Condizioni di vita e lavoro dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro
SOPRAVVIVERE LA STAGIONE DELLE ARANCE
Condizioni di vita e lavoro dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro
San Ferdinando (RC), febbraio 2025 – Per il dodicesimo anno consecutivo, Medici per i Diritti Umani (MEDU) opera nella Piana di Gioia Tauro con la sua clinica mobile, nell’ambito del progetto “Campagne aperte: laboratorio di pratiche territoriali per promuovere la dignità della vita e del lavoro”.
In 12 anni di attività ininterrotta, abbiamo fornito assistenza medica e informato migliaia di persone sui propri diritti, portando all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica le precarie condizioni di vita e di lavoro dei migranti impiegati nella raccolta agrumicola.
Nella recente stagione, da novembre 2024 a febbraio 2025, il nostro team – composto da un medico, un coordinatore, un mediatore culturale e un’operatrice legale – ha fornito assistenza medica e socio-legale a 371 persone attraverso uscite regolari, tre volte a settimana, presso la tendopoli di San Ferdinando, il casolare di contrada Russo a Taurianova e Largo Bruniani a Rosarno.
Le persone assistite sono prevalentemente uomini di età compresa tra 31 e 50 anni (61%), provenienti da quasi tutti i Paesi dell’Africa occidentale, ma anche dal Maghreb (Tunisia, Marocco, Mauritania), dal Sudan, dal Camerun e dalla Bulgaria. I dati raccolti confermano una situazione già riscontrata negli anni passati: la gran parte dei lavoratori incontrati (87%) possiede un permesso di soggiorno regolare. Tra di essi, il 25% è titolare di protezione sussidiaria, il 17% di permesso per lavoro subordinato e ancora il 17% di protezione speciale. Solo il 10% delle persone intervistate si trovava in condizioni di irregolarità per il soggiorno e il 3% non ha fornito informazioni.
La maggioranza dei migranti incontrati, circa il 78%, vive in Italia da oltre tre anni e si dedica prevalentemente al lavoro agricolo, spostandosi durante l’anno tra diverse regioni. Le condizioni lavorative, a quindici anni dalla “rivolta di Rosarno”, continuano ad essere di inaccettabile sfruttamento. Nonostante molti braccianti (70% delle persone che hanno fornito indicazioni in merito) abbiano un contratto di lavoro a breve termine (di una settimana, uno, due o tre mesi), essi si trovano spesso a subire riduzioni in busta paga, salari inferiori a quelli contrattuali, riposi e ferie ridotti o addirittura inesistenti. I braccianti senza contratto (30% delle persone che hanno fornito informazione sul contratto) sono ovviamente ancor più esposti a condizioni di sfruttamento. Tutti, indipendentemente dalla condizione contrattuale, sono accomunati dallo stato di bisogno, che li espone a una condizione di ricattabilità, con orari di lavoro estremamente elastici e salari che non corrispondono a quanto pattuito.
Tra le persone visitate, alcuni hanno fornito informazioni sulle modalità di pagamento: su 66 lavoratori, il 35% riceve il salario esclusivamente in contanti, il 33% tramite bonifico e il restante 32% con una modalità mista. Per quanto riguarda la busta paga, tra le 55 persone che hanno rilasciato informazioni in merito, il 58% ha dichiarato di non riceverla, e solo una ha affermato di raggiungere, tramite essa, le 102 giornate necessarie per la richiesta della disoccupazione.
Anche in questa stagione, i braccianti arrivati nella Piana di Gioia Tauro non hanno trovato strutture abitative adeguate. Persistono gravi difficoltà nel reperire un alloggio presso centri abitati, costringendo molti lavoratori a soluzioni di estrema precarietà in contesti periferici, abusivi e insalubri.
