergio Cararo: Chi trae vantaggio dalla caduta di Damasco?
Chi trae vantaggio dalla caduta di Damasco?
di Sergio Cararo
Guardando alle conseguenze della caduta di Assad e della rapidissima conquista di Damasco da parte delle milizie jihadiste filo-turche (e non solo filo-turche), è evidente che a trarne vantaggio saranno soprattutto Israele, Turchia, Stati Uniti e le petromonarchie del Golfo.
Le organizzazioni curde continuano a oscillare tra alleanze spregiudicate nella speranza – o illusione – di guadagnare qualcosa di più di quello che stanno perdendo.
A perderne saranno sicuramente le organizzazioni palestinesi, Hezbollah, Iran, in pratica quello che insieme al movimento Ansarallah in Yemen si definisce “Asse della Resistenza”. Adesso i corridoi di rifornimento terrestri dall’Iran verso il Libano attraverso la Siria sono interrotti.
A vedere indebolita la sua presenza in Medio Oriente potrebbe essere anche la Russia, se non riuscirà a manovrare bene le sue relazioni con la Turchia. Gli jihadisti a Damasco hanno attaccato e saccheggiato l’ambasciata iraniana, mentre al momento le basi militari russe non sono state attaccate.
Il giornale statunitense Politico sottolinea come “la rapidità fulminea e la facilità dell’offensiva e lo scioglimento delle forze governative sollevano interrogativi, così come il fallimento degli alleati di Assad, Russia e Iran, nel fare molto per distruggere i ribelli e salvarlo.
Pino Cabras: Siria: la dissoluzione di uno Stato e l’ascesa del Caos
Siria: la dissoluzione di uno Stato e l’ascesa del Caos
di Pino Cabras
La dissoluzione della Siria di Assad è l’effetto finale di un progetto imperiale di lungo periodo che ha voluto a tutti i costi questo risultato per riorganizzare il Levante – un crogiolo di popoli, etnie, religioni – demolendo un baricentro sovrano.
Il sistema politico e statale della Siria, così come plasmato dagli Assad, sta attraversando con un’accelerazione vertiginosa la sua fase terminale di dissoluzione.
È l’effetto finale di un progetto imperiale di lungo periodo che ha voluto a tutti i costi questo risultato per riorganizzare il Levante – un crogiolo di popoli, etnie, religioni – demolendo un baricentro sovrano con un nucleo cesaristico particolarmente duro come la Repubblica Araba Siriana.
Ogni mezzo è stato usato negli ultimi 14 anni dall’Occidente, dalla Turchia e dalle petromonarchie arabe in accordo con Israele: una guerra per procura che ha fatto da palestra per i taglia gole jihadisti di mezzo mondo (inclusa la funesta orda dell’ISIS) e che ha devastato – con costi umani spaventosi e in modi irrimediabili – tutti gli equilibri sociali, etnici e demografici della Repubblica; sanzioni applicate in modo feroce per destrutturare le basi economiche con inevitabili effetti di logoramento di medio e lungo periodo; pezzi di territorio invasi dagli Stati Uniti e tuttora in mano loro per rubare quasi tutte le ingenti risorse petrolifere (ne avete mai sentito parlare dal coro dei presunti difensori degli invasi rispetto agli invasori?); altri pezzi di territorio invasi dalla Turchia e da Israele per crearsi arbitrarie fasce di sicurezza, usate come base avanzata di incursioni e attacchi; costanti e quotidiane azioni militari di Israele volte a degradare la tenuta del sistema militare dello stato siriano. Per i siriani non doveva valere la formula per cui quella nazione “ha il diritto di difendersi” per non andare in malora.
Angela Fais: Patriarcato o evaporazione del padre?
Patriarcato o evaporazione del padre?
di Angela Fais
Limiti e contraddizioni del femminismo contemporaneo “aclassista”. Una lettura critica sul nodo del “patriarcato” e sul dominio del sistema capitalisico.
Lo scorso 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Molti sono stati i cortei promossi dalle associazioni femministe al grido “disarmiamo il patriarcato” e violente sono state le polemiche nel mondo politico. Sotto accusa “l’ideologia tossica dell’italiano maschio ed etero”, come amano dire le femministe fucsia, e la “cultura patriarcale” cui è attribuita la responsabilità morale dei femminicidi.
