[SinistraInRete] Algamica: Una spinosissima questione teorica, politica e pratica

Rassegna 09/01/2025

Algamica: Una spinosissima questione teorica, politica e pratica

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Una spinosissima questione teorica, politica e pratica

di Algamica*

algamica Una spinosissima questione teorica vFinale html f0e084e8f0439686.jpgForse è opportuno prendere di petto una questione teorica, politica e pratica che ci trasciniamo da circa due secoli, fra quanti si sono richiamati, in un modo o nell’altro, agli ideali del socialismo e del comunismo. E lo facciamo partendo da un fatto: le drammatiche difficoltà della causa palestinese in questa fase di fronte al genocidio che sta subendo a opera dello Stato sionista di Israele che agisce in proprio e in nome e per conto dell’insieme degli interessi dell’Occidente. E ancora più nello specifico riprendendo uno scritto del 24 dicembre di un militante palestinese di Birzeit, Omar Abdaljawad1 circa la questione dell’agire politico tra fazioni del popolo palestinese.

Cerchiamo di essere ancora più chiari: nella storia del movimento socialista e comunista è tradizione consolidata il metodo della polemica e delle invettive non solo contro i «nemici di classe», ma anche nei confronti dei più prossimi compagni dello stesso percorso teorico politico. A riguardo c’è tutta una letteratura partendo dai grandi padri fino ai più umili e ultimi militanti, dove l’ardore per la polemica molto spesso prende il posto delle argomentazioni, sfuggendo, in questo modo, alla necessità di affrontare le cause in questione per rifugiarsi nella responsabilità di individui e o gruppi dirigenti di partiti, sindacati, e così via.

Dunque non una questione teorico-filosofica fra le volte dell’astrazione, ma cerchiamo di parlare dei fatti nella loro concretezza.

In questo periodo viene proiettato in tutte le sale cinematografiche un film su Enrico Berlinguer, un’operazione politica, per così dire di “alto” profilo, il cui sottofondo propagandistico vuole essere la tesi del “grande” leader di aver fatto una giravolta sulla questione della Nato dicendo di sentirsi più sicuro sotto l’ombrello a direzione Usa. Era il lontano 1976, circa 50 anni fa, ma si sa che quando il presente è poco luminoso ci si appella alle anime nell’al di là. Basta pensare che la figlia, la signora Bianca è passata alle reti della Fininvest dell’odiata famiglia Berlusconi.

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Sandro Moiso: Il nuovo disordine mondiale / 27

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Il nuovo disordine mondiale / 27

Crisi europea, guerra, riformismo nazionalista e critica radicale dell’utopia capitale

di Sandro Moiso

crisi europa 1.jpg“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data” (Etienne De La Boétie. Discorso sulla servitù volontaria, 1548-1552)

E’ davvero straordinario come l’attenzione alle trasformazioni reali del mondo e dei rapporti economici e sociali che le sottendono finisca col nascondere troppo spesso il fatto che anche il capitalismo non è altro che il frutto di un’utopia. Dimenticando così che, come tutte le utopie, anche quella attualmente ancora predominante può essere negata e rovesciata nel suo contrario.

Un’utopia che, per quanto “concreta” e già interagente nella Storia, ha, come qualsiasi altra, la necessità di delineare dei piani e delle prospettive di perfezionamento e realizzazione del proprio sogno di un mondo ideale. In cui, però, la perfezione corrisponde alla massimizzazione dei profitti e dello sfruttamento della forza lavoro a favore dell’appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta da parte di pochi.

Per questo motivo, per giungere alla critica radicale di quella che Giorgio Cesarano1 definiva l’”Utopia capitale”, è sempre utile leggere e interpretare le voci dei suoi difensori, motivo per cui può rendersi necessaria la lettura di un articolo di Matthew Karnitschnig, Europe’s Economic Apocalypse, pubblicato su «Politico» a fine dicembre.

