Andrew Korybko – 13/03/2025
Stefania Consigliere: Una questione estetica
Una questione estetica
di Stefania Consigliere
Matthieu Amiech, L’industria del complottismo. Social network, menzogne di Stato e distruzione del vivente. Prefazione di Elisa Lello. Malamente, Urbino 2024
Come si comincia la recensione di un testo importante, in un tempo in cui l’umana attenzione è imprigionata nelle macine del plusvalore? Come si fa, fra vacche magroline, a invitare chi legge a sganciare 16 euro per un oggetto tanto fuori corso quanto un libro? E perché ostinarsi ad argomentare, a fronte di un discorso pubblico che non si cura più neppure del principio aristotelico di non contraddizione? Ci proverò in cinque passaggi “clinici”.
Malessere senza nome
È una questione estetica, ha a che fare con la percezione. Molti di noi avvertono in sé una dissonanza, la non-coincidenza fra quel che sentiamo e quel che siamo tenuti a pensare; fra quel che sappiamo e il modo in cui viviamo; fra i timbri della comunicazione e i sussulti del diaframma. A volte la distanza si fa insostenibile e ci si trova allora a fuggire dagli odori dei grandi magazzini; angosciati per le file di TIR in autostrada, di dentifrici al supermercato, di uomini armati in centro città; atterriti dalle rassicurazioni dei politici; perplessi per un biglietto aereo che costa meno di quello del treno per l’aeroporto; attraversati da improvvisi impulsi luddisti – e via dicendo, ciascuno secondo un proprio spettrogramma di sensibilità lese. È raro che la dissonanza arrivi a piena coscienza: più spesso se ne resta nelle retrovie del sentimento come scarto o angoscia senza nome, una fibrillazione da silenziare subito perché, se ascoltata, subito ci renderebbe incoerenti rispetto al mondo in cui viviamo. Folli, dunque, o più probabilmente depressi, intristiti a morte per qualcosa che sentiamo ma non sappiamo nominare.
Primo e secondo consulto
In linea con la strategia globale della modernità, ogni dissonanza è letta come disfunzione individuale.
Big Serge: Lezioni dall’Ucraina
Lezioni dall’Ucraina
di Big Serge
Guerra in Ucraina: Tre anni, tre lezioni
Ci sono alcune occasioni, fortunatamente rare, in cui ci si rende conto che è in corso una svolta storica. Si guarda il calendario e si prende nota della data: questo momento preciso rimarrà impresso nella storia. Invariabilmente, queste occasioni comportano un aspetto di orrore surreale: tutti ricordano dove si trovavano l’11 settembre, turbati e affascinati nel vedere le Torri Gemelle bruciare e poi crollare. Il tentativo di assassinio di Donald Trump del 13 luglio 2024 ha avuto la qualità dell’evento storico evitato per un pelo. Quel giorno, una frazione di centimetro ha fatto la differenza: invece di girare la storia, il Presidente ha girato la testa.
Il 24 febbraio 2022 è stato un altro giorno storico. Ormai noto come “Giorno Z” (dal nome dei contrassegni tattici “Z” sui veicoli russi), l’inizio della guerra russo-ucraina è stato un momento spartiacque nella storia mondiale, che ha riportato la guerra ad alta intensità in Europa per la prima volta dopo generazioni e segnalato il ritorno della politica delle grandi potenze.
L’anniversario della guerra di quest’anno – la terza Giornata Z – è stato il primo a verificarsi sotto la nuova amministrazione Trump e per molti è stato segnato dall’ottimismo che il nuovo Presidente degli Stati Uniti possa fare passi avanti verso una soluzione negoziata per porre fine alla guerra. Mentre l’amministrazione Biden si è accontentata di continuare a convogliare armi e fondi in Ucraina a tempo indeterminato, il Presidente Trump ha ripetutamente dichiarato di voler porre fine alla guerra. Il cambiamento di posizione dell’America è stato drammaticamente illustrato la scorsa settimana, quando il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato cacciato senza tanti complimenti dalla Casa Bianca dopo uno scontro nello Studio Ovale.