Se è vero che negli ultimi anni le istituzioni hanno adottato alcune nuove misure non limitate alla mera creazione di tendopoli emergenziali, queste rimangono ancora largamente insufficienti. Tra queste, il Villaggio della Solidarietà di Rosarno, che ha accolto i braccianti precedentemente ospitati nel campo container di Testa dell’Acqua, e il Polo Sociale di Taurianova, che offre accoglienza a circa 96 persone in 24 moduli abitativi. Al contempo, a Rosarno, un progetto finanziato con oltre 3 milioni di euro di fondi europei per la creazione di una rete di accoglienza abitativa e inclusione sociale per i lavoratori migranti e le loro famiglie, che prevedeva la costruzione di sei edifici per un totale di 36 appartamenti, è rimasto bloccato per oltre 12 anni. Attualmente, gli appartamenti restano inutilizzati in attesa dei fondi necessari per l’arredamento. Solo dopo il completamento di questa fase sarà pubblicato il bando per l’assegnazione, aperto anche ai migranti in possesso dei requisiti richiesti.
Ad oggi, resta particolarmente preoccupante la condizione dell’ex tendopoli ministeriale di San Ferdinando, il più grande insediamento informale della Calabria. Creata originariamente come presidio temporaneo per ospitare circa 500 persone, oggi è un ghetto in continua espansione, con la costruzione di baracche e strutture precarie. La tendopoli versa in uno stato di totale degrado, priva di servizi essenziali, senza acqua potabile ed elettricità e raccolta dei rifiuti, e con condizioni igienico-sanitarie allarmanti. Del resto i team di MEDU sono stati più volte testimoni nel corso di questi anni dell’allestimento da parte delle istituzioni di tendopoli volte a gestire l’emergenza alloggiativa dei braccianti, che nel tempo subiscono un progressivo abbandono, trasformandosi in insediamenti informali sempre più degradati ed insicuri.
Le condizioni di vita e di sfruttamento dei lavoratori agricoli migranti si riflettono direttamente sulla loro salute. Gli operatori della clinica mobile hanno incontrato persone con gravi problemi di salute e traumi subiti sul luogo di lavoro che hanno reso necessario il ricovero in ospedale. Frequenti anche i casi di disagio psichico.
Un esempio emblematico è la storia di F., un giovane bracciante ghanese, arrivato nella Piana di Gioia Tauro a novembre che vive nella tendopoli di San Ferdinando. A gennaio, segnalato da un connazionale preoccupato per la sua condizione di salute, è stato visitato dal team clinico di MEDU per una sospetta polmonite. Senza un luogo sicuro per curarsi, ha continuato a lavorare fino al peggioramento delle sue condizioni, rendendo necessario, ad una seconda visita, il ricovero d’urgenza. Dopo 20 giorni di terapia in ospedale, è stato dimesso, ma senza un’alternativa abitativa dignitosa è stato costretto a tornare nella tendopoli. Di fronte all’assenza di prospettive e con condizioni di vita insostenibili, ha deciso di lasciare la Piana.
Le patologie più comuni tra i braccianti sono legate alla durezza del lavoro nei campi, all’insalubrità delle soluzioni alloggiative, all’esposizione a prodotti agrochimici e alle difficoltà di accesso al sistema sanitario. Tra i problemi di salute riscontrati, le malattie dell’apparato osteoarticolare e dell’apparato digerente sono le più frequenti, seguite da problemi odontoiatrici e malattie del sistema respiratorio. Non meno rilevanti sono le malattie della pelle oltre che malattie del sistema cardio-circolatorio e i disturbi del sistema genito-urinario. Gli spostamenti quotidiani verso i luoghi di lavoro avvengono inoltre in condizioni pericolose, con strade dissestate e scarsa illuminazione, fattori che aumentano il rischio di incidenti.
La recente stagione agrumicola è stata segnata da un aumento delle tensioni sociali, culminate in un episodio di violenza nei confronti di un lavoratore agricolo mentre pedalava in strada. In risposta a questa vicenda, MEDU, insieme alle associazioni attive sul territorio, ha firmato un comunicato congiunto il 7 gennaio (link al comunicato), chiedendo misure tempestive di fronte all’aggravarsi delle condizioni abitative nella tendopoli di San Ferdinando e nelle aree circostanti.
