Rassegna 07/03/2025
Ha sopravanzato concorrenti del calibro di Gennaro Sangiuliano, Giovanni Toti, Eugenio Giani, Francesco Lollobrigida, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Gilberto Pichetto Fratin, Matteo Renzi, Stefania Battistini, Antonio Taiani, Roberto Vannacci. Anche per i quali forniamo, nelle pagine seguenti, un collage tra il serio e il faceto delle motivazioni che hanno sorretto le loro candidature. E, dopo i lusinghieri piazzamenti nelle passate edizioni nel premio, vince meritatamente
SERGIO MATTARELLA
“Mentre migliaia di magistrati con la Costituzione in mano escono dalle aule dell’anno giudiziario quando parlano i rappresentanti dello sgoverno, più di tante parole colpisce un silenzio: quello del presidente Sergio Mattarella, garante supremo della Costituzione e dunque anche del potere giudiziario”. Dal troppo silenzio alle troppe esternazioni: “Ma forse è meglio così: l’ultima volta che ha aperto bocca è stato per elogiare un ex premier pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito che, dopo aver vilipeso la Giustizia del suo Paese, vi si era sottratto dandosi alla latitanza in Tunisia (Craxi). Non resta che rimpiangere Pertini, Scalfaro e Ciampi che, quando i governi attaccavano la magistratura, trovavano sempre il modo di farsi sentire e, quando ricevevano leggi indecenti e incostituzionali, le rispedivano indietro anziché firmarle”.
Soprattutto sono nel mirino le quotidiane esternazioni. Su pace e guerre. “Ha un bel coraggio, proprio lui, di parlare di settant’anni di pace in Europa rotta da Putin”. In effetti, nel 1999 un governo (D’Alema) da lui vicepresieduto bombardò per 78 giorni Belgrado: con la Nato e contro l’Onu, contro il diritto internazionale e la sovranità di uno Stato (la Serbia). Undici settimane di massacri, dai 1.200 ai 2.500 morti quasi tutti civili, fiumi di profughi, distrutta l’ambasciata cinese, polverizzati ospedali, scuole, zone residenziali, treni passeggeri, convogli di fuggiaschi, autobus, mercati, ponti affollati e gli studi della tv RTS (uccisi 16 fra registi, giornalisti e tecnici). Ma la Nato non la chiamò guerra, bensì “ingerenza umanitaria”. Quella brusca rottura della pace europea dopo 44 anni spalancò la strada a un’altra gravissima lesione del diritto: lo smembramento della Serbia col riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo contro la risoluzione dell’Onu n. 1244, che vi confermava la sovranità di Belgrado. In effetti, l’assenso di Mattarella si ripeté con le guerre illegali della Nato in Afghanistan (“lotta al terrorismo”), in Iraq (“esportazione della democrazia”) e in Libia (“sostegno alle primavere arabe”). Mattarella non fece mai paragoni col Terzo Reich.
Lo fa ora contro la Russia, dopo che “fra il 2014 e il 2022 fu proprio lui a insignire delle massime onorificenze della Repubblica Italiana ben 30 ministri, funzionari e oligarchi putiniani, alcuni già sanzionati per la Crimea. Il tutto anni dopo le guerre russe in Cecenia e in Georgia e i bombardamenti in Siria. Anzi, sul petto di Dmitry Peskov portavoce di Putin nel 2017 Mattarella appuntò la stella di Commendatore della Repubblica a Mosca”. Senza però dimenticare il democristiano anticomunismo, quando “Denuncia l’ostilità di cui furono vittime gli esuli istriani ‘da parte di forze e partiti che in Italia si richiamavano alla stessa ideologia di Tito’, cioè il PCI, tra gli artefici della Costituzione italiana”.
