MEDU – 30/01/2025
MEDICI PER I DIRITTI UMANI CONDANNA IL RIMPATRIO IN LIBIA DEL GENERALE ALMASRI
Medici per i Diritti Umani (MEDU) condanna fermamente la decisione delle autorità italiane di rilasciare, accompagnandolo con un volo di Stato in Libia, il generale libico Njeem Osama Elmasry, noto come Almasri, verso cui la Corte penale internazionale (CPI) aveva emesso un mandato d’arresto internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità.
Figura di spicco dell’apparato di sicurezza libico, Almasri è comandante della polizia giudiziaria e controlla, attraverso la sua milizia, diverse prigioni. È accusato di essere tra i principali responsabili delle atrocità perpetrate nella prigione di Mitiga a Tripoli, tra cui omicidi, torture, stupri, persecuzioni e detenzioni illegittime, crimini che avrebbe ordinato o direttamente commesso dal 2015.
Da oltre vent’anni MEDU documenta e denuncia le violazioni dei diritti umani nei contesti di migrazione forzata, lavorando a fianco delle vittime di tortura e di abusi in numerosi progetti di assistenza medica e psicologica in Africa e in Italia. Le testimonianze raccolte e documentate dal 2014 ad oggi dai nostri operatori, confermano che la maggior parte delle persone detenute nelle prigioni e nei campi di sequestro libici è sottoposta sistematicamente a torture, violenze e trattamenti inumani e degradanti: sovraffollamento in condizioni igienico-sanitarie disastrose, privazione costante di cibo, acqua e cure mediche, percosse, violenze sessuali e torture.
Nel rapporto La fabbrica della tortura, MEDU ha raccolto la testimonianza diretta di un paziente assistito presso l’hotspot di Pozzallo nel 2017, detenuto nella prigione di Mitiga.
“Siamo stati portati in una prigione vicino Tripoli che si chiama “Mitiga”. Ho subito moltissime violenze. Sono stato picchiato tutti i giorni. Sono stato torturato mentre i miei familiari ascoltavano per telefono le violenze che subivo per convincerli a pagare un riscatto. Mi legavano le gambe e mi appendevano a testa in giù e poi colpivano con forza sotto i piedi. A volte mi versavano addosso dell’acqua gelata e poi mi colpivano su tutto il corpo con dei tubi di plastica dura. Sentivo dolore intenso, la pelle si gonfiava e diventava rossa, poi questi segni sparivano. Una volta un arabo mi ha tagliato il dorso della mano con un coltello. Ho visto molte persone venire uccise per futili motivi, a volte solo per divertimento. Molto spesso ho avuto paura di morire, ho pensato che non sarei mai uscito di prigione…” I., 20 anni, Costa d’Avorio – settembre 2017.
Solo nell’ultima settimana di gennaio oltre 2.000 persone sono arrivate in Italia provenienti dalla Libia. Un drastico aumento degli sbarchi dal paese nordafricano non solo dettato dal bel tempo e dai possibili contrasti tra le milizie che controllano il transito di migranti ma anche, probabilmente, collegato allo stesso arresto di Almasri. Un’ipotesi, quest’ultima, che confemerebbe una volta di più il ruolo del generale nel sistema repressivo di gestione dei flussi migratori, funzionale agli accordi siglati tra Italia e Libia nel 2017 e tutt’ora vigenti.
MEDU torna a denunciare le politiche di esternalizzazione del controllo delle frontiere, tese ad arginare i flussi migratori a scapito della tutela dei diritti umani, sacrificando la protezione delle persone migranti e rifugiate e permettendo il perpetuarsi di un sistema in cui gravi crimini vengono commessi impunemente all’interno dei centri di detenzione. MEDU chiede che l’Italia, l’Unione Europea e la comunità internazionale intervengano con urgenza per garantire la vita, l’incolumità e l’accesso alla protezione internazionale alle migliaia di migranti ancora detenuti nei centri libici.
SI VEDA LA FABBRICA DELLA TORTURA