Mentre il mondo attende il prossimo atto, vale la pena di fare un bilancio della storia fino ad ora e di considerare ciò che si è imparato da essa. Da tre anni di guerra si possono trarre tre lezioni.
Collettivo Le Gauche: La nuova grande trasformazione: il capitalismo cognitivo secondo Boutang
La nuova grande trasformazione: il capitalismo cognitivo secondo Boutang
di Collettivo Le Gauche
1. Introduzione
Il libro Le capitalism cognitif. Le nouvelle grande trasformation di Yann Moulier Boutang offre una riflessione profonda e articolata sull’attuale fase del capitalismo, mettendo in luce un contrasto evidente tra la dinamicità del capitalismo e la stagnazione della politica. Negli ultimi decenni il sistema capitalistico ha subito una trasformazione radicale, espandendosi globalmente e penetrando in contesti un tempo considerati impermeabili, come la Cina, che pur mantenendo una struttura politica comunista, ha abbracciato un modello economico capitalista. Questo capitalismo non si limita a sopravvivere ma prospera, spostando confini e ridefinendo le regole del gioco. La sua forza risiede nella capacità di reinventarsi continuamente, di sfruttare nuove tecnologie e di creare nuovi mercati, anche in aree precedentemente inesplorate. La risposta della politica, invece, sembra paralizzata. La caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica, eventi che avrebbero potuto aprire la strada a nuove idee e visioni politiche, hanno invece coinciso con una sorta di “pensiero unico” dominante, in cui il capitalismo è diventato l’unico sistema di riferimento. La politica si è ridotta a una gestione tecnica delle cose, perdendo la sua capacità di immaginare un futuro diverso. Autori come Fukuyama, con la sua teoria della fine della storia, hanno contribuito a diffondere l’idea che il capitalismo rappresenti il punto finale dell’evoluzione umana, un’era in cui i conflitti ideologici sarebbero stati sostituiti da una pacifica amministrazione tecnica. Questa visione si è rivelata illusoria: le guerre e i conflitti continuano a proliferare e il mondo è tutt’altro che pacificato. La politica, invece di rispondere a queste sfide con nuove idee, sembra ripiegarsi su se stessa, ripetendo vecchi schemi e rifugiandosi in nostalgie del passato. Si assiste a un ritorno ai nazionalismi, ai fondamentalismi religiosi e a forme di socialismo che sembrano più un’evocazione del passato che una proposta per il futuro.
Luca Serafini: Il mercante Trump: «O i dazi o la vita!»
Il mercante Trump: «O i dazi o la vita!»
di Luca Serafini
«Gli economisti non condividono l’entusiasmo di Trump per i dazi. Sono una tassa sulle importazioni che di solito viene scaricata sui consumatori» scrive Associated Press.
«Trump sta facendo un’azione incostituzionale usando la dichiarazione di emergenza nazionale per concedersi un’autorità che non ha. Il Congresso, di cui Trump ha usurpato i poteri costituzionali di regolamentazione del commercio, dovrebbe agire rapidamente per mantenere la sua autorità e riportare la stabilità nella politica commerciale degli Stati Uniti» aggiunge il Council on Foreign Relations.
Questi commenti ne riassumono decine di altri simili, di economisti e osservatori politici di tutto il mondo, che pongono dubbi e contestano la politica sui dazi che sta intraprendendo il neopresidente USA, Donald Trump.
Però, sarebbe troppo semplice imputare questa deriva apparentemente antieconomica alla follia o bizzarria di un singolo personaggio, anche se indubbiamente connotato da comportamenti da operetta. Sappiamo, invece, che dietro un presidente USA si muovono circoli di potere e think tank di cui si può dire tutto, ma non che siano pazzi o sprovveduti.