Non passa giorno che non faccia esternazioni. A ruota libera, incurante della diplomazia. Ha tuonato contro le mire espansionistiche della Federazione Russa paragonandole a quelle che hanno connotato gli anni trenta del novecento ed il disegno portato avanti da Adolf Hitler e dai suoi gerarchi: “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto… a prevalere fu il criterio della dominazione… e furono guerre di conquista… fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. A parte il dispregio alla diplomazia rivolgendosi ad una nazione che pagò milioni di morti per fermare la Germania, è evidente il fuorviante tentativo storico di equiparare l’aggressione di Putin alla lucida follia del fascismo tedesco che, se non fosse stato fermato proprio dall’Armata Rossa, si sarebbe espanso sino a conquistare tutto il mondo. Il tentativo è solo esercizio di propaganda bellica: non hanno senso i paragoni della Conferenza di Monaco con la situazione geopolitica attuale, solo gli stupidi o le persone in malafede come Zelensky possono dire -allo scopo di aumentare le spese militari- che la Russia attaccherà i Baltici… e arriverà a Lisbona (sic), cioè attaccherà la Nato.
“Per carità, rispetto a Biden, Mattarella è un pischello. Ma quando parla di guerre non pare lucidissimo. Anche a lui servono ripetizioni di storia. Esprime ‘grande tristezza nel vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie che andrebbero destinate a fini sociali’ (bene, bravo, bis). Poi però, con un arabesco logico da Guinness, ricasca nella solita litania: ‘L’Italia e i suoi alleati sostenendo l’Ucraina difendono la pace per evitare altre aggressioni a vicini più deboli che porterebbero a una guerra globale’. È la bugia che ci affligge dal 2022, quando Mosca invase l’Ucraina e si disse che la guerra era scoppiata quel giorno perché Putin, impazzito, voleva conquistare l’Europa partendo dal Donbass. Invece è scoppiata nel 2014, col golpe bianco di Euromaidan (fomentato dagli Usa, come confessò Victoria Nuland) per cacciare il legittimo presidente Janukovich e far eleggere il fantoccio Poroshenko che cambiò la Costituzione per aderire alla Nato e prese a bombardare il Donbass russofono ”. “Da buon ipocrita, naturalmente appoggia di spostare le risorse dal misero stato sociale italiano all’armamento bellico”.
Gennaro Sangiuliano
Agli italiani è andata male: avevano assicurato che Gennaro Sangiuliano era “l’uomo giusto” che avrebbe dato “una scossa alla Cultura” e invece si trovano come ministro della Cultura un ciuccio che fa ridere tutto il globo terracqueo coi suoi svarioni, detti ogni volta con la spocchia di chi si crede stocazzo :
“Quando uno pensa a Londra pensa a Times Square”; “Dante è il fondatore del pensiero di destra in Italia”; “L’Inquisizione era un contropotere in Spagna”; “Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra, sulla base delle teorie di Galileo Galilei”, che però nacque parecchi anni dopo. Quanti? Meloni: “Molti.”). Normale amministrazione, per un ministro che, da giurato allo Strega, andò in confusione davanti a Geppi Cucciari e rivelò di non aver letto i libri finalisti su cui aveva già votato. “Ma Sangiuliano non lo sa / che quando passa ride tutta la cittàààà!”, potrebbero swingare oggi le tre sorelle del Trio Lescano, con una rivincita postuma sui fascisti che le allontanarono dall’Italia poiché di famiglia ebraica. (Però chissà, magari oggi anche loro voterebbero fascio come tanti ebrei italiani.) Del resto, a quante cose sbagliate ci hanno fatto credere, da quando siamo al mondo?
Giovanni Toti
Nei primi anni 90 Giovanni Toti entra in Mediaset, raccomandato dal padre della fidanzata, per arruolarsi nella battaglia anti-giudici. La prestazione gli vale i galloni di caporedattore, poi vicedirettore, infine doppio direttore. Ricevute in dono da Berlusconi le mappe della intera Liguria – che dai tempi del Boom economico mastica cemento, devasta le sue coste, i suoi borghi, nel cupio dissolvi del progresso esentasse – Toti s’avvale dell’alleato migliore, la solita sinistra divisa in tre liste, e nell’anno 2015 diventa governatore. Fabbrica il suo regno a suon di appalti, amicizie, propaganda. Si mette nella scia di Matteo Salvini, ma solo fino al disastro del Papeete, salendo sul salvagente che gli offre l’ex democristiano Maurizio Lupi, quello del Rolex. Dichiara: “La Liguria diventa il laboratorio nazionale dei moderati”.
