[nuovopci] Foglio di via al governo Meloni

Comunicato CC 05/2025 – 14 marzo 2025 (142° anniversario della morte di K. Marx, fondatore insieme a F. Engels del movimento comunista cosciente e organizzato)

 

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Dare uno sbocco politico unitario alle mille manifestazioni di protesta, lotta e ribellione che crescono in ogni settore delle masse popolari contro il corso delle cose imposto dalla borghesia!

 

La manifestazione del 15 marzo a Roma indetta da Potere al Popolo e Rifondazione Comunista contro la corsa europea al riarmo, le manifestazioni provinciali per lo sciopero nazionale dei metalmeccanici del 28 marzo, l’assemblea “mandiamoli tutti a casa” organizzata da Ottolina TV il 29 marzo a Roma, le mobilitazioni territoriali contro la NATO indette per il 4-6 aprile dal Coordinamento Nazionale No Nato, la manifestazione nazionale “abbassare le armi, alzare i salari” indetta per il 5 aprile a Roma da USB, la giornata internazionale dell’11 aprile per la giustizia climatica organizzata da Fridays for Future, la manifestazione nazionale in sostegno alla Resistenza palestinese indetta per il 12 aprile a Milano da Giovani Palestinesi d’Italia e Unione Democratica Arabo Palestinese, la campagna “primavera rumorosa” lanciata da Extinction Rebellion, le manifestazioni della “settimana rossa” tra il 25 Aprile e il 1° Maggio: sono le principali mobilitazioni nazionali già in programma per i mesi di marzo e aprile, a cui si aggiungono scioperi e altre mobilitazioni e iniziative locali.

Il (n)PCI impegna tutti i propri organismi e chiama i compagni e gli organismi che simpatizzano per la rivoluzione socialista che il Partito promuove

– a fare tutto quello di cui sono capaci perché la mobilitazioni di marzo e aprile siano partecipate su larga scala dal più ampio numero di lavoratori e di organismi popolari,

– a fare di tutto perché le mobilitazioni, la loro preparazione e i loro sviluppi servano a moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, a rafforzarle, a sviluppare il coordinamento tra esse, a mobilitare ovunque e ad ogni livello la sinistra e isolare la destra,

– a fare di tutto perché la mobilitazioni di marzo e aprile si combinino tra loro per dare il via a un movimento di agitazione, di proteste e di lotte che duri e cresca fino a cacciare il governo Meloni e a sostituirlo con un governo d’emergenza delle organizzazioni operaie e popolari,

– a portare sulla scala più ampia di cui già oggi sono capaci nelle mobilitazioni dei prossimi giorni le parole d’ordine di organizzarsi e coordinarsi, rendere il paese ingovernabile a Meloni, Mattarella, soci e complici, costituire un governo di emergenza popolare che mette fine al protettorato USA, alla complicità con i sionisti di Israele, alla gabbia della UE e rimedia da subito con misure d’emergenza almeno agli effetti peggiori della crisi.

Siamo in una situazione di grandi e crescenti sconvolgimenti del sistema di potere della borghesia imperialista nei singoli paesi e del suo “ordine mondiale”: il dominio del mondo che essa ha ripreso in mano dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista è sfociato nella Terza guerra mondiale in corso. Siamo in una situazione di guerra e rivoluzione per tanti versi analoga a quella della prima metà del secolo scorso, ma aggravata dall’inquinamento della terra, delle acque e dell’aria e dalla crisi climatica che mettono a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta e della specie umana. In ogni paese imperialista si contrappongono più apertamente due vie: lo sviluppo accelerato della rivoluzione socialista o lo sviluppo della mobilitazione reazionaria e della guerra e l’avanzamento della rivoluzione socialista nel contesto da esse creato. Per cercare di “restare in sella” la borghesia imperialista non può che soffiare con maggiore energia sul fuoco della mobilitazione reazionaria e della guerra. Non le è sufficiente ricorrere alla repressione e ai suoi sistemi di intossicazione delle idee e dei sentimenti: deve “mettere in moto” le masse. Nel nostro e negli altri paesi europei il “o si fa l’Europa o si muore”, con la mistificazione della “Europa patria della democrazia e dei diritti per tutti” e con la realtà della corsa al riarmo, dell’economia di guerra e dell’assunzione di un maggior ruolo nella prosecuzione della guerra per procura contro la Federazione Russa, sta diventando la bandiera della mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

