[SinistraInRete] Lelio Demichelis: Marx, le macchine e l’IA. Le lezioni di Napoleoni

Rassegna 05/02/2025

 

Lelio Demichelis: Marx, le macchine e l’IA. Le lezioni di Napoleoni

crs

Marx, le macchine e l’IA. Le lezioni di Napoleoni

di Lelio Demichelis

La sinistra deve prendere atto del fatto che neppure i compromessi possono salvare la democrazia dal potere e dalla volontà di potenza del capitalismo e della tecnica. Rileggere Napoleoni può aiutare a trovare una via d’uscita dalla società tecnocratica

napoleoni marx.pngClaudio Napoleoni (1924-1988), un altro grande intellettuale e politico della sinistra oggi sostanzialmente dimenticato dalla stessa sinistra. Da una sinistra, oggi ma come scriveva Napoleoni già allora, dove “non c’è più l’abitudine a ragionare in grande, cioè per grandi problemi, per grandi prospettive, soprattutto” – una sinistra incapace (a parte lodevoli eccezioni) non solo di pensare alla rivoluzione, a una (in realtà sempre più urgente) uscita dal tecno-capitalismo, o al “progressivo abbandono delle strutture in cui oggi vive il dominio” (soprattutto la tecnica), ormai lasciandosi sopraffare e quindi solo adattandosi o facendosi solo resiliente a ciò che il capitale e il neoliberalismo impongono come dati di fatto ineluttabili e immodificabili. Una abitudine a ragionare che invece dovrebbe essere ancora più necessaria oggi – ragionare in grande, cioè per grandi problemi, per grandi prospettive, soprattutto mentre capitalismo e tecnica (il nuovo Principe del mondo, con i suoi intellettuali organici, altro che partito gramsciano ed egemonia del proletariato) stanno costruendo un nuovo tecno-fascismo (Musk & Trump e i loro emulatori in giro per il mondo), e/o una tecno-destra apparentemente libertaria e anarchica (definizione tautologica, quella di tecno-destra: per come si impone appunto come dato di fatto sulla società, l’innovazione tecnologica è sempre industrialista/positivista e di destra per sua essenza, comunque anti/a-democratica), e/o una tecno-oligarchia reazionaria a dominio e a egemonia (sempre nel senso di Gramsci) globale, risvegliando/riattivando con la tecnologia quel fascismo potenziale e quella fascinazione di massa per la personalità autoritaria di cui scrivevano settant’anni fa Adorno e la prima Scuola di Francoforte – o quell’Ur-fascismo di cui aveva scritto Umberto Eco nel 1997.

A rileggere Napoleoni – economista, filosofo, politico, intellettuale poliedrico, sempre impegnato a ragionare sull’economia (mentre oggi l’economia è chiusa nei propri modelli autoreferenziali, avalutativi e senza confronto con la realtà reale) e sulla politica, su Marx, su Sraffa, su Heidegger, con Rodano e con Del Noce, sulla religione.

Leggi tutto

Alessandro Carrera: Trump e Musk: in principio è l’azione

doppiozero

Trump e Musk: in principio è l’azione

di Alessandro Carrera

222021155 d515017f 08fd
4937 871c 18578f9ae6ae.jpgNel film Un volto nella folla (Elia Kazan, 1957) assistiamo all’inarrestabile ascesa di Larry “Lonesome” Rhodes, ex cantante country interpretato da Andy Griffith che, scoperto dalla conduttrice di una trasmissione radio, diventa presto un idolo delle folle, un influencer (allora si diceva testimonial), nonché un aspirante politico. Ma quando Marcia, la produttrice che purtroppo si è innamorata di lui, decide di punirlo dei suoi tradimenti, non deve far altro che lasciare acceso il microfono alla fine di un programma televisivo e poi diffondere la registrazione in cui Lonesome Rhodes, il campione del popolo, dà degli idioti a coloro che lo seguono. Il suo indice di gradimento crolla e la sua carriera politica è finita.

