Rassegna 20/01/2025
Sandro Moiso: La rivoluzione come una bella avventura / 4
La rivoluzione come una bella avventura / 4
Germania e Stati Uniti 1918-1934 (e oltre)
di Sandro Moiso
Paul Mattick, La rivoluzione. Una bella avventura, Asterios Editore, Trieste 2020, pp. 174, 18 euro
Si spiega in questa occasione la scelta del titolo di una serie di articoli che, probabilmente, ha fatto arricciare il naso a diversi elettori. L’accostamento di Rivoluzione e Avventura può infatti aver dato l’idea di una forzatura letteraria e ideologica nei confronti di un tema serio, o almeno ritenuto tale da coloro che del grigiore politico hanno fatto uno schema esistenziale immemore di tutta la gioia, la passione e di tutto il coraggioso slancio soggettivo insiti e necessari all’interno di un reale e vitale movimento rivoluzionario.
A far comprendere tutto ciò cui si è appena accennato è proprio l’”autobiografia” di Paul Mattick uscita alcuni anni or sono per l’editore triestino Asterios nella collana “in folio” con il numero 21 e precedentemente pubblicata in Francia nel 2013 con il titolo La Révolution fut une belle aventure. Des rues de Berlin en révolte aux mouvements radicaux américains (1918- 1934). Edizione da cui è tratta la postfazione di Laure Batier e di Charles Reeve dell’edizione italiana curata da Antonio Pagliarone che è anche autore della prefazione alla stessa. Prima di addentrarci nella lettura dell’avventura rivoluzionaria di Mattick occorre però inquadrare il comunista tedesco nel periodo in cui visse.
Paul Mattick (Slupsk, 13 marzo 1904 – Boston, 7 febbraio 1981) può essere collocato all’interno del comunismo di sinistra, in cui rappresentò uno dei maggiori esponenti di quello cosiddetto consiliarista, critico infatti sia del bolscevismo che dello stesso Lenin il cui pensiero e azione politica erano stati rivolti, a suo dire, sostanzialmente all’ascesa di un capitalismo di stato, controllato attraverso le maglie di uno stato estremamente autoritario e, per certi versi, prossimo al fascismo.
Nato nella Pomerania polacca, al tempo facente parte dell’impero guglielmino, crebbe a Berlino in una famiglia operaia sindacalizzata e politicizzata. A 14 anni, entrò a far parte della Freie Sozialistiche Jugend, la frazione giovanile della Lega di Spartaco fondata da Rosa Luxemburg e Karl Liebnecht.
Alessandro Scassellati: Ascesa e declino dell’ordine neoliberale. Verso un nuovo ordine post-neoliberale?
Ascesa e declino dell’ordine neoliberale. Verso un nuovo ordine post-neoliberale?
di Alessandro Scassellati
Lo storico Gary Gerstle offre il resoconto più completo di come il neoliberismo sia arrivato a dominare la politica americana per quasi mezzo secolo prima di scontrarsi con le forze del Trumpismo a destra e con un nuovo progressismo di ispirazione socialista (Bernie Sanders) a sinistra. Il passaggio epocale verso il neoliberismo, una rete di politiche correlate che, in termini generali, hanno ridotto l’impatto dello Stato e del governo sulla società e riassegnato il potere economico alle forze del mercato privato, iniziato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna alla fine degli anni ’70, ha cambiato radicalmente il mondo. Oggi, la parola “neoliberale” è spesso usata per condannare un’ampia gamma di politiche, dal privilegiare i princìpi del libero mercato rispetto alle persone all’avanzamento di programmi di privatizzazione in tutti i paesi del mondo. Di sicuro, il neoliberalismo ha contribuito a una serie di tendenze allarmanti, non ultima delle quali è stata una crescita massiccia della disuguaglianza dei redditi. Tuttavia, come sostiene Gerstle, queste accuse non riescono a tenere conto dei contorni completi di ciò che era il neoliberalismo e del perché la sua visione del mondo abbia avuto una presa così persuasiva sia sulla destra che sulla sinistra per tre decenni. Come dimostra, l’ordine neoliberale emerso in America negli anni ’70 fondeva idee di deregulation con libertà personali, frontiere aperte con cosmopolitismo e globalizzazione con la promessa di una maggiore prosperità per tutti. Oltre a tracciare come questa visione del mondo sia emersa in America e sia cresciuta fino a dominare il mondo, Gerstle esplora la misura in cui il suo trionfo è stato facilitato dal crollo dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati comunisti, prima non riconosciuta.