“Subito alla fine della Seconda Guerra Mondiale furono i gruppi imperialisti USA a dare inizio al processo da cui risulta l’attuale UE. Essi dovevano far fronte al movimento rivoluzionario (socialista e anticoloniale) che si sviluppava vigorosamente in tutto il mondo e in particolare dovevano soffocare l’Unione Sovietica, base rossa mondiale della rivoluzione proletaria, uscita dalla vittoria sul nazifascismo con un enorme prestigio, e rimettere all’opera lo Stato Maggiore tedesco con la sua grande esperienza militare (allo scopo fondarono la Repubblica Federale Tedesca con alla testa Adenauer e altri meno presentabili professionisti che avevano convissuto con il nazismo). Per soffocare il movimento comunista nei paesi europei, in particolare in Italia e in Francia, la ripresa economica era indispensabile (bisognava mostrare alle masse popolari che “con il capitalismo è meglio che con il comunismo”, sintetizzò in Italia Amintore Fanfani). A questo dovevano provvedere 1. l’intervento economico dei gruppi USA (Piano Marshall del 1948 con investimenti, prestiti, trasferimento di derrate alimentari e impianti, contributi finanziari: con gli Accordi di Bretton Woods del 1944 i gruppi imperialisti USA si erano messi nelle condizioni di creare moneta internazionale a loro discrezione) e 2. il maggior grado possibile di collaborazione tra i gruppi imperialisti europei alle prese con le distruzioni della guerra e (in particolare quelli francesi e inglesi) con le rivolte nelle colonie e nei protettorati d’Africa e d’Asia. L’istituzione della NATO (1949) e l’organizzazione della collaborazione tra i gruppi imperialisti europei furono due processi paralleli che inquadrarono l’attività dei più importanti Stati europei formalmente indipendenti e che comunque restano titolari di Forze Armate e di Forze dell’Ordine. Il benevolo supporto del Vaticano e l’adesione e la collaborazione di fatto dei partiti comunisti europei (in particolare di PCI e PCF capeggiati da revisionisti alla Togliatti e alla Thorez che non volevano proseguire la rivoluzione socialista cresciuta con la Resistenza e con una sinistra alla Pietro Secchia che non aveva un piano per proseguirla) furono fattori indispensabili perché gli Stati europei, retti formalmente da Costituzioni che quando erano liberi di parlare i capitalisti definivano “sovietiche”, potessero collaborare a realizzare i propositi dei gruppi imperialisti USA.

Compiuta la ricostruzione e con l’URSS e i paesi socialisti dell’Europa orientale avviati sulla via della reintegrazione graduale e pacifica nel sistema imperialista mondiale, iniziò la seconda crisi generale del capitalismo per sovraccumulazione assoluta di capitale. Nel 1971 (Richard Nixon presidente) i gruppi imperialisti USA avevano imposto a tutti i gruppi imperialisti il dollaro come moneta fiduciaria mondiale: essi e i loro Stati dovevano accettare come mezzo di pagamento internazionale il dollaro che la Federal Reserve USA creava a propria discrezione, senza la pretesa, prevista invece negli Accordi di Bretton Woods, di chiederne la conversione in oro. Il diritto di conversione, agitato in particolare dai gruppi imperialisti francesi sotto la presidenza di Charles De Gaulle, divenne lettera morta.

I gruppi imperialisti europei, con alla testa quelli tedeschi e francesi, presero allora essi in mano il processo di unificazione europea. Addirittura chiamarono (nel 1979) tutti i cittadini dei paesi allora membri dell’Unione Europea a votare a suffragio universale il Parlamento e nel 1992 ribattezzarono Unione Europea l’aggregato di istituzioni chiamato nel 1957 Comunità Economica Europea.