Fulvio Grimaldi: In Siria i jihadisti democratici tornano carnefici. Cisgiordania, la nuova Nakba
In Siria i jihadisti democratici tornano carnefici. Cisgiordania, la nuova Nakba
di Fulvio Grimaldi
Occultata dalle intemperanze e improvvisazioni di Trump, comprese le oscenità sul cimitero dei vivi di Gaza e le nequizie deontologiche e morali di un sistema politico-mediatico italiota, sistematicamente depistatore e menzognero, dovremmo passare sopra la nuova Nakba che lo Stato terrorista dei soli ebrei sta infliggendo agli umani veri di Cisgiordania. Nakba che è ormai il quarto fronte aperto dai necrofagi impiantati dall’anglosfera in Medioriente, dopo Gaza, Libano, Siria. Paesi, popoli, che si vorrebbero frammenti di cadaveri per comporre la Grande Israele.
La troupe era composta da Sandra e me e nel documentario “Araba Fenice, il tuo nome è Gaza” potete vedere cosa abbiamo girato in Cisgiordania e, soprattutto a Hebron, oggi nuovo obiettivo della sostituzione etnica che faccia della Cisgiordania la Giudea e Samaria della mistificazione biblica.
Da Hebron che, con la pulizia etnica dilagante dal Nord della Cisgiordania al Sud, era rimasta relativamente fuori dalla furia stragista e devastatrice delle bande di coloni e dell’esercito, mi arrivano famigliari e care voci. Quanto di oppressione nazirazzista avevamo visto e documentato allora, si è duplicato, quadriplicato, esteso e potenziato fino ad assumere i tratti genocidi di Gaza. Dopo Nablus, Jenin, Tulkarem, e decine di centri abitati, dopo lo svuotamento della Valle del Giordano, anche Hebron deve scomparire.
Marco Della Luna: Trump al ballo dei vampiri
Trump al ballo dei vampiri
di Marco Della Luna
Posso andare errando, ma l’avvento di Trump, Vance e la loro squadra alla Casa Bianca sembra sempre più non il solito, semplice, scontato avvicendamento intrasistemico tra Democrats e Republicans, cioè un avvicendamento rispettoso della tradizionale dialettica controllata del bipartitismo, bensì la vittoria di una fazione, quella del capitalismo industriale e produttivo portatrice di un modello economico veramente alternativo, che vuole la reindustrializzazione e il rilancio dell’economia reale, contro la fazione sinora dominante, quella del capitalismo finanziario, monetario, speculativo e sterile, che da decenni sottrae liquidità all’economia produttiva, agli investimenti, alla domanda interna, per destinarla a sostenere il gioco delle bolle e dei crack bancari a spese della popolazione generale, che via via si impoverisce e beneficio di una ristretta aliquota di super ricchi.
Impropriamente detta anche deep state, la fazione sconfitta da Trump è precisamente la fazione di Davos, del WEF, che domina ancora l’Europa e parla e agisce per bocca della Commissione Europea, della BCE, dei governi e dei capi di Stato di quasi tutti i paesi europei. Di essa fanno parte i vari partiti popolari, conservatori, liberali e soprattutto quelli sedicenti di sinistra, nonché il coro degli intellettuali e dei giornalisti mainstream. La sua sede è tra la City e Parigi, con metastasi a Bruxelles e Francoforte.
Davide Malacaria: Negoziati sull’Ucraina: le scuse di Zelensky non bastano
Negoziati sull’Ucraina: le scuse di Zelensky non bastano
di Davide Malacaria
Nonostante il dietrofront di Zelensky, Trump non ha revocato il blocco di armi e intelligence nei confronti di Kiev
“La dichiarazione di ieri della Casa Bianca secondo la quale gli Stati Uniti non riprenderanno le forniture di armi all’Ucraina e il flusso di informazioni di intelligence finché le autorità ucraine non accetteranno i negoziati con la Federazione Russa e non verrà fissata una data per avviarli, ha reso inutili le precedenti tattiche delle autorità ucraine volte a sabotare il processo negoziale ponendo condizioni sulle quali né gli Stati Uniti né la Federazione Russa potevano concordare (garanzie di sicurezza, forze di mantenimento della pace, etc.)”.
