Giovanni Barbera – 10/02/2025
Dispiace dover contestare fermamente le parole del Presidente Mattarella che continua a dare sulla drammatica vicenda delle Foibe una versione mistificata e tossica.
Il presidente della Repubblica, allineandosi a quella narrazione revisionista, oggi purtroppo prevalente, continua ad accreditare la tesi della pulizia etnica ai danni degli italiani, dimenticando che nell’Esercito popolare di Liberazione Jugoslavo, formazione che diede un contributo determinante anche alla liberazione dei territori del nord est del nostro Paese, militavano circa 20 mila partigiani italiani.
La verità è ben altra, visto che furono proprio i fascisti a imporre in quelle terre una violenta politica di segregazione razziale ai danni della popolazione slava che, dopo l’invasione della Jugoslavia del 1941, si tradusse anche in una drammatica pulizia etnica, con lo sterminio e la deportazione di decine di miglia di civili sloveni e croati che, secondo i dati censuari di quel periodo, erano peraltro la maggioranza in quei territori.
Dati che smentiscono anche la vergognosa tesi del disegno annessionistico ai danni dell’Italia da parte della Jugoslavia. Tale tesi, avanzata da diversi commentatori, alla luce dei fatti e dei numeri, si trasforma in un risibile e tardivo sciovinismo da quattro soldi, di cui oggi purtroppo si fa interprete, con nostro grande rammarico, anche il Presidente della Repubblica.
In realtà la vicenda delle Foibe è ben più complessa di quella che anche Mattarella prova ad accreditare con il suo intervento di oggi, facendo sue le tesi revisioniste che sono state smentite, da tempo e con rigore scientifico, da storici come Claudia Cernigoi, Eric Gobetti, Alessandra Kersevan e altri.
Approfondire con serietà tale complessità, sottraendosi dalle strumentalizzazioni ideologiche e politiche che inquinano profondamente da anni la letteratura storica su tali eventi, è l’unico vero modo per rendere veramente omaggio alle vittime innocenti delle foibe, tra cui non si possono certo annoverare quelle che si macchiarono di gravi responsabilità per gli efferati crimini perpetrati ai danni dei civili e dei partigiani.
Per questi motivi il 10 febbraio andrebbe trasformato nella giornata del ricordo delle vittime del fascismo, partendo da quelle prodotte dalle tragiche avventure coloniali, per arrivare fino a quelle derivanti dall’occupazione della Jugoslavia.
Ricordiamo, infatti, che nelle foibe non ci finirono solo italiani, molti dei quali anche complici degli efferati crimini del regime fascista, ma anche tanti cittadini sloveni e croati che da secoli vivevano in quei territori, in pace e prosperità, con la minoranza italiana.
Così come ricordiamo che le violenze del regime fascista in quei territori produssero la morte di ben 13 mila persone slovene e croate nei lager presenti nel nostro Paese, di almeno 2.500 persone nel corso di azioni di combattimento e di altri 1.500 civili uccisi dai nazifascisti solo per rappresaglia.
Le violenze e gli eccidi nei confronti di tali popolazioni furono una delle pagine più buie della nostra storia che oggi rischiano di essere occultate, anche grazie a leggi revisioniste come quella che istituisce il “Giorno del Ricordo” e alle inopinate parole delle più alte cariche della nostra Repubblica.