Questo nel 1957, ma oggi non è più così. Il nuovo populista non teme affatto di far sapere al suo elettorato quello che pensa di loro. Quando Trump ha detto: “Amo gli ignoranti” (“I love the uneducated”) non ha perso voti, anzi ne ha guadagnati. Il populista che disprezza il popolo viene osannato da un popolo che a quanto pare disprezza soprattutto se stesso. Ma è proprio così?

Michael Sandel, filosofo della politica e autore di La tirannia del merito (2020), ha argomentato che i recenti movimenti populisti, negli Stati Uniti e altrove, sono una rivolta delle masse contro le élites di coloro che si ritengono, per nascita e censo, “la metà migliore” (è un’espressione che userò ancora, in un contesto più preciso). Ma non sono sicuro che questo sia ancora vero. Il 20 gennaio 2025, durante l’inaugurazione della sua seconda presidenza, accanto a Trump non c’erano gli ex minatori della Pennsylvania o gli operai del Michigan; c’erano gli amministratori delegati delle grandi tech companies, gli uomini più ricchi e potenti del pianeta, nessuno dei quali ha mai nascosto la propria politica antisindacale e l’assunto in base al quale il miglior amministratore è quello che licenzia di più. Come si è realizzata questa unholy alliance, questo matrimonio osceno di populismo, tecnocrazia e sovranismo?

Leggi tutto

Antonio Calafati: IL salvataggio di Milano

sinistra

IL salvataggio di Milano

Raccontato da un economista

di Antonio Calafati

Milano sepavo 123rfcom m 101236 1Improvvisamente, scoppia il ‘caso Milano’… La magistratura inizia a contestare all’amministrazione comunale la legittimità giuridica dell’uso fatto del dispositivo dell’urbanistica contrattata. In numerosi casi, la procedura seguita avrebbe impedito che l’interesse pubblico fosse adeguatamente rappresentato nella negoziazione. La reazione di chi governa Milano è stata disinibita tanto nel dire quanto nel fare, come si conviene nella tradizione neoliberale: chiedere al Parlamento di promulgare una legge che legittimasse ex-post la prassi negoziale seguita per autorizzare gli interventi di trasformazione urbana. Ne scrive con cura Antonio Calafati, uno dei massimi esperti in Italia di economia urbana [Stefano Lucarelli].

* * * *

In occasione del 175° anniversario della sua fondazione, nel settembre del 2018 The Economist, iconico settimanale inglese, tra i più influenti nella scena internazionale, pubblica un lungo saggio dal titolo eloquente: 1843-2018. A Manifesto for renewing liberalism. Non conteneva novità, ma codificava il progetto neoliberale nella forma che ha trionfalmente preso in Europa dopo il 1989, ancorandosi al paradigma mercatista per interpretare e governare il capitalismo.

Nel 2018, in molte democrazie europee era stata in larga parte realizzata l’agenda politica che il Manifesto illustrava, ma da alcuni anni crescevano inquietudine e instabilità politica, e cresceva il consenso elettorale di movimenti ‘anti-mercato’. Ricapitolarne i temi principali era sembrato necessario alla redazione dell’Economist, consapevole che il suo Manifesto si sarebbe rivelato uno strumento utile per sostenere le ragioni del progetto neoliberale.

Leggi tutto

Algamica: Sulla memoria storica e la sua temporalità

sinistra

Sulla memoria storica e la sua temporalità

di Algamica*

In occasione dell’approssimarsi della “giornata mondiale della memoria” (27 gennaio), il 25 gennaio 2025 è stata una giornata di mobilitazione nazionale promossa dalle organizzazioni palestinesi caratterizzata dal motto “aggiorniamo la memoria, il genocidio è ora”. Di contro un articolo del Jerusalem Post, giornale della destra liberale israeliana, del 23 gennaio 2025, sostiene che Israele non solo stia conducendo vittoriosamente da solo la guerra su 7 fronti, ma anche su un ottavo fronte sta avendo successo e che è quello che vede contrapposto lo Stato ebraico alla «rete di attivisti, accademici e media che spesso gettano Israele in una luce negativa, concentrandosi su narrazioni di colonialismo e oppressione…», che il giornale definisce come la élite della sinistra progressista occidentale. E precisa che la «vittoria di Israele in questa campagna è forse la più importante per il futuro del mondo».