Trump non vuole solo scuse, ma fatti
Inizia così un articolo di Strana, che prosegue: “Washington ha chiarito che questa strategia non avrebbe più funzionato e anche il messaggio di ‘pentimento’ inviato da Zelensky a Trump, in cui esprimeva “rammarico” [per il bisticcio alla Casa Bianca], non ha cambiato radicalmente la situazione né ha ottenuto la revoca del blocco sulle forniture di armi. I media americani scrivono che nemmeno la firma di un accordo sulle risorse del sottosuolo basterà a rimuoverlo. La condizione principale per la ripresa degli aiuti è l’accordo di Kiev a porre rapidamente fine alla guerra. E non solo a parole, ma anche nei fatti (vale a dire l’inizio delle trattative)”.
Clara Statello: Nord Stream, le trattative segrete in corso tra Russia e Usa
Nord Stream, le trattative segrete in corso tra Russia e Usa
di Clara Statello
Una truffa per l’Europa? Intermediari di Trump hanno manifestato l’intenzione di acquistare il Nord Stream 2 per dare a Washington “un’opportunità unica”
Parallelemente ai colloqui per normalizzare i rapporti e per la pace in Ucraina, Mosca e Washington starebbero conducendo trattative segrete in Svizzera per riavviare il gasdotto Nord Stream 2. Gli Stati Uniti sarebbero interessati all’acquisto dell’infrastruttura indebolita con un sabotaggio nell’autunno 2022.
Secondo indiscrezioni della rivista tedesca Bild, la Casa Bianca avrebbe affidato i colloqui a un uomo di stretta fiducia del presidente: Richard Grennell, suo attuale consigliere ed ex ambasciatore statunitense in Germania. Si sarebbe recato più volte presso la sede centrale della società operativa Nord Stream AG, nel Canton Zugo.
L’acquisto del gasdotto a prezzi stracciati da parte di imprenditori statunitensi sarebbe sul tavolo delle trattative tra Stati Uniti e Russia, come parte della risoluzione della guerra in Ucraina. Un accordo del genere segnerebbe una vera e propria alleanza tra le due superpotenze, stravolgendo gli equilibri geostrategici mondiali. La pace verrebbe così saldata e garantita sulla base di un comune interesse strategico, il ripristino delle forniture di gas russo in Europa tramite un’infrastruttura americana.
Enrico Tomaselli: Che succede in Siria?
Che succede in Siria?
di Enrico Tomaselli
La situazione nel paese mediorientale continua a restare instabile, e gli scontri feroci di questi giorni – nella regione a maggioranza alawita di Latakia – ne sono soltanto la più evidente manifestazione.
Proviamo a fare un quadro complessivo dello scenario siriano. A partire dall’esame dei diversi attori politico-militari.
Il regime di Damasco
Il nuovo regime guidato da Al Jolani (ex tagliagole ISIS, poi Al Qaeda, poi nel nuovo dress code in giacca e cravatta) cerca di ottenere lo sblocco delle sanzioni, precedentemente imposte soprattutto dagli europei, e di ottenere fondi dai paesi arabi sunniti, Qatar e Arabia Saudita in primis. In qualche misura, cerca anche di smarcarsi un po’ dal controllo turco.
I suoi problemi restano comunque la mancanza di risorse economiche, un paese devastato da anni e anni di guerra civile, il mancato controllo sull’intero territorio, e la mancanza di un vero e proprio esercito. Le varie formazioni jihadiste-democratiche (più di 100) riunite sotto la sigla-ombrello di Hayat Tahrir al-Sham, infatti, sono per lo più milizie prive di armamento pesante, e la sistematica distruzione preventiva della gran parte dei sistemi d’arma (di terra, aerei e navali) del vecchio esercito siriano, da parte dell’aviazione israeliana, impediscono lo sviluppo di adeguate capacità militari. Oltretutto, benché formalmente le varie milizie si siano riunite in un nuovo esercito, di fatto rispondono ancora ai diversi comandanti di ciascuna fazione, il che dà al governo centrale un controllo assai relativo su di esse. Poiché una parte non indifferente di queste formazioni armate è composta da fanatici islamisti, spesso nemmeno siriani o anche solo arabi (daghestani, tagiki, kirghizi, uiguri), le frizioni con le popolazioni non sunnite (alawiti-sciiti, cristiani, drusi) sono pressoché continue, e spesso sfociano in scontri armati.