Il laboratorio si inceppa. L’economia della Regione rallenta, i giovani non fanno figli, e quando possono, emigrano. Le panchine davanti al mare si riempiono di concittadini “non indispensabili allo sforzo produttivo”. A ogni cambio di stagione arriva la frana, l’incendio, l’alluvione a rallentare il bed & breakfast collettivo. A rinsaldare quel che la politica divide, arriva la tragedia nazionale del Ponte Morandi che distribuisce le carte della rinascita. Il cantiere è un successo. L’orgoglio della inaugurazione diventa la nuova fanfara del governatore che ormai frequenta solo le grandi barche e i grandi affari. Si è montato la testa, e come capita, la perde. Dopo 80 giorni agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria, a due terzi del suo secondo mandato da governatore, Toti formalizza le dimissioni e patteggia.
A pensare che alla vigilia degli arresti il sistema Toti era in forma smagliante a fianco di Aldo Spinelli, il grande protagonista dell’indagine genovese: secondo i pm i finanziamenti erano collegati a favori portuali e immobiliari. Un fascicolo parallelo per corruzione riguarda anche l’imprenditore campano Colucci, che ha ottenuto dalla Regione Liguria l’ampliamento delle discariche che gestisce nel Ponente ligure. I Costantino hanno anche legami familiari con l’istituto Turtulici, attivo nella sanità privata. Fra liste d’attesa e fughe sanitarie da profondo Sud, la Liguria ha una delle peggiori sanità pubbliche del Nord Italia. Il gotha della sanità privata è tra i grandi donatori. Quanto alle aziende portuali, non c’è solo Spinelli fra i fan totiani, ma anche il socio amico-nemico Gianluigi Aponte. Un altro importante comparto è quello dell’edilizia, poi l’Esselunga eccetera.
Ultimora. “Avete visto il filmato di Trump su Gaza che sembra Dubai, con grattacieli e hotel? Sembra follia, ma dove si investe c’è lavoro e speranza. E la vita acquista un senso. E la violenza non è l’unica via. Forse, non è così folle!” (Giovanni Toti, X, 26.2). Sta scontando la pena ai servizi socialmente inutili.
Eugenio Giani
Dopo circa un anno di trattative, Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, ha concluso con Enel Green Power uno “storico” accordo per il rinnovo delle concessioni minerarie geotermiche regionali per i prossimi 20 anni, evitando in tal modo alla società di andare a gara, con l’aiuto del governo Meloni e con grande gioia della multinazionale EGP. E gioca sull’equivoco e sulla disinformazione. Dichiara la risorsa geotermica“pulita, rinnovabile, sicura, a emissioni zero”, quando il suo stesso organismo regionale Arpat nei periodici monitoraggi certifica emissioni di grandi quantità di gas e sostanze tossico-nocive.
Ulteriore merito. La mancata attuazione del principio di precauzione in Amiata. Dopo 3 Studi sulla salute delle popolazioni locali è stata evidenziata una grave situazione sanitaria (+ 13 % mortalità, + 19 % tumori con punte del 30 %), con ben 54 correlazioni tra incrementi di malattie e concentrazioni crescenti nell’ambiente di arsenico ed altri inquinanti che fuoriescono dalle centrali geotermiche. L’Amiata, oltre al bacino geotermico, dispone il più importante bacino acquifero della Toscana e dell’Italia Centrale con rinomati centri termali e varie sorgenti idropotabili che dissetano 700.000 persone di 3-4 province. Ebbene, la geotermia in Amiata, acqua-dominante, attraverso l’estrazione del vapore, sta depauperando l’acquifero come dimostra la falda che si sta abbassando. Le ricadute delle emissioni al suolo stanno creando, inoltre, potenziali rischi e pericoli per la qualità e la sicurezza dell’acqua destinata al consumo umano.