Sia detto per inciso che, nonostante il sostegno di tutto l’Occidente e nonostante il genocidio, Israele non sta ancora raggiungendo il suo obiettivo vitale, quello di annientare la Resistenza Palestinese e completare la pulizia etnica totale della Palestina e in particolar modo di deportare tutti i palestinesi via da Gaza. Ed è stato costretto, proprio dall’Occidente, e dagli alleati maggiori, come gli Usa, a una tregua con Hamas che è l’organizzazione più rappresentativa della Resistenza palestinese stessa che si vuole annientare, mentre è inarrestabile la marcia del ritorno dei palestinesi nel Nord della Striscia.

Leggi tutto

Jack Orlando: Quale spazio oggi per il fascismo?

carmilla

Quale spazio oggi per il fascismo?

di Jack Orlando

Mikkel Bolt Rasmussen; Fasciocapitalismo; Edizioni Malamente; Urbino 2024; 119 pp. 12€

Se il fascismo esista ancora oppure no è un leitmotiv dei dibattiti accademici e mediatici più ricorrenti. Una discussione annosa che ha finito per non aver capo né coda, preda degli sciacallaggi di commentatori bipartisan.

Eppure rimane un tema di importanza cruciale per almeno due motivi: da un lato c’è la crescita esponenziale di formazioni che più o meno apertamente si richiamano al discorso fascista, ormai non di rado giunte in posizione di governo; dall’altro abbiamo l’emersione, potente e periodica, di sentimenti antifascisti che si riattivano alle provocazioni più reazionarie.

Il fascismo è, in sostanza, qualcosa che al tramonto del liberalismo riesce a smuovere le acque stagnanti delle (post?)democrazie occidentali. Un moto perpetuo che però agita la superficie senza davvero andare a fondo, a incidere sul flusso degli eventi. È il segno più evidente di un ginepraio di guerre culturali che si sono fatte senso della politica in un frangente in cui la Politica (con la “P” maiuscola) è andata a farsi fottere.

Non è un caso se tra formazioni e personaggi che a primo acchito finiscono sotto l’etichetta di fascisti possiamo trovare delle costanti (xenofobia, misoginia, conservatorismo retrivo e retorica paranoide tra tutti) ma non riusciamo mai darne una definizione coerente e lineare.

Leggi tutto

Clara Statello: UAV “ucraini” contro centrale nucleare e impianti energetici: l’impronta USA negli attacchi al territorio russo

lantidiplomatico

UAV “ucraini” contro centrale nucleare e impianti energetici: l’impronta USA negli attacchi al territorio russo

di Clara Statello

Il vero game changer della guerra in Ucraina non sono stati gli F16, i carri armati Leopart o Challenger, gli ATACMS o gli Storm Shadow, ma i droni. Hanno consentito alle forze di Kiev di sopperire alla carenza di munizioni e di colpire in profondità il territorio russo

Gli UAV, aerei senza pilota, hanno un ruolo chiave nella guerra all’energia russa che l’Ucraina conduce, prendendo di mira un’altra centrale nucleare in territorio russo. Questa notte è stata attaccata l’area in cui si trova la stazione di distribuzione dell’oleodotto Druzhba, a Novozybkov nella regione di Bryansk, proprio mentre in UE si avvia la discussione sulla riapertura all’energia russa per ridurre i costi di alcuni Paesi europei, soprattutto Germania e Ungheria. In seguito al raid è esploso un incendio, probabilmente a causa dei frammenti dovuti alla contraerea.

Nella notte tra martedì e mercoledì sciami di droni ucraini sono stati lanciati in profondità nel territorio russo, contro infrastrutture civili strategiche, impianti petroliferi, centri industriali di diverse regioni. Un drone è stato abbattuto mentre tentava di attaccare la centrale nucleare di Smolensk, ha detto il governatore V. Anokhin.