Andrea Pannone: L’«intelligenza» americana e la pazienza di Confucio cinese
L’«intelligenza» americana e la pazienza di Confucio cinese
Una riflessione sul caso NVIDIA-DeepSeek
di Andrea Pannone
In questo scritto Andrea Pannone si domanda se l’enorme enfasi posta nei giorni scorsi sulla nuova start-up DeepSeek e sulla forza competitiva dell’intelligenza artificiale cinese non abbia coperto, almeno in parte, un’intenzionale strategia finanziaria promossa dai grandi fondi di investimento (i soliti BlackRock, Vanguard, State Street, ecc.), di cui l’improvviso crollo del titoli di NVIDIA — azienda leader nella produzione di chip AI — a Wall Street, a fine gennaio, ha rappresentato in realtà solo un tassello. Tale strategia, qui si sostiene, avrebbe innanzitutto lo scopo di rilanciare la fiducia nell’AI (artificial intelligence) occidentale e nei titoli delle principali aziende tecnologiche americane, allo scopo di procrastinare il più possibile l’innesco di una nuova grande crisi finanziaria.
* * * *
Il crollo (momentaneo) di NVIDIA
La vicenda che muove il nostro interrogativo è nota: il 27 gennaio 2025 il titolo NVIDIA, quotato sul Nasdaq, è stato travolto da un’ondata di vendite segnando a fine seduta un calo del 17% a 118,58 dollari (con un minimo a 116), dopo aver aperto a 124,80. Nvidia ha perso circa 589 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, registrando la più grande flessione percentuale nella sua storia. Il 3 febbraio 2025, il titolo ha toccato un minimo di 110,20 dollari, dopo aver raggiunto un massimo annuale di 147,94 dollari il 7 gennaio dello stesso anno.
La versione dominante, con poche eccezioni, è che questa caduta sia stata influenzata in primo luogo dalla crescente concorrenza della Cina nel settore dell’intelligenza artificiale, paese in grado di mettere in discussione la leadership USA su questa tecnologia e sulle moltissime attività economiche che potrebbero beneficiarne dell’uso.
Roberto Finelli: L’utopia di una rifondazione dell’Umanesimo nella Scuola Italiana
L’utopia di una rifondazione dell’Umanesimo nella Scuola Italiana
di Roberto Finelli
1. Innalzamento dell’obbligo scolastico al 18° anno di età. Unificazione delle varie tipologie della scuola secondaria superiore in un unico Liceo che contempli conoscenze generalizzate per tutti di materie storico-letterarie (tra cui Greco e Latino), materie scientifiche, logico-informatiche, linguistiche (due lingue straniere), con la forte presenza di attività teatrali, grafiche, musicali e sportive. L’aumento e la diversificazione del numero delle materie e delle molteplici attività scolastiche sarà consentito da una scuola a tempo pieno, aperta mattino, pomeriggio, sera, tale da divenire il luogo permanente di una attività non solo di istruzione ma di socializzazione e di incontro (senza ovviamente trascurare tempi e spazi dello studio individuale quale momento indispensabile del processo formativo). Con l’innalzamento dell’obbligo scolastico all’età di 18 anni si provvederà alla riorganizzazione/eliminazione della scuola media inferiore, vero buco nero dell’attuale scuola italiana, da cui gli studenti escono ormai nella gran massa senza la padronanza delle strutture logico-grammaticali-sintattiche più elementari e dunque senza una sufficientemente modesta capacità di scrittura e di lettura. Di contro ai pochi già immersi in una modalità preliceale e individualistico-competiva di accumulazione di competenze.
2. Istituzione di un anno sabbatico generalizzato, e pagato con stipendio pieno, per tutti i docenti di scuola materna, primaria, media inferiore e secondaria superiore da trascorrere ogni 7 anni di insegnamento presso Università e Istituti di ricerca italiani e stranieri.
