Vincenzo Brandi – 09/01/2025
LA SIRIA MARTIRE “LIBERATA” DAI TERRORISTI
I militanti delle formazioni jihadiste e terroriste che hanno conquistato Damasco e ampie zone della Siria sono ora considerate dei “liberatori” dai governi e dalla stampa occidentale dopo essere stati considerati ufficialmente per anni solo dei feroci tagliagole guidati da un personaggio, ex membro dell’ISIS e di Al Qaida, sulla cui testa pendeva una taglia di milioni di dollari. Persino settori dei movimenti di contestazione di matrice religiosa nei paesi arabi, e persino alcuni settori di origine religiosa della Resistenza Palestinese si sono affrettati a congratularsi con i vincitori, commettendo un tragico errore. In realtà la vittoria dei terroristi (oggi rapidamente ripulitisi mettendosi in giacca e cravatta) è l’ennesimo atto del martirio che la Siria, paese dove diverse etnie e religioni hanno sempre convissuto pacificamente per secoli. La vittoria dei tagliagole in realtà è l’ultimo atto del massacro che la Siria sta subendo da 13 anni.
Alla fine dell’anno scorso la Siria – dopo una feroce guerra interna alimentata da bande armate di terroristi finanziate dall’esterno, che ha distrutto il paese, e dopo aver subito feroci sanzioni da parte degli USA e dai paesi della NATO, e il furto delle sue risorse petrolifere – si trovava in una situazione disperata, al di là dei meriti o dei demeriti del governo di Assad. La povertà attanagliava il paese sottoposto tuttora alle sanzioni occidentali che le impedivano di approvvigionarsi anche dei generi di prima necessità. L’elettricità scarseggiava. I prezzi dei generi di prima necessità erano aumentati di 10/20 volte. I soldati dell’esercito non erano pagati e i continui bombardamenti israeliani devastavano settori strategici del paese. Vi erano milioni di sfollati. La Siria avrebbe potuto approvvigionarsi di valuta per acquistare i beni essenziali grazie alla vendita del suo petrolio, ma tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno (che oltre tutto sono anche quelle più ricche di grano), sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’YPG (i Curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli USA che ne incassavano i profitti.
Vaste zone di confine con la Turchia sono sotto il controllo diretto dell’esercito turco, mentre la zona di Al Tanf al confine della Giordania è direttamente occupata da truppe statunitensi e da bande terroriste loro alleate. Bande terroriste occupavano parte della provincia nord-occidentale di Idlib, confinante con la stessa Turchia. Proprio da Idlib e da Al Tanf sono partiti gli attacchi improvvisi delle bande terroriste di Hayat el Tahir e del sedicente Esercito Nazionale Siriano manovrato dalla Turchia, cui il debilitato e demoralizzato esercito del governo di Damasco non è riuscito a far fronte. Il fatto più significativo di questa vicenda è che queste bande si sono dimostrate perfettamente addestrate, ben organizzate e pesantemente armate con armi moderne, compresi i droni. Tutto questo indica chiaramente una mano esterna che ha dato anche l’ordine dell’attacco.
Il punto da cui partire è quindi quello di capire chi ha addestrato, armato e manovrato le bande. Certamente la Turchia, che controllava la zona, non poteva non essere a conoscenza di quanto si stava preparando ed è uno degli artefici principali dell’attacco. La Turchia è interessata ad estendere la sua influenza su parte della Siria, ma soprattutto a regolare i conti con le milizie curde della Siria (legate al PKK attivo in Turchia) che vede come una minaccia alla propria sicurezza
Certamente – però – una spinta fondamentale in tutta questa criminale e vasta operazione è venuta dai servizi segreti occidentali degli USA e della NATO, che avevano giurato di destabilizzare la Siria per mettere in difficoltà la Russia, già impegnata in Ucraina, e anche l’Iran e l’asse della Resistenza anti-israeliano, facendo ripiombare la Siria nel caos da cui sembrava potesse uscire. Mercenari di vari paesi, Uiguri anticinesi del Sinkiang, istruttori ucraini, Turcomanni, Ceceni antirussi già attivi in Ucraina, persino Albanesi, hanno partecipato all’impresa.
Ora la Siria è completamente balcanizzata e smembrata. Anche gli Israeliani si sono impossessati di vaste zone del Sud senza che i nuovi padroni reagissero, anzi i nuovi governanti di Damasco hanno dichiarato di volere buoni rapporti con Israele e con i loro protettori occidentali.