Unità dell’intelligence della difesa ucraina hanno colpito la notte del 29 gennaio la raffineria Norsi della Lukoil a Kstovo, nella regione di Nizhny Novgorod, la sesta città più grande della Russia.

Leggi tutto

Paolo Ferrero: La Giornata della memoria è sotto l’attacco di chi ne rovescia il significato. Spiego perché

fattoquotidiano

La Giornata della memoria è sotto l’attacco di chi ne rovescia il significato. Spiego perché

di Paolo Ferrero

Lunedì abbiamo commemorato la Giornata della memoria. Il 27 gennaio di 80 anni fa, nel 1945, la sessantesima armata dell’esercito sovietico varcò i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e l’orrore dell’olocausto divenne un fatto conosciuto a livello mondiale. Ricordiamo questa data per segnare, nella storia dell’umanità, una rottura radicale, una discontinuità: l’olocausto non solo non deve essere dimenticato ma deve essere ricordato affinché l’orrore che richiama non sia più ripetibile, affinché quell’orrore diventi tabù. Il tentativo di far scomparire il popolo ebraico dalla faccia della terra deve essere rammemorato e quella sofferenza indicibile deve dare luogo a un insegnamento fondativo per l’umanità.

Il delirio nazista che ha coniugato il massimo della razionalità tecnologica con il disegno inumano di sterminare ebrei, zingari, omosessuali, comunisti e così via, deve diventare tabù. La barbarie nazista di sterminare una parte dell’umanità – un disegno incompatibile con il concetto di umanità – deve diventare tabù. Quella della memoria è quindi una Giornata dal valore universale che ha un obiettivo universale: non deve accadere mai più, mai più per nessuno.

Come abbiamo visto ieri, questa Giornata altamente simbolica è oggi messa in discussione, attaccata.

Anni addietro è stata attaccata dal revisionismo storico che negava l’Olocausto sia nelle dimensioni che nella qualità del disegno criminale. Questo attacco persiste ma non ha mai avuto grandi successi.

Leggi tutto

Alessandro Scassellati: Trump vuole invertire il declino dell’America ma il risultato sarà un fallimento

transform

Trump vuole invertire il declino dell’America ma il risultato sarà un fallimento

di Alessandro Scassellati

Trump e i suoi sostenitori vorrebbero opporsi alla corrente della storia, ma potrebbero finire per non avere modo di fermarla ed essere travolti. Queste prime settimane della sua amministrazione potrebbero rappresentare l’apice del potere di Trump, come riconoscono alcuni sostenitori

falce e martello 6.jpegDopo anni di analisi, dibattiti e conflitti su cosa significhi la sua ascesa, il discorso inaugurale di Donald Trump in occasione della sua seconda assunzione della presidenza ha chiarito tutto: lui è il sintomo del declino imperiale che pretende di essere la cura. Il suo discorso inaugurale in occasione del primo mandato si era soffermato sul declino nazionale: la “carneficina americana”. L’apertura del secondo discorso inaugurale, date le pretese monarchiche di Trump, tuttavia, è iniziata con il mito della “nuova età dell’oro”, proponendo un’immagine quasi idilliaca della fine del periodo di difficoltà dell’America, con il paese che dovrà tornare a suscitare quell’invidia e rispetto di cui un tempo godeva tra le potenze della terra. E, molto più chiaramente che nel suo primo discorso inaugurale e mandato, le parole e gli stratagemmi di Trump indicano una visione non solo di competizione, ma di ritorno a un’ascesa comparativa. Vuole che l’America si crogioli al sole della sua precedente vittoria nella competizione degli imperi. Sarà una “nuova entusiasmante era di successo nazionale”.

Sappiamo che Trump è un narcisista, un bullo e un cercatore di accordi che non desidera avere obblighi verso gli altri. Sta creando una monarchia elettorale non soggetta al controllo parlamentare, un sistema in cui tutto il potere è personalizzato e tenuto nelle sue mani, una ricetta certa per flussi distorti di informazioni, corruzione, instabilità e i(nco)mpotenza amministrativa. La miscela di politica, ideologia ed escatologia megalomane è particolarmente importante perché Trump ha legato il destino degli USA alle sue fortune personali come nessun altro presidente prima di lui. Come lui sostiene, la realizzazione del programma America First (arrestare il declino imperiale statunitense) è inestricabilmente legata al suo potere personale.

