Avviso ai naviganti 157 – 9 giugno 2025
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Infiltrazioni poliziesche, “tenuta democratica” del paese, attività politica “alla luce del sole”: cosa insegna la vicenda di Potere al Popolo?
Scarica il Manuale per scoprire un poliziotto infiltrato
Lo scorso 27 maggio Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo (PaP), denuncia un’infiltrazione poliziesca all’interno della propria organizzazione e nei giorni successivi Progetto Me-ti, casa editrice legata a PaP, posta sul suo sito la traduzione del Manuale per scoprire un poliziotto infiltrato (Manual para destapar a un policía infiltrado), un testo pubblicato nel febbraio 2025 da Dos Cuadrados (www.doscuadrados.es, info@doscuadrados.es), casa editrice spagnola che divulga letteratura comunista, antimperialista e progressista. Il Manuale si basa su elementi ottenuti successivamente alla scoperta di infiltrazioni poliziesche in organizzazioni politiche di sinistra avvenute tra il 2022 e il 2024 nel territorio dello Stato spagnolo, e contiene informazioni su sette agenti infiltrati scoperti nel corso degli anni.
Anche il (n)PCI, parallelamente a Progetto Me-ti e sollecitato dall’appello a farne traduzione in italiano lanciato dalla rivista Contropiano, ha tradotto il Manuale e lo ha corredato di alcune note utili al lettore italiano per applicare nel nostro paese i criteri e metodi d’azione che esso contiene.
Il Manuale è frutto del lavoro svolto dal coordinamento di più organismi (popolari, indipendentisti, comunisti, ecc.) che hanno messo a confronto le proprie esperienze e quelle altrui, come quella dell’Undercover Research Group britannico.
Storicamente, gli organismi rivoluzionari, politici e sindacali, operai e popolari spagnoli hanno dovuto far fronte alle sistematiche operazioni di infiltrazione da parte della Polizia Nazionale e della Guardia Civil in combinazione con le varie polizie cosiddette regionali (Mossos d’Esquadra in Catalonia, Ertzaintza nei Paesi Baschi, ecc.): dapprima sotto la dittatura franchista (1939-1975), successivamente per far fronte alla lotta condotta dai vertici dello Stato “democratico” spagnolo contro le organizzazioni rivoluzionarie e indipendentiste (PCE(r)-GRAPO, Euskadi Ta Askatasuna-ETA e altre). Studiare le metodologie di infiltrazione utilizzate dalla Polizia Nazionale dello Stato spagnolo è molto utile anche per far fronte alle operazioni di infiltrazioni condotte dalle Forze dell’Ordine e dai Servizi Segreti in Italia. Alcuni metodi sono comuni, altri sono sicuramente particolari e specifici del nostro paese: per questo facciamo appello a tutte le persone sensibili al tema a contribuire a sviluppare ulteriormente il lavoro di inchiesta e denuncia delle tecniche di infiltrazione degli organi statali addetti al controllo e alla repressione. Bisogna elevare la resistenza alla repressione, estendere la lotta contro la repressione e allargare la solidarietà con le organizzazioni e le persone bersaglio delle misure repressive della borghesia. Bisogna rafforzare la capacità delle masse popolari e delle loro organizzazioni di resistere alla repressione, accrescere la resistenza morale e intellettuale alla repressione, sviluppare la coscienza del contrasto antagonista di interessi e della lotta che oppone le masse popolari alla borghesia imperialista.
Gli esponenti del movimento comunista cosciente e organizzato, i promotori delle lotte politiche e sindacali delle masse popolari, i ribelli e tutti coloro che vogliono organizzarsi efficacemente per farla finita con il regime criminale dei vertici della Repubblica Pontifica devono dotarsi di strumenti utili a prevenire la repressione ed elevare la vigilanza rivoluzionaria: l’infiltrazione denunciata da PaP ne è una dimostrazione.
L’infiltrazione poliziesca denunciata da Potere al Popolo e due insegnamenti
Nel comunicato di denuncia dell’infiltrazione poliziesca del 27 maggio scorso, i dirigenti di Potere al Popolo si chiedono se “dobbiamo pensare che questo Governo non è in grado di tollerare alcuna forma di dissenso al punto da dover ricorrere a metodi da regime?”. Tanto più, aggiungono, che “tutte le nostre attività sociali avvengono alla luce del sole e coinvolgono migliaia di cittadini, tutte le rivendicazioni e le battaglie politiche a cui ci dedichiamo le portiamo avanti a testa alta”.
