Newsletter del 9 maggio 2025
Giorno della vittoria
Il nazismo è stato sconfitto dall’Unione Sovietica
In una dichiarazione del 16 aprile l’Alta rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea Kaja Kallas ha minacciato gravi conseguenze per i capi di Stato e di governo di paesi membri e candidati intenzionati a partecipare il 9 maggio alle celebrazioni per la Giornata della Vittoria.
Manovre come questa sono parte dell’opera di revisionismo storico che i vertici della Ue promuovono a piene mani: dalle mozioni del parlamento europeo che hanno equiparato il comunismo al nazismo fino alle dichiarazioni che identificano Putin con Hitler e la Federazione Russa di oggi con la Germania degli anni Trenta. Revisionismo che non passa ovviamente solo da dichiarazioni e mozioni, ma anche da film, libri, videogiochi che contribuiscono a costruire una narrazione che raffigura la Seconda guerra mondiale come un conflitto tra democrazia e dittatura e gli Usa come i salvatori del mondo. Ma la realtà storica è ben diversa.
Leggi l’Editoriale del n. 5/2025 – Liquidare il legalitarismo e l’opportunismo
Leggi l’articolo principale – Puntare a governare
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Imperialisti Usa al tappeto. La Repubblica Popolare Cinese ha vinto la guerra dei dazi
Il 2 aprile, battezzato trionfalmente da Trump “il giorno della liberazione”, l’amministrazione Usa ha dichiarato una guerra commerciale al mondo intero, imponendo dazi a tutti i paesi del mondo, con tariffe diversificate per ognuno, a eccezione di Federazione Russa, Bielorussia, Cuba e Repubblica Popolare Democratica di Corea già sottoposti a sanzioni.
La mossa ha prodotto immediatamente un terremoto in borsa, con perdite enormi, soprattutto a Wall Street.
Processo ai partigiani palestinesi in Italia
Parteggiare. Puntare i riflettori sul Tribunale speciale dell’Aquila
Bisogna puntare i riflettori sul Tribunale speciale dell’Aquila e impedire che, passando dalla farsa alla tragedia, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh siano condannati oggi, come lo furono i 4.600 condannati del Tribunale speciale per la difesa dello Stato del Ventennio.
Il calendario delle udienze è fittissimo (un espediente per logorare il movimento di solidarietà): 7 maggio, 21 maggio, 18 giugno, 25 giugno, 9 luglio.
C’è bisogno di parteggiare. è urgente creare un ampio schieramento di chi si oppone alle forzature, agli arbitrii e ai colpi di mano che porteranno alla condanna di Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh e che faranno compiere all’Italia un altro passo nella sua sottomissione allo Stato terrorista d’Israele. Quello che sta succedendo a L’Aquila è una questione che riguarda l’oppressione del popolo palestinese, ma è anche l’ennesima violazione della Costituzione perpetrata da autorità e istituzioni che pretendono di incarnarne i valori e lo spirito. Il silenzio e la passività sono ciò su cui contano coloro che la stanno promuovendo.
Votare 5 Sì ai Referendum di giugno
Le date stabilite per i referendum promossi dalla Cgil assieme ad altre associazioni sono l’8 e il 9 giugno. Così si è concretizzata la “rivolta sociale” di Landini, al punto che lo slogan che caratterizza la campagna referendaria è: “il voto è la nostra rivolta”.
Per alcuni tanto basta per fermarsi qui. Farlo è un errore, va detto senza mezzi termini. Il merito dei quesiti, il fatto che siano stati promossi dalla Cgil con una vasta raccolta di firme (oltre 4 milioni per i quesiti inerenti al lavoro e 637 mila per quello inerente alla cittadinanza) e il contesto in cui si inserisce la campagna referendaria pongono la questione di come intervenire e utilizzare anche questa occasione per far avanzare la lotta di classe e creare le condizioni per cacciare il governo Meloni e imporre il Governo di Blocco Popolare.
Tutti in piazza il 31 maggio
Decreto sicurezza. No pasaran!
Il 12 aprile, con procedura d’urgenza, è entrato in vigore il decreto sicurezza, ex ddl 1660, a firma Piantedosi, Nordio e Crosetto. Per oltre un anno Camera e Senato se lo sono rimpallato, a ogni passaggio parlamentare è stato peggiorato in qualche suo aspetto, ma non è mai stato approvato.
Allora il governo ha sospeso l’iter parlamentare e ha trasformato il ddl in decreto legge, una forzatura che “scippa il ruolo del parlamento” e “aggira la Costituzione”, come dicono giuristi, magistrati e costituzionalisti. E di questo scippo e aggiramento è stato pienamente complice anche Mattarella, che il decreto legge lo ha firmato!
In termini strettamente procedurali, seppur già in vigore, il decreto legge deve essere comunque approvato dal parlamento entro sessanta giorni dalla firma di Mattarella e i partiti di opposizione promettono “fuoco e fiamme”. Che mantengano la promessa è tutto da vedere, di certo il clima si sta scaldando anche sul fronte istituzionale.
Prepariamo la manifestazione del 21 giugno
Per un movimento di massa contro la guerra
Il 5 aprile si è svolta a Roma la manifestazione contro la guerra e il riarmo promossa dal M5s. La grande partecipazione l’ha fatta diventare qualcosa di diverso da ciò che doveva essere originariamente: una manifestazione “di partito” si è trasformata in una “manifestazione di popolo” man mano che si avvicinava la data del suo svolgimento.