Occorre premettere che qui non si vuol certo negare il maschilismo ancora presente nella nostra società ma – considerato che il pensiero femminista contemporaneo non è evidentemente in grado di contrastarlo essendo mancante di una analisi critica della società capitalistica che riduce uomo e donna a pedine indifferenziate di un sistema che, in nome della produttività e dei profitti cancella, anziché preservare, le differenze che innegabilmente scaturiscono dalla diversità di uomo e donna – quel che si vuole contestare è che parlare di patriarcato nel 2024 è anacronistico e oggettivamente scorretto. La società patriarcale, infatti, è tramontata 200 anni or sono, come dice anche il professor Cacciari.
comidad: Anche Landini vittima del finanziariamente corretto
Anche Landini vittima del finanziariamente corretto
di comidad
I rituali di intrattenimento della fintocrazia prevedono che un governo di destra tenga un atteggiamento sprezzante e insofferente verso i sindacati, in modo da indurli a mobilitarsi per difendersi il loro angolino di interlocuzione con l’establishment. Seguendo il copione i leader sindacali usano toni verbali accesi e coloriti (“rivolta sociale”) per sollecitare una partecipazione di massa alle manifestazioni; cosa che farà da sponda al governo di destra consentendogli di interpretare a pieno titolo la parte della vittima dell’odio e delle “violenze di piazza” (cioè i soliti tafferugli che si verificano tra polizia e confidenti della polizia). I leader della destra possono così eccitare i propri supporter, prospettando loro pornografici scenari di repressione sempre più draconiana. Crosetto e Salvini propongono infatti di punire i violenti con multe pesanti oltre che con la galera. Visto che il segretario CGIL, Maurizio Landini, viene additato come il mandante quantomeno morale delle violenze, si potrebbe arrestare e multare pure lui. Tra i porno-sogni della destra forse soltanto quello di deportare i migranti potrebbe eguagliare la libidine di umiliare i sindacalisti. Del resto il mantra della destra è che i sindacati hanno rovinato l’Italia, perciò sarebbe ora che l’Italia rovinasse i sindacati reclamando da loro un risarcimento in denaro.
Sarebbe però riduttivo supporre che la fintocrazia esaurisca i suoi rituali e le sue risorse filodrammatiche soltanto con il derby tra destra e sinistra e con lo scontro tra ultras delle rispettive tifoserie.
Pierluigi Fagan: Convulsioni di sistema
Convulsioni di sistema
di Pierluigi Fagan
Ambrogio, nome acquisito dal presidente coreano nel suo battesimo cristiano, è passato da “impongo la legge marziale” a “tolgo la legge marziale”, nel giro di poche ore. Uno spettacolo politico e geopolitico davvero sconcertante e per un Paese strategico per gli americani nel quadrante asiatico, 12a economia nel mondo, prossimo candidato al G7, con un recente accordo commerciale speciale con l’UE.
L’opposizione aveva già annusato qualcosa pochi mesi fa e del resto, via gerarchie militari, impossibile tenere ermeticamente chiusa l’intenzione preparatoria. The Guardian riferisce che “il parlamentare del partito democratico Kim Min-seok aveva avvertito negli ultimi mesi che Yoon si stava preparando a dichiarare la legge marziale”. Ancora nel vivo degli eventi ieri, dopo che il parlamento era riuscito comunque a riunirsi e votare la bocciatura del dettato presidenziale (come prevede la Costituzione coreana riguardo le dichiarazioni di stato d’emergenza), i militari ribadivano che loro prendevano ordini solo dal presidente e fino a che questo non revocava l’ordine, loro rimanevano lì a imporre la legge marziale.
Come tutti i militari di paesi subordinati militarmente agli USA, impossibile che ciò che sapevano gli alti vertici militari non fosse noto a Washington. Forse non era noto all’amministrazione Biden in smobilitazione operativa, molto dubbio sul fatto che il coreano pazzo non avesse avvertito l’amministrazione entrante anche se sarebbe da verificare in che termini.