Salvatore Bravo: L’educazione filosofica
L’educazione filosofica
di Salvatore Bravo
L’educazione filosofica, testo di Costanzo Preve, non è solo un viaggio all’interno del concetto di filosofia, ma è un lungo percorso nel quale gli spettri e i nichilismi del tempo contemporaneo sono attraversati con il dialogo filosofico. La filosofia con il suo lessico e il suo apparato metodologico non si ritrae dinanzi alle trappole e agli abissi del proprio tempo, ma essa li vive e li pensa in modo da riaffermare con la verità il senso della condizione umana.
Il testo nel tempo della “confusione e della regressione veritativa” può essere una bussola con la quale orientare e riorientare il proprio viaggio. Il senso del viaggio è ritrovarsi dopo aver pensato gli inganni e i mascheramenti del nichilismo adattivo e crematistico, ma il ritrovarsi è il punto di partenza e di arrivo per un viaggio comunitario e veritativo che non conosce apriorismi e strutture concettuali sclerotizzate. Il viaggio nella verità e per la verità è una pratica che vive già nel presente di coloro che intraprendono un lungo cammino per attuare un profondo riorientamento gestaltico, il quale non è mai solo saggia gestione dell’esistenza privata, ma è prassi politica e sociale. Il reale è razionale, se per reale si intende l’idealità con cui valutare il tempo storico e nel quale impegnarsi individualmente e coralmente verso un tempo in cui ci si umanizza nella verità dialogica. Nell’epoca caratterizzata dal capitalismo integrale, Costanzo Preve ebbe a definirlo “capitalismo assoluto”, la pianificazione aziendalistica è divenuta la pericolosa realtà che tutto annichilisce. La filosofia sopravvive solo nella “formula della filosofia educativa”, ovvero la filosofia è divenuta parte integrante dell’apparato di ortopedizzazione dei popoli. La filosofia curvata nella forma della sociologia o della psicologia ha rinunciato alla verità per essere programmaticamente adattiva. Nelle scuole superiori e nelle accademie essa è tollerata, in quanto è uno dei mezzi con cui si insegna il relativismo che non può che portare a costituire personalità resilienti e di poco coraggio da offrire al mercato. Il relativismo consente la necrosi della prassi e la naturalizzazione disperata del capitalismo. L’olocausto della verità pone in essere il ciclo del nichilismo che indebolisce l’umanità e rafforza il mercato.
Enrico Tomaselli: La tregua
La tregua
di Enrico Tomaselli
C’è una tregua, che porterà respiro a una popolazione massacrata, che vive sotto le bombe e quasi senza cibo, né acqua potabile, né una decente assistenza sanitaria, da quindici lunghi mesi. Questa è già di per sé una cosa importantissima, così come è di grande importanza che questa tregua non arriva perché il mondo si è improvvisamente commosso per tanta sofferenza, né tantomeno perché un quasi-presidente la pretendeva per dare lustro alla propria incoronazione. Arriva soprattutto perché la Resistenza del popolo palestinese e delle sue formazioni combattenti è stata immensamente superiore a quella degli israeliani e del loro esercito. Arriva perché la Resistenza ha vinto questa battaglia.
Per questo – per quanto la protezione dei palestinesi, dei bambini, delle donne, dei vecchi – sia una questione primaria, è davvero di relativa importanza se, e fino a che, Israele rispetterà la tregua, o se questa avrà un seguito immediato o meno. Non dobbiamo mai dimenticare, nei nostri salotti, che anche nella migliore delle ipotesi qui non finisce la guerra, perché questa è una guerra di liberazione, e finirà soltanto quando la Palestina sarà libera. E non c’è da farsi grandi illusioni: la strada è aperta, il 7 ottobre l’ha considerevolmente allargata, ma la fine non è dietro l’angolo. E questo a Gaza come a Jenin, a Sana’a come a Beirut, a Baghdad come a Teheran, lo sanno benissimo. Ci sarà ancora un prezzo da pagare.