Karnitschnig è un giornalista che ha lavorato come redattore per Bloomberg, Reuters e Business Week, per poi trasferirsi al «Wall Street Journal» e diventare in seguito capo dell’ufficio tedesco dello stesso quotidiano finanziario, con sede a Berlino. Con il lancio della filiale europea del portale statunitense «Politico» con il gruppo Axel Springer nel 2015, è diventato capo dell’ufficio tedesco di Politico.eu. Per precisione è qui giusto ricordare che «Politico» è un quotidiano statunitense fondato negli Stati Uniti nel 2007, diventato in breve tempo uno dei media più importanti della politica di Washington e successivamente acquisito nel 2021 dalla Axel Springer Verlag.

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Davide Carrozza: Il Paradosso della Inclusione Linguistica

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Il Paradosso della Inclusione Linguistica

di Davide Carrozza

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00.30.09.jpegÈ difficile parlare di un tema così divisivo e spiegare il perché del mio rifiuto di ə asterischi e compagnia cantante, senza per questo avere il timore di essere tacciato di poca inclusione e/o di intolleranza. Dopo le serie sul “caso del caso Moro” e delle avventure nella Gallipoli degli anni ’90, saltando volutamente di palo in frasca sento ormai il bisogno di affrontare il tema, nonostante sia trito e ritrito e più volte rigirato in mille salse. Spero comunque di contribuire alla discussione in maniera proficua.

 

L’inclusione

È già il concetto stesso di inclusione che mi mette in difficoltà perché presuppone qualcuno che include e qualcuno che viene incluso, qualcuno che da normale allarga le braccia e qualcuno che divergente dalla normalità si lascia abbracciare e viene accettato nel meraviglioso mondo della massa, che orrore. L’inclusione ha per me lo stesso senso del cielo blu e del sole che sorge ogni mattina, qualcosa di naturale che avviene a prescindere, badate bene che avviene non che dovrebbe avvenire. Ora penserete…esistono molti atteggiamenti in molti ambienti poco inclusivi e discriminatori, ne è piena zeppa la storia dell’umanità e oggi si continua a discriminare ANCHE su base gender, sicuramente è così. Più che altro però tali atteggiamenti (che tuttavia anche io mio malgrado ho testimoniato) più che poco inclusivi sarebbe più appropriato definirli autoescludenti. Vale a dire, in qualsiasi realtà scolastica, lavorativa, sociale che si ponga in un’ottica di ovvia inclusione reciproca in cui tutti includono tutti indistintamente perché tutti appartenenti al genere umano, chi discrimina si autoesclude. Possiamo e sicuramente dobbiamo puntare il dito, se necessario denunciare e sanzionare tali atteggiamenti ma è bene tenere a mente che ciò contribuirà per una percentuale irrisoria a ché tale atteggiamento non si ripeta. Sono convinto che ogni tipo di discriminazione provenga fondamentalmente da una condizione della mente (e quindi dell’anima) di poca o mancata evoluzione.

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Patrizia Cecconi: Grazie Cecilia Sala

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Grazie Cecilia Sala

di Patrizia Cecconi

Verso la fine del 1800 il filosofo e sociologo tedesco W.M. Wundt parlò di eterogenesi dei fini come effetto di azioni umane che divergono dai fini originari producendo risultati diversi da quelli prefissati, creando di conseguenza nuove motivazioni e divenendo quindi mezzi per il raggiungimento di altri fini. Con un pizzico di italica fierezza ricordo che molto prima di Wundt anche i nostri Machiavelli e Vico avevano affrontato lo stesso argomento e come loro altri filosofi, politici, storici. Ma senza volare troppo in alto fermiamoci a quanto avvenuto in questi giorni, cioè l’arresto – per servile obbedienza agli USA – dell’ingegner Mohammad Abedini reo di nulla in Italia, e il successivo arresto a Teheran di Cecilia Sala, la giornalista che, suo malgrado, e proprio per la citata eterogenesi dei fini vogliamo ringraziare e ne spiegheremo il perché nelle prossime righe.