Giani campione infine di Democrazia. Ha condotto la trattativa con Enel GP nel massimo riserbo, secretando le varie fasi dell’accordo, a cui hanno potuto partecipare i soli sindaci dei 16 comuni geotermici, con l’obbligo di silenzio stampa. La trasformazione di un’area come l’Amiata di alto valore ambientale in area industriale geotermica obbliga il coinvolgimento delle comunità nei processi decisionali. Nessuna condivisione nonostante le ripetute richieste di incontro, mai una risposta alle diverse PEC. Una convocazione è avvenuta solo ad accordo firmato contravvenendo in pieno ai principi della legge regionale sulla partecipazione e della convenzione di Aarhus, che prevede la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia di ambiente fin dalle fasi iniziali.
Francesco Lollobrigida
Francesco Lollobrigida, l’ex cognato che ferma i treni in ritardo in aperta campagna perché “si è sempre fatto così”, ha già una collezione di gaffe demenziali che l’ha reso celebre in tutto l’orbe terracqueo. Agli “Stati generali del Vino” il ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare: “L’abuso di acqua può portare alla morte. E immaginate la necessità di un’etichettatura allarmistica sulle bottiglie d’acqua”. Al convegno dell’alimentazione sportiva: “Abbiniamo il consumo di vino al benessere fisico con gli eventi sportivi”. Alla fiera floricolturistica: “Le donne non si dovrebbero toccare nemmeno con un fiore e invece tratterò un argomento che è quello della produzione dei fiori”. In memoria della strage di Cutro: “Sono ignorante, non razzista. Ma non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro?”. Al Vinitaly: “Vorrei imporre un piatto di formaggio nei menu dei ristoranti”. “In Italia la vitellina Mary viene trattata con affetto, poi certo viene macellata, ma produce carne di qualità”. Alla Caritas infine la celeberrima ricetta dietologica: “In Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi”. A questo proposito annuncia, “Abbasso l’Iva sulle ostriche dal 22 al 10 per cento, perchè non devono essere considerate un bene di lusso, ma un prodotto sano accessibile a tutti”(5 euro l’una); dopo di che i parlamentari si sono scatenati alla degustazione di ostriche “d’oro” (Golden oyster) in Senato, dove Ignazio La Russa ha gracchiato: “Gliela facciamo vedere noi al granchio blu”, che non è nero.
Carlo Nordio
Carlo Nordio, il ministro della giustizia all’italiana che vuole i test psicoattitudinali per i magistrati, svela che “i veri mafiosi non parlano al telefono” un attimo prima che Messina Denaro venga arrestato perché non riesce a staccarsi dal cellulare; poi incontra una giornalista di Sky e le chiede uno spritz; infine trinca nella masseria di Vespa e spiega che “il vino può essere un alibi per le eventuali sciocchezze che dico”, ma sia chiaro: “Bevo perché lo faceva il mio mito, che è Churchill”. Il sovraffollamento (quello non etilico), come lo si risolve? “visto che gli stranieri rappresentano la metà dei detenuti sarebbe opportuno far scontare la pena nei loro paesi di origine, già avremmo risolto gran parte di questo problema, anzi – ha aggiunto – lo avremmo risolto totalmente”.
Matteo Piantedosi
Matteo Piantedosi è il ministro degli interni che chiama i migranti superstiti della strage di Cutro “carichi residuali” (tipo cassa di patate). A partire dall’inchiesta dei giornalisti “infiltrati” di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia, ha risposto in Aula a un’interrogazione sulle iniziative per il contrasto ad ogni forma di apologia del nazifascismo e di propaganda dell’odio razziale, dell’omofobia e dell’antisemitismo, con volontà di giungere allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e violente.
Risposta: “La vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi che la storia ha condannato, da parte di esponenti del movimento giovanile di FdI, così come i ripetuti incendi di bandiere israeliane nel corso di manifestazioni di piazza, gli assalti alle brigate ebraiche; le circostanze in cui è stato impedito a giornalisti di origine ebraica di prendere la parola in occasione di eventi pubblici, sono solo alcuni degli episodi che denotano un trasversale e inaccettabile rigurgito dell’antisemitismo che va combattuto su ogni fronte”.
