Alessandro Di Battista – 20/05/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/i-sabotatori-di-ieri-e-di-oggi
Per prima cosa, vorrei ricordare quanto accaduto nei mesi di marzo e aprile del 2022, quando Russia e Kiev si parlavano in Turchia. Oggi, grazie alla mediazione statunitense, sono tornati a parlarsi; tuttavia, appare evidente, da parte europea, un tentativo di sabotare i faticosi dialoghi in corso.
Marzo 2022.
Marzo 2022. Xi Jinping ed Erdoğan si offrono come mediatori per l’Ucraina. Partono i negoziati ad Antalya, in Turchia. Zelensky apre alla Russia e dice: “Ci siamo resi conto che la NATO non è pronta ad accettare l’Ucraina, l’Alleanza teme un confronto con la Russia” (intervista a ABC).
Su Crimea e Donbass dice: “Possiamo discutere con Putin e trovare un compromesso sulle regioni e le repubbliche occupate temporaneamente”. Russi e ucraini iniziano a parlarsi, ma c’è chi non vuole il negoziato. I falchi ucraini lanciano fake news su un numero immenso di morti nei bombardamenti dell’ospedale di Mariupol (i russi sostengono sia diventato base del battaglione Azov).
Intanto il blocco occidentale arma Kiev. Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu fa sapere che Kiev e Mosca stanno facendo progressi. Podoljak, braccio destro di Zelensky, dice: “La Russia è più vicina alle nostre richieste e ora parla in modo costruttivo”.
Il 15 marzo Zelensky lancia un altro messaggio a Mosca: “Da anni si parla di porte aperte dell’UE e della NATO all’Ucraina, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci e dobbiamo ammetterlo”.
Intanto la NATO continua ad armare Zelensky e Biden ammette che il sostegno militare USA a Kiev avviene da 7 anni, cioè da Euromaidan. Le parti si avvicinano ancora, tant’è che Çavuşoğlu dice di essere sempre più ottimista. Mentre le parti trattano, Biden definisce Putin “un macellaio e un tiranno che non può restare al potere”.
Il portavoce di Erdoğan interviene e dà una lezione a Biden: “Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con Mosca a fine giornata?” Zelensky apre ancora a Mosca: “Neutralità e accordo su Crimea e Donbass in cambio della pace”. Poi parla a giornali indipendenti russi e dice di essere disposto ad accettare la neutralità e lo status non nucleare di Kiev.
Nel frattempo il Wall Street Journal parla di Abramovich (uno dei negoziatori scelti da Mosca, è russo ma con madre ucraina) avvelenato dai servizi segreti russi. Notizia che si rivelerà falsa. Kiev invia a Mosca un documento (18 articoli) per arrivare a un accordo.
Nel documento si parla di neutralità dell’Ucraina. Putin lo mostrerà nel 2024 durante un incontro con capi di Stato africani. Mosca, dopo aver ricevuto il documento, fa un passo in avanti verso Kiev dichiarandosi disponibile a ritirarsi da Kiev e da Kharkiv, cosa che effettivamente farà alcuni giorni dopo. Dunque una bozza di accordo c’è, e riguarda la neutralità di Kiev.
Aprile 2022.
Aprile 2022. Strage di Bucha. I morti ci sono, l’orrore c’è, ma è altamente probabile che Kiev (la parte che non vuole l’accordo con Mosca) abbia diffuso anche informazioni false per far saltare i negoziati.
Ripeto: i morti ci sono, ma la disposizione dei cadaveri sulle vie della cittadina fa pensare a un’esibizione creata per indignare l’opinione pubblica mondiale e proseguire la guerra.
D’altro canto, nel 1999, NATO e sistema mediatico occidentale mentirono sulla “strage di Racak” (non erano civili albanesi uccisi dai serbi, ma guerriglieri dell’UCK caduti in battaglia) per creare il casus belli. Effettivamente, la strage di Racak portò ai bombardamenti NATO su Belgrado.
Negli USA e in Europa c’è chi vuole utilizzare la strage di Bucha (un’orrenda strage, come tutte quelle che avvengono nelle guerre) per far saltare i negoziati. Biden dice che “Putin è un criminale che va processato all’Aja”, ovvero presso la Corte Penale Internazionale che gli Stati Uniti neppure riconoscono. Intanto Stoltenberg dice che la guerra potrebbe durare anni e che Kiev ha bisogno di armamenti sofisticati.
Ad ogni modo, i negoziati vanno avanti. Il 9 aprile Boris Johnson, allora premier del Regno Unito, si precipita a Kiev e intima a Zelensky di non firmare accordi con Mosca e di continuare a combattere.
Versione dell’incontro, secondo l’Ukrainska Pravda: “L’Occidente non sosterrà alcun accordo di pace”.
Versione di Naftali Bennett, all’epoca premier israeliano: “Non negoziate e continuate a colpire Putin”.
Le parti continuano a parlarsi. Biden accusa Putin di genocidio “per cancellare l’idea stessa di essere ucraini”. Il 15 aprile i negoziati saltano definitivamente. In Occidente dicono che un nuovo veto imposto da Mosca su alcune garanzie chieste da Kiev sia stato la causa del fallimento.