Norberto Natali: Ostaggi e successi governativi
Ostaggi e successi governativi
di Norberto Natali
Il doppio standard dell’Occidente riguardo al valore della vita umana.
Anche per noi comunisti è una buona notizia che una persona sia uscita dalla carcerazione, anche perché (coerentemente con la nostra Costituzione) chiunque va considerato innocente fino a condanna definitiva o a dimostrazione della sua colpevolezza al di là di ogni dubbio. Noi siamo così, diversamente dall’etica della borghesia imperialista che è cinica e barbara: tra innumerevoli esempi che potrei fare in proposito, ne ricordo uno piccolo, di quell’importante rabbino israeliano che gioì per il tragico terremoto che nove anni fa sconvolse il Lazio, l’Umbria e altre zone dell’Italia centrale. A suo dire, si trattò di una meritata punizione divina poiché – qualche tempo prima – il nostro Parlamento aveva approvato una legge contro la discriminazione (se ben ricordo) degli omosessuali.
A maggior ragione non ci dispiace affatto il profondo sollievo di due genitori che erano in pena per una figlia. La loro comprensibile felicità – lo hanno ammesso loro stessi e tutti gli altri protagonisti di questa vicenda – deriverebbe dal tempestivo impegno di tutte le principali componenti delle nostre istituzioni che hanno operato al massimo delle loro risorse e possibilità per ottenere il rilascio.
Francesco Cappello: Il governo continua a esporre il Paese a declino economico e possibili ritorsioni russe
Il governo continua a esporre il Paese a declino economico e possibili ritorsioni russe
di Francesco Cappello
Forniamo armi agli ucraini che vengono usate dalla NATO per colpire la Russia in profondità ben sapendo di esporre il Paese intero a legittime ritorsioni russe
L’attacco di un drone ucraino ha colpito l’altro ieri un deposito di gas liquefatto causando un enorme incendio nella regione russa del Tatarstan presso lo stabilimento Orgsintez di Kazan in Russia.
I media russi hanno riportato le immagini di un’enorme colonna di fumo nei pressi della città di Kazan.
L’Ucraina afferma di aver colpito obiettivi militari fino a 1.100 chilometri di distanza, prendendo di mira strutture belliche ed industriali nonché depositi petroliferi, nelle regioni di Bryansk, Saratov, Tula e nella Repubblica del Tatarstan. In particolare, sono stati attaccati il deposito di prodotti petroliferi Kombinat Krystal a Engels e l’aeroporto Engels-2, base dei cacciabombardieri russi. Inoltre, è stato colpito lo stabilimento chimico di Bryansk a Seltso, dove si producono munizioni e componenti per missili da crociera. Sono stati usati 200 droni a lungo raggio e 5 missili Atacms.
Terrorismo energetico
La Russia ha recentemente denunciato l’attacco ucraino con nove droni aerei contro una stazione di compressione del gasdotto Turkstream, con l’obiettivo di interrompere le forniture di gas ai paesi europei.
Fulvio Grimaldi: Siria, la Posta in Gioco: Morte al sociale – Deregulation, privatizzazione, monetarismo
Siria, la Posta in Gioco: Morte al sociale – Deregulation, privatizzazione, monetarismo
di Fulvio Grimaldi
Qui si prova a percorrere una panoramica che va dal “no limits” delle atrocità israeliane a Gaza, dall’osceno collaborazionismo in Cisgiordania dell’ANP e dei suoi sgherri che, contro i propri concittadini, gareggiano in ferocia con l’esercito di occupazione, all’evidenza di un paese progressista, laico, nella tradizione del socialismo arabo, squartato. Una nazione identificata dai colonialisti euro-atlantici come “liberata” e democratizzata” dal rigurgito subumano di mercenari al soldo di Turchia, Israele, Fratellanza Musulmana, USA e NATO. Ennesima balcanizzazione imperiale di una unità storica, culturale, multietnica, che onorava l’intera umanità, ma che si era resa colpevole della vittoria su colonialismo e neoliberismo e di perseguire un altro modello di organizzazione della società. Come in Libia, Iraq, Jugoslavia, Venezuela….
