“Dal leninismo al dannunzianesimo – l’ultima variante dei ‘comunismi’ in cerca del partito”

Forum Italiano dei Comunisti – 03/02/2025

forumdeicomunisti.it

 

DAL LENINISMO AL DANNUNZIANESIMO 
l’ultima variante dei ‘comunismi’ in cerca del partito

 

Sabato 25 gennaio si è tenuta a Roma un’assemblea di gruppi di reduci provenienti da esperienze ‘comuniste’ con l’intenzione di creare le basi di un nuovo partito. Conosciamo bene la storia di queste vicende che si susseguono da circa un trentennio e sempre con lo stesso esito. Purtroppo la diaspora comunista, nata dalla disintegrazione da varie esperienze fallite, riproduce sempre nuove illusioni per coloro che, seppure a ranghi ridotti, perseverano nell’errore.

La cosa che ci colpisce di più di queste vicende è il fatto che gli attori presenti sulla scena non vengono da Marte e partono dall’anno zero. No, sono gente che in questi decenni è stata dentro ‘i comunismi’ che sono falliti e hanno vissuto le esperienze della ‘rifondazione’ di bertinottiana memoria fino alle avventure di Marco Rizzo. Eppure, invece di riflettere e fare un bilancio di come sono andate le cose, ripartono di nuovo con slogan come questo:

“E’ l’ora!. Nessuno si tiri indietro!
E’ l’ora della costruzione del partito comunista!”.
Testualmente questo è stato scritto recentemente in un appello a firma di Fosco Giannini coordinatore del ‘Movimento per la Rinascita Comunista’. Uno dei quattro gruppi che hanno organizzato il ‘cantiere’ a Roma.

Ma viene naturale chiedersi, fino a ieri che cosa hanno fatto? Che cosa li induce a dire che è oggi l’ora di costruire il partito? E ieri e l’altro ieri che ora era?

Accennando nel titolo allo stile d’annunziano ci riferivamo alle frasi di apertura dell’appello, ma la questione non è solo di stile. Tra i gruppi promotori dell’evento del 25 a Roma c’è anche un gruppo, che si fa chiamare “Patria Socialista”, ed effettivamente esalta la Repubblica del Carnaro di cui Gabriele D’Annunzio fu fondatore nella sua avventura fiumana. Su questo alcuni compagni ci hanno inviato alcune considerazioni sulla storia di Patria socialista che alleghiamo a questa nota.

La questione del Carnaro non è però che una delle singolarità di questo nuovo appello al partito. Il punto principale è, difatti, il grido: “al partito, al partito..” che ricalca, con pathos salvifico, l’approccio che c’è stato in questi anni in alcuni settori che si sono definiti comunisti, sui cui fallimenti non si vuole ancora ragionare.

Dove sono le radici dei fallimenti? Di questo bisognerebbe quindi parlare prima degli squilli di tromba.

Almeno due cose vanno prese in considerazione in sede di dibattito e di analisi. La prima riguarda il concetto che un partito comunista non può rinascere solo per il fatto che prima ci sono stati Marx, Engels, Lenin Stalin, Mao etc. e che questo basti per definirne automaticamente la funzione storica.

Questo modo di intendere la questione è estraneo a una concezione che vede un partito comunista vivere e crescere dentro un processo reale di cui esprime quelle istanze sociali che tendono a trasformare l’esistente. E’ lo sviluppo delle contraddizioni che crea le condizioni della nascita del partito e non l’ideologia. Queste condizioni mutano continuamente e questo è avvenuto anche in Italia. Siamo passati da una situazione in cui il PCI aveva due milioni di iscritti e parecchi milioni di voti alla sua autoliquidazione. Se si somma anche il fatto che tutto questo è avvenuto in un contesto in cui l’URSS e il socialismo in Europa è crollato, appare evidente che la ricostruzione di una organizzazione comunista che non sia una setta è questione molto complessa e i fatti l’hanno dimostrato.

Chi ha cercato di recuperare la situazione parlando di ‘rifondazione’ comunista e scambiando un certo radicalismo di sinistra per un progetto che desse gambe e strategia ad una nuova formazione comunista ha ripetutamente sbattuto contro il muro. Una nuova formazione comunista ha bisogno di credibilità rispetto ai suoi referenti sociali e la sua tattica e la sua strategia devono essere necessariamente approfondite e viene da domandarci perché, coloro che reclamano il partito qui e subito, in questi trenta anni non hanno fatto passi in avanti.

Una seconda questione che va affrontata in un progetto di ricostruzione riguarda i contenuti dell’asse strategico su cui esso va collocato. Abbiamo già detto che l’ideologia non risolve la questione, come oggi non si risolve richiamandosi alla Cina di Xi Ji Ping come certi neofiti fanno.

Che cosa dobbiamo fare dunque per affrontare questo problema?

Quando si parla di partito storico e di prospettiva va definito anche e soprattutto l’asse sui cui un progetto di questo tipo si deve muovere. Non si tratta di fondare un partito della sinistra, ma un vero partito comunista. La questione non è di poco conto perché si pongono contemporaneamente tre questioni: come tenere conto della devastazione prodotta a livello di coscienza di massa, a partire dai lavoratori, dal crollo del socialismo in URSS e in Europa, delle modificazioni della società italiana rispetto alle caratteristiche del periodo di ascesa del movimento comunista in Italia e, infine, da come ci dobbiamo posizionare rispetto alla storia del PCI e della sua strategia, da Lione a Salerno.

I ‘comunismi’ italiani in questi decenni hanno di fatto ignorato queste problematiche e ci hanno riportato indietro di molto definendo il comunismo come un romanticismo storico senza sciogliere i nodi che invece andavano affrontati.

La critica che facciamo a coloro che il 25 si sono riuniti a Roma è dunque questa e non la facciamo solo ora, ma da circa un anno abbiamo tentato di coinvolgerli in una discussione che riteniamo seria e preliminare agli squilli di tromba.

La risposta è stata sempre negativa. Contenti loro….aspettiamo gli sviluppi senza fare guerre di religione.

 

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Socialismo dannunziano?

Riceviamo dal compagno Massimo C. il sottostante post di Facebook, con cui Patria Socialista rievoca il “Natale di sangue” del 1920, insieme al seguente commento:

  Dalla costituzione della Repubblica che i cofondatori celebrano….
“art. 10: Tre elementi concorrono a formare le basi costituzionali della Repubblica:
a) i cittadini
b) le corporazioni
c) i comuni”

Stanno imbarcando “oves et boves et universa pecora”….
Inoltre il serpente che si morde la coda, simbolo di quella repubblica, è un simbolo “ariano” molto ben descritto da Guenon ed Evola e facente parte del fondamento spirituale/esoterico del fascismo italiano…
C’è molta confusione sotto il Sole, la situazione è… pessima!

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