Giuseppe Salamone – 20/05/2025
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Due ore di colloquio tra Putin e Trump, e l’Europa si risveglia nel ruolo di spettatore smarrito. Il presidente russo acconsente a una tregua, ma solo alle sue condizioni: quelle di chi la guerra l’ha vinta. Macron, Meloni e gli altri possono solo prendere atto.
La telefonata di oltre due ore tra Vladimir Putin e Donald Trump è destinata a segnare uno spartiacque nei rapporti internazionali. Un dialogo che, secondo il Cremlino, è stato “sincero, significativo e costruttivo”, e che ha visto la Russia pronta a considerare un memorandum con l’Ucraina per un futuro trattato di pace. Ma a un prezzo chiaro: saranno i vincitori a dettare le condizioni.
L’Occidente, che voleva mettere Mosca all’angolo, si ritrova invece a chiedere con la lingua di fuori una tregua strumentale per riarmare Kiev. La risposta di Putin è netta: la pace è possibile, ma alle condizioni di chi ha sconfitto la narrativa occidentale sul campo e nella diplomazia. La “voglia di pace” sbandierata da Bruxelles non è mai apparsa così falsa e disperata.
Trump fa marcia indietro, l’Europa è nel caos
Anche Donald Trump, inizialmente convinto di poter intestarsi una vittoria negoziale, si è dovuto piegare alla realtà. Ha ringraziato Putin per l’apertura e ha definito il confronto “molto positivo”, ma ha capito – o gli è stato chiarito – che non sarà lui a imporre condizioni. La pace potrà arrivare solo se si riconoscono i fatti: chi ha causato la guerra, chi l’ha alimentata e, soprattutto, chi non vuole che finisca.
E chi non vuole la fine del conflitto? Secondo Mosca, e secondo una crescente fetta dell’opinione pubblica europea, sono proprio i leader dell’Unione Europea. Senza guerra, Bruxelles perde lo strumento per nascondere il suo vuoto politico e strategico. La telefonata tra Putin e Trump ha infatti evidenziato la disunità dell’UE: mentre Washington apre al compromesso, il nuovo cancelliere tedesco Merz annuncia nuove sanzioni, mostrando la totale confusione di una leadership europea priva di visione.
Putin: la Russia è pronta alla pace, ma a modo suo
Putin ha tracciato con chiarezza la linea russa:
- La Russia è pronta a lavorare con Kiev su un memorandum che includa cessate il fuoco e principi di risoluzione.
- I negoziati di Istanbul sono ripresi e, secondo il presidente russo, “siamo sulla buona strada”.
- Tuttavia, ha precisato, qualsiasi intesa dovrà affrontare e risolvere le cause profonde del conflitto.
- La Russia sostiene una risoluzione pacifica, ma servono compromessi “che vadano bene a tutte le parti”, ha detto, lasciando intendere che alcune pretese ucraine, come il rifiuto del non allineamento e l’adesione alla NATO, restano inaccettabili.
Zelensky si chiude nel bunker dell’intransigenza
Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto con fermezza: “Non accetteremo nessun ultimatum russo, non cederemo territori, non discuteremo la neutralità”. Ma queste parole sembrano più dettate dal panico che dalla forza. Soprattutto dopo che Trump ha lasciato intendere agli alleati europei che Washington non è disposta a spingere ulteriormente con nuove sanzioni. Una posizione che ha lasciato i vertici UE “sbalorditi”, secondo il Financial Times.
L’Unione Europea? Una nave senza timone
Il cortocircuito europeo è ormai sotto gli occhi di tutti. Si invoca la pace, ma si continua con le sanzioni. Si parla di neutralità diplomatica, ma si agisce da parte belligerante. Giorgia Meloni si dice favorevole alla fine del conflitto, ma non osa nemmeno ipotizzare lo stop alle sanzioni, che continuano a colpire più l’industria europea che il Cremlino. E lo stesso vale per l’opposizione parlamentare, che si dimostra incapace di offrire un’alternativa credibile.
Nel frattempo, la Russia entra ufficialmente nella top 3 delle nazioni più influenti al mondo, secondo la rivista americana US News & World Report. Il nuovo ordine multipolare è già realtà, e l’Europa ne è spettatrice passiva.
Conclusione: il tramonto dell’Occidente strategico
Alla fine, qualcosa potrebbe uscire dai colloqui tra Trump e Putin. Ma i veri beneficiari saranno la Russia – ormai rilanciata politicamente e militarmente – e in parte gli USA, che hanno raggiunto il loro obiettivo: dividere Mosca da Bruxelles. Ora, Washington punta a separare anche Mosca da Pechino. A pagare il prezzo più alto sarà l’Ucraina, usata, illusa e sacrificata. E poi, naturalmente, l’Europa, che non solo resta esclusa dai tavoli che contano, ma dovrà anche accogliere Kiev a braccia aperte, farsi carico dei costi e continuare a fingere che tutto questo sia normale.
Il colloquio tra Trump e Putin ha fatto emergere una verità ormai ineludibile: l’Unione Europea non ha capito nulla della guerra in Ucraina, né di ciò che verrà dopo. Ma soprattutto, non ha ancora capito che il tempo dei diktat morali è finito. Ora parlano i vincitori. E, piaccia o meno, uno di questi si chiama Vladimir Putin.