Andrea Ventura: Trump, Musk e il lato oscuro del tecnocapitalismo
Trump, Musk e il lato oscuro del tecnocapitalismo
di Andrea Ventura
In attesa dello sbarco alla Casa Bianca del tycoon e del suo entourage, ecco quali disastri si profilano all’orizzonte. In campo economico, ambientale, nei diritti umani e, non ultima, c’è pure l’incognita dell’uso dell’intelligenza artificiale generale
Molti interrogativi sulla presidenza Trump saranno sciolti solo a posteriori. Troppe le variabili in gioco, troppo alta l’imprevedibilità del personaggio, troppo oscura la struttura di potere che lo sostiene e che condiziona la politica del Paese. Alcuni dati di fondo è comunque utile richiamarli.
In primo luogo, certamente, la vittoria di Trump costituisce un passaggio decisivo che vede l’ordine neoliberale evolversi nel peggiore dei modi. Possiamo individuare un passaggio essenziale per quest’evoluzione nella grande crisi degli anni 2008-2011, quando i veli sono caduti. Mentre le fasce sociali più disagiate pagavano i costi della crisi in termini di posti di lavoro e di politiche di austerità, fiumi di danaro a bassissimo costo sono stati indirizzati al salvataggio di un sistema finanziario fallito, generando, nella sostanza, il socialismo per i ricchi e l’ordine di mercato per i poveri. Gli squilibri nella distribuzione della ricchezza hanno assunto dimensioni ancor più spropositate.
In quegli anni la cosiddetta sinistra, dall’amministrazione Obama ai socialisti e socialdemocratici europei, ha mancato di sottrarsi all’abbraccio con il neoliberismo morente, facendosi invece paladina di quell’ordine.
Piero Pagliani: Lo snodo siriano e il suo dramma
Lo snodo siriano e il suo dramma
di Piero Pagliani
Il lungo governo laico e semi-socialista siriano è finito.
Al Assad è a Mosca. Con la famiglia ha ottenuto asilo per ragioni umanitarie.
Innanzitutto voglio ricordare che Bashar al-Assad era stato eletto in elezioni regolari 10 anni fa quando anche un sondaggio del Pentagono riconosceva che era sostenuto da quasi il 70% della popolazione siriana. Poi dopo la fine dei grandi combattimenti della Siria ci siamo un po’ dimenticati.
Cosa è successo?
Di tutto. Possiamo iniziare coi quadri dell’Esercito Arabo Siriano che hanno in molte occasioni ordinato alle loro forze di non combattere e ritirarsi. Tradimento? Corruzione? Incapacità? Si ricordi che nel 2013 i jihadisti erano a pochi chilometri da Damasco che fu salvata dall’intervento di Russia, Iran ed Hezbollah. Varie risposte sono possibili e possono coesistere.
Sono punti importanti per cercare di comprendere le scelte della Russia, che non poteva sostituirsi all’intero esercito siriano.
E poi, giusto per registrare ancora ciò che è evidente, oltre al disimpegno della Russia c’è stato quello dell’Iran.
Ma sull’evidenza occorre ragionare perché da sola non spiega nulla o può spiegare malamente.
Salvatore Bravo: La Siria e noi
La Siria e noi
di Salvatore Bravo
Abū Muḥammad al-Jawlānī, nome di battaglia di Aḥmad Ḥusayn al-Sharʿa, divenuto moderato sulla via di Damasco, l’ha conquistata senza combattere. La sua biografia e segnata dal terrorismo e dall’integralismo islamico.