Insomma, si è ben guardato dal soffermarsi sulle frasi razziste e apertamente nostalgiche nei confronti di nazismo e fascismo, pronunciate dai ragazzi di Gioventù Nazionale: sottovalutando volutamente gli atteggiamenti razzisti, antisemiti e apologetici del fascismo che permeano Gioventù Nazionale, minimizzando la pericolosità di quanto emerso dall’inchiesta di Fanpage , sostenendo sostanzialmente che le manifestazioni di critica e condanna delle politiche genocide di Netanyahu rappresentano la pericolosità maggiore.
Gilberto Pichetto Fratin
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, ha consegnato al governo un Disegno di Legge per il ritorno della produzione di energia nucleare in Italia: giustamente la proposta è stato paragonata a una seduta spiritica, perché entrambe si prefiggono di riportare in vita i morti.
Prefigura un “radioso” futuro per il Paese. Per radioso intende “radioattivo”. Lei parla di “nucleare sostenibile”. Potrebbe specificare sostenibile per chi? Perché se pensiamo ai rischi per i lavoratori impiegati, per i cittadini residenti nell’area circostante, per l’ambiente più in generale e per le generazioni future che dovranno gestire le scorie per migliaia di anni è difficile parlare di sostenibilità. Se invece intende sostenibile per le grandi imprese energivore e le mega-aziende hi-tech dell’Intelligenza Artificiale, è bene chiarirlo.
Lei parla di “centrali di nuova generazione, reattori piccoli, avanzati e modulari. Perché non dice anche che attualmente non esiste alcun prototipo in Occidente e che la quarantina in progetto in giro per il mondo sono stati giudicati fallimentari? Lei parla di “nucleare ad emissioni zero di Co2”. Ha per caso calcolato anche le attività di estrazione e trasporto dell’uranio, di costruzione e smantellamento delle centrali, di costruzione dei depositi per il trattamento delle scorie radioattive?
Lei parla di produzione di “energia nucleare come complementare alla transizione ecologica”basata sulle fonti rinnovabili, le quali, a suo dire, tenderebbero ad essere aleatorie. Quando invece tutti sanno che il costo del kWh elettrico si basa sull’ammortamento del capitale investito e quindi una centrale nucleare deve produrre il massimo possibile per tutto il tempo necessario; di conseguenza, più che complementare, sarà alternativa ed antagonista della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Insomma, lei parla di “futuro del nucleare”, ma può dirci come pensa di risolvere il problema delle scorie prodotte dal nostro passato nucleare che dopo 50 anni non hanno ancora trovato una soluzione accettabile? E ci sta prendendo definitivamente per il culo quando parla di “investimenti privati e di nessun onere per lo Stato” perché sa che tra le 411 centrali nucleari presenti attualmente sul pianeta nessuna è stata costruita senza fondi pubblici.
Matteo Renzi
Matteo Renzi è stalker comico (quello tragico è Zelensky) che fra le Europee e la Partita del Cuore era tornato al rango che gli compete: quello di pelo superfluo della politica. Poi l’astuto abbraccio di Elly Schlein l’ha catapultato dal campo santo al campo largo. E lui, appena gli dai un dito, si prende pure il coso, vabbè ci siamo capiti. Intima a Schlein e a Conte di mollare quel che stanno facendo per invitarlo subito, entro sera, a “un confronto senza veti”. Come se non fosse stato lui, nell’ordine: a porre il veto su Conte nel 2021, quando abbatté il governo progressista per riportare le destre al potere con Draghi e poi da sole; ad annunciare nel 2022 che “oggi finisce la storia del M5S, non parliamone più, torniamo alle cose serie, torniamo alla politica” e che “la fine del Pd sarà sia con Elly sia senza Elly. Ma se Elly Schlein diventa segretario, metà Pd passa con noi, e forse sono stato prudente”; a votare con le destre le schiforme della giustizia e la commissione sul Covid, cioè su Conte e Speranza.
I sondaggi dicono che sono più i voti che fa perdere di quelli che porta, ma lui è lì apposta: “Se io metto il veto sui grillini e i grillini su di me, vince Meloni”. Che “non risponde su nulla e cambia opinione su tutto”. Quindi dovrebbe piacergli un sacco.