Sulla natura del regime politico del nostro e degli altri paesi imperialisti. Quanto denunciato dai dirigenti di PaP non è una “stortura” della democrazia. Potere al Popolo, come anche il grosso partiti del movimento comunista cosciente e organizzato e numerosi sinceri democratici, esponenti della sinistra sindacale e della sinistra borghese non anticomunisti parlano spesso di “post-democrazia”, “democratura”, “democrazie autoritarie”, “democrazie illiberali”, “notte della democrazia” e simili, ma si comportano come se lo Stato vero fosse quello ideale, “democratico”, “di tutto il popolo”, come se il Parlamento e quindi le elezioni decidessero del governo del paese. Il Parlamento non ha mai deciso del governo del nostro paese, anche se la Costituzione del 1948 dice che al Parlamento spetta di decidere. In Italia dal 1947 (fine dei governi del Comitato di Liberazione Nazionale) vige un regime di controrivoluzione preventiva analogo a quello degli altri paesi imperialisti. È il regime che all’inizio dell’epoca imperialista ha preso il posto della democrazia borghese, che invece era il potere politico in mano a istituzioni elette solo dai membri delle classi dirigenti.
La particolarità del regime di controrivoluzione preventiva del nostro paese sta nell’esistenza di un governo occulto di ultima istanza (il Vaticano) e del protettorato USA di fatto. Una realtà alla quale chi opera per cambiare il corso delle cose deve porre fine e che quindi deve ben comprendere. Gli intellettuali e gli esponenti politici che trattando del regime politico vigente in Italia trascurano questi fatti e parlano ancora di democrazia borghese, sono fuori strada: o non conoscono abbastanza o cercano di ingannare il loro pubblico.
In particolare per i comunisti, cioè per quanti si propongono di instaurare il socialismo in Italia, è di fondamentale importanza comprendere la reale natura del regime politico borghese vigente nel nostro paese: instaurare il socialismo vuol dire infatti instaurare il potere delle masse popolari organizzate con alla testa il partito comunista (dittatura del proletariato) al posto dell’attuale sistema di potere della borghesia (dittatura della borghesia). La democrazia è un articolo di fede proclamato dalla borghesia dei paesi imperialisti da quando nel 1945 è fallito il suo tentativo di stroncare la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria con l’aggressione nazifascista dell’Unione Sovietica. Ma la stessa borghesia è costretta, tanto più quanto più avanza la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, a violare le sue stesse leggi “democratiche” e forzare il suo stesso regime per imporre le proprie decisioni alle masse popolari e per sopravvivere nonostante la guerra tra bande che la attanaglia. In realtà, dalla fine della II Guerra Mondiale, i vertici della neonata Repubblica Pontificia alla scuola degli imperialisti USA hanno via via messo in piedi in Italia un regime di controrivoluzione preventiva. Quando parliamo di regime di controrivoluzione preventiva indichiamo un insieme di misure, procedimenti, istituti e istituzioni messe in opera dalla classe dominante nei paesi imperialisti a partire dagli USA all’inizio del secolo XX con la creazione della FBI (Federal Bureau of Investigation) e poi adottate con varianti nazionali dalle classi dominanti di altri paesi imperialisti, in particolare in Europa dopo la II Guerra Mondiale (1939-1945). In Italia (come, con sfumature diverse, negli altri paesi imperialisti) la democrazia attualmente consiste nel fatto che i gruppi finanziari e industriali italiani e stranieri e gli altri vertici della Repubblica Pontificia, sottomessi alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA-NATO, sionisti e UE, restano vincolati a governare il paese con l’assenso di assemblee elettive e che esse sono sistematicamente il risultato della manipolazione dell’opinione pubblica da parte della borghesia e del clero. Questo per la borghesia e il clero comporta non solo la necessità di manipolare sistematicamente l’opinione pubblica, ma anche escludere la massa della popolazione dalla conoscenza dello stato delle cose e dagli strumenti necessari per pensare e conoscere. Un regime che oggi si regge in particolar modo su due pilastri principali:
– l’intossicazione delle menti e dei cuori delle masse popolari con una serie di iniziative e misure atte a promuovere ignoranza e diversione dalla lotta di classe da un lato (promozione di programmi televisivi intellettualmente degradanti, diffusione di massa dell’uso di tecnologie alienanti, disgregazione sociale, impoverimento della scuola pubblica, abbrutimento, terrorismo mediatico, disinformazione, ecc.);
– dall’altro lato la repressione dei comunisti, delle avanguardie di lotta e il restringimento degli spazi di agibilità politica, di cui è espressione il Decreto Sicurezza, combinato con sistemi di spionaggio di massa (tracciare il profilo di ogni individuo tramite social network, controllo dei contenuti diffusi su Internet e censura, videosorveglianza, ecc.).