L’esercito siriano si è arreso quasi senza combattere e Assad è fuggito in Russia. L’Occidente delle plutocrazie esultano per la sconfitta russa e, già accarezza, il sogno guerriero di un improbabile cambio delle sorti in Ucraina. La Siria è stata presa da un composito esercito costituito da 17 organizzazioni in gran parte non siriane. Tra di loro innumerevoli integralisti. Al-jolani ha rassicurato l’Occidente sui suoi rapporti con Israele, pertanto ancora una volta, nei fatti assistiamo a un colpo di stato dinamico e veloce. Il regime di Assad cade, e nel contempo, si descrive il regine assediato da lotte e conflitti internazionali come “regime sanguinario”. Si omette che Assad ha introdotto nella tormentatissima Siria una serie di riforme sociali ed economiche. La condizione femminile, mantra dell’Occidente, sotto il governo Assad è notevolmente migliorata. Non poche donne hanno potuto occupare posizioni ragguardevoli in economia e nell’amministrazione. Assad, fra tante contraddizione, ha permesso la tolleranza religiosa, egli stesso un alawita ha sposato una sunnita, dimostrando che la tolleranza è possibile, pur in un paese stretto tra ambizioni ottomane turche, basi russe e assedio israeliano-statunitense.
Pino Cabras: Ucraina: l’Occidente e la strategia verso il precipizio
Ucraina: l’Occidente e la strategia verso il precipizio
di Pino Cabras
Allora dobbiamo chiedercelo: perché l’Occidente collettivo ha scommesso così tanto – praticamente tutto – su un cavallo palesemente zoppo? Qualcuno risponda. Mainstream e gran parte dei governanti offrono sempre due risposte, per forza false
Le false narrazioni del conflitto
Nella guerra ucraina, finora combattuta con armi non nucleari, i rapporti di forza sul campo ci rivelavano fin dall’inizio un forte divario di mezzi e tecnologie in favore della Federazione Russa. Quella disparità non poteva che portare all’inevitabile sconfitta di Kiev, anche ipotizzando, come in effetti poi c’è stato, un enorme dispendio di mezzi economici e militari delle potenze occidentali per tenere in piedi il blocco ipernazionalista che aveva preso il potere nel 2014.
Per avere un ordine di idee, le spese di Washington e dei suoi vassalli (europei e non solo) in favore di Zelensky & C. sono largamente superiori alle spese militari dell’intera Federazione Russa (che sono dedicate solo in quota minoritaria all’operazione militare in Ucraina). Aggiungiamo che le decine di tornate di nuove sanzioni, presentate come un mezzo per strangolare Mosca, si sono scontrate con una realtà opposta in cui la Russia ha riassorbito il colpo (al netto di certi inevitabili squilibri finanziari) e ha un’economia in espansione, laddove l’Europa soffre un repentino processo di deindustrializzazione, particolarmente drammatico e sconcertante in Germania.
Allora dobbiamo chiedercelo: perché l’Occidente collettivo ha scommesso così tanto – praticamente tutto – su un cavallo palesemente zoppo? Qualcuno risponda.
La corrente principale dei media e gran parte dei governanti in proposito offre sempre due risposte. Per come abbiamo imparato a conoscere i loro comportamenti, sono per forza risposte false.
La guerra per procura: strategia e limiti
La prima risposta è che si vuole difendere a tutti i costi la “democrazia ucraina” contro “l’autocrazia che attacca un paese sovrano”.
Alessandro Bartoloni: Tachipirina e vigile attesa? Solo un consiglio
Tachipirina e vigile attesa? Solo un consiglio
di Alessandro Bartoloni
Prosegue il nostro dibattito sulla gestione sanitaria durante la pandemia da SARS-CoV-2, utile a riflettere sulla più generale situazione della sanità nel nostro paese. In questo terzo articolo, si evidenzia alla luce dei fatti l’inconsistenza e la contraddittorietà di alcune delle indicazioni terapeutiche “ufficiali”, molte delle quali si sono rivelate successivamente infondate.
L’occasione per tornare a parlare di un grande tormentone pandemico ce la fornisce proprio il presidente della FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) Filippo Anelli che, accompagnato dal segretario generale Roberto Monaco, ha dichiarato alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dal SARS-CoV-2 che, per quanto riguarda la gestione domiciliare dei pazienti, “la federazione non è mai intervenuta per limitare la libertà prescrittiva del medico. Anche perché, in quel periodo, il ministero più della Tachipirina poteva dire ben poco perché non c’erano linee guida, quindi non c’erano evidenze che potessero sostenere indicazioni di carattere diverso”. Per capire la portata orwelliana di tali affermazioni ripercorriamo quei tragici giorni.