Tra privatizzazione draghiano-prodiano-montiana, dittatura Covid e regime Meloni, siamo stati talmente ridotti ad accettare per fatto compiuto la scomparsa dei nostri diritti politici, civili e sociali, un’iniqua distribuzione della ricchezza, la totale rimozione del pubblico a vantaggio del potere-profitto privato nel segno della “fine della Storia”. Tuttavia non pare che vi sia una piena consapevolezza dell’obiettivo perseguito, utilizzando l’ormai prediletto strumento terrorista, dalla rivoluzione reazionaria imperialcapitalista in Siria.
Gianandrea Gaiani: Con amici così chi ha bisogno di nemici?
Con amici così chi ha bisogno di nemici?
di Gianandrea Gaiani
Oggi più che mai la celebre frase della scrittrice britannica Charlotte Brontë torna alla mente osservando quanto accaduto sul fronte energetico nelle ultime due settimane. Nonostante i tranquillizzanti annunci dell’Unione Europea lo stop al transito del gas russo attraverso il gasdotto ucraino sta determinando, per ragioni oggettive e conseguenti incertezze e speculazioni, difficoltà e rialzo dei costi in gran parte d’Europa, con previsioni di incrementi considerevoli delle bollette per famiglie e aziende.
La Slovacchia, membro di NATO e UE, è la nazione che risentirà di più della decisione assunta da Kiev con il pieno supporto degli Stati Uniti e, paradossalmente, dell’Unione Europea.
Se Washington ha tutto l’interesse a privare di fornitori competitivi il mercato energetico europeo per imporci l’acquisto del suo costoso GNL (tema sostenuto perentoriamente prima da Barack Obama, poi da Joe Biden e che Donald Trump ha già anticipato) c’è da porsi più di qualche domanda circa il reale ruolo della UE o quanto meno di questa Commissione (e di quella precedente sempre a guida von der Leyen), pronta a sacrificare gli interessi dei suoi stati membri pur di difendere quelli di Washington e Kiev.
Basti ricordare quale timida reazione giunse dall’Unione Europea (e anche dal governo tedesco oggi uscente) dopo la distruzione dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico nel settembre 2022, attacco strategico alla Germania e all’Europa che raccolse il plauso di alcuni membri di NATO e UE, compiuto forse degli ucraini, più probabilmente dagli anglo-americani con qualche alleato del Nord Europa, ma certamente non dei russi.
L’esplosione dei Nord Stream non è stata certo l’ultima battaglia della guerra per il mercato energetico europeo. L’11 gennaio il ministero della Difesa di Mosca ha denunciato come “terrorismo energetico” il fallito attacco portato da 9 droni ucraini alla stazione di compressione Russkaya del gasdotto TurkStream a Gai-Kodzor, vicino ad Anapa, nel territorio di Krasnodar, nel sud della Russia.
L’altro italiano in Iran: Iran, il prezzo della Resistenza. Reportage
Iran, il prezzo della Resistenza. Reportage
di L’altro italiano in Iran
Il mio secondo viaggio in Iran per motivi familiari (mia moglie è iraniana e tutta la sua famiglia è residente in Iran) è stato più volte rimandato. L’ultima volta questa estate dopo l’escalation di tensione dovuto all’ omicidio da parte di Israele del leader Palestinese Haniye a Teheran.
Torno quindi per la prima volta dal 2019. E trovo un Paese che resiste, pagandone ovviamente il prezzo. Un prezzo salato.
Innanzitutto rispetto a 5 anni fa ho notato un reale e pesante isolamento internazionale: ero l’unico straniero in strada, a parte ovviamente gli immigrati Afghani, Pakistani e Iracheni (che insieme rappresentano il 10% della popolazione totale in Iran).
Negli hotel di lusso della città si registrano presenze russe, cinesi e arabe, ma si tratta di pochissima cosa: l’isolamento bancario è ancora inaggirabile e l’Iran è finanziariamente sigillato nelle sue frontiere, dato che i turisti devono portarsi tutto il denaro di cui necessitano e cambiarlo in aeroporto. È impossibile anche fare un bonifico o un assegno per pagare l’albergo.