Il Pungolo Rosso: Landini: dalla “rivolta sociale” alla parata militare!
Landini: dalla “rivolta sociale” alla parata militare!
di Il Pungolo Rosso
Nei giorni scorsi Michele Serra, star del giornalismo “dem”, ha lanciato dalle pagine di Repubblica, organo ufficiale del PD e degli atlantisti ovunque schierati, nonché bollettino di guerra dell’UE, un appello a scendere in piazza sotto le bandiere blu dell’ Unione europea per il prossimo 15 marzo. Una manifestazione apertamente a sostegno dei bollori di guerra, della corsa al riarmo dei 27 paesi dell’ Europa e, nei fatti, per un impegno militare diretto contro la Russia sul suolo ucraino: vale a dire in un conflitto che conta già centinaia di migliaia di morti ed è stato uno dei principali fattori del disastro economico e sociale che si sta abbattendo sui proletari in Italia e nel resto dell’ Europa.
L’economia di guerra che da 3 anni viene imposta dall’UE significa concretamente aperture di cassa integrazione, mobilità, procedure di licenziamenti collettivi, un attacco generalizzato ai salari già insufficienti e alle condizioni di vita delle fasce più deboli dei paesi europei. Oggi, con il venir meno del sostegno militare Usa conseguente al nuovo corso trumpiano, le sempre più traballanti liberaldemocrazie europee con in testa Ursula von der Leyen, compiono un ulteriore passo verso il baratro della guerra totale alla Russia, presentandosi come “tutor” di ultima istanza del governo fantoccio di Zelensky e apprestandosi a stanziare la cifra record di 800 miliardi per il riarmo generale sul vecchio continente.
Fabrizio Marchi: Disertare la manifestazione dei guerrafondai “europeisti” del 15 marzo è un dovere civico
Disertare la manifestazione dei guerrafondai “europeisti” del 15 marzo è un dovere civico
di Fabrizio Marchi
Con l’adesione alla manifestazione guerrafondaia del 15 marzo a Roma, il PD (più derivati e addentellati vari al seguito) ha toccato il punto più basso della sua storia. Lo aveva già toccato, direte voi, e avete ragione. Ma questo è un vero e proprio punto di non ritorno. A poco valgono i tripli metaforici salti carpiati con cui i suoi dirigenti tentano di spiegare che loro sono per l’Europa ma contro il riarmo. Queste sono solo chiacchiere per gli ingenui che ancora ci cascano.
Ma il colmo è un altro. Dopo decenni in cui hanno fatto di tutto per distruggere ogni forma di vincolo sociale e comunitario, dal welfare alla famiglia alla solidarietà di classe, ogni forma di coscienza e di identità, dopo aver spappolato la società civile riducendola a una massa di consumatori/consumisti seriali e compulsivi e di “tiktoker” in cerca disperata di visibilità, ora hanno la faccia tosta – per bocca di uno dei loro intellettuali di punta, cioè l’ “antifascista” Antonio Scurati (mio padre partigiano si sta rivoltando nella tomba…) – di affermare in buona sostanza che in tutti questi anni è stata costruita una società di smidollati, dove non crescono più guerrieri (!!!). Tradotto, carne da cannone da mandare al macello, nel caso specifico in una guerra imperialista contro la Russia autocratica e patriarcale. E per cosa poi? Per difendere quei valori liberalprogressisti, tanto “carucci” e politicamente corretti, quegli stessi che hanno creato questa società composta da tante monadi “fluide” e “liquide” che ovviamente non hanno nessuna voglia né potrebbero, anche volendo, trasformarsi come d’incanto in “guerrieri”.
coniarerivolta: La ricetta del governo Meloni: tagli alla spesa e tasse più alte
La ricetta del governo Meloni: tagli alla spesa e tasse più alte
di coniarerivolta
In pieno Carnevale, il Governo è costretto a gettare la maschera. L’ISTAT ha reso pubbliche lunedì 3 marzo le stime aggiornate sull’andamento dei principali indicatori dell’economia italiana nel 2024. 21 pagine piene di numeri e grafici, che semplicemente fanno giustizia della narrazione governativa di un’economia italiana florida. Vediamo meglio nel dettaglio.