Tutta la vicenda siriana si iscrive in quel grande piano atto a ridisegnare l’intero Medio Oriente ed il Nord-Africa messo a punto dai neocon neo-liberali statunitensi e denunciato persino dal generale Wesley Clarck – già comandante delle truppe NATO nella guerra con la Jugoslavia – in una nota intervista di qualche anno fa. L’invasione del Sud di Libano e Siria da parte di Israele, il genocidio a Gaza e la repressione con la colonizzazione della Cisgiordania sono funzionali a questo piano. Siria, Iraq, Libia, Sudan, Somalia, Libano, Afghanistan, Yemen ne hanno già subito le conseguenze sfasciandosi o in preda a crisi gravissime; ma c’è da confidare sul fatto che le forze della Resistenza riescano a trovare le giuste contromisure per evitare il “caos creativo” ideato da arroganti strateghi folli del mondo “libero”.
Roma, 9 gennaio 2025, Vincenzo Brandi
La Matematica coincide con la Realtà? La Matematica può sostituire la Fisica?
(l’articolo è liberamente tratto dal libro “Conoscenza, scienza e filosofia” di V. Brandi, 2020)
Nell’articolo dedicato alla figura leggendaria di Pitagora avevamo sottolineato come la matematica (intesa nel suo doppio aspetto di aritmetica e geometria) sia un potente strumento di descrizione della realtà. Nel seguito vogliamo però dimostrare che la matematica pura non può sostituirsi alle indagini ed ai risultati della Scienza sperimentale, come pensano molti platonici idealisti.
Nell’articolo citato avevamo anche sottolineato che già nella Scuola Pitagorica erano presenti elementi idealisti. Si credeva che il numero fosse la vera sostanza della realtà, e non un’intuizione o una costruzione della nostra mente. Questo atteggiamento si ritrova anche in Platone, per cui le figure geometriche regolari sono modelli perfetti (o “idee”) ed hanno esistenza propria. Ma anche molti matematici “platonici” moderni ritengono che numeri, figure e teoremi matematici esistano di per sé e siano solo da scoprire. Di questa idea era anche il famoso logico Gödel, considerato il più grande logico dopo Aristotele.
I matematici “intuizionisti”, come l’olandese Brouwer, per cui i numeri sono intuizioni razionali della nostra mente, e non hanno vita propria, non erano d’accordo. Di questo stesso parere era anche il grande matematico francese Poincaré, che era in parte intuizionista ed in parte “convenzionalista”, cioè sostenitore del carattere assiomatico (cioè basato su assiomi, affermazioni convenzionali non dimostrate) della matematica. Poincaré sosteneva che l’aritmetica non è un sistema puramente logico-deduttivo o convenzionale, ma che è anche intuitivo ed è basato sul cosiddetto “assioma di induzione completa” che è una capacità del nostro pensiero non deduttiva secondo cui una proprietà, se può passare da un numero naturale al successivo, e se vale per il numero “1” (o “0”), vale per tutti i numeri. Metteva anche in luce il carattere operativo della matematica, sostenendo che la fisica è legata all’esperienza e che tutte le leggi derivano da fatti osservati, e che la matematica è solo il linguaggio più adatto per esprimere queste leggi.
La maggior parte dei matematici “storici” di ogni epoca – a partire come abbiamo visto da Talete – era dello stesso parere ed ha sempre sviluppato la matematica per risolvere problemi e favorire lo sviluppo di scienze esatte nello spirito espresso da Poincaré. Così nel ‘500 Tartaglia inventò i numeri “immaginari” per risolvere le equazioni di terzo grado. Cavalieri, Fermat, Willis abbozzarono i primi elementi di calcolo integrale e differenziale già abbozzati anche da Archimede nell’antichità. Questi studi furono poi sviluppati da Newton (contemporaneamente ed in concorrenza con Leibniz) per ragioni pratiche, cioè per poter interpretare le leggi della meccanica, come nella celebre equazione fondamentale della dinamica: F = m x a. Cartesio sviluppò la geometria analitica, indispensabile per tutte le scienze esatte e sociali. Nel ‘700 ed ‘800 vari membri della famiglia Bernoulli, Eulero, Lagrange, Laplace, C. Fourier studiarono metodi ingegnosi per impostare e risolvere equazioni differenziali, ed altri metodi applicabili a principi di fisica e fenomeni (come il “metodo delle variazioni” che si applica al “principio di minima azione”, e le equazioni del moto dei fluidi, della trasmissione del suono e del calore). Pascal nel ‘600, e poi i Bernoulli, Laplace ed il suo allievo Poisson misero a punto anche elementi di matematica probabilistica applicabile alle scienze esatte.
I matematici che sviluppano le geometrie non euclidee nell’800, come Gauss, Lobačevskij, Bolyai, Riemann, Felix Klein, dichiararono orgogliosamente, in particolare il russo Lobačevskij, che questa geometria va sviluppata perché è più aderente alla realtà rispetto a quella euclidea. Tra i matematici innovativi dell’epoca possiamo ricordare anche gli italiani Levi-Civita, Volterra, il norvegese Sophus Lie, il tedesco Kronecker. Poincaré – anch’egli studioso di geometrie non euclidee e di matematica utile a risolvere problemi fisici ed astronomici – fece notare argutamente che, pur se alla base della geometria vi era una grande libertà creativa, certi sistemi – come quello euclideo – si erano affermati nei secoli perché i loro postulati ed assiomi iniziali (apparentemente del tutto arbitrari) erano stati scelti in realtà con oculatezza in modo da non discostarsi troppo dalla realtà empirica e dagli usi pratici. All’inizio del ‘900 Minkowski ideò lo spazio-tempo quadridimensionale per illustrare matematicamente la Teoria della Relatività Ristretta di Einstein.
Verso la metà del ‘900 si fa invece strada tra molti fisici un atteggiamento opposto a quello che abbiamo descritto finora. Invece di usare la matematica come un linguaggio per le teorie fisiche già accertate sperimentalmente, si diffonde la convinzione che sia compito del fisico quello di trovare delle buone equazioni che ci diano risultati coincidenti con quelli degli esperimenti, ma non quello di capire a fondo la realtà nascosta sotto le formule. In un prossimo articolo cercheremo di chiarire le motivazioni di questo atteggiamento. Ricordiamo nel frattempo le parole del noto fisico quantistico inglese Dirac, che sviluppò la teoria del Campo Quantistico: “L’unico obiettivo della fisica teorica è calcolare dei risultati da poter paragonare all’esperienza …. È del tutto inutile pensare di dover fornire una descrizione soddisfacente del corso completo dei fenomeni”. “Credo che il lavoro fondamentale di un fisico matematico sia ottenere equazioni corrette” aggiunge Dirac. “La loro interpretazione è di minore importanza”. I teorici si dovrebbero concentrare molto più sui fondamenti matematici del loro tema di ricerca, e molto meno sulle notizie dai laboratori. Quindi per Dirac la fisica teorica servirebbe solo a calcolare i risultati attesi. Sarebbe inutile voler interpretare i fenomeni.
Durante una visita in URSS, Dirac, invitato a lasciare un motto memorabile, lasciò scritto su una lavagna: ”la legge fisica deve avere bellezza matematica”. Il collega statunitense Feynman sosteneva anch’egli che al primo posto andava messo il calcolo di risultati teorici ed usava complicati metodi matematici (la “rinormalizzazione”) per calcolare le interazioni tra Elettroni e Fotoni (secondo i modelli della cosiddetta Quantum Electrodinamics, cioè l’Elettrodinamica Quantistica). Bisogna comunque dargli atto che riusciva ad ottenere risultati di stupefacente precisione, cioè con un errore dell’ordine dei miliardesimi rispetto ai risultati sperimentali di controllo, fatto che non può essere casuale e che indica che il suo metodo è comunque efficace
La situazione dei rapporti tra fisica e matematica ha rischiato di diventare addirittura imbarazzante tra gli ultimi decenni del secolo XX e l’inizio del secolo attuale. La ricercatrice tedesca Sabine Hossenfelder nel suo libro “Sedotti dalla Matematica: come la Bellezza portò i Fisici fuori strada”, caratterizzato da una certa ironia, ricorda come in questi ultimi decenni c’è stata un’inflazione di teorie prive di evidenze sperimentali e basate solo sull’eleganza, la bellezza e la semplicità di formule matematiche. Esistono decine di “teorie delle stringhe” (particelle vibranti piccolissime che sarebbero alla base della realtà fisica), teorie della gravità quantistica a loop, “teorie del tutto”, in cui i fisici elaborano equazioni su mondi a 10, 11 o 26 dimensioni, su molteplici Universi esistenti contemporaneamente, oltre ad ipotetiche energie e materie “oscure”.
Questi fisici sono convinti che alle loro equazioni corrispondano realtà fisiche (vedi ad esempio il noto libro di Greene: “L’Universo elegante”). Purtroppo non c’è modo di provarlo perché servirebbero macchine acceleratrici di enorme potenza, molto più potenti della macchina LHC gestita dal CERN di Ginevra, attualmente l’acceleratore di particelle più potente del mondo. Anche la nuova macchina progettata che dovrebbe essere ospitata da un tunnel di 100 Km passante sotto il lago di Ginevra sarebbe insufficiente. La fisica di base – almeno per quanto riguarda l’origine e il funzionamento dell’Universo – si trova quindi in un’impasse e le teorie esistenti devono essere considerate solo a livello di ipotesi speculative. Gli USA hanno preferito rinunciare a grandi macchine acceleratrici e si sono concentrati su grandi telescopi per esplorare il cosmo, anche forse nell’ambito di future strategie militari.