La mia permanenza ha fatto base in una media città di provincia, a un’ora di viaggio da Teheran, nei giorni dell’arresto di Cecilia Sala, contropartita per l’arresto, per conto e su ordine degli Stati Uniti, del cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto per “possesso di materiale elettrico che potrebbe servire come componente di un drone”. Insomma un arresto basato su accuse fumose e capi d’imputazione non formalizzati, con l’Italia che dimostra ancora una volta di non essere un Paese sovrano ma una colonia statunitense.
Lasciando perdere considerazioni varie, è sulla situazione del Paese che vorrei concentrarmi, sulla generale propaganda che le nostre TV occidentali martellano, sul fatto che tale propaganda venga spesso rilanciata acriticamente anche da “antisionisti” facendo da grancassa alla propaganda israeliana e all’Imperialismo euroatlantico.
comidad: Come la cleptocrazia diventa schizocrazia
Come la cleptocrazia diventa schizocrazia
di comidad
Pare che la bistrattata Italietta avrà modo di farsi valere nei prossimi anni. Grazie all’esperienza accumulata per circa un quindicennio dai nostri esegeti nel decodificare il senso recondito dei rutti di Umberto Bossi, oggi sarà per loro una passeggiata catturare i profondi messaggi annidati nelle insolenze di Donald Trump. Perché mai un presidente USA, pochi giorni prima del suo insediamento ufficiale, dovrebbe minacciare tre sue colonie (Canada, Danimarca e Panama) di prendersi con la forza dei territori che controlla già? La risposta ovvia è che Trump è un cialtrone e sta eccitando il suo pubblico facendogli credere di strappare con le minacce cose che in realtà si erano già ottenute da tempo. A proposito di Panama, occorre sottolineare che questo paese non è nuovo a fare da vittima all’esibizionismo fine a se stesso da parte degli USA. Nel 1989, appena un mese dopo la caduta del Muro di Berlino, il presidente Bush Senior festeggiò la vittoria nella Guerra Fredda bombardando e invadendo Panama con il pretesto di rimuovere dalla presidenza Noriega, cioè un uomo che era stato messo lì dagli stessi Stati Uniti e che aveva fatto carriera e fortuna grazie alla sua collaborazione con i traffici di droga della CIA. Ci sarebbe poi da spiegare il motivo per cui la rimozione di Noriega abbia comportato tante vittime tra la popolazione civile.
Probabilmente l’invasione di Panama del 1989 non aveva solo uno scopo auto-celebrativo; c’era infatti da rassicurare la lobby delle armi sul fatto che la fine della Guerra Fredda non avrebbe comportato una diminuzione degli affari, bensì un incremento.
Redazione: Lo storico israeliano Ilan Pappe: “Questa è l’ultima fase del sionismo”
Lo storico israeliano Ilan Pappe: “Questa è l’ultima fase del sionismo”
di Redazione
Ieri, a margine di un evento organizzato a Copenaghen dall’ European Palestinian Network, l’emittente Al Jazeera ha intervistato Ilan Pappe, storico, autore e professore israeliano che ha trascorso gran parte della sua vita a lottare per i diritti dei palestinesi. Prima dell’intervista, Pappe ha dichiarato che, dopo lo scoppio dell’ultima guerra di Israele a Gaza, è rimasto scioccato dalla risposta dell’Europa.
“Condivido con molte persone la sorpresa per la posizione europea. L’Europa, che afferma di essere un modello di civiltà, ha ignorato il genocidio più mediatico della Storia moderna”.
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Segue intervista di Al Jazeera
Al Jazeera: Lei ha da tempo ha affermato che gli strumenti del sionismo, l’ideologia politica nazionalista che ha richiesto la creazione di uno Stato ebraico, includono la conquista della terra e gli sgomberi. Negli ultimi 15 mesi, Gaza ha subito uccisioni di massa quotidiane. A quale fase del sionismo stiamo assistendo?
Fulvio Grimaldi: Modello Guantanamo e Genova G8
Modello Guantanamo e Genova G8
L’état c’est moi. E spara
di Fulvio Grimaldi
https://www.youtube.com/watch?v=civGu7RiNV4
“Lo stato siamo noi” “La legge e uguale per tutti” Due frasi che non hanno nessun legame con la realtà. Noi dobbiamo fare pressioni per cambiare questo stato in cui siamo. Grazie per i suoi video”.