Si sapeva ormai da tempo che la crescita del PIL era tornata a livelli stagnanti (+0,7%, ricordiamo che la previsione iniziale del Governo per il 2024 era del +1,2%), ma la notizia del report ISTAT è che dallo scorso anno siamo ufficialmente (e formalmente) rientrati in un’epoca di austerità, con un saldo primario (ossia la differenza fra entrate e spese dello Stato, al netto della spesa per interessi) che registra per la prima volta dall’epoca COVID un avanzo pari allo 0,4% del PIL. Un balzo in avanti velocissimo dal valore di -3,6% del 2023, segno di uno sforzo molto inteso da parte del governo teso a ristabilire velocemente l’austerità di bilancio nel rispetto della calamitosa riedizione del patto di stabilità e crescita sancita nel dicembre 2023.
Fosco Giannini: Mprc: No alla guerra dell’Ue!
Mprc: No alla guerra dell’Ue!
di Fosco Giannini*
Un appello alle forze comuniste, antimperialiste, pacifiste che lottano per la pace: uniti subito nelle piazze e di fronte ai luoghi di lavoro!
Questa fase difficile e drammatica sul piano internazionale e nazionale è caratterizzata da due questioni essenziali: prima questione, la vittoria militare della Russia in Ucraina, conseguita contro uno sterminato fronte economico, politico e militare costituito da Usa-Nato-Ue, Gran Bretagna e Australia, un fronte concreto che ha reso razionale la dicitura “guerra della Nato contro la Russia” e che ha investito, nel conflitto strategico contro la Russia, circa 350 miliardi di dollari per il foraggiamento continuo dell’esercito ucraino e delle sue milizie nazifasciste e inviato in Ucraina, in buona parte attraverso la Polonia similfascista e i paesi dell’est europeo ora inglobati nella Nato, un immenso arsenale costituito da sistemi anticarro “panzerfaust”, sistemi antiaereo “stinger”, mortai, lanciarazzi “milan”, mitragliatrici leggere e pesanti, munizioni di ogni calibro, missili, bombe, droni, i samp-t (intercettatori di missili nemici, forniti in gran numero dall’Italia dai governi Draghi e Meloni) e, di grande importanza tattica e strategica, un forte e vasto sistema aerospaziale, un vero e proprio “scudo stellare” fornito da Elon Musk, col beneplacito di Biden, per la difesa e il contrattacco dell’Ucraina.
Tra gli aiuti militari spicca quello della Germania che, ipocritamente sottaciuto, ha raggiunto, dal febbraio 2022, la cifra di 20 miliardi circa di dollari, più enormi “pacchetti” militari specifici.
Il Chimico Scettico: A chi conviene la “Scienza” schierata in politica?
A chi conviene la “Scienza” schierata in politica?
di Il Chimico Scettico
Ormai è del tutto evidente: non alle discipline scientifiche. Certa politica pensava che gli convenisse, certa “scienza militante” pure. I semplici fatti hanno dimostrato ampiamente che no, non era così.
Vediamo un po’… se da anni dici che X è un personaggio indegno e un nemico poi ti stupisci se X tratta te come un nemico e quando può agisce contro di te?
Voglio ricordare che l’area dem fu la prima a bollare Trump come anti-scienza prima dell’elezione al suo primo mandato. Avete bisogno di un rinfresco di memoria?
Nel 2016:
Dalla negazione della scienza alla xenofobia fino alla misoginia, Trump tira fuori il peggio dagli americani e vuole annullare 50 anni di progresso.
Ma non solo, alcune voci della “comunita´ scientifica” seguirono la scia dei dem, schierandosi.
Sempre nel 2016 ci si mise anche Scientific American:
Le opinioni di Trump sulla scienza sono sorprendentemente ignoranti. Le sue dichiarazioni mostrano un disprezzo per la scienza che è allarmante in un candidato a una carica importante.