I temi della salute pubblica e della tutela ambientale e del lavoro sono affrontati ad Alessandria nell’ambito del progetto europeo “Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute”. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività di Public Engagement del Dipartimento di Cultura, Politica e Società dell’Università di Torino.
Ad Alessandria, in forma comparativamente più critica rispetto al resto della regione, e di tutta Italia, la diffusione di informazioni allarmanti in particolare sulla contaminazione da PFAS sta alimentando crescente preoccupazione pubblica, fratture sociali e mobilitazioni, fino a controversie in sede giudiziaria e penale.
Sono stati programmati quattro “Workshop tematici” con incontri pubblici ad Alessandria nelle sedi degli enti partner del progetto, tra cui il Movimento di lotta per la salute Maccacaro. La loro conclusione sarà ospitata giovedì 23 maggio 2025 alle ore 17 presso Casa di Quartiere Borgo Rovereto via Verona 116 Alessandria.
Anche “L’indipendente” dedica uno speciale. Nel Dossier: ampi servizi tra cui una intervista a Lino Balza.
Nella foto, cliccando sul titolo , la soddisfazione del sindaco.
L’annuncio di risultati trimestrali in calo ha fatto sprofondare in borsa il titolo Solvay . Ma il titolo a picco non si ripercuoterà sulla esigua somma di 100mila euro che Solvay Syensqo deve versare al Comune di Alessandria quale merito del patteggiamento che ha aperto la strada ai patteggiamenti delle altre parti civili, innanzitutto Regione Piemonte e Governo, che consentirebbero alla multinazionale belga di uscire praticamente indenne dal processo per il disastro ambientale e sanitario del sito di Spinetta Marengo: senza risarcimenti per le Vittime, senza bonifica del territorio, proseguendo indisturbata nelle produzioni inquinanti.
Il sindaco di Alessandria si è giustificato del patteggiamento, che ha scandalizzato Comitati e Associazioni di tutta Italia: “ha svenduto la salute”, con la necessità urgente di far fronte al degrado dei cimiteri. Il lavoro di sfalcio dell’erba è già avviato nei camposanti di Spinetta e Litta Parodi. “Proseguirà” rassicura il sindaco Giorgio Abonante “in tutti i cimiteri. Stiamo facendo l’impossibile con le risorse che abbiamo a disposizione.Non è facile trovare 1,5 milioni di euro.” L’affermazione ha rinfocolato le polemiche: per far quadrare i conti ci volevano proprio gli scandalosi 100mila euro ?
In più, il sindaco ha annunciato di voler utilizzare il diserbo chimico , malgrado non sia ammesso dal regolamento comunale. Ciò ha provocato critiche da parte delle opposizioni, che hanno ironizzato: diserbanti prodotti da Solvay? Però anche si è scossa la tenuta della sua maggioranza, con la contrarietà ambientalista dei Cinquestelle , già ferita dall’inaudita decisione di contrattare il patteggiamento con Solvay.
” Ti scriviamo con grande preoccupazione, perché quello che sta succedendo qui da noi ci riguarda tutti, cittadini e lavoratori. La nostra saluteè ormai compromessa da un inquinamento che a Spinetta Marengo dura da decenni,e in particolare dai pfas, sostanze tossiche e per nulla biodegradabili. Conosciamo bene la vicenda dellaMiteni, ora in fallimento ma ancora inquinante, e dellaSolvay, che continua a produrre i PFAS più pericolosi al mondo. Ricordiamo i casi negli Stati Uniti, in Belgio, e in altri Paesi, dove queste sostanze hanno provocato malattie e disastri ambientali, ricordiamo l’Eternit”.
“Qui da noi la situazione è simile:abbiamo pfas nell’aria, nel sangue, e nei corpi di tanti di noi,anche di quei lavoratori di ditte esterne che non vengono monitorati. Le istituzioni, i sindacati, la politica, sanno tutto, eppure non fanno niente. È come parlareal muro di gomma dell’indifferenza.La nostra paura è grande: temiamo per noi, per i nostri figli,per il futuro del nostro ambiente e della nostra salute“.
