manifestazione contro il riarmo del 5 aprile 2025

Campo largo o Fronte costituzionale: Le due opzioni su cui si giocano le prospettive della sinistra 

Forum Italiano dei Comunisti – 02/05/2025

forumdeicomunisti.it

 

CAMPO LARGO O FRONTE COSTITUZIONALE 

Le due opzioni su cui si giocano le prospettive della sinistra

 

Due cose su cui discutere a sinistra e capire in che direzione lavorare per evitare che l’opposizione al governo della destra diventi espressione dei fautori del campo largo a gestione PD e che una sinistra critica, ma impotente, si rinchiuda in una bolla che non incide sugli sviluppi degli avvenimenti.

Da una parte bisogna capire come sono dislocate le forze in campo e qual è la loro dinamica. Dall’altra è necessario ragionare su come una massa critica – che esiste ed è consistente – può intervenire e contribuire a modificare i rapporti di forza, su valori e punti programmatici, con chi pretende di accaparrarsi il monopolio dell’alternativa al governo della destra. Non è un obiettivo facile da raggiungere ma, se vogliamo far pendere l’ago della bilancia dalla parte giusta, non esiste una strada alternativa.

Il punto di discrimine rispetto a una situazione che sembrava avviata verso binari segnati dall’ipotesi del ‘campo largo’, di cui è portatrice la segretaria del PD , è stata la posizione presa da Giuseppe Conte sul riarmo europeo, che coinvolge anche l’Italia e su cui il il PD converge nella versione della difesa comune. La manifestazione del 5 aprile ha dato corpo a questa posizione dei 5 Stelle e posto obiettivamente un grosso problema a chi dava per scontato lo scenario del campo largo.

E’ su questo fatto, di cui a suo tempo abbiamo valutato la portata, che oggi si può abbozzare un’ipotesi di lavoro.

Partiamo da una domanda preliminare. Perchè il 5 aprile centomila persone sono scese in piazza? Era tutto frutto del lavoro organizzativo dei 5 Stelle o c’era insieme la spinta a mobilitarsi, partendo dall’importanza e credibilità di chi aveva deciso la mobilitazione, ma andando certamente oltre le aspettative? E’ una domanda puramente retorica, da cui discende però, a nostro parere, una conclusione politica e operativa.

E’ da tempo che andiamo parlando di Fronte politico costituzionale ed è necessario che se ne dia ora una spiegazione per evitare che si parli di un’ipotesi campata in aria, mentre è invece strettamente collegata all’analisi che andiamo facendo sulla situazione.

Non abbiamo mai pensato che la questione del Fronte politico costituzionale fosse un progetto da decidere a tavolino e abbiamo più volte spiegato che è la maturazione oggettiva della situazione che porta a concludere che nella fase attuale la battaglia costituzionale è il punto di incontro e di riferimento di chi sente la necessità di attivarsi contro il neofascismo, contro l’Europa del riarmo e della guerra, per lottare contro il neoliberismo che fa strame dei diritti sociali, per una pacifica collaborazione internazionale. Ci sono milioni di persone che hanno questa esigenza, ma non vogliono affidare le proprie aspirazioni senza garanzie a una sigla elettorale. Per questo molti si astengono dal voto e non si accontentano di  guardare ai 5 Stelle. Non si fidano.

Come sciogliere questo nodo? Non è facile, ma da qualcosa bisogna pur incominciare. Noi pensiamo che è la stessa esperienza del 5 aprile che ci indica una prospettiva. Da una parte un Giuseppe Conte che dice no al riarmo e dall’altra un popolo variegato, che si organizza in modo unitario sugli obiettivi essenziali e cerca un punto di riferimento che non sia il solito personaggio che tenta la cavalcata in solitario per scopi scopertamente elettoralistici.

Stavolta abbiamo bisogno di qualcosa di diverso, di una collaborazione tra chi, come partito, sceglie di resistere all’omologazione europeista per la guerra e una massa di persone che coglie l’occasione per organizzarsi e puntare a rovesciare la logica e i contenuti del campo largo e impone una discussione su un’altra prospettiva, quella del rispetto sostanziale della Costituzione.

Siamo ancora in una fase di sperimentazione e di transizione. Bisogna lavorare per trasformarla in qualcosa che spinga a un’alternativa vera.

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