Era per essi indispensabile proseguire con più energia l’eliminazione delle conquiste strappate dalle masse popolari nel periodo del “capitalismo dal volto umano” e dei “lacci e laccioli” (espressione di Guido Carli, tra il 1960 e il 1992 governatore della Banca d’Italia, poi presidente di Confindustria e infine Ministro del Tesoro, veste nella quale è stato uno dei firmatari del trattato di Maastricht) che ostacolavano le operazioni finanziarie e commerciali. I singoli Stati già avevano liberato le rispettive banche centrali dal vincolo di servire la politica economica ufficialmente dichiarata (in Italia il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia è del febbraio 1981), ma i partiti deputati a governare e soggetti al suffragio universale dovevano fare apparire alle masse come ineludibile costrizione esterna l’eliminazione delle conquiste, la distruzione del settore economico pubblico e la privatizzazione (vendita, appalto, ecc.) dei servizi pubblici (sanità, autostrade, istruzione, manutenzione del territorio e dell’ambiente, edilizia e lavori pubblici, ecc.).

L’Unione Europea è la veste sotto la quale i gruppi imperialisti europei organizzano tutta questa operazione, cercando in qualche modo di mediare con i contrasti che ancora oggi oppongono tra loro i gruppi imperialisti europei” (Farla finita con l’Unione Europea, in La Voce 66 – novembre 2020)

Possiamo sbarrare la strada alla mobilitazione reazionaria. L’opposizione alla guerra, all’economia di guerra e alla corsa al riarmo, all’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere strappate quando il movimento comunista era forte, ai licenziamenti, alla disoccupazione e alla precarietà, alla devastazione e all’inquinamento della terra e alla crisi climatica è diffusa in larga parte delle masse popolari del nostro come degli altri paesi imperialisti. Questa opposizione si rafforzerà e crescerà fino a mettere fine alla Terza guerra mondiale se si trasforma in avanzamento della rivoluzione socialista: dipende quindi dalla capacità e attività di chi la anima, orienta e promuove, in primo luogo dai comunisti.

La rielezione di Trump ha fatto emergere che i contrasti dei gruppi imperialisti tra loro hanno assunto un ruolo particolarmente alto nella lotta generale in sviluppo nel mondo. La lotta tra la rivoluzione proletaria (socialista e di nuova democrazia) e la difesa del proprio dominio da parte della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e annessi (CI) resta il quadro di fondo, ma la CI è turbata e indebolita in misura crescente dai contrasti tra i suoi membri. Nel nostro paese si acuisce lo scontro tra “partito americano” e “partito europeo”, scontro che attraversa ognuno dei partiti di governo indebolendolo ulteriormente, così come il polo PD delle Larghe Intese e i suoi cespugli. È in grado di sfruttare questi contrasti solo chi lavora alla mobilitazione delle masse popolari e in questo lavoro costruisce le basi e raccoglie le forze per un corso delle cose che ha come protagoniste le masse popolari organizzate.

No a confondere (come fanno i portavoce e i succubi dei gruppi imperialisti) i contrasti attinenti alla lotta di classe e quelli attinenti alla concorrenza tra gruppi imperialisti, benché i due tipi di contrasti concretamente “convivano”! Non è vero che a causa della “guerra dei dazi” e delle altre mosse della nuova amministrazione USA il futuro del nostro paese dipende e si decide “in Europa”. Il futuro del nostro paese non si decide in Europa, nelle istituzioni dell’UE e della CI: da qui verranno e possono venire solo manovre e misure che sprofondano ancora più il nostro e gli altri paesi nella catastrofe della crisi generale del capitalismo e nelle guerre imperialiste e lo coinvolgono nella “guerra fredda” che monta all’interno della stessa CI.

La tesi che il futuro del nostro paese dipende dall’Europa e si decide in Europa, implica che il futuro dell’umanità è in mano alla borghesia imperialista, che le masse popolari non sono in grado di giocare un ruolo politico indipendente da essa, che ogni trasformazione passa attraverso le sue istituzioni. Chi la sostiene, è rassegnato al predominio della borghesia imperialista, rinuncia a lottare per instaurare il socialismo o attende che la rivoluzione scoppi. È la tesi dei rassegnati, dei disfattisti, degli agenti nemici nelle file delle masse popolari e dei traditori.

