USAID, altro che aiuto allo sviluppo: milioni per destabilizzare governi e manipolare media

Roberto Vivaldelli – 06/02/2025

Trump smaschera l’USAID: soldi per manipolare elezioni e media

 

La decisione dell’amministrazione Trump di azzerare l’USAID, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, e di assoggettarla al Dipartimento di Stato ha sollevato il coperchio del classico vaso di Pandora, rivelando che il suo ruolo andava ben oltre quello di una semplice agenzia per gli “aiuti umanitari”, come gran parte della stampa ha descritto in questi giorni.

Per decenni, come ha ricordato la stessa Casa Bianca, l’Agenzia ha gestito ingenti fondi pubblici con scarsa trasparenza, finanziando progetti discutibili e, in alcuni casi, controversi. Tra gli esempi di sprechi e abusi figurano 1,5 milioni di dollari per promuovere la diversity, equity and inclusion in Serbia, 70.000 dollari per un musical DEI in Irlanda, 47.000 dollari per un’opera transgender in Colombia e milioni destinati a ONG legate a organizzazioni terroristiche. L’agenzia ha inoltre finanziato progetti legati a EcoHealth Alliance, coinvolta nella ricerca presso il laboratorio di Wuhan, e ha fornito cibo a combattenti affiliati ad al-Qaeda in Siria. Particolarmente critico è stato il sostegno alla coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan, con milioni di dollari impiegati per sistemi di irrigazione, fertilizzanti e attrezzature agricole, beneficiando indirettamente il regime talebano.

Il ruolo nascosto dell’USAID

Ma c’è molto di più di questo. Mike Benz, ex funzionario del Dipartimento di Stato sotto la prima amministrazione Trump, intervenendo nel programma del giornalista Glenn Greenwald, ha delineato un quadro sinistro dell’USAID, descrivendola come un vero e proprio braccio operativo della politica estera statunitense, spesso in collaborazione con la CIA e il National Endowment for Democracy (NED). Un’agenzia impegnata in operazioni di regime change e ingerenze politiche in Paesi stranieri.

Come ha illustrato Benz da Greenwald, infatti, USAID e NED operano in tandem in numerosi programmi volti a influenzare la politica interna di Paesi esteri. Un esempio chiave è il Sepsis Consortium for Excellence in Political Process Strengthening, un’iniziativa congiunta tra Dipartimento di Stato, USAID e NED, che avrebbe avuto un ruolo centrale nella censura online e nella promozione di leggi contro la cosiddetta “disinformazione”.

— Mike Benz (@MikeBenzCyber) February 4, 2025

“USAID finanzia l’attività delle ONG per costringere i Governi stranieri a emanare leggi di censura interna, vietando informazioni che negli Stati Uniti sarebbero protette dal Primo Emendamento”, ha dichiarato Benz. L’elemento chiave, come spesso accade, è il ruolo del denaro: “Il Dipartimento di Stato – osserva Benz – scrive le direttive politiche, il NED le implementa sul campo, ma nulla di tutto ciò sarebbe possibile senza i fondi dell’USAID”. Benz cita persino un documento top-secret del 2022 in cui un generale ammetteva che le forze armate statunitensi preferiscono collaborare con USAID piuttosto che con il Dipartimento di Stato, proprio perché l’agenzia ha accesso immediato a finanziamenti operativi. “Molti pensano che USAID sprechi fondi in progetti woke, ma la realtà è più cinica: queste iniziative servono a destabilizzare Governi scomodi”.

Strumento di destabilizzazione con il soft power

A supporto della sua tesi, Benz cita documenti del Republican Institute che rivelano come, dopo la sconfitta di un candidato filo-americano alle elezioni in Bangladesh nel 2018, USAID e NED abbiano finanziato eventi LGBTQ+, festival di danza transgender e concerti rap per fomentare proteste di piazza e creare disordini. Strategie simili sarebbero state impiegate a Cuba, con programmi di Diversity, Equity and Inclusion (DEI) usati per inasprire divisioni razziali e fomentare manifestazioni anti-governative.

“Negli anni ‘60 e ‘70 – spiega l’ex funzionario del Dipartimento di Stato – gli scandali peggiori dello stato profondo coinvolgevano la CIA. Oggi, le peggiori operazioni coperte passano attraverso USAID. Ogni progetto di USAID ha un doppio scopo. Se costruisce un sistema di irrigazione, è per controllare le risorse idriche. Se organizza aiuti alimentari, è per avere influenza sulla popolazione. Se finanzia riforme democratiche, è per modellare le leggi a vantaggio degli interessi americani”, sostiene Benz.