Stefania Battistini
Dal presidente ucraino Zelensky onorificenza per Stefania Battistini (Tg1) – RAI Ufficio Stampa.
“Sono davvero onorata come giornalista del servizio pubblico di ricevere l’onorificenza che ieri il presidente Zelensky ha voluto attribuirmi come inviato di guerra. Un riconoscimento importante per il lavoro che il Tg1 e la Rai tutta hanno svolto in questi 9 mesi per coprire sul campo gli effetti dell’invasione russa in Ucraina”. Così Stefania Battistini, inviata del Tg1 in Ucraina, commenta l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga, III grado, che il presidente ucraino Vlodymyr Zelensky le ha riconosciuto con un decreto. La motivazione dei riconoscimenti presidenziali – andati anche a rappresentanti dell’Unione Europea, ministri, sindaci, giornalisti ed esponenti di associazioni della società civile e del volontariato – è “per il significativo contributo personale al rafforzamento della cooperazione interstatale, al sostegno della sovranità dello Stato e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, alla divulgazione dello Stato ucraino nel mondo”.
Tralasciamo il commento di Donald Trump.
Antonio Tajani
Antonio Tajani, erede del trono di Berlusconi, negli anni settanta fu vicesegretario del Fronte Monarchico Giovanile, ala junior dell’Unione Monarchica Italiana, la formazione politica vicina al ramo dei duchi di Aosta della famiglia di Savoia. Come già Vittorio Emanuele III, anche lui si esprime con comprensione nei confronti del Duce, come si può leggere qui sotto, ai microfoni del programma radiofonico “La Zanzara”, in onda su Radio 24.
«Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche». «Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla”. Venti anni di fascismo all’ombra della monarchia non è poco, merita un di più.
Roberto Vannacci
Pier Luigi Bersani imputato in sede penale per diffamazione aggravata nei confronti di Roberto Vannacci, allora generale dell’esercito e ora eurodeputato della Lega: l’ex segretario del Pd, durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Ravenna, commentò il libro dell’ufficiale Il mondo al contrario: “Quando leggi quelle robe lì pensi: ‘Va bene dài, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar’. Il Bar Italia. Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà”.
Vittorio Emanuele
“Come vorrei essere ricordato? Ah, me lo chiede post mortem… vorrei essere ricordato come un buon padre di famiglia”. Vittorio Emanuele è morto a pochi giorni dal suo 87esimo compleanno. Era nato da Maria Josè e Umberto II, ultimo re d’Italia. Suo nonno Vittorio Emanuele III mise il Paese nelle mani di un dittatore, lo spedì in guerre coloniali feroci, accettò l’alleanza con il nazismo, firmò leggi razziste e antisemite, lasciò portar via migliaia di cittadini italiani ebrei, abbandonò centinaia di migliaia di soldati nelle mani dei nazisti e infine scappò con ignominia.
Anche Vittorio Emanuele, nel suo piccolo, ha generato tragedie (un suo colpo di fucile tolse la vita al giovane tedesco Dirk Hamer). Ma con lui la dinastia è passata dalla tragedia alla farsa. Ha potuto rimettere piede in Italia, ufficialmente, solo nel 2002. Ma Vittorio Emanuele è sempre stato dentro la storia italiana, quella invisibile e sotterranea, legata a lobby riservate, logge segrete, aristocrazie occulte impegnate in affari internazionali, spesso sul crinale tra legalità e illegalità. È stato piduista e mercante d’armi. Complessivamente un inetto.
Da giovane, fu playboy non brillantissimo e amante di fuoriserie con attitudine a uscire di strada (ciò gli valse il soprannome di Totò la Manivelle). Anche la carriera scolastica risultò un po’ difficile. In compenso fu cultore dello champagne e dei vini pregiati e collezionista di conchiglie. Prese anche il brevetto di pilota: acquistò un biplano con una sobria testa di tigre disegnata sulla fusoliera.
L’ intera Rassegna dei Premi Attila dal 2004 (pagine 138) è disponibile a chi ne fa richiesta.
Messaggio di pace e salute a 42.113 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA – Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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