Sebbene alcuni analisti e commentatori, naturalmente, si oppongono al fatto che gli Stati Uniti siano mai stati un impero, Trump non sembra dubitarne.

Leggi tutto

Francesco Cappello: Crepe profonde nel sistema economico occidentale

seminaredomande

Crepe profonde nel sistema economico occidentale

di Francesco Cappello

I patologici squilibri indotti dal modello economico occidentale risultano sempre più insostenibili. La finanziarizzazione estrattiva/speculativa genera e alimenta il conflitto globale

Schermata 2025 01 29 alle
22.11.10.pngLa pratica neoliberista che obbliga gli Stati a finanziarsi facendo ricorso esclusivo ai mercati finanziari, vendendo titoli a soggetti non residenti in cambio di soldi da restituire con gli interessi, è sempre meno sostenibile. I costi dei debiti sovrani crescono rapidamente, creando un potenziale rischio per l’economia globale. Il rendimento dei titoli di Stato USA a 10 anni [1], attualmente al 4,5% potrebbero crescere sino al 5% o più. Già questo singolo fattore è indice di una fragilità crescente delle economie occidentali. Non si tratta, infatti, di un fenomeno circoscritto agli Stati Uniti, ma si sta verificando anche altrove: Gran Bretagna (4,58%), Italia (3,65%) e Francia (3,29%), Ungheria (6,74), Messico (9,61%), Sud Africa (10,11%), Brasile(10,75%), Turchia (25,51%) tutti paesi con tassi in rapido aumento. Era già accaduto nel 2007, prima della crisi finanziaria del 2008, e all’alba del secolo che ha visto valori superiori al 5%.

 

Perché allarma l’aumento dei tassi a lunga scadenza?

Alti Rendimenti finanziari inducono i possessori di capitali a farli fruttare finanziariamente piuttosto che investirli nell’economia reale. L’aumento dei tassi d’interesse drena, infatti, capitali dall’economia produttiva, spingendo cittadini e aziende a risparmiare invece di spendere ed investire, con evidenti conseguenze negative sull’attività economica. I prestiti necessari agli investimenti costano di più, viceversa, investire finanziariamente capitali rende di più e con zero rischio di impresa.

Per i governi, la situazione è ancora più complessa: molti paesi spendono più di quanto incassano con le entrate fiscali, vedendosi costretti a tagli nello stato sociale e ad aumentare il debito per far fronte al debito tramite l’emissione di nuove obbligazioni.

Leggi tutto

Giorgio Gattei: Tassazione e interesse (solo per astronomi esperti). Cronache marXZiane n. 16

maggiofil

Tassazione e interesse (solo per astronomi esperti). Cronache marXZiane n. 16

di Giorgio Gattei

mdòlouwsiif5j41. Dgiangoz, comincia tu!

Dgiangoz è il mio consulente in analisi logica marXZiana che, interpellato, così mi ha risposto:

– Sei tornato da me? Non ti fidi delle tue sole competenze? Ne prendo atto e ti vengo incontro. Rispetto ai miei interventi precedenti, adesso in quel dominio di Saggio Massimo del pianeta Marx in cui sei finito e dove, pur impiegando lavoro, non si pagano salari, le due sole merci prodotte (una “base” e una “non-base” secondo la nomenclatura introdotta da Piero Sraffa nel libro del 1960), invece di essere grano e tulipano sono diventate orzo e birra, ma questo cambia poco dato che l’orzo è una “merce-base” in quanto necessaria per produrle entrambe, mentre la birra è una “merce-non base” addirittura assoluta perché non serve nemmeno a produrre se stessa (che fai della birra se non berla?). Più interessante è invece la sostituzione, nella funzione d’intermediazione tra le due produzioni, del Palazzo al posto del Tempio, il che ti ha consentito di attribuirgli la doppia funzione di tassare il produttore d’orzo (d’ora in poi l’“orziere”) per poi prestare al produttore di birra (d’ora in poi il “birraio”) quel gettito fiscale così raccolto. Però hai strafatto nel supporre che il Palazzo prelevi l’intero profitto massimo dell’orziere per girarlo integralmente e gratuitamente al birraio. Certamente, così facendo, hai raggiunto d’assalto l’equilibrio di bilancio tra le entrate e le uscite del Palazzo:

