Pierluigi Fagan – 14/02/2025
LA NOSTRA MENTE PUBBLICA. | pierluigi fagan | complessità
Ognuno di noi è dotato di mente privata. È caratteristica del genere Homo avere una mente che è la funzione di un cervello riflessivo e intenzionale, un cervello incorporato e sociale. Per tre milioni di anni la nostra principale arma adattiva che ci ha portato a dominare il mondo su cui e di cui viviamo. Tuttavia, nelle nostre società, la mente pubblica e collettiva non ha alcuna analogia con le funzioni della mente privata e individuale.
La mente pubblica soffre di parecchie distorsioni. Non ha memoria o ha memorie parziali e distorte, non ha percezioni adeguate se non quelle che vengono filtrate da chi dirige il potere selle società, ha conoscenze parziali, frazionate, fortemente distorte da ideologie non del tutto razionali, non elabora collettivamente intenzioni, non cumula esperienze per “prova ed errore”, non è autocosciente e non è autonoma, soffre di istinto gregario alla massa percorsa da brividi di emotività sapientemente procurata.
Quindi non è una mente in senso pienamente umano, è ancora e per lo più una semplice mente mammifera.
Questo stato di primitività mentale è tenuto a forza a livelli di elementarità voluta attraverso processi di formazione sempre più specializzati e finalizzati a creare macchine di lavoro, attraverso dosi massicce di propaganda, privata di tempo ed energia per tentare una propria scoperta del mondo reale e su di essa si abbatterà sempre più la strutturazione algoritmica del comportamento secondo i dettami della psicologia behavioristica. Andare direttamente al comportamento aggirando il pensiero che dovrebbe precedere la decisione di comportamento.
Questo in breve, un veloce riassunto di come la nostra mente pubblica ha vissuto la guerra in Ucraina.
1. La mente pubblica europea si sveglia intorpidita una mattina di tardo febbraio di tre anni fa, scoprendo che il vicino russo ha superato i confini con l’Ucraina in più punti come atto di guerra.
2. Alla domanda del “perché?” viene data una risposta surreale che racconta di un autocrate che dopo venti anni di normale partecipazione al consesso internazionale impazzisce di botto sognando di reincarnare le vestigia degli antichi zar.
3. Alla domanda del “allora”? viene data una risposta che prevede che gli europei taglino ogni rapporto (economico, commerciale, energetico, politico e geopolitico, financo culturale) col vicino russo che geo-storicamente è pur sempre europeo per quanto “orientale”.
4. Alla domanda del “con quale obiettivo?” viene data una risposta che proclama la certezza di vittoria in un conflitto che conta 150 milioni di russi con 5000 testate atomiche da una parte e 35 milioni di ucraini in quello che fino al giorno prima era ritenuto uno stato non pienamente democratico, semi-fallito in mano a oligarchie delinquenziali.
5. Per tre anni tra televisioni, giornali, conferenze, libri e quant’altro che alimentano il discorso pubblico si narra, a dispetto dei fatti pur evidenti, che il “nemico” è in via di fallimento, in bancarotta, in disgregazione logistico-militare. La vittoria è a portata di mano, basta superare -volta per volta- le piccole linee rosse che pur all’inizio ci si era dati per evitare di confliggere con la prima o seconda (poco importa a quei livelli determinare questa improbabile classifica) potenza atomica. Addirittura, si va verso l’ultima linea rossa quella che davvero porterebbe a piogge di missili atomici: l’entrata dell’Ucraina nella NATO.
Diventa di colpo normale parlare di Terza guerra mondiale, cataclisma atomico, rifugi, gli svedesi mandano addirittura kit di sopravvivenza a casa dei cittadini, le pillole di iodio vanno a ruba.
L’Ucraina gestita da un manipolo di improbabili comandati da un attore comico eroe di una commedia televisiva di un canale finanziato da un oligarca fascio-nazista, viene irrorata di armi e capitali a perdere. In Europa, chi obietta o manifesta perplessità è messo al pubblico indice, impossibile qualsiasi appello moderato alla riflessione e all’utilizzo della ragione.
