Newsletter n.20 del 16 maggio 2025
Continua il commercio di armi tra Italia e Israele. Chi semina guerre raccoglie rivoluzioni
Nella seduta del 14 maggio Giuseppe Conte ha invitato il parlamento tutto ad alzarsi in piedi in segno di rispetto per le vittime del genocidio a Gaza. I deputati del M5S e pochi altri si sono alzati in piedi, quelli del centrodestra sono rimasti seduti. A quel punto Conte ha incalzato Meloni “presidente lei rimane seduta”? Alla conferma di Meloni, il leader del M5S abbassa il microfono “ho concluso”. Sono scene da teatrino della politica borghese, che dimostrano, comunque, che il governo Meloni non si pone neppure la questione di “salvare le forme”: sostiene il genocidio in Palestina e vi collabora. Senza vergogna.
Organizzarsi ovunque per imporre un governo partigiano della Palestina libera
Da quasi ottant’anni la Resistenza palestinese parla alle masse popolari e ai popoli del mondo.
Molte volte è stata data per sconfitta e altrettante volte ha dimostrato di non poter essere sconfitta. Molte volte è stata denigrata e criminalizzata e altrettante volte ha dimostrato di essere avanguardia del movimento antimperialista e democratico.
Oggi contro il popolo palestinese è in corso un genocidio dispiegato che, prima volta nella storia, avviene “in diretta mondiale” e la Resistenza palestinese parla ancora alle masse popolari e ai popoli del mondo.
Per tutti i popoli oppressi dall’imperialismo il messaggio è che possono liberarsi combattendo, quali che siano le condizioni della lotta imposte dal nemico.
Per le masse popolari dei paesi imperialisti il messaggio è che la loro mobilitazione incide direttamente sulle condizioni in cui il popolo palestinese combatte. Questo perché lo Stato illegittimo d’Israele esiste solo grazie al sostegno della Comunità Internazionale degli imperialisti Usa e Ue.
Mobilitarsi per la Palestina. Cacciare il governo Meloni
Tutti quelli che nei prossimi giorni si mobiliteranno per il 77° anniversario dalla Nakba hanno l’opportunità di cogliere decine di appigli per rendere ingovernabile il paese, a partire dal sostegno alla lotta per la liberazione di Anan Yaeesh, che oltre a riguardare l’oppressione del popolo palestinese, rappresenta l’ennesima dimostrazione della sottomissione dell’Italia allo stato terrorista d’Israele. Farlo significa, a partire da quella del 21 maggio, organizzarsi per rendere ogni udienza del suo processo un problema di ordine pubblico.
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Sul sentiero tracciato dalla Resistenza, tieni accesa la fiamma della solidarietà!
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8 e 9 giugno: un referendum contro il governo Meloni
È il referendum di Landini? A chi dice che non è interessato al Referendum perché è promosso da Landini o dalla Cgil, che in mille modi hanno già mostrato di aver tradito i lavoratori, diciamo che non lo è affatto. Questo non è il referendum di Landini, della Schlein o del PD. Landini è rimasto inerme per decenni quando i diritti dei lavoratori sono stati smantellati ed è stato solo sotto spinta degli iscritti, della base, che ha dato battaglia per indire il Referendum. Referendum che si guarda bene dal voler vincere. Ne è riprova il fatto che non cavalchi nessun appiglio che pure il governo Meloni gli offre, che non ne faccia una campagna mediatica e di mobilitazione contro chi lo attacca. Anzi fa di tutto per depotenziarlo, dipingendolo “solo” come forma di partecipazione. Allo stesso modo non è certo il referendum del PD, altra faccia della stessa medaglia rispetto al governo Meloni, che per decenni è stato promotore attivo e principale dello smantellamento dei diritti dei lavoratori e delle masse popolari, che soffia anch’esso sul fuoco della mobilitazione reazionaria e della guerra. Che Landini e PD cerchino di “rifarsi una verginità” con il referendum è cosa regolare. Il punto è quanto chi ha davvero interesse a farlo vincere e farlo applicare lo fa suo, sviluppando il protagonismo di lavoratori e masse popolari nei comitati referendari, non delegando né la vittoria né la sua applicazione e verifica in caso di vittoria.
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Bari. A chi giovano le provocazioni della Rete dei Comunisti?
La nostra bandiera non l’abbiamo chiusa: non perché, come abbiamo provato a spiegare anche a questa compagna volessimo semplicemente difendere la nostra “identità” ma perché questi atteggiamenti sono deleteri e nuocciono non solo a tutto il movimento comunista, ma anche al movimento popolare che si dispiega nel nostro paese. Non si tratta di difendere orticelli, ma lottare contro questi comportamenti che non devono passare! Oggi tocca al P.Carc, ieri è toccato ad altre forze… e domani a chi altro toccherà? La linea della direzione di RdC che ieri si è tradotta nelle provocazioni di una compagna (prima a parole e poi anche fisiche) a chi giova? Alla classe operaia e alle masse popolari o ai padroni e ai partiti delle Larghe Intese che ci stanno portando nella Terza guerra mondiale? Risposta scontata per chi non è annebbiato da quella “concorrenza tra comunisti” che porta inevitabilmente a dividere il movimento popolare che in Italia si sta sviluppando e sta esprimendo anche una nuova e superiore combattività come nelle mobilitazioni del 25 Aprile in diverse città (Torino, Milano, Bergamo, Roma, Trieste). Risposta che questi compagni è bene che discutano anche al loro interno visto che, quando siamo arrivati al presidio, i giovani presenti ci hanno accolto, abbiamo scambiato con loro materiali di propaganda e discusso della giornata e non hanno fatto storie sulla nostra presenza. Così come alcuni presenti ci hanno espresso solidarietà e sono venuti a chiederci il volantino quando hanno visto alzarsi i toni.
Firenze. Chi non vuole che si parli del Comando Nato?
Il 13 maggio, Alessandro Orsetti – un compagno del comitato No Comando Nato né a Firenze né altrove – ha denunciato tramite un post Facebook di essere stato prima intimidito e poi identificato dalla Polizia Militare davanti alla Caserma Predieri, mentre stava rilasciando un’intervista a ControRadio proprio sull’assegnazione dei lavori per l’insediamento del Comando Nato.
Emilia Romagna. Sulla Tekapp e su Marzabotto: abbiamo vinto, alziamo il tiro
Rilanciamo il comunicato di Modena per la Palestina e BDS Modena con in calce il relativo appello e la lista delle firme delle associazioni, comitati, partiti, sindacati e singole personalità (che il documento non riporta ma che un comunicato precedente quantifica in 638) che hanno contributo, nel giro di una settimana, a far annullare l’evento promosso dalla Tekapp alla Florim Gallery per il 22 maggio. Se c’è chi la promuove la mobilitazione si sviluppa e può ottenere importanti risultati.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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e-mail: carc@riseup.net – sito: www.carc.it