“Vivere in Fraschetta ” è il Comitato che raggruppa i pensionati CGIL dei sobborghi della Fraschetta, tra cui Spinetta Marengo, e ha preso una posizione molto dura nei confronti del sindaco che ha patteggiato con Solvay 100mila euro per il taglio dell’erba dei cimiteri.
Messo in moto da Alessandria tramite la nostra Campagna nazionale contro i Pfas, nel 2010 a Ferrara il compagno Valentino Tavolazzi, della locale Sezione nonché consigliere comunale di “Progetto per Ferrara”, si attivò a informare i mass media (tra cui L’Espresso) e soprattutto per allarmare il controllo (fino ad allora assente) di Ato, Asl ed Hera sulla alta concentrazione di Pfoa nelle acque del Po, dalle acque superficiali del quale Ferrara attingeva il 70% dell’acqua da potabilizzare.
Oggi , i consiglieri comunali di “Civica Anselmo” e “La Comune di Ferrara” presentano una mozione per “richiedere al Gestore Hera Spa di sviluppare ulteriormente il monitoraggio e la quantificazione della somma di Pfas nell’acqua destinata al consumo umano nel Comune di Ferrara” , nonché per “procedere, in collaborazione con il gestore, all’analisi puntuale a campione dell’acqua potabile, o dell’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune”, infine per “rendere pubblico integralmente le risultanze provenienti da Hera Spa – ed eventualmente da indagini effettuate in autonomia dal Comune stesso – circa la quantificazione della presenza delle singole sostanze Pfas, e comunque della qualità dell’acqua dell’acquedotto pubblico, e di farne capillare pubblicità, attraverso tutti i canali istituzionali, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata”.
La mozione, inoltre, invita a “richiedere alla Regione Emilia Romagna di implementare il piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano”, ea “richiedere alla Regione Emilia Romagna di farsi promotrice della sperimentazione che ha per oggetto il monitoraggio diffuso dell’acido trifluoroacetico Tfa, al fine di conoscerne la diffusione e l’accumulo nel tempo, verificando al contemporaneo l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto a questi inquinanti”.
La mozione si conclude con la richiesta di “sollecitare Governo e Parlamento, anche tramite l’invio di questa mozione, all’introduzione del divieto di produzione in Italia di questi inquinanti ‘eterni’ ”.
Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology che ha analizzato i PFAS in 94 campioni di birra, molte birre popolari, sia quelle prodotte da piccoli birrifici che quelle prodotte da grandi aziende nazionali e internazionali, contengono sostanze chimiche PFAS collegate a tumori, danni agli organi e al sistema immunitario e altri problemi di salute .
Le birre – che in media sono costituite per circa il 90% da acqua – prodotte in contee con elevati livelli di PFAS nell’acqua potabile presentavano la contaminazione maggiore. Lo studio ha evidenziato che circa il 18% dei birrifici statunitensi si trova in codici postali in cui è nota la presenza di PFAS nell’acqua potabile. Nelle birre della Carolina del Nord, in particolare quelle situate nei pressi del bacino del fiume Cape Fear, sono state rilevate più concentrazioni di PFAS rispetto alle birre del Michigan o della California. L’area del bacino del fiume Cape Fear è notoriamente contaminata da una varietà di PFAS, molti dei quali sono riconducibili al sito della Chemours Fayetteville Works.
Insomma, norma per ogni consumatore, prima di bere una birra si dovrebbe controllare se l’acqua potabile della zona di produzione contiene Pfas.