A chi ha scritto “se l’è andata a cercare” ricordiamo che affermazioni del genere sono degne di giornali come Libero o Il Foglio (per il quale la stessa Sala scrive) o il Giornale, i quali sono soliti esternare ignobili giudizi alternandoli a fragorosi silenzi di fronte a giornalisti imprigionati per il loro servizio di diffusione di scomode verità (pensiamo ad Assange) o catturati mentre svolgevano il loro lavoro di reporter non embedded (come Giuliana Sgrena o Enzo Baldoni) o semplicemente assassinati intenzionalmente come usa fare lo Stato illegale di Israele che solo nell’ultimo anno ne ha uccisi più di 200 di reporter soltanto a Gaza.

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Stefano Zecchinelli: L’iraniano Abedini ha rischiato la vita nel carcere di Rossano Calabro, la Guantanamo italiana

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L’iraniano Abedini ha rischiato la vita nel carcere di Rossano Calabro, la Guantanamo italiana

di Stefano Zecchinelli

Il sistema penitenziario italiano, con i terroristi qaedisti, gli stragisti neri e la ‘ndrangheta serviti e riveriti, è uno strumento nelle mani della CIA?

L’Italia è una nazione cobelligerante, suddita degli USA, nella guerra multidimensionale contro la Federazione Russa e la Repubblica Islamica dell’Iran. L’arresto di Cecilia Sala, al di là della violazione delle leggi islamiche (a Teheran, le giovani appartenenti alla borghesia metropolitana indossano raramente l’hijab), è una risposta di Teheran all’arresto illegittimo di Abedini, “trattato come una bestia” nella Guantanamo italiana, il carcere di Rossano Calabro.

C’è una questione di legittimità internazionale da chiarire: i Guardiani della Rivoluzione vengono considerati una “organizzazione terroristica” dagli Stati Uniti, ma non dall’Italia. In realtà, i Pasdaran sono una milizia d’élite dell’esercito iraniano che rispondono direttamente al Grande Ayatollah Khamenei; il loro obiettivo è quello di difendere gli sciiti dal terrorismo wahabita-sunnita. Come diversi analisti sanno, Al Qaeda e Daesh sono un “esercito segreto” della CIA contro lo sciismo ed i governi pluralisti d’orientamento baathista (Iraq prima e la Siria di recente). Roma, violando la legge italiana (prima di tutto la Costituzione repubblicana), ha arrestato Abedini chiedendogli di provare la propria innocenza, l’onere probatorio invertito, una mostruosità giuridica tutta statunitense.

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G.P.: La nostra dittatura

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La nostra dittatura

di G.P.

L’Occidente ha bisogno di un riorientamento gestaltico, come direbbero certi filosofi, più precisamente di guardarsi diversamente da come fa adesso perché si percepisce ciò che non è. A causa dei suoi intellettuali allevati in batterie di pensiero sempre più scadenti e di una casta dell’informazione supina ai poteri dominanti, non siamo più in grado di capire chi siamo. Abbiamo superato quei limiti che consentono un minimo di equilibrio tra come ce la raccontiamo e come è nella realtà. Partiamo da un presupposto necessario. Non siamo migliori degli altri ma possiamo essere sicuramente molto peggio. E nei fatti lo siamo quando non tolleriamo in chi ci sta di fronte proprio quei leggeri difetti che sono la nostra cifra, attuale e passata. Ci narriamo storie come vogliamo ma non consentiamo che la controparte faccia altrettanto, peraltro con molta meno enfasi. Così siamo diventati incapaci di cogliere quella ineliminabile contraddizione che è il motore della storia. Accusiamo chiunque non sia nella nostra orbita di fare propaganda fingendo di non comprendere che questo è il nostro modo specifico di fare propaganda. Così la verità è diventata la nostra fonte di manipolazione. Addebitiamo a chi ci combatte, spesso con tante ragioni, di portare il terrore in giro per il mondo ma questo è il nostro modo di terrorizzare tutti. Incolpiamo gli altri paesi di non rispettare i diritti umani ma questa è la nostra maniera di violarli tutti esportandoli a suon di bombe.

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Palestine Chronicle: Israele subisce perdite senza precedenti nella guerra in corso contro Gaza e Libano

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Israele subisce perdite senza precedenti nella guerra in corso contro Gaza e Libano

di Palestine Chronicle*

Mentre la guerra contro Gaza e il Libano si protrae verso il 15° mese, Israele affronta una crisi non solo sul fronte di guerra, ma anche all’interno dei suoi confini, hanno scritto Muhammad Dawood Al-Ali e Muhammad Watad sul sito web arabo Al-Jazeera.

