Alessandro Di Battista – 24/01/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/alla-ricerca-delle-ossa-sotto-le
A Rafah, alla fine di ogni giornata, il signor Haltham al-Homs, direttore dei servizi di emergenza, aggiorna l’elenco dell’orrore: pezzi di corpi, ossa, brandelli di vestiti.
Pochi giorni di tregua non cancellano 470 giorni di orrore. In questo momento a Gaza ci sono migliaia di famiglie che attendono invano notizie. Sono aggrappate alla speranza che i loro cari siano sopravvissuti. Si stima che siano oltre 10.000 le persone sotto le macerie.
A Rafah, alla fine di ogni giornata, il signor Haltham al-Homs, direttore dei servizi di emergenza, aggiorna l’elenco dell’orrore: pezzi di corpi, ossa, brandelli di vestiti. Le bombe israeliane non lasciano identità. Sui sacchi bianchi scrive solo una parola: “majhoul”, non identificato.
Israele ha ucciso soprattutto bambini. Almeno 18.000 sono i piccoli innocenti annientati. Di questi, 214 erano neonati. Nati e morti durante il genocidio (alcuni morti di freddo): la loro vita, appena iniziata, è stata interrotta nel modo più crudele possibile da uno Stato terrorista e dalla complicità dell’Occidente. E ci sono 38.495 bambini orfani. Siamo così abituati a leggere questi numeri che neppure ci rendiamo conto di cosa significhi massacrare 18.000 bambini.
Ho chiesto all’intelligenza artificiale di creare un’immagine che rappresenti la morte di così tanti bambini. Guardate questi peluche. Dietro ogni peluche c’è un bambino ucciso da Israele.

In questi mesi spesso ho condiviso immagini forti sui social media. L’ho fatto per tentare di svegliare le coscienze. Tanti preferiscono il sonno della ragione, l’inconsapevolezza, la comfort zone.
Ogni qualvolta vedevo un bambino fatto a pezzi, pensavo ai miei figli. Ci sono intere famiglie che sono state sterminate. Almeno 2.092 famiglie palestinesi sono state completamente cancellate: padri, madri e figli spazzati via. Altre 4.889 famiglie sono rimaste con un solo sopravvissuto: una madre, un padre, un figlio. Sono stati uccisi almeno 1.155 medici e anche 205 giornalisti. Chi cercava di salvare vite o di raccontare la verità è stato messo a tacere.
Mentre dalle nostre parti molti “colleghi” si voltavano dall’altra parte, loro erano lì sul campo a fare il loro lavoro rischiando la vita. A testa alta, anche se dall’alto arrivava la morte.
Sono stati feriti 110.725 palestinesi. Più o meno come tutti gli abitanti di Lecce. A 4.500 persone sono state amputate mani, gambe o braccia. Il 18% sono bambini. Sapete cosa significa? Ferite perenni, bambini che non potranno più correre, giocare a pallone, andare in bicicletta. Adulti che non potranno mai più lavorare per permettere il sostentamento dei figli.
Oggi si inizia a parlare di ricostruzione. Che oscena ipocrisia! Per ricostruire Gaza ci vorranno anni, forse decenni. 161.600 abitazioni sono state rase al suolo. Ricordiamolo: non si tratta solo di mattoni o cemento. Hanno distrutto i ricordi e il frutto di sacrifici di intere centinaia di migliaia di persone. L’88% della Striscia di Gaza è stata distrutta: un intero territorio ridotto a desolazione.
Non solo massacri. Non solo distruzione di case, ospedali e luoghi di preghiera. Hanno distrutto anche 206 siti archeologici. La pulizia etnica, d’altro canto, serve a questo: a cancellare dalla faccia della Terra una cultura intera, la cultura palestinese. Vi ho dato numeri, freddi numeri, ma i palestinesi non sono numeri. Sono nomi, cognomi, speranze, sogni. Sono storie, vite, vite spezzate per sempre. Sono famiglie devastate.
Io non smetterò mai di raccontarlo. Perché dalle nostre parti c’è ancora chi parla di Israele come “esempio di democrazia”.