La strategia appena enunciata dal governo Meloni (ministro Pichetto Fratin) rinuncia definitivamente alla costruzione di un deposito unico nazionale delle scorie nucleari, optando di lasciarle dove si trovano. Si userebbero cioè gli stoccaggi esistenti: in Italia i depositi temporanei che custodiscono rifiuti radioattivi sono ex centrali nucleari (4 centrali e 4 impianti del ciclo del combustibile), centri di ricerca nucleare e centri di gestione di rifiuti industriali. Le ex centrali nucleari, attive fino alla fine degli anni Ottanta, sono a Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Sessa Aurunca (Caserta). Ci sono poi un impianto di “ Fabbricazioni Nucleari” a Bosco Marengo (Alessandria) e tre impianti di ricerca sul ciclo del combustibile a Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera).
Ebbene, questa marcia indietro governativa riattualizza l’edizione di “Storia nucleare” , il dossier di Lino Balza che racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, e infine di destra, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e alla risoluzione del deposito nazionale. L’attualità è vieppiù affermata dall’imminente Referendum dell’8-9 giugno 2025.
“Storia nucleare” racconta oltre quaranta anni (1981-2025) di lotte contro il nucleare in Italia: l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva, anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. E’ anche la Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future; dunque, è Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie.
“Storia nucleare” è disponibile a chi ne fa richiesta: tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché alle centinaia di articoli del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro ”.
l’8 e il 9 giugno si vota per i referendum . Eppure, a meno di un mese dalle elezioni, la RAI continua a non parlarne . Il servizio pubblico ha il dovere di informare i cittadini in modo completo, imparziale e pluralista su un tema così importante. Firma questo appello per chiedere alla RAI di fare il proprio dovere: informare gli italiani. Clicca qui .
Il governo ha approvato una proposta di legge per il ritorno al nucleare civile in Italia . Meloni ha confermato a Trump questa decisione. Riproporre il nucleare civile dopo ben 2 referendum popolari negativi è una follia. Il governo deve risolvere anzitutto il problema delle scorie radioattive esistenti (95.000 metri cubi), a cui si stanno per aggiungere quelle che torneranno da Inghilterra, Francia, Slovacchia dopo i trattamenti necessari, tutte da collocare in sicurezza e con garanzie certe. Altrochè aggiungere ulteriore nucleare.
La priorità oggi è lo smantellamento delle centrali nucleari dismesse e la messa in sicurezza delle scorie radioattive: sono obiettivi che oggi il governo non garantisce.
Le scorie nucleari più pericolose inviate anni fa in Francia e Regno Unito per metterle in sicurezza (con alti costi) torneranno entro il 2025 in Italia, a meno di improbabili proroghe. Nessuno sa dove metterle perché i 2 depositi per le scorie radioattive non sono stati realizzati e quindi non si sa dove stoccare né quelli a medio bassa radioattività – con durata misurabile in centinaia di anni – né quelli ad alta radioattività misurabile in migliaia di anni che non a caso la Francia intende collocare in un deposito a 500 metri di profondità adottando misure di maggiore sicurezza.
Il governo italiano nel suo nuovo progetto sul nucleare fa slittare i tempi dello smantellamento delle vecchie centrali fino al 2039, mentre propone di installare nuove centrali elettronucleari dando per utilizzabili prototipi di centrali che non sono tuttora disponibili. Inoltre, è sicuro un aumento dei costi dello smantellamento delle vecchie centrali e un conseguente aumento sulle bollette dell’energia elettrica.
L’ associazione “Comitato SI alle rinnovabili NO al nucleare” promuove per il 23 maggio 2025 con inizio alle ore 15,30 un convegno online, con collegamento streaming https://www.facebook.com/forumdelleidee/ . Il Convegno è a Cremona, come già nel 2011: clicca sul titolo per la foto.