La rotta che può e deve seguire il nostro paese la si decide in Italia, il futuro del nostro paese si decide in Italia! La possono e devono decidere le masse popolari organizzate costituendo il Governo di Blocco Popolare. La possiamo e dobbiamo decidere noi comunisti con l’orientamento che siamo capaci di portare (direttamente e indirettamente) 1. tra le masse popolari perché si organizzino, costituiscano organismi operai in ogni azienda capitalista e organismi popolari in ogni azienda pubblica e in ogni zona e 2. tra gli organismi operai e popolari perché costituiscano un proprio governo d’emergenza che prende in mano il paese, dà forma e forza di legge alle loro aspirazioni, stabilisce su questa base un rapporto di solidarietà, di collaborazione e di scambio con tutti i popoli e i movimenti che nel mondo lottano anche loro per sottrarsi alla dominazione dei gruppi imperialisti USA e dei loro complici, satelliti e concorrenti.

Con l’UE i gruppi imperialisti europei servendosi degli Stati dei paesi membri costringono in una camicia di forza le masse popolari dei paesi europei, con l’obiettivo 1. di finire di eliminare le conquiste che queste hanno strappato nel periodo del “capitalismo dal volto umano” (1945-1976) quando il movimento comunista era forte nel mondo, 2. di soffocare la resistenza delle masse popolari al corso delle cose e impedire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, 3. di far fronte ai gruppi imperialisti USA e di altri paesi che sono anche loro alle prese con la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale entrata nel 2008 nella sua fase acuta e terminale.

Quindi mettere fine al corso catastrofico delle cose nel nostro come negli altri paesi europei implica la rottura con l’Unione Europea e con la NATO: il vortice di guerra, miseria e devastazione ambientale è quello che i gruppi imperialisti europei sono in grado di fare, stante la loro natura e la crisi generale del capitalismo, ed essi hanno creato le istituzioni dell’UE espressamente per imporlo alle popolazioni e agli Stati nazionali. Proporsi invece di fare dell’UE il contesto della collaborazione tra i popoli europei è come proporsi di fare l’acqua secca: un albero nato e cresciuto storto non si raddrizza, si abbatte!

Mettere fine al catastrofico corso delle cose in Italia implica ristabilire la sovranità nazionale e riorganizzare il nostro paese a partire dalle attività produttive. Quindi bisogna finirla con UE e NATO: non solo nel senso di uscirne, ma anche nel senso di sovvertirle. Quattro o cinque paesi NATO che disubbidiscono o ritirano le loro truppe dalle operazioni NATO fuori dei loro confini e mandano a casa truppe e agenzie NATO, e la NATO è finita. Un paese delle dimensioni dell’Italia che trasgredisce anche nel campo dell’austerità e in altri gli ordini UE, e l’UE è finita.

Cambiare il corso delle cose richiede che il governo del paese sia in mano a chi vuole cambiarlo. Non basta impedire al governo Meloni e ai padroni di fare, non basta opporsi alla borghesia che cerca di uscire dalla crisi con la mobilitazione reazionaria delle masse (guerra all’esterno e sopraffazione sui lavoratori e sugli immigrati). Opporsi è necessario, ma serve solo a ritardare l’opera criminale della borghesia. Se ci si oppone e basta, prima o poi le cose vanno nel verso in cui la borghesia spinge.

L’opposizione deve avere una prospettiva, occorre indicare e promuovere, preparare e organizzare una via d’uscita favorevole alle masse popolari, dare uno sbocco politico comune a ogni lotta. Questo sbocco è “mandarli tutti a casa” (per dirla con Ottolina TV) o “dare il foglio di via al governo” (per dirla con Extinction Rebellion), cioè cacciare il governo della guerra e dell’economia di guerra, della repressione, della censura, della Bibbia a scuola, del sostegno allo Stato sionista d’Israele e al regime banderista di Kiev e sostituirlo con un governo di emergenza popolare deciso e in grado di “abbassare le armi e alzare i salari, rompere con le scelte di guerra dell’UE e orientare la politica economica e industriale al rilancio del mercato interno dando la priorità allo sviluppo di tutto il sistema dei servizi e delle infrastrutture, della cura del territorio, rilanciare il sistema abitativo popolare e ridurre le forti disparità regionali” (per dirla con USB), deciso e in grado di “attuare la Costituzione del 1948” (per dirla con la Via Maestra), perché si fonda sulle organizzazioni dei lavoratori e del resto delle masse popolari, le uniche che hanno l’interesse e la forza per farlo.

Fare delle manifestazioni e delle altre iniziative nazionali e locali in programma a marzo e ad aprile le componenti di un movimento generale per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza popolare!

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