Questo è uno della valanga dii commenti arrivatimi nei primi venti minuti dopo la pubblicazione del video “L’etat cest moi” pubblicato sul mio canale Youtube. Solo per dire quanto l’argomento fascistizzazione, implicito nel titolo qui sopra, rappresenti una preoccupazione tanto sentita quanto ignorata da chi ne è il generatore.
Una volta Moreno Pasquinelli, in una discussione sul tema che ogni minuto, ora, giorno, da oltre due anni, ci impongono il regime e l’intera struttura sociopolitica impostaci dall’Occidente politico tutto, mi consigliò di non utilizzare il termine “fascismo” per definire la condizione che sentiamo stringerci al collo. Disse il fascismo è scientificamente una cosa ideologica precisa, rinchiusa in quel suo tempo. Meglio parlare di autocrazia, autoritarismo, dispotismo, tirannia, oligarchia…
E perché no democrazia? Visto il contenuto che questa occulta sotto le sue tanto sgargianti quanto stracciate vesti. A parte la battuta, Moreno ha ragione: tocca essere rigorosi nel classificare opere e forme.
Clara E. Mattei: Perché l’austerità piace tanto alle banche centrali, alla UE, ai governi nazionali e a Meloni
Perché l’austerità piace tanto alle banche centrali, alla UE, ai governi nazionali e a Meloni
di Clara E. Mattei*
“Le tre forme delle politiche di austerità – fiscale, monetaria e industriale – lavorano all’unisono per disarmare le classi lavoratrici ed esercitare una pressione discendente sui salari”, scrive Clara E. Mattei in “Operazione austerità” (Einaudi 2022). Una ricostruzione davvero pertinente.
Quali sono, dunque, le dinamiche della coercizione esercitata dall’austerità? Ecco uno schema di analisi, tratto dal libro di Mattei, che ci aiuta a capire le politiche economiche che muovono attualmente la Ue e i governi nazionali, compreso il governo Meloni.
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I. Dall’austerità fiscale all’austerità monetaria
L’austerità fiscale si traduce in tagli al bilancio, soprattutto al welfare, e in una tassazione regressiva (che chiede una percentuale superiore di denaro a chi ne ha di meno).
Entrambe le riforme permettono di trasferire risorse dalla maggioranza dei cittadini a una minoranza – le classi dei risparmiatori-investitori – per garantire i rapporti di proprietà e la formazione del capitale.
Marco Travaglio: Fascisti su Marte
Fascisti su Marte
di Marco Travaglio
La serie M – Il figlio del secolo è molto ben fatta. Un po’ statica, noiosa e sconnessa, forse. Ma tecnicamente impeccabile per cast, interpretazioni, regia, ambientazioni, musiche, spettacolo. Ha un solo difetto: ci racconta un uomo che non è Benito Mussolini, ma la sua macchietta, e un movimento che non è il vero fascismo, ma la sua caricatura. Si dirà: inevitabile, è una fiction di intrattenimento, per giunta ispirata a un romanzo, quello di Antonio Scurati. Ma allora era meglio precisare che è roba di fantasia, chiamando il protagonista Bonito Napoloni come nel Grande dittatore di Chaplin, Ermanno Catenacci come il personaggio di Bracardi, Gaetano Maria Barbagli come quello di Guzzanti in Fascisti su Marte. Il rischio è che chi vede la serie pensi che il duce e i personaggi storici che gli ruotano attorno fossero davvero così: marionette, parodie e sagome da teatro dei pupi o del grottesco. E vada a cercare conferme, trovandole, nel romanzo di Scurati, anziché documentarsi sui veri libri di storia di studiosi come Renzo De Felice, Emilio Gentile, Denis Mack Smith, Nicola Tranfaglia, Gianni Oliva, Angelo D’Orsi e altri, o di divulgatori alla Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Arrigo Petacco.
Mai come in questo momento di amnesie e revisionismi, dove la boss di Afd si permette di dire a Musk senza tema di smentite che Hitler era un comunista (infatti ne sterminò a migliaia), servono precisione e profondità storica, non barzellette, scenette e banalizzazioni un tanto al chilo.