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[CARC] 8 e 9 giugno ai seggi mobilitarsi contro la guerra

Newsletter n.23 – 2025

8 e 9 giugno ai seggi mobilitarsi contro la guerra

Nei prossimi giorni dobbiamo mobilitarci perché il SI’ ai cinque quesiti raggiunga il quorum e dobbiamo muoverci perché le giornate referendarie siano delle giornate di lotta e mobilitazione contro questo governo. Governo che non solo fa di tutto per offuscare e boicottare il Referendum ma che alla chetichella prosegue le sue politiche di guerra.

L’8 giugno è infatti la data in cui si rinnova il Memorandum sulla cooperazione militate tra lo Stato italiano e quello di Israele. Un accordo – finanziato con le casse dello Stato e in gran parte coperto dal segreto militare – che costituisce una violazione della Costituzione e del diritto internazionale e umanitario e il cui rinnovo può essere bloccato da una delle due parti.

Perché il referendum dell’8 e 9 giugno riguarda anche i giovani

Secondo l’Inail, nei primi tre mesi del 2025 sono state 25.797 le denunce di infortunio sull’alternanza-scuola lavoro, dato in aumento dell’1,9% rispetto al 2024. Nello stesso lasso di tempo, 5 studenti hanno perso la vita e sappiamo che il numero è destinato ad aumentare: poche settimane fa è morta Anna Chiti a Venezia, mentre effettuava una mansione che non avrebbe dovuto svolgere.

Secondo il Rapporto Censis del 2023, il 40% dei contratti under-35 è a tempo determinato o part-time involontario, lo stesso Rapporto del 2024 afferma che il 51,8% dei giovani soffre di ansia o depressione.
La causa principale, secondo un sondaggio dell’European Council of Foreign Relations, è il futuro lavorativo, un futuro fatto di disoccupazione, contratti a termine e lavoro povero che rende quasi impossibile immaginare l’emancipazione dalla propria famiglia d’origine e una vita dignitosa.

I giovani proletari sono le prime vittime dell’arroganza padronale

Perché votare assolutamente SI’ al referendum sulla cittadinanza

Sono in corso molte speculazioni attorno ai referendum dell’8 e del 9 giugno. L’obiettivo di tutto il padronato è il mancato raggiungimento del quorum e per scoraggiare la partecipazione al voto se ne stanno vedendo di tutti i colori.

C’è gente come Marco Rizzo che, confortato dai generosi emolumenti da ex parlamentare italiano ed europeo, cerca di convincere i lavoratori a disertare le urne referendarie per fare un dispetto a Landini.

Ma Rizzo non ha mai avuto – e tanto meno ha ora – problemi di precarietà o di contratti di merda, può ben permettersi di giocare a fare i dispetti a Landini… Fra le argomentazioni con cui ammorba il dibattito pubblico c’è quella secondo la quale i referendum “sul lavoro” (i primi quattro quesiti) sono un cavallo di troia per far passare anche il quinto, quello per dimezzare il tempo di residenza in Italia come requisito per la richiesta della cittadinanza – da 10 anni a 5.

Dalla piazza no DL Sicurezza del 31 maggio

“Manganelli fallimento di Stato”, e ancora “Se loro fanno il fascismo, noi faremo la resistenza”. Queste alcune delle parole d’ordine con cui sabato 31 maggio circa 25.000 manifestanti si sono riversate nelle strade di Roma per la manifestazione nazionale, promossa dalla Rete A pieno regime, contro il DL Sicurezza approvato in Parlamento.

Una manifestazione importante, la cui cifra determinante e di prospettiva è stata la chiara volontà – e necessità – di non fermare la lotta contro il decreto con la sua approvazione, ma di proseguirla violandolo sistematicamente e collettivamente. Questo il filo comune che ha attraversato la piazza. La lotta contro il decreto adesso per vincere deve diventare un problema di ordine pubblico per il governo Meloni e confluire nel resto delle mobilitazioni in corso nel paese fino a cacciarlo.

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È uscito il numero 6/2025 di Resistenza

Editoriale. Se chi non lotta ha già perso… è il momento di lottare per vincere!

Alcuni segnali indicano che nel nostro paese un movimento politico di ampia portata sta muovendo i suoi passi con continuità.

(…) Abbiamo un piano d’azione per alimentare in senso rivoluzionario la mobilitazione delle masse popolari, anche quella promossa dagli elementi della società civile e dalla sinistra borghese: farla confluire nella lotta per costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare.