Il regime di controrivoluzione preventiva ha come scopo principale quello di distogliere le masse popolari dalla lotta rivoluzionaria: chi tra gli esponenti del MCCO italiano sostiene che è possibile promuovere una politica rivoluzionaria anche se si è controllati a vista dalle autorità della borghesia, o è un imbroglione oppure si trascina dietro una concezione legalitaria della lotta di classe che il MCCO italiano eredita dal primo PCI.
Sull’attività “alla luce del sole”. In un contesto del genere, le organizzazioni comuniste che svolgono tutta la loro attività davvero “alla luce del sole” (cioè sotto il controllo della borghesia ed esposti alle sue manovre) in realtà
– non svolgono tutte le attività che già oggi devono svolgere. Seguendo i loro dibattiti e la loro stampa, si nota ad esempio che esse non discutono liberamente e fino in fondo di alcuni aspetti chiave e indispensabili di un programma realmente rivoluzionario e di un piano di attività realmente rivoluzionaria (ad esempio il ruolo della violenza) e tanto meno fanno propaganda di essi tra le masse. Come faceva già notare Lenin nel 1916 parlando delle difficoltà in cui si dibattevano i socialdemocratici di sinistra tedeschi (A proposito dell’opuscolo di Junius, luglio 1916), solo un’organizzazione illegale può “elaborare fino in fondo le parole d’ordine rivoluzionarie ed educare sistematicamente le masse secondo il loro spirito”. Già solo questo crea una frattura non dichiarata ma reale tra esse e gli strati più vasti e più oppressi delle masse popolari;
– non svolgono abbastanza bene le attività che svolgono. Ne è un esempio la denuncia dell’infiltrazione che i vertici di PaP hanno deciso giustamente di rendere pubblica ma senza svelare volto, dati anagrafici e altre informazioni personali dell’infiltrato: se da un lato alimenta la lotta contro gli abusi commessi dagli apparati repressivi e in generale contro l’aumento delle misure repressive da parte del governo Meloni, dall’altro mantiene spuntate le armi con cui colpire le forze repressive della Repubblica Pontificia per paura di incorrere in una denuncia per diffamazione o simili, permettendo allo stesso infiltrato di “farla franca” o peggio infiltrarsi in altri organismi. Il (n)PCI può rendere pubblici i dati anagrafici, volto e altre informazioni dell’infiltrato denunciato da PaP senza temere denunce e ritorsioni, per questo invitiamo i compagni di PaP a fornirci le informazioni necessarie tramite i metodi di comunicazione sicura descritti sul nostro sito. Bisogna agire in conformità agli interessi delle masse popolari, non alle regole della classe dominante;
– non saranno in grado di continuare a svolgere neanche quelle attività che oggi svolgono quando esse saranno più indispensabili, cioè quando diventeranno tanto efficaci nel promuovere l’attività rivoluzionaria delle masse popolari che la borghesia le vieterà e cercherà con ogni mezzo di impedirle. La capacità di risolvere i problemi della propria sopravvivenza e del proprio funzionamento, di avere un sistema di direzione abbastanza efficiente quanto necessario per assolvere i propri compiti e di mantenere e alimentare un rapporto efficace con le masse può formarsi solo sulla base di una lunga esperienza, non è possibile improvvisarla.
Che oggi si possa promuovere la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti lottando ma stando alle regole imposte dalla classe dominante tramite il suo regime è una illusione frutto del pregiudizio che fin dal secondo dopoguerra borghesia, Chiesa Cattolica e i loro padrini USA hanno cercato di far prevalere nel senso comune delle masse popolari tramite il sistema di manipolazione da essi alimentato: cioè considerare democratico il sistema politico dei paesi imperialisti, pregiudizio consacrato a partire dal