Le aziende interessate al business del nucleare, sostenute da Confindustria, promuovono il Governo per il cosiddetto “nuovo nucleare”. Il quale, attraverso il PNIEC, ipotizza per il 2050 una quota di energia nucleare doppia rispetto a quella prevista dalla IEA su scala globale. Il Piano punta su reattori di nuova generazione a fissione: gli SMR (Small Modular Reactor) e gli AMR (Advanced Modular Reactor), entrambi progettati per essere più sicuri e flessibili delle centrali tradizionali. Ma nessuna di queste tecnologie è disponibile e siamo ancora a livello di prototipi e progetti sulla carta.
Clicca qui l’opposizione del “Coordinamento Libero” con l’intervento del suo presidente, Attilio Piattelli.
Clicca sul titolo per l’Elaborazione Eurostat. Un processo cruciale per la decarbonizzazione e il rispetto degli obiettivi ambientali prevede il passaggio da fonti di energia fossile a rinnovabile. L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra e la dipendenza dall’appartenenza di energia, aumentando l’uso di fonti come eolico, solare, idroelettrico e biometano.
L’ Associazione Energia per l’Italia , in collaborazione col Centro di Etica Ambientale , organizza quattro incontri di studio e discussione sulla Transizione Energetica nel nostro Paese, dal titolo La Transizione Energetica in Italia, evidenze, riflessioni e strategie per un percorso virtuoso verso gli impegni climatici europei e internazionali.
Gli incontri si terranno in modalità mista (presenza/online) a Bologna e Parma nei giorni 8, 13, 20 e 27 maggio 2025, con l’intervento di esperti del mondo della ricerca e delle imprese. Clicca qui per il programma e le modalità di iscrizione e partecipazione.
Tonnellate di rifiuti fronte mare di tre industrie dismesse devono essere bonificate da più di un ventennio. Il piano esiste dal 2019 ma le scorie sono ancora lì. E la popolazione si ammala di tumore. Clicca qui da Rete Ambientalista.
Un nuovo studio dell’Università Federico II di Napoli ha rilevato livelli allarmanti di elementi tossici nella Terra dei Fuochi in Campania, anche in zone finora ritenute non inquinate. Clicca qui .
Clicca qui .
Altro che armi! L’Europa investa sui farmaci salvavita che non vedono mai la luce per mancanza di fondi: è il titolo di “Ippocrate” ,lanewsletter settimanale di Linda Varlese. Per riceverla puoi iscriverti qui (anche adesso).
Caso emblematico di “giustizia postuma”, la sentenza riguarda un operaio della Colgate-Palmolive di Anzio esposto all’amianto e affetto da gravi patologie . Aveva finalmente ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali con la condanna dell’INPS , ma è deceduto qualche giorno fa prima di poter andare in pensione . L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) proseguirà ora l’azione legale per la vedova , con richiesta di aumento della pensione , rendita INAIL e risarcimento .
L’altoforno 1 dell’Ilva avrebbe dovuto essere spento quando è scoppiato l’incendio lo scorso 7 maggio, se solo l’amministrazione straordinaria fosse riuscita a rispettare il cronoprogramma concordato con i sindacati nel luglio dello scorso anno. Il suo spegnimento era previsto tra febbraio e marzo e al suo posto avrebbe dovuto essere in marcia l’altoforno 2. Non è avvenuto, anche perché, come spiegato ai sindacati due giorni fa dai manager di Acciaierie d’Italia, gestore del siderurgico in amministrazione straordinaria, proprio l’impianto che doveva ripartire ha a sua volta problemi. Così l’altoforno 1 ha continuato a produrre per due mesi oltre il momento previsto. Fino all’incidente che ha portato la Procura di Taranto al sequestro senza facoltà d’uso, innescando un nuovo scontro con i commissari e il ministro Adolfo Urso contro i pm.
Ilva. Pieno sostegno alla magistratura contro il governo.