Il M5s ha avuto il merito di aver dato forma al sentimento sempre più diffuso fra le masse popolari e ha tratto giovamento dalla goffa contromossa delle Larghe Intese che, con l’obiettivo di depotenziare la manifestazione del 5 aprile, avevano fatto indire da Michele Serra il patetico raduno del 15 marzo in Piazza del Popolo, sempre a Roma. Ma l’avversione alla guerra e ai guerrafondai è talmente diffusa che il risultato è stato opposto: il 15 marzo sia Piazza del Popolo che Piazza Barberini, dove si svolgeva in contemporanea una contro manifestazione, erano piene di gente che manifestava contro le politiche di riarmo e altrettanto è avvenuto il 5 aprile. E questo indipendentemente da chi ha chiamato quelle piazze e dall’obiettivo che si poneva.
Tutte le circostanze depongono a favore del fatto che il messaggio è chiaro: tutte le mobilitazioni promosse da chi ha un minimo di autorevolezza raccolgono ampia e convinta adesione perché le masse popolari italiane non vogliono saperne di guerra, economia di guerra e riarmo. Questa è la situazione, estremamente favorevole allo sviluppo di un movimento popolare, plurale e di massa.
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Agenzia Stampa Staffetta Rossa
Migliaia in piazza a Napoli per la Taverna Santa Chiara e il popolo palestinese
Martedì 6 maggio, a Napoli, oltre duemila manifestanti hanno riempito piazza Municipio contro l’amministrazione PD-M5S e il sindaco Manfredi. Il motivo della mobilitazione, chiamata Not in my name, era la solidarietà alla ristoratrice Nives Monda e la sua Taverna Santa Chiara oggetto di un attacco di provocatori sionisti e messa alla gogna per il suo netto schieramento dalla parte del popolo e della resistenza palestinesi. Attacco coperto dall’amministrazione Manfredi generando l’indignazione generale. Ma andiamo con ordine.
Esempi di riscossa. La “Primavera rumorosa” di Extinction Rebellion
Nella settimana tra il 25 aprile e il primo maggio Extinction Rebellion ha lanciato la Primavera rumorosa. Una settimana di ribellione contro guerra, crisi climatica e repressione nella quale, soprattutto a Roma, sono state promosse iniziative e mobilitazioni di disobbedienza civile che hanno messo in difficoltà il governo Meloni.
I reazionari sono tigri di carta. L’esempio di Ascoli
Sabato 3 maggio Ascoli è stata antifascista e lo è stata in grande. Come non accadeva da decenni.
Oltre 3.000 persone hanno risposto presente alla chiamata del Collettivo Caciara contro gli atti intimidatori che l’amministrazione comunale – a guida Fratelli d’Italia – e la questura di Ascoli hanno messo in campo in occasione del 25 aprile, in ossequio alle direttive nazionali. Tra questi il caso di Lorenza Roiati, esponente di una storica famiglia di partigiani e antifascisti locali, che ha ripreso e denunciato l’attacco da parte delle Forze dell’ordine dopo aver esposto fuori dalla sua panetteria un lenzuolo con su scritto “25 aprile, buono come il pane, bello come l’antifascismo”.
Perù. La lotta contro la repressione e per la liberazione dei prigionieri politici
Abbiamo intervistato Miguel Sánchez Calderón membro dell’Instituto de Investigación Jurídica Ratio Iuris, autore di 50 anni di diritto penale del nemico. Fino a quando? e avvocato di Elena Yparraguirre Revored, dirigente maoista catturata a Lima nel 1992 insieme al compagno Abimael Guzman conosciuto come Presidente Gonzalo e fondatore del Partito Comunista del Perù (PCP).
L’intervista mostra bene il terrore che il movimento comunista peruviano ha saputo instillare nel nemico: il timore di perdere tutto portò gli imperialisti Usa e i loro governi fantoccio a scagliarsi contro il PCP, noto in Europa con la denominazione giornalistica di Sendero Luminoso, con una repressione brutale e con una campagna di criminalizzazione particolarmente accanita che dura ancora oggi. Infatti, sotto la guida del Presidente Gonzalo, la guerra popolare rivoluzionaria condotta dal PCP, verso la fine degli anni ‘80 del secolo scorso, arrivò molto vicino a prendere il potere e a emancipare i popoli del Perù.
Con la vittoria della reazione, l’anticomunismo è diventato un pilastro dell’ordinamento “democratico” peruviano con la “lotta al terrorismo” quale pratica e copertura ordinaria della repressione padronale e governativa. La lotta di classe però non si arresta in Perù, come emerge dall’intervista stessa e da qui anche l’importanza della solidarietà di classe con i rivoluzionari prigionieri, “di ieri e di oggi”.
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Cronache della lotta di classe negli USA
Mobilitazioni di lavoratori, studenti e organizzazioni di massa contro le misure di Trump e a sostegno della lotta del popolo palestinese del mese di aprile
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Il mondo dei padroni è in fiamme, viviamo in un’epoca di sconvolgimenti, di guerre e di rivoluzioni.
Viviamo un’epoca in cui non serve la fede, ma la fiducia. Fiducia nella forza delle masse popolari e fiducia nel fatto che il movimento comunista che rinasce avrà la capacità e la forza di superare i limiti e di correggere gli errori per i quali non è mai stata fatta la rivoluzione socialista in un paese imperialista.
Possiamo farlo noi? Dobbiamo farlo noi.
Quello che chiediamo a chi ha la falce e il martello nel cuore, a chi si sente rivoluzionario, a chi aspira al comunismo è di dare uno schiaffo allo scetticismo e aderire al P.Carc. Quello che gli proponiamo è rompere gli indugi e aderire al P.Carc per portare le proprie energie e metterle al servizio delle mille attività che il P.Carc conduce. Sono tante per elencarle tutte, ma è certo che c’è un posto di combattimento per tutti e che il contributo di ognuno è prezioso.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail: carc@riseup.net – sito: www.carc.it