Nel loro rapporto, gli autori hanno citato i dati dell’Autorità Israeliana per gli Alloggi e l’Immigrazione, secondo cui 600.000 israeliani hanno lasciato il paese dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, segnando la più grande ondata di emigrazione dalla fondazione di Israele nel 1948.

Le ragioni di questa partenza di massa, sostengono, sono molteplici. Il conflitto militare in corso, l’instabilità economica e le crescenti preoccupazioni per la sicurezza hanno spinto molti, in particolare i professionisti e gli accademici, a trasferirsi all’estero.

Paesi come il Canada e diversi paesi dell’Europa dell’Est sono diventati destinazioni preferite, con il Canada che ha registrato un aumento del 500% dei visti di lavoro temporanei concessi agli israeliani rispetto all’anno precedente.

I ricercatori e gli scienziati, in particolare, sono stati tra i gruppi più numerosi che hanno cercato rifugio all’estero, poiché molti ritengono che l’instabile situazione di sicurezza e l’incertezza economica di Israele rendano impossibile realizzare le loro ambizioni professionali.

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Redazione Contropiano – Yoel Elizur: I killer psicotici di Israele, senza veli

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I killer psicotici di Israele, senza veli

di Redazione Contropiano – Yoel Elizur*

killer israele psicotici.jpegQuesto articolo che vi proponiamo è apparso sul quotidiano Haaretz. Non è scritto da un giornalista, ma da uno psicologo.

Vi potrete trovare diversi piani di lettura, spesso non condivisibili. Un non israeliano, in effetti, non può provare nessuna empatia, neanche minima, con i soldati intervistati a scopo terapeutico o analitico. Neanche con quelli che lo psicologo Yoel Elizur classifica come “incorruttibili”, che si sono in qualche misura opposti ai commilitoni più brutali.

E’ chiaro infatti che tutta la ricerca è stata costruita all’interno dell’universo identitario israeliano, e che dunque distanze e vicinanze, estraneità totale o “comprensione”, ribrezzo o compassione dipendono dal sentirsi parte di un’umanità senza altre specificazioni oppure di un “popolo e una fede” intrisi di suprematismo (foss’anche solo culturale).

Le due frasi “illuminanti” sull’atteggiamento e le pratiche dei soldati a Gaza (e in Libano) sono state pronunciate non per caso da due elementi agli estremi opposti nel ventaglio dei “casi”.

a) “È come una droga… ti senti come se fossi tu la legge, sei tu a dettare le regole. Come se dal momento in cui lasci il luogo chiamato Israele ed entri nella Striscia di Gaza, tu fossi Dio”. Non si potrebbe essere più chiari. Una volta usciti dall’universo dei rapporti tra simili, dalle regole e dai valori condivisi con i correligionari, non esiste alcun limite verso “gli infedeli”. Si può fare qualsiasi cosa ai palestinesi, come ragazzini che giocano con le formiche o le lucertole.

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Enrico Vigna: Yemen: scoperta una massiccia rete di spionaggio della CIA e del Mossad interna alle ONG pro Occidente

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Yemen: scoperta una massiccia rete di spionaggio della CIA e del Mossad interna alle ONG pro Occidente

di Enrico Vigna

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

vinga 17 12 24.jpgMentre lo Yemen evoca quotidianamente immagini di conflitti con Israele e la coalizione guidata dai sauditi, è emersa una nuova dimensione per questo paese e il suo popolo: la guerra segreta delle spie al suo interno. MintPress ha esaminato i documenti sulla più grande cellula di spionaggio della CIA mai scoperta nello Yemen, rivelando una grande operazione di sicurezza, che ha intercettato i suoi membri e ha esposto le attività di spionaggio statunitense, ampliando notevolmente la nostra comprensione del complesso campo di battaglia in Yemen.