La mattina del 7 maggio 2025 all’altoforno 1 dello stabilimento Ilva di Taranto si è verificato lo scoppio di una tubiera ( clicca sul titolo per la foto) con uscita di gas incendiato e proiezione di materiale solido incandescente, causando un vasto incendio. L’evento ha esposto a gravi rischi i lavoratori presenti nell’area.
l sequestro dell’altoforno è un atto che la magistratura ha dovuto prendere di fronte a un incidente rilevante che oggettivamente costituisce un pericolo grave e immediato. Ancora una volta si conferma una cosa evidente: abbiamo avuto ragioni da vendere nel contestare in ogni sede le gravi critiche degli impianti ILVA. Mi fatti ci danno ragione, purtroppo.
La Procura di Taranto si agita con tempestività, trasparenza e rigore, autorizzando tutte le attività richieste dall’azienda nei tempi previsti e in piena conformità alle indicazioni tecniche degli enti preposti al controllo ambientale e alla sicurezza. Le decisioni assunte sono state dettate esclusivamente dalla necessità di tutelare l’integrità delle prove, la sicurezza dei lavoratori e la salute pubblica, senza mai ostacolare le attività essenziali per la messa in sicurezza dell’impianto.
Il ministro Urso, invece di trarre insegnamento dalle dure ed evidenti lezioni dell’esperienza, contesta la magistratura. Fa come il malato che contesta il medico.
Ricordiamo che Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva inaugurato la riaccensione dell’altoforno 1 dello stabilimento siderurgico di Taranto il 15 ottobre 2024, dopo che l’impianto era stato fermato da agosto 2023 per manutenzione. Le associazioni ambientaliste avevano contestato l’evento.
Ricordiamo infine che, per quanto riguarda l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), tra le misure rimaste incomplete allo stabilimento Ilva di Taranto spicca la mancata acquisizione del certificato di prevenzione incendi (CPI) per il quale sono state chieste e concesse numerose proroghe. Clicca qui Peacelink.
La mappa (clicca sul titolo) evidenzia come in Italia la riduzione delle concentrazioni di PM2,5 siano state inferiori al 10% rispetto al 2005 (dati 2020) verso l’obiettivo europeo invece di riduzione del 55%
La Commissione europea e l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) hanno pubblicato il secondo rapporto Zero Pollution Monitoring and Outlook, che fornisce una panoramica del lavoro dell’UE per raggiungere gli obiettivi di inquinamento zero del 2030. Gli obiettivi “ Zero inquinamento al 2030 ” sono espressi in dettaglio. I rapporti mostrano che le politiche dell’UE hanno contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico, l’uso di pesticidi e i rifiuti di plastica in mare. Tuttavia, i livelli di inquinamento sono ancora troppo elevati , in particolare a causa del rumore nocivo, delle emissioni di microplastiche nell’ambiente, dell’inquinamento da nutrienti e della produzione di rifiuti. Continua cliccando qui .
Quella che fino a pochi anni fa era chiamata “alternanza scuola-lavoro”, oggi rinominata “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (Pcto), costa ogni anno infortuni a oltre 4 mila studenti. Nel 2023 fecero scalpore alcuni casi di ragazzi morti durante l’alternanza scuola-lavoro. Nel 2024, metà degli studenti infortunati (2011) subisce incidenti stradali durante il tragitto per raggiungere la sede delle attività; l’altra metà (2058) si fa male proprio mentre svolge il tirocinio in azienda. Solo nel primo trimestre del 2025, l’Inail ha ricevuto 600 denunce di infortuni di studenti “in occasione di lavoro” e altre 584 “in itinere. Ora il governo Meloni prevede di aumentare il numero di studenti da mandare in questi percorsi, facendo partire l’alternanza negli istituti tecnici già dal secondo anno.