R a11 Q1 = a12 Q2

dove a11 e a12 sono i coefficienti unitari delle due produzioni, Q1 e Q2 le quantità rispettivamente prodotte ed R è il Saggio Massimo del profitto, ma non ti parrebbe più plausibile che il Palazzo prelevi a titolo d’imposta soltanto una percentuale del profitto massimo dell’orziere secondo una aliquota fiscale (t < 1, mentre sul prestito al birraio si facesse pagare un interesse secondo un tasso i > 0? Però, così facendo, ne sarà modificato quell’equilibrio di bilancio del Palazzo da te dedotto che dovrà essere ripensato tenendo comunque conto che le tasse sono pagate soltanto dall’orziere produttore della merce-base, mentre l’interesse è pagato soltanto dal produttore della merce non-base, cioè dal birraio.

Leggi tutto

Mario Lombardo: RD Congo, saccheggio e geopolitica

altrenotizie

RD Congo, saccheggio e geopolitica

di Mario Lombardo

La situazione nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è ormai sull’orlo del precipizio in seguito all’ingresso nella città strategica di Goma, capitale della provincia del Kivu settentrionale, della milizia di etnia Tutsi M23 grazie al sostegno delle forze armate del vicino Ruanda. Gli eventi degli ultimi giorni hanno spinto il governo di Kinshasa a rompere le già complicate relazioni diplomatiche con Kigali, facendo temere la possibile esplosione di una nuova guerra su vasta scala in una regione ricchissima di risorse minerarie. Sullo sfondo del conflitto ci sono appunto gli interessi legati all’estrazione e alla commercializzazione, spesso illegale, delle ricchezze del sottosuolo congolese e che si intrecciano alla crescente competizione tra la Cina e l’Occidente.

Dopo giorni di intensi combattimenti, gli uomini dell’M23 hanno conquistato martedì l’aeroporto di Goma e annunciato il controllo dell’intera città. Le forze dell’esercito della RDC sostengono invece di essere presenti ancora in alcune parti della città, ma le notizie riportate dalle agenzie di stampa internazionali raccontano di una realtà in rapido peggioramento per queste ultime. La francese AFP ha citato una fonte locale, secondo la quale più di 1.200 soldati congolesi si sarebbero arresi e sono ora “confinati” presso la base della missione ONU nella RDC (MONUSCO) all’aeroporto di Goma.

Leggi tutto

Fulvio Grimaldi: Quando si dice “Sicurezza” — — Che lo spirito di Trump scenda su di noi

mondocane

Quando si dice “Sicurezza” — — Che lo spirito di Trump scenda su di noi

di Fulvio Grimaldi

Radioroma.tv – Francesco Capo intervista Fulvio Grimaldi https://www.radioroma.tv/2025/01/30/oms-ddl-sicurezza-e-referendum/ da 04’ a 28’53 

Decreto Sicurezza – uscita dall’OMS – liberazione Al Masri – Siamo tutti spie – Siamo tutti mafia e terrorismo – varie ed eventuali

Ramy, per essere scappato su uno scooter guidato da un amico che non aveva la patente, per questo grave delitto altrui è inseguito, fatto cadere, spiaccicato contro un muro, giustiziato. Come? Da chi si fa simultaneamente gendarme, pubblico ministero, cronista eccitato della manovra per farlo cadere, giudice ed esecutore della sentenza capitale. E cancellatore, a forza di minacce, delle riprese che ne documentano il servizio svolto.