Tuttavia, ci sono testimonianze dirette che smentiscono la versione occidentale. Per esempio quella del capo della delegazione ucraina Davyd Arakhamia, che nel novembre 2023 disse: “I russi erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità: noi avremmo dovuto promettere di non aderire alla NATO. Questa era la cosa più importante per loro, il punto chiave. Tutto il resto era semplicemente retorica e ‘condimento’ politico: sulla denazificazione, sulla popolazione di lingua russa e bla-bla-bla”.
Oleksandr Chalyi, un altro negoziatore ucraino, ha confermato la versione di Arakhamia: “Eravamo molto vicini alla conclusione della guerra con un accordo di pace. Putin si era reso conto di aver sbagliato e ha fatto tutto il possibile per fare la pace con l’Ucraina. Ha deciso lui di accettare il Comunicato di Istanbul, completamente diverso dalle sue richieste precedenti”.
Le conferme sul sabotaggio del negoziato da parte dell’Occidente arrivano anche da Erdoğan: “L’opportunità storica che avrebbe salvato la vita di decine di migliaia di persone e impedito sofferenze e distruzioni è stata sprecata, anzi sabotata”. E da Naftali Bennett, che disse: “Putin era pragmatico e capiva totalmente le costrizioni politiche di Zelensky.” Poi, dopo Bucha e su suggerimento di Boris Johnson, è passata “la legittima decisione degli occidentali di continuare a colpire Putin… Hanno bloccato la mediazione… Pensai che era sbagliato… Credo davvero che esistesse una chance per il cessate il fuoco”.
Oleksii Arestovych, all’epoca consigliere di Zelensky anch’egli presente ai negoziati di Istanbul, disse: “Erano stati cancellati i due accordi di Minsk 1 e 2, molto pericolosi per l’Ucraina. Quello era l’accordo migliore che avremmo potuto stipulare”
Alla luce di tutto questo dobbiamo leggere quel che sta avvenendo adesso. Ritengo che in Europa vi sia, anche oggi, chi sta tentando di sabotare i negoziati. E se saltano, ci sarà una nuova fase della guerra, potenzialmente ancor più distruttiva.
Il blocco occidentale è diviso. Da una parte: Francia, Gran Bretagna, probabilmente Germania (che vuole la scusa della guerra per tornare ad armarsi, cosa che non ha potuto fare dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi), Polonia e Paesi Baltici.
L’Italia, in questo momento, pare più propensa a sostenere il tentativo di Trump (gli USA, comunque, hanno fatto capire in ogni modo all’Europa che, se dovessero saltare i negoziati, loro si sfileranno; dunque tutto il peso della guerra ricadrebbe sull’Europa).
Questo è un bene. La rottura del fronte europeo è un bene, dato che oggi soprattutto l’asse anglo-francese vorrebbe continuare la guerra per provare a recuperare un peso geopolitico che, ad oggi, pare perduto.
Quando leggo le folli dichiarazioni di Macron sulla possibilità di installare missili nucleari francesi in Polonia – un Paese che confina con la Bielorussia (alleato strategico di Mosca) e con l’Oblast’ di Kaliningrad, che fa parte della Russia – penso che non possa essere solo stupidità. Ci deve essere per forza un obiettivo, e l’obiettivo è far saltare il tavolo, come avvenne già nel 2022.
Macron, d’altronde, non è nuovo a pericolosissime provocazioni. Sia nel febbraio scorso, dopo aver parlato con Trump, sia un mese dopo, a marzo 2025, Macron ipotizzò l’invio di soldati francesi e britannici in Ucraina per far rispettare gli eventuali accordi. Macron le ha chiamate “forze di rassicurazione”, ora si parla di “coalizione dei volenterosi”.
Quando in Europa si parla di “processo di Norimberga per i vertici russi”, di “invio di truppe in Ucraina ad accordo concluso”, di “disgregazione della Federazione Russa in tanti stati o staterelli” (lo disse Kaja Kallas, la ministra degli Esteri dell’UE, alcuni mesi fa), di “riarmo necessario perché i russi potrebbero pensare di attaccarci tra qualche anno” (lo disse Mark Rutte, segretario della NATO, alcuni mesi fa), di nuovi pacchetti di sanzioni alla Russia già pronti (hanno approvato già il 17°, mentre a Israele nemmeno uno), e di folli ultimatum al Cremlino comunicati anche mentre Putin e Trump (“30 giorni di tregua incondizionata”) erano al telefono, io ci leggo solo una cosa: sabotaggio.
Le frasi pronunciate oggi da alcuni leader europei assomigliano a quelle dette nel 2022 da Biden su Putin. E le prese di posizione di alcuni leader europei di oggi assomigliano a quelle di Boris Johnson del 2022. Tra l’altro, i due non hanno fatto, politicamente parlando, una bella fine.
Oltretutto, Putin non è scemo. Sa che “30 giorni di tregua incondizionata” servirebbero solo a Kiev per rifiatare e tentare di riorganizzarsi e, piaccia o meno, in guerra non puoi permettere all’avversario in difficoltà di riorganizzarsi.
La guerra è una tragedia e, ad oggi, lo è soprattutto per Kiev. Come scrive oggi Travaglio sul Fatto: “Il piano Zelensky di oggi è il piano Putin di tre anni fa che Kiev rifiutò a Istanbul. Domani il piano Zelensky potrebbe essere il piano Putin di oggi”.
P.S: Per scrivere questo articolo ho usato come fonte il libro di Marco Travaglio “Ucraina, Russia e Nato in poche parole”