L’ “Unione degli studenti” (UDS) pone una serie di domande. Sui criteri di selezione delle aziende in cui mandare gli studenti, che non tengono conto anche della sicurezza sul lavoro, e sugli infortuni in itinere. ” I dati Inail dimostrano come il lavoro sicuro non è garantito in tutto il Paese. Quindi, come succede ai lavoratori, nel momento in cui gli vengono mandati in fabbrica non si può pensare che gli infortuni scompaiano magicamente. I corsi di sicurezza svolti prima del percorso di alternanza non sono sufficienti a formare gli studenti su come stare in una fabbrica e anche su come raggiungerla. Sono poche ore e spesso online o frontali; in ogni caso la formazione è importante, ma per la sicurezza servono gli investimenti” .
La questione dell’alternanza scuola-lavoro è molto dibattuta, tra chi sostiene che sia necessaria per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e chi, invece, ritiene che la scuola debba formare in un altro modo, soprattutto che le aziende usano i Pcto per ottenere manodopera a basso costo in luoghi di lavoro insicuri.
Referendum, il quarto quesito è per ridurre i morti sul lavoro . Clicca qui .
Spettacolare redazione ,
leggo da decenni con interesse i vostri articoli e anche oggi ho approfondito i vari temi come quello di Eva Maldonado sui Fascismi del XXI secolo, oltre ai vostri libri. Vedendo quello sul ricatto sanitario, non posso non ricordare il ricatto sanitario del 2021/2022 in cui i partiti di sinistra o presunti tali (PD, 5stelle e compagnia bella…anzi brutta!) hanno imposto un ricatto sanitario in cui chi non acconsentiva a subito i vaccini covid veniva privato del lavoro e rimborso, complice una tessera (il green pass) obbligatoria per lavorare, usare i mezzi pubblici e usufruire di servizi e molto altro per le persone da 12 a 99 anni.
Quindi spiace dirlo, ma io quello che si associa per prima cosa al fascismo ovvero “se non prendi una tessera e fai quello che ti dico io stato/governo non lavori, non usi i treni non vai in banca/posta” associato a campagne di stampa denigratorie e discriminatorie il sottoscritto (e molti altri) lo hanno subito da partiti di sinistra nel periodo covid.
Quindi non stupitevi se molta parte del “vecchio popolo della sinistra” guarda a destra per scappare dal fascismo.
Spiace che questi temi non vengono affrontati dai partiti di sinistra se non in modo unidirezionale e manicheo (VAX buoni, NO-VAX cattivi).
Perché a me sembra che la “destra” persegua un fascismo teorico, mentre la sinistra, nel 2021-202 ha messo in PRATICA il fascismo alla luce dei fatti sopra descritti.
Cordialmente
Marco Milanesio
PS: La presente mail è nella responsabilità dell’autore e NON associata all’ente di appartenenza
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Professore di Chimica Fisica
Università del Piemonte Orientale “A Avogadro”
Via Michel 11, 15100 Alessandria – Italia
15 maggio 2025 – Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza indetta dalla WAR RESISTERS INTENATIONAL, insieme a Connection eV, European Bureau for Conscientious Objection, Pax Christi International, Quaker Council for European Affairs, Un ponte per.
Queste organizzazioni, nell’occasione, hanno lanciato un appello alle istituzioni europee e ai paesi membri a rispettare pienamente questo diritto umano. Si tratta di dar protezione agli obiettori di coscienza costretti a fuggire dai propri paesi in cui l’esercizio di questo diritto è violato e criminalizzato. Le citate organizzazioni invitano inoltre organizzazioni della società civile, gruppi e individui a partecipare a una mobilitazione sociale per domani ei giorni a seguire, pubblicando contenuti a tema che sono stati realizzati apposta per l’occasione e disponibili a questo link: https://drive.google.com/file/d/1qzE7iHKM6N5g5bemU5Oan5EdgEQws-WM/view?usp=drive_link
Aderiamo e invitiamo ad aderire all’appello lanciato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo per rompere il silenzio su Gaza: un invito urgente a parlarne ovunque – nei media, nei social, nelle scuole, nelle piazze – con gli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday .
Sosteniamo la campagna promossa dal Coordinamento No Riarmo contro l’acquisto di tecnologia militare da Israele . In questi giorni, la Commissione Difesa del Senato sta valutando l’acquisto di aerei G550 CAEW, sofisticati strumenti di guerra e sorveglianza prodotti dalla Elta Systems, una sussidiaria della statale Israel Aerospace Industries. Si tratta di tecnologia militare israeliana. Riteniamo inaccettabile che, mentre la comunità internazionale denuncia crimini di guerra e violazioni dei diritti umani a Gaza, l’Italia scelga di rafforzare i legami economici e militari con l’industria bellica israeliana. Chiediamo che l’Italia fermi immediatamente ogni collaborazione militare con Israele, non dia un solo euro all’industria militare israeliana e investa invece in scuola, sanità, giustizia sociale e riconversione ecologica.
La soluzione finale per Gaza e il popolo palestinese è stata votata all’unanimità dal governo di Israele. In oltre un anno e mezzo di carneficina indiscriminata Israele ha assassinato oltre cinquantamila palestinesi, per il settanta per cento donne e bambini, e queste sono soltanto le cifre ufficiali, cioè i cadaveri recuperati e identificati, mentre tutti gli osservatori indipendenti valutano la cifra superiore almeno del doppio. Da più di due mesi Israele impedisce l’arrivo a Gaza di aiuti umanitari: ha bloccato cibo, acqua, medicine. Gaza è una grande Auschwitzche contiene due milioni di prigionieri denutriti e assetati, corpi scheletrici, disperazione, malattie, orfani, mutilati. Sterminati e destinati alla deportazione.
Nonostante molte proteste, la società israeliana non sembra migliore del suo governo. E noi? Di fronte a questo genocidio l’Europa tace, anzi acconsente. E l’Italia di Mattarella e Meloni e… Clicca qui .
«Oltre un milione e mezzo di persone con disabilità nell’Unione Europea – vivono ancora segregate in strutture residenziali. Denuncia contro i governi nazionali, affinché abbandonino gli istituti segreganti a favore di servizi per la vita indipendente e basati sulla comunità» Clicca qui Oltre un milione e mezzo di persone con disabilità nell’Unione Europea vivono ancora segregate .
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha ricevuto segnalazione per la presenza di amianto in più di 250 ospedali (stima per difetto, perché la mappatura è ancora in corso). L’emergenza inquinamento da amianto in Italia è drammatica con un preoccupante ritardo delle bonifiche: più di 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto, assenza di una mappatura completa, mancata attuazione per larga parte della legge 257/92. Sono stati censiti ufficialmente in Italia circa 100 mila mila siti. Secondo le stime diffuse dall’Osservatorio Nazionale Amianto, sono invece circa 1 milione i siti ei micro siti con amianto, e ci sono ancora 58 milioni di mq di coperture in cemento-amianto .
L’amianto è ancora tra noi: presente in migliaia di edifici pubblici e privati, scuole, ospedali, treni, tetti, tubature. Ed è allarme scuola : l’Ona continua a ricevere segnalazioni di nuove scuole con amianto, perfino asili nido, scuole materne ed elementari. Nel passato è stato usato DAS con amianto, e questo ha esposto ancor di più, in particolare le maestre di asilo e elementari fino al 1993, contenente il 30% di crisotilo. Sono arrivate le segnalazioni di 4 casi di mesotelioma nel personale docente solo in queste ultime settimane, e per di più altri casi di segnalazioni di tecnici ovvero professori di educazione tecnica e/o simili per l’uso del minerale all’interno degli strumenti dei laboratori, specialmente nelle scuole di avviamento professionale.
Emergenza anche negli ospedali: l’Osservatorio ha ricevuto segnalazione per la presenza di amianto in più di 250 ospedali (stima per difetto, perché la mappatura è ancora in corso ). Ed ancora la nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenente amianto rispetto ai 500 mila totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992 quando il minerale veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).