6. A un certo punto, negli USA cambia l’élite di comando.
7. Il capo di questa nuova élite segue la dottrina storica e tradizionale delle Relazioni Internazionali (il realismo) che prevede che l’avversario strategico degli USA sia la Cina non certo la Russia. Il capo della nuova élite americana fa la prima cosa ovvia da fare ovvero chiama direttamente il capo dei russi. Decisione ovvia poiché solo masse di imbecilli impreparati nel campo della geopolitica e delle relazioni internazionali hanno creduto che la base del conflitto riguardasse i pruriti russi sul Donbass (che c’erano da ben otto anni ed erano facilmente risolvibili applicando sul serio il secondo protocollo di Minsk) e non la ben più seria e fondamentale questione dei rapporti di sicurezza tra le due macro-potenze atomiche. Come io stesso scrissi la prima settimana del conflitto, bastava questo riconoscimento, una telefonata, un “Ehi Vlad ti sei bevuto il cervello?” da parte di Biden per interrompere l’assurda vicenda. Niente di più di ciò che aveva fatto Kennedy con Krusciov dopo che i primi avevano messo missili in Turchia e i secondi a Cuba per par condicio esattamente sessanta anni prima. Ma gli americani volevano la guerra e quindi dopo anni di provocazioni che hanno portato i russi all’estrema mossa, niente telefonata.
A dicembre 2021 quando ancora il sito della LUISS pubblicava la pagina Sicurezza Internazionale gestita da Orsini, questa pubblicò il documento col quale i russi chiedevano agli americani un incontro chiarificatore poi ritenuto “inutile” da Blinken. Tra i punti in agenda proprio il ripristino almeno della “linea rossa” il collegamento telefonico diretto Washington-Mosca che gli americani avevano già tagliato.
8. Dopo la normale telefonata di Trump a Putin, gli europei a questo punto si dividono. Coloro che sono andati appresso a questa tragedia prendendo decisioni contrarie ogni elementare interesse geopolitico dell’Europa, si sentono traditi, non capiscono bene ancora in che senso e da parte di chi. Coloro che hanno parteggiato per il “nemico” russo hanno sdegnatamente escluso che si sarebbe arrivati lì dove era ovvio andare ovvero a un conflitto congelato, una sospensione di una vicenda ormai molto intricata da sbrogliare, che non ha e non ha mai avuto senso strategico. Addirittura, molti improvvisati “analisti” ed “esperti” di geopolitica un tanto al chilo, hanno scritto corrucciate e verbose pagine sull’ineluttabilità del conflitto atomico orami certo e inevitabile.
Potremmo andare avanti per pagine e pagine ma il senso della vicenda riassunto nei limiti di un semplice articolo è chiaro.
La mente pubblica europea non esiste, non è razionale, non è autocosciente, non ha accesso ai semplici fatti, non è riflessiva. La mente pubblica agisce nei limiti del discorso pubblico, l’agenda dettata dai media mainstream usati dall’Intelligence americana per orientare opinioni e comportamenti gregari di massa oltre il limite del danno auto-procurato.
Nessuno si ricorderà dell’esercito di pagliacci urlanti che hanno invaso ogni canale pubblico di comunicazione in questi tre anni raccontando favole scadenti, nessuno chiederà loro conto, nessuno si domanderà come si è potuto affibbiare loro lo statuto di “esperti” che debbono spiegarci il mondo, nessuno rifletterà su quale totale “inconsapevolezza del mondo” si base la nostra cultura e informazione. Così andiamo incontro all’Era complessa.
Ormai tutto il mondo sa che non si può far affidamento strategico sugli USA dove un cambio di presidente ti porta dall’orlo della Terza guerra mondiale a tutt’altro assetto strategico. Solo gli europei ancora vanno appresso alla “potenza sbandata”, senza una propria strategia. L’esercito di assurdi che ci governano, ora scopriranno che il vero nemico non era la Russia, contrordine, è la Cina! E giù sanzioni e dazi mentre comunque aumentiamo la spesa militare non si sa mai!
Abbiamo ridotto il welfare per mandare soldi e armi in Ucraina, paghiamo l’energia più di ogni altro al mondo con grave danno alla nostra produzione industriale, ci siamo privati di flussi commerciali e turistici, abbiamo applicato sanzioni e sequestro di beni per cosa?
E dire che sarebbe bastata una telefonata.