Tutto comincia il 25 marzo 2020, quando il ministero della Salute emette la circolare n. 7865 nella quale si stabilisce che, “per individuare possibili opzioni terapeutiche efficaci nei confronti dell’infezione da COVID-19 è necessario condurre studi clinici in grado di dimostrare che i benefici superino i rischi. Per questa ragione, tenuto conto della straordinarietà della situazione, la Commissione tecnico scientifica dell’AIFA ha il compito di valutare tutti i possibili protocolli di studio con la massima rapidità (entro pochissimi giorni dal momento della sottomissione). La stessa tempestività è garantita per la successiva valutazione condotta dal Comitato Etico Unico a livello nazionale che ha sede presso l’INMI Lazzaro Spallanzani.
Collettivo Le Gauche: L’inchiesta operaia per analizzare Industria 4.0
L’inchiesta operaia per analizzare Industria 4.0
La lezione di Matteo Gaddi
di Collettivo Le Gauche
1. Fare il punto su Industria 4.0
Industria 4.0 è un termine che viene dalla Germania e nasce all’interno dei progetti sviluppati da questo paese per mantenere e rafforzare la competitività del suo sistema produttivo. Queste iniziative sono state adottate inizialmente nel novembre 2011 con il Piano di Azione della strategia High Tech 2020. Tuttavia è dal 2006 che la Germania prova a costruire e portare avanti una strategia sull’High Tech per difendere la competitività della sua industria. Il progetto si regge, dice Matteo Gaddi nel suo Sfruttamento 4.0. Nuove tecnologie e lavoro, su una strategia duale, ovvero, da una parte l’utilizzo delle nuove tecnologie nelle fabbriche tedesche per rafforzare l’efficienza della produzione domestica e dall’altra la produzione per la vendita e l’esportazione di queste nuove tecnologie. Il primo obiettivo è raggiungibile unicamente mettendo a rete le diverse fasi della stessa catena produttiva per mezzo dell’integrazione digitale. Questo spiega le strategie di ingegnerizzazione digitale dell’intera catena del valore, di sviluppo di catene e reti tra diverse aziende attraverso l’integrazione in maniera orizzontale e l’integrazione verticale di sistemi manifatturieri flessibili e riconfigurabili. Il secondo obiettivo riguarda il tentativo tedesco di diventare leader mondiale nella fornitura di soluzioni Industria 4.0 attraverso gli sforzi dei costruttori di macchinari e impiantistica che dovranno combinare le nuove tecnologie ICT con le tradizionali strategie nell’high tech. Le tecnologie ICT svelano nuove dettagli su cos’è Industria 4.0. Si tratta di un’organizzazione dei processi produttivi a partire da tecnologie e dispositivi che comunicano gli uni con gli altri tramite computer o modelli virtuali lungo tutta la catena del valore. Emerge, quindi, una fabbrica “intelligente” con sistemi guidati da computer capaci di monitorare i processi produttivi con cui creare riproduzioni virtuali del mondo reale e decentrare le decisioni sulla base di meccanismi di autoregolazione. Tutto ciò è pensabile perché nell’industria gli oggetti fisici sono sempre più integrati con le reti di informazione e comunicazione, dice Matteo Gaddi. Nelle fabbriche troviamo tre modalità di integrazione.
Pepe Escobar: La tragedia della Siria e la nuova Onni-Guerra
La tragedia della Siria e la nuova Onni-Guerra
di Pepe Escobar – Sputnik
Fino a poco tempo fa, una seria ipotesi di lavoro geopolitico era che l’Asia occidentale e l’Ucraina fossero due vettori del modus operandi standard dell’Egemone, che consiste nell’incitare e scatenare Guerre Eterne. Ora entrambe le guerre sono unite in una Onni-Guerra.
Una coalizione di neoconservatori straussiani negli Stati Uniti, di sionisti revisionisti di Tel Aviv e di neonazisti ucraini dalle sfumature grigie sta ora scommettendo su uno Scontro Finale – con diverse sfumature che vanno dall’espansione del Lebensraum alla provocazione dell’Apocalisse.