* * * *

A giugno, MintPress aveva rivelato come il governo guidato da Ansar Allah di Sanaa avesse smantellato una cellula di spionaggio, la Forza 400, prevedibilmente operativa per Stati Uniti e Israele, descrivendo in dettaglio i membri della cellula e le loro attività. Washington ha risposto chiedendo il rilascio degli arrestati che sosteneva fossero dipendenti delle Nazioni Unite, di organismi diplomatici e ONG, etichettandoli come ostaggi detenuti dagli Houthi, un termine dispregiativo spesso usato dai funzionari occidentali per descrivere il movimento politico e militare noto come Ansar Allah.

Il corrispondente di MintPress News, Ahmed AbdulKareem ha ottenuto un accesso senza precedenti ai documenti relativi alla vicenda delle presunte spie. Inoltre, una notevole quantità di documenti top-secret è stata fornita a MintPress, che confermavano le dichiarazioni rilasciate dai detenuti durante gli interrogatori. Sono state anche fornite ed esaminate anche ore di riprese che mostrano gli interrogatori condotti dal personale di sicurezza yemenita di Ansar Allah, che hanno confermato i dettagli delle accuse contro i detenuti.

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Leo Essen: Adorno: lettera agli Anti-Capitalisti

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Adorno: lettera agli Anti-Capitalisti

di Leo Essen

adorno 1220x600.jpgLe scienze naturali non sono altro che edifici di concetti falsi. Offrono concetti elaborati per ragioni pratiche. Dove la pratica è ridotta alle questioni del mangiare, bere, vestire e abitare, dimenticando che l’uomo non vive di solo pane.

Il loro carattere empirico o pratico è evidente in quelle scienze che si occupano direttamente di classificazione, quali la zoologia, la botanica, la mineralogia, la chimica in quanto enumera specie chimiche, e, sotto questo medesimo aspetto, la fisica. L’universale di ciascuna di queste scienze, dice Croce (Logica), è arbitrario. È posto a discrezione di chi lo impone. Non c’è una distinzione rigorosa tra animale (l’universale della zoologia) e vegetale (l’universale della botanica) – e nemmeno, dice, tra il vivente e il non vivente, tra l’organico e il materiale. Perfino la cellula – il sommo concetto della scienza biologica – si differenzia dai fatti chimici per aspetti meramente esteriori, per caratteri empirici.

Non solo queste scienze, dice Croce, sono in balia delle infinite e individuali forme del reale, come è il caso della zoologia, che dei 15 milioni di specie (stimate) si limita a studiarne solo 400 mila; esse devono cedere anche al fatto che le specie (molte o poche che siano) fluiscono l’una nell’altra, per l’innegabile esistenza di forme intermedie graduali, anzi continue, che rendono evidente l’arbitrarietà del taglio netto che si compie quando si distacca il lupo dal cane o la pantera dal leopardo.

Alla catalogazione, momento propedeutico, può esser perdonato un certo arbitrio – bisogna pur esser pratici, se si vuol mangiare, dice Croce. Quando invece si passa alle leggi scientifiche vere e proprie la musica dovrebbe cambiare, e l’arbitrio lasciare il posto alla necessità e alla verità. Ma così non è, dice Croce. Perché la legge scientifica è la stessa cosa della catalogazione e della descrizione empiriche. In filosofia, dice, la legge è concetto puro, nelle scienze è concetto empirico: la legge del lupo è il concetto empirico di lupo.

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Giuseppe Masala: 2025: Europa e USA all’anno zero

lantidiplomatico 

2025: Europa e USA all’anno zero

di Giuseppe Masala

Svariate volte sulle pagine dell’AntiDiplomatico abbiamo scritto che la grandezza economica fondamentale per riuscire a comprendere appieno il conflitto che stiamo vivendo è la posizione finanziaria netta (Net International Investment Position, in inglese) che sta a indicare la posizione debitoria o creditoria di una nazione rispetto al resto del mondo. Innanzitutto è necessaria una precisazione fondamentale: questa grandezza la si trova osservando quelli che si chiamano “conti nazionali” ovvero quegli specifici conti che aggregano i tre fondamentali comparti di un “sistema-paese”, vale a dire famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni. In questa lettura dei fenomeni economici il comparto delle famiglie rappresenta l’entità detentrice del risparmio mentre l’aggregato delle imprese detiene il debito privato necessario per i propri investimenti; infine il comparto delle pubbliche amministrazioni è quello che detiene il debito pubblico, necessario per porre in essere gli investimenti pubblici. Inutile sottolineare che a mettere in correlazione la domanda di risparmio delle pubbliche amministrazioni e delle imprese con l’offerta di risparmio delle famiglie sono gli Istituti di credito e più in generale i mercati finanziari.