Pioggia di soldi in Ucraina e Georgia

Tra le varie attività “occulte”, l’USAID è stato impiegato per influenzare la politica interna dell’Ucraina e della Georgia in funzione anti-russa. Il Presidente del Parlamento della Georgia, Shalva Papuashvili (Sogno georgiano), ha lanciato dure accuse su X, affermando che l’agenzia ha speso “41,7 milioni di dollari, tramite ONG politiche, per influenzare le elezioni in Georgia, una cifra che, rapportata alla popolazione degli Stati Uniti, equivarrebbe a un’iniezione di 3,78 miliardi di dollari stranieri nelle elezioni americane”. Il dato, afferma, diventa ancora più sproporzionato se confrontato con il PIL. “Questa ingerenza solleva interrogativi sulla responsabilità di USAID nei confronti della popolazione georgiana, soprattutto considerando che l’agenzia è stata coinvolta nella diffusione di falsi risultati PVT, contribuendo a destabilizzare le elezioni del 2020 e ripetendo pratiche simili nel 2024. È necessario chiarire come e perché milioni di dollari dei contribuenti statunitensi vengano destinati a ONG che influenzano ogni tornata elettorale in Georgia”.

— Shalva Papuashvili 🇬🇪 (@shpapuashvili) February 4, 2025

In Ucraina, la sospensione dei finanziamenti di USAID sta avendo un impatto devastante sui media ucraini, con il 59,2% dei professionisti del settore che temono la chiusura o il ridimensionamento significativo delle testate indipendenti. Nel 2024, oltre la metà dei media ucraini ha ricevuto la maggior parte dei propri fondi dagli Stati Uniti, e l’85% dei giornalisti afferma che le proprie testate non sopravvivranno senza ulteriori aiuti.

Ora, l’84% dei reporter sta cercando sovvenzioni alternative dall’Unione Europea. Testate di rilievo come Hromadske e BihusInfo hanno lanciato appelli diretti ai lettori per ottenere donazioni, sottolineando come il sostegno di USAID coprisse una parte essenziale delle loro attività. Ukrainska Pravda e Detector Media hanno anch’esse chiesto aiuto al pubblico, sebbene senza citare esplicitamente la fine dei fondi statunitensi come causa della loro difficoltà.

Sostegno alla censura (contro cittadini americani)

Tra gli aspetti più controversi, come ha rivelato il giornalista Lee Fang, USAID ha finanziato la Zinc Network, un gruppo “anti-disinformazione” che ha preso di mira giornalisti e politici americani, tra cui Max BlumenthalVivek Ramaswamy e il deputato repubblicano Andy Biggs. L’agenzia ha inoltre sostenuto la società di PR v-Fluence, legata all’industria dei pesticidi, che ha cercato di screditare i giornalisti alimentari Michael Pollan e Mark Bittman.

Tuttavia, l’aspetto più problematico riguarda i finanziamenti a gruppi ucraini che hanno diffuso accuse infondate e pretestuose contro cittadini americani e personalità favorevoli ai negoziati di pace, presentandoli come agenti del Cremlino. Grazie alla sua rete di finanziamenti internazionali, infatti, USAID aggira le restrizioni che impediscono al governo americano di diffondere propaganda contro i propri cittadini, convogliando fondi a media come New Voice of UkraineVoxUkraine, Detector Media e l’Institute of Mass Information, che hanno attaccato economisti e giornalisti di spicco, tra cui Jeffrey SachsTucker CarlsonGlenn Greenwald e John Mearsheimer. Alcuni di questi media hanno anche un’influenza diretta sull’Occidente: VoxUkraine collabora con Meta come partner ufficiale di fact-checking, mentre Detector Media pubblica rapporti in inglese ampiamente ripresi dai media occidentali per censurare contenuti bollati come disinformazione.

La decisione di smantellare l’USAID non è dunque una semplice questione burocratica né un mero attacco di Trump e Musk agli “aiuti umanitari“, come molti hanno sostenuto in queste ore, ma rappresenta un punto di svolta che potrebbe ridefinire il ruolo degli Stati Uniti nelle operazioni di influenza globale, portando alla luce decenni di ingerenze celate dietro la facciata dell’assistenza umanitaria.

 

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