Vediamo quindi in modo del tutto positivo, assolutamente positivo, il fatto che la sinistra borghese si metta a promuovere manifestazioni e proteste e che la Cgil si metta a promuovere scioperi, mobilitazioni e battaglie in campo politico, come i referendum. Entrambe le cose contribuiscono a mettere in moto le masse popolari.

Spetta a noi comunisti intervenire in ogni mobilitazione e aggregato per elevare la coscienza e l’organizzazione della loro parte più avanzata e determinata.

Devolvi il 5X1000 all’Associazione Resistenza

Sul sentiero tracciato dalla Resistenza, tieni accesa la fiamma della solidarietà!

Un movimento di massa per fermare la Terza guerra mondiale

In Italia sta sorgendo un movimento di massa contro la Terza guerra mondiale.

Anche se non è ancora pienamente dispiegato, fa già paura ai vertici della Repubblica Pontificia italiana perché mette in discussione dalle fondamenta il loro sistema politico.

Per non essere soffocato prima ancora di dispiegarsi, esso dovrà far fronte tanto alle provocazioni poliziesche e alla repressione del governo dei criminali di guerra quanto al “buon senso comune” della sinistra borghese che mira a convogliarlo nel vicolo cieco della battaglia elettorale. Le manovre per “soffocare il bambino nella culla” sono già in corso e si moltiplicheranno.

Questo è il contesto in cui si svolgerà il 21 giugno la mobilitazione nazionale contro la guerra e il riarmo a Roma indetta dalla Rete internazionale Stop rearm Europe in occasione del vertice Nato che si svolgerà all’Aja, in Olanda, dal 24 al 26 giugno.

Dibattito franco e aperto

Sulla linea “divisiva” della Rete dei Comunisti

Ex Ilva. Smantellamento e chiusura o nazionalizzazione

Il 7 maggio un grave incidente all’altoforno 1 nello stabilimento delle Acciaierie d’Italia (ex Ilva) di Taranto ha causato lo stop al processo di acquisizione da parte del gruppo azero Baku Steel.

Secondo quanto denuncia il governo Meloni, per bocca del ministro Adolfo Urso, l’altoforno sarebbe ormai inservibile a causa dei ritardi con cui il Tribunale ha approvato le procedure di intervento. Al di là dei balletti e dello scaricabarile, allo stato delle cose sembra che lo stabilimento rischi di chiudere definitivamente.

Dopo la manifestazione di Milano. Riflessioni sul percorso “Tutti a casa!”

Un “arcipelago” di organismi – tra questi OttolinaTv è probabilmente il più conosciuto – hanno animato il percorso “Tutti a casa”. Nome evocativo, collegato a un obiettivo ambizioso: “una costituente contro il sistema guerra per mandare a casa il partito unico della guerra e degli affari”.

Il percorso ha preso le mosse da un articolo-appello dello scorso febbraio con cui Giuliano Marrucci (OttolinaTv) parlava della necessità di costruire un nuovo Comitato di liberazione nazionale assieme a tutte quelle forze che non hanno collaborato o contribuito a invischiare l’Italia nel vortice della Terza guerra mondiale.

Il passo successivo è stato il ciclo di iniziative pubbliche a Roma (29 marzo), Bologna (12 aprile), Napoli (11 maggio) e Milano (24 maggio). Iniziative accomunate dal fatto di essere state soprattutto un palco da cui esponenti della società civile, intellettuali, artisti e studiosi hanno argomentato i motivi per cui bisogna “mandarli tutti a casa”.

Abbiamo seguito con interesse tutto lo sviluppo del percorso e, fra aspetti assolutamente positivi e altri più problematici, ce ne siamo fatti un’idea precisa.

Ucraina. Il piano di Trump per fare fronte alla sconfitta è già fallito

A fronte della sconfitta nella guerra per procura in Ucraina, la strategia della nuova amministrazione Usa era di trovare un accordo con la Federazione Russa e possibilmente reintegrarla nella Comunità Internazionale dominata dai gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti per separarla dall’alleanza con la Repubblica Popolare Cinese e arrestare l’ascesa dei Brics.

Questa linea è completamente fallita.

Medio Oriente. Dietro l’invasione di Gaza si consuma la crisi degli imperialisti

Il 18 maggio il governo Netanyahu ha lanciato l’operazione “Carri di Gedeone”, una vera e propria “soluzione finale” con cui i sionisti punterebbero, come dichiarato pubblicamente da più di un ministro, a occupare militarmente l’intera Striscia di Gaza e ad assassinarne o deportarne la popolazione

Usiamo il condizionale perché anche questa operazione è destinata a fallire, come tutti i precedenti tentativi di piegare il popolo palestinese.

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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail:
carc@riseup.net – sito: www.carc.it

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