Alessandro Di Battista – 22/01/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/truffe-mediatiche-i-media-li-chiamano
Per loro gli israeliani sono “ostaggi”. I palestinesi, invece, vengono definiti “prigionieri”.
Abbiamo deciso di aprire questo spazio su Substack per offrire un’alternativa vera, autentica, fuori dagli schemi dei media tradizionali. In questi giorni le prime pagine dei giornali, i telegiornali e i programmi di prima serata sono pieni delle immagini degli ostaggi israeliani. Hanno fatto bene. È giusto raccontare le storie di persone innocenti. Ma permettetemi di fare una domanda: perché lo stesso spazio non viene dedicato agli ostaggi palestinesi? Perché? Guardate bene il sistema mediatico, analizzatelo.
Per loro gli israeliani sono “ostaggi”. I palestinesi, invece, vengono definiti “prigionieri”. Capite la truffa mediatica? Capite come si manipola l’opinione pubblica? È un gioco di parole subdolo, studiato per far credere che i palestinesi siano in carcere per un motivo, per qualche crimine che avrebbero commesso. Ma non è così. Non lo è mai stato. Israele, uno Stato terrorista, utilizza da decenni la cosiddetta “detenzione amministrativa” per calpestare la dignità dei palestinesi e terrorizzarli.
Tradotto: arrestano palestinesi senza accuse, senza processo, senza uno straccio di prova il tutto per continuare ad occupare le loro terre limitando le sacrosante proteste. Oggi ci sono 3.376 palestinesi detenuti senza motivo, bambini inclusi. Sì, avete letto bene, Israele mette in prigione i bambini.
Oggi 320 bambini palestinesi vivono in carcere. In questo momento Israele detiene 11.500 palestinesi. Il 99% sono statti arrestati in Cisgiordania, un territorio che, per il diritto internazionale, appartiene ai palestinesi. Un territorio occupato illegalmente dallo Stato sionista.
Tutto questo non lo dico io. Lo denunciano da anni le più grandi organizzazioni che si occupano di tutela dei diritti umani. Gli ostaggi palestinesi subiscono tortura sistematica, malnutrizione, pestaggi, isolamento, deliberata negligenza medica. Ci sono ostaggi palestinesi a cui vengono negate persino le coperte per sopravvivere al freddo. È un sistema che calpesta ogni principio di giustizia, dignità, umanità.
Tra gli ostaggi palestinesi rilasciati nelle ultime ore c’è anche Khalida Jarrar, una donna di 61 anni. Khalida Jarrar è una parlamentare palestinese, una donna che è stata rapita più volte dagli israeliani. Sì, rapita. Perché di questo si tratta. Ad agosto è stata messa in isolamento per punizione. Sei mesi in una cella di un metro per un metro e mezzo. Sei mesi senza vedere la luce del sole, senza assistenza, senza un libro da leggere. È stata privata dell’acqua, del cibo, del contatto umano. Quando è uscita, era irriconoscibile. Il volto scavato, il corpo indebolito. Ha raccontato che quando usciva dalla cella le legavano mani e piedi e le bendavano gli occhi. Usciva dalla cella per non vedere nulla.
Ma sapete una cosa? Non si è piegata. Nonostante tutto, Khalida è rimasta una donna libera. Libera nello spirito e nella mente. Una donna che continua, senza paura, a lottare per il suo popolo. Se una donna fosse uscita dal carcere in quelle condizioni in qualsiasi altro Paese, avremmo visto leader politici e giornalisti scendere in piazza, alzare la voce, puntare il dito contro quel regime. Ci sarebbero stati titoli sui giornali, dichiarazioni indignate, mobilitazioni. Ma quando si parla di Israele, tutto tace. Nessuno apre bocca. E se lo fanno, lo fanno timidamente, sottovoce, con il freno tirato.
Come possono ancora oggi definire Israele una democrazia? Qual è la differenza tra le condizioni dei detenuti in Iran e quelle dei detenuti in Israele? Ve lo dico io: nessuna. Ma per Israele si chiudono gli occhi. Per Israele si distolgono gli sguardi. È questo il vero volto della crisi dell’Occidente. Un mare di ipocrisia che giorno dopo giorno inquina ogni principio su cui ci vantiamo di basare le nostre società. E noi? Noi cosa facciamo? Stiamo a guardare? Continuiamo a subire questa narrazione di comodo, questo silenzio assordante che uccide esattamente come le armi? Io non ci sto. E vi ringrazio perché so che anche voi non ci state. Questo spazio esiste per raccontare ciò che i media non vogliono far sapere. Per combattere la manipolazione dell’informazione. Coraggio!