In risposta alla crescente tensione nell’area, il Prefetto e il Sindaco di San Ferdinando hanno convocato un incontro il 19 febbraio, coinvolgendo la rete di associazioni attive sul territorio. Durante la riunione, MEDU e le altre organizzazioni presenti hanno ribadito l’urgenza di adottare un approccio strutturale che superi la logica emergenziale, promuovendo una politica dell’abitare sostenibile. Sono state ricordate le buone pratiche messe in campo in questi anni dalla società civile, in particolare iniziative come l’accoglienza diffusa a Drosi (con il supporto della Caritas locale) e l’Ostello Dambe-So gestito da Mediterranean Hope, che offrono modelli alternativi e sostenibili di accoglienza della popolazione straniera bracciante.
Nel corso dell’incontro, le istituzioni hanno annunciato la realizzazione, nell’arco di un anno e mezzo, di 44 chalet in un’ex azienda agricola tra San Ferdinando e Rosarno, destinati ad accogliere 180 braccianti come misura per il superamento delle criticità della tendopoli. Sebbene l’iniziativa possa rappresentare un passo avanti in termini di condizioni abitative, appare ancora una risposta parziale con aspetti potenzialmente problematici. La collocazione isolata di queste strutture rischia infatti di riproporre il modello degli insediamenti segregati in aree rurali prive di trasporti e di altri servizi essenziali. Come già accaduto in passato per altre soluzioni abitative, vi è il concreto rischio che questo intervento si traduca in un nuovo ghetto isolato, anziché in un percorso reale di integrazione. Il numero di posti previsti risulta inoltre ancora insufficiente rispetto al fabbisogno reale di alloggi durante la stagione agrumicola.
Medici per i Diritti Umani ribadisce la necessità di interventi tempestivi e coordinati per affrontare in modo strutturale le criticità legate alle condizioni abitative e lavorative dei braccianti agricoli stranieri. Una strategia socio-abitativa efficace deve garantire soluzioni sostenibili e lungimiranti, integrate nel tessuto urbano, con servizi accessibili, per evitare di riprodurre dinamiche di esclusione sociale e garantire una sistemazione dignitosa e un impiego più efficace delle risorse economiche. In questa direzione, è prioritario rafforzare le esperienze di abitare diffuso e riqualificazione del patrimonio immobiliare, promuovendo l’integrazione con le comunità locali e uno sviluppo territoriale realmente inclusivo.
Sul fronte sanitario, è urgente garantire ai lavoratori stagionali un accesso adeguato alle cure mediche di base, eliminando l’ostacolo burocratico del cambio di residenza per la scelta del medico di medicina generale. A tal fine, MEDU propone l’allestimento di ambulatori temporanei di prossimità, in grado di offrire prestazioni di medicina generale e alcuni servizi specialistici essenziali per tutta la durata della stagione agrumicola.
Nonostante nella attuale stagione siano stati effettuati alcuni controlli da parte dell’ispettorato del lavoro di Reggio Calabria che hanno portato alla luce nuovi casi di sfruttamento, il fenomeno resta diffuso e radicato. Per questo, si ritiene indispensabile una strategia di monitoraggio costante e capillare da parte dell’ispettorato del lavoro volto al contrasto di tutte le forme di impiego irregolare e a garantire la salute e la sicurezza sul lavoro. Più in generale rimane fondamentale l’adozione di politiche strutturali e investimenti mirati per il rilancio del settore agricolo nel Mezzogiorno, e in particolare in Calabria, attraverso incentivi alle aziende che promuovano una produzione etica e di qualità, nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e della sostenibilità ambientale.
Nel breve termine, è urgente intervenire per garantire condizioni di vita più dignitose nella tendopoli di San Ferdinando, attraverso il miglioramento dei servizi essenziali: raccolta dei rifiuti, disponibilità di acqua calda, regolarità del servizio elettrico e la presenza costante di un presidio dei vigili del fuoco.