A ostacolarli sono essenzialmente due dei principali BRICS: Russia e Iran.
La Cina, autoprotetta dal suo nobile sogno collettivo di “comunità di un futuro condiviso per l’umanità”, osserva prudentemente in disparte, sapendo che alla fine del percorso la vera guerra “esistenziale” dell’Egemone sarà contro di lei.
Nel frattempo, Russia e Iran devono mobilitarsi per il Totalen Krieg. Perché è questo che il nemico sta lanciando.
Minare i BRICS e l’INSTC
La destabilizzazione totale della Siria, con il pesante contributo della CIA e dell’MI6, che ora procede in tempo reale, è un stratagemma attentamente studiato per minare i BRICS e non solo.
Francesco Cappello: Gli USA hanno vinto la guerra contro l’Europa
Gli USA hanno vinto la guerra contro l’Europa
di Francesco Cappello
La guerra ha moltiplicato i prezzi dell’energia, provocato deindustrializzazione, inflazione e perdita di posti di lavoro
Se lo scopo della guerra, nel cuore dell’Europa, era quello di alzare una barriera tra la Federazione Russa e l’Europa occidentale e tra quest’ultima e la Cina, si può affermare che gli Stati Uniti hanno vinto la loro guerra contro l’Europa (vedi il mio Le condizioni economiche della guerra da Biden a Trump). Le hanno imposto, tra l’altro, l’importazione dei loro sistemi d’arma e del loro gas di scisto liquefatto che gli permette di riequilibrare la loro bilancia commerciale e la loro posizione finanziaria netta nei confronti del resto del mondo.
I prezzi del gas in Europa superano attualmente i 100 €/MWh superando di cinque volte i prezzi del 2022. Il conflitto, come ciascuno sa iniziò nel febbraio del 2022. Chi ricorda l’invito di Draghi a scegliere la sua pace rinunciando all’aria condizionata?
Qualche sacrificio pur di poter infliggere le sanzioni energetiche alla Federazione Russa descritta come colpevole di aggressione militare nei confronti dell’Ucraina. Una narrazione propagandistica del tutto falsa.
Il sabotaggio USA/NATO del North Stream è stato l’evento più paradigmatico di questo processo di rinuncia coatta da parte dell’Europa al supporto energetico russo che aveva grandemente contribuito al suo sviluppo economico. Oggi secondo Gas Infrastructure Europe, i prelievi di gas dagli stoccaggi stanno subendo un’accelerazione in tutta l’Unione Europea.
Fabrizio Marchi: Siria: USA e Israele rilanciano i tagliagole dell’ISIS
Siria: USA e Israele rilanciano i tagliagole dell’ISIS
di Fabrizio Marchi
Pur di rovesciare il governo di Assad, alleato della Russia e sostenitore della causa palestinese e libanese, il cosiddetto “Occidente collettivo”, in primis USA, Israele e GB (più satelliti al seguito) non ha esitato a sostenere, riorganizzare, riarmare e finanziare la peggiore feccia jahadista dell’ISIS e di Al Nusra creata dall’Arabia Saudita wahabita, composta da mercenari tagliagole criminali e prezzolati che nulla hanno a che vedere con l’autentica cultura islamica. La stessa feccia che alcuni anni fa era stata respinta sul campo dall’esercito siriano e dalle milizie di Hezbollah con il supporto dell’aviazione russa.
Ricordiamocele queste cose ogniqualvolta ci torneranno a parlare di diritti civili, di femminismo, di “questioni di genere”, di “liberazione delle donne e delle persone lgbtq” e della missione civilizzatrice dell’Occidente nel mondo.
La Siria di Assad, erede della tradizione baathista, nonostante le fesserie raccontate da tutti i media, di destra o di “sinistra”, è, anzi, era, un paese laico dove convivevano pacificamente più di venti differenti confessioni religiose (non è una questioncella da nulla, in quello specifico contesto) e dove le donne (dal momento che si riempiono la bocca dalla mattina alla sera con la solita retorica politicamente corretta) erano pienamente inserite nella vita sociale e pubblica. Ora, con la feccia criminale integralista al potere, non credo proprio che rimarrà tale.