Nell’Italia di Meloni il poliziotto, per quanto faccia, ha lo scudo legale. In questo caso si andrà dall’omicidio stradale colposo all’archiviazione. E se un PM recalcitra, si sa come agire. D’altronde, per chi spacca teste a qualcuno che paia avvicinarsi troppo a un obiettivo sensibile, tipo Grande Opera o Sinagoga, non vorremmo mica impedire di incriminarlo perché ha opposto resistenza coprendosi il cranio con le mani!

Men che meno potremmo tollerare coloro che nelle nostre carceri della rieducazione facciano opposizione passiva a chi ne cura proprio la rieducazione.

Leggi tutto

Pino Arlacchi: Trump e il declino del popolo Usa (in numeri e dati)

lantidiplomatico

Trump e il declino del popolo Usa (in numeri e dati)

di Pino Arlacchi

Il discorso inaugurale di Trump e i suoi primi decreti esecutivi sono il tipico esordio di un capo populista che promette al popolo di riscattarlo dall’ambascia in cui è caduto e di guidarlo dentro un cammino di rinascita.

Quante volte l’abbiamo visto questo squallido spettacolo, da Mussolini a Hitler a Berlusconi, agli odierni capetti xenofobi europei? In quanti hanno promesso di far tornare grandezza nazionale e prosperità in virtù del loro carisma personale per poi crollare ignominiosamente, e talvolta tragicamente, di fronte a crisi economiche, guerre e revulsioni da parte degli stessi interessi che li avevano favoriti?

È vero che Trump è arrivato al potere grazie a elezioni democratiche, ma la sua vicenda non fa che convalidare il principale argomento contro la democrazia elettiva. Fu Platone a sollevarlo per primo nei confronti di una Agorà ateniese preda di demagoghi al guinzaglio dell’uno per cento dell’epoca (cui Platone stesso peraltro apparteneva).

I processi elettorali sono vittima di forze irrazionali perché presuppongono una capacità degli elettori di valutare candidati e programmi che è palesemente inesistente. Tesi confermata dalla famosa battuta di Churchill, che il più grande argomento contro la democrazia è una chiacchierata di cinque minuti con l’elettore medio. E compensata dall’altrettanto celebre battuta, che il convento non offre di meglio.

Leggi tutto

Dante Barontini:

contropiano2

La Germania sdogana i neonazisti, fine della recita “democratica”

di Dante Barontini

Cade l’ultima fragile barriera «europea ed europeista»che impediva alla destra neofascista di determinare le politiche di un Paese. Ed è accaduto in Germania, il più importante e grande dei paesi europei.

Era anche rimasto l’unico a tener fuori dalle maggioranze parlamentari, magari solo per approvare una singola legge, gli eredi del nazismo. E non a caso l’hanno fatto sull’immigrazione, diventata dappertutto l’unico o principale «tema politico» su cui viene indirizzata una insicurezza sociale crescente che origina, però, da tutt’altre condizioni concrete: salari bloccati da anni (quasi venti, in Germania), potere d’acquisto in calo, precarietà occupazionale, crisi industriale colossale (l’automotive a pezzi), riduzione del welfare (anche se, certo, non nella misura in cui è stato tagliato qui da noi), disuguaglianze crescenti e sfacciate, sottosviluppo dell’Est rispetto al resto del paese.

Il tutto per opera della «democrazia cristiana», ovvero la Cdu ora guidata da Friedrich Merz, che ha presentato e farà approvare – non appena avrà vinto le elezioni, da qui ad un mese – provvedimenti di drastica restrizione sia per nuovi ingressi di migranti che per la cacciata di colore che vengono considerati “indesiderabili” o semplicemente in esubero.

Sì, potrebbe essere che l’AfD, per la prima volta, renda possibile l’approvazione di una legge necessaria“, ha detto Merz mercoledì in un acceso dibattito parlamentare. “Ma signore e signori, siamo di fronte alla scelta di continuare a guardare impotenti mentre le persone nel nostro paese vengono minacciate, ferite e uccise“, ha proseguito, “o di alzarci e fare ciò che è indiscutibilmente necessario in questa materia“.

Leggi tutto

 

Sharing - Condividi