Detto tutto questo, possiamo aggiungere che quando il risparmio delle famiglie copre completamente il fabbisogno di finanziamenti di imprese e pubbliche amministrazioni il sistema-paese in questione è da considerarsi in perfetto equilibrio finanziario e in tal caso si dice che la posizione finanziaria netta è in pareggio.

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Redazione: Gli USA ordinano l’arresto di un accademico anti-sionista svizzero: Berna chiude gli occhi e i giornalisti non indagano

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Gli USA ordinano l’arresto di un accademico anti-sionista svizzero: Berna chiude gli occhi e i giornalisti non indagano

di Redazione

A Malpensa, su ordine del governo statunitense, è stato fermato nei giorni scorsi il cittadino svizzero di origine iraniana, Mohammad Abedini Najafabadi, con l’accusa di traffico d’armi. Egli avrebbe presuntamente fornito al governo dell’Iran informazioni sui sistemi di navigazione di droni tramite una sua società con sede presso il campus del Politecnico federale di Losanna (EPFL). L’accusa è, per dirla con le parole del giornalista Paolo Di Mizio, “farlocca senza alcuna base giuridica”. Questo perché, se davvero l’ingegnere lavora per lo Stato iraniano e se quest’ultimo vende armi a un paese terzo, ciò potrà essere eticamente discutibile ma certamente non costituisce il reato di “traffico d’armi”: è semplicemente un libero commercio garantito dalle leggi e dalla stessa World Trade Organisation (WTO). Infatti non ci risulta che i rappresentanti dell’industria degli armamenti americani in Svizzera ed Europa vengano arrestati con questa accusa…

 

Le sanzioni contro l’Iran sono invenzioni della Casa Bianca!

Certo, vi sono delle sanzioni contro l’Iran per impedire che questo paese sviluppi la propria difesa militare. Ma si tratta di sanzioni politiche imposte da un governo nemico di Teheran, appunto quello USA.

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Fabrizio Russo: La barca neo-liberista fa acqua da tutte le parti ma sul Titanic si continua a suonare

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La barca neo-liberista fa acqua da tutte le parti ma sul Titanic si continua a suonare

di Fabrizio Russo

Si può condividere o meno l’analisi classica dell’economia ma non si può negare che, sia Karl Marx sia Henry Ford, abbiano entrambi compreso quale sia il pilastro fondamentale di un’economia industriale: la forza lavoro deve guadagnare abbastanza per acquistare la produzione dell’economia.

Se la forza lavoro non guadagna abbastanza per avere reddito disponibile in eccesso – oltre alla sussistenza – da spendere nell’acquisto dell’enorme produzione di un’economia industriale, allora i produttori non possono vendere i loro beni/servizi con profitto, se non ai “pochi in cima” a cui forniscono prevalentemente beni di lusso, e questa non è un’economia industriale, è un’economia feudale di portata molto limitata e che nel tempo rivela la sua inconsistenza (il feudalesimo è scomparso molto tempo fa proprio per la sua insostenibilità).

Marx riconobbe – in negativo – che il capitalismo è un sistema autoliquidante, poiché il capitale ha il potere di ridurre i salari anche quando la produzione di un’economia industriale aumenta costantemente grazie all’automazione, alla tecnologia, etc. etc..

Henry Ford capì – in positivo – che se la sua forza lavoro non poteva permettersi di acquistare le auto che uscivano dalla catena di montaggio, allora la sua ambizione di vendere un’auto a ogni famiglia sarebbe rimasta una chimera irraggiungibile.

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