Alessandro Di Battista – 11/01/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/fuoco-di-serie-a-e-fuoco-di-serie
Nell’epoca della distopia trasformata in prassi, i principali giornali italiani dedicano uno spazio infinitamente maggiore alle ville dei divi e delle dive di Hollywood distrutte dal fuoco rispetto a quello dedicato alle oltre 200.000 abitazioni distrutte a Gaza dai terroristi israeliani.
In California il fuoco ha ucciso 10 persone. Una tragedia che va raccontata. In Palestina, nella prima settimana dell’anno, l’esercito israeliano ha ucciso 80 bambini. Un orrore che va oscurato, dunque negato.
Le fiamme su Sunset Boulevard vengono, giustamente, mostrate e rimostrate. Le fiamme nelle case dei palestinesi in Cisgiordania provocate dalle molotov lanciate dai coloni israeliani no.
Morti di serie A (10 per adesso e speriamo non ci siano più vittime) e morti di serie B (70.000 secondo The Lancet a Gaza, ma sappiamo che ogni giorno ve ne saranno di più). Il libero e democratico Occidente si è trasformato, politicamente e soprattutto mediaticamente, nella patria del doppio standard.
Prendiamo il caso Sala. Grazie a Dio la giornalista italiana è tornata a casa. Durante la sua infame prigionia, decine di sepolcri imbiancati nostrani hanno scoperto la difesa della libertà di stampa. Ma non vale evidentemente per i giornalisti palestinesi, uccisi a centinaia per fermare la diffusione della verità.
Prendiamo le sacrosante lotte per i diritti delle donne e contro la violenza di genere. Lotte sacrosante se si fermano ai confini dell’Italia, o quantomeno a quelli dell’Impero. Ma se sono le donne palestinesi a subire violenze, tutto tace. Abbiamo prove su prove di stupri e violenze sessuali commessi a danno delle donne palestinesi da parte dei soldati israeliani. Ma non va raccontato.
La narrazione propagandistica è la divinità moderna e chiunque osi smontarla è un miscredente, un eretico, un complottista da bruciare con le fiamme delle bufere mediatiche, delle delegittimazioni, delle strumentalizzazioni.
L’oscena ipocrisia che caratterizza oggi il Blocco occidentale, così come le narrazioni parziali, ipocrite e a volte classiste, sono le ragioni per le quali, nel Sud del mondo, ci detestano sempre più. Mi auguro che da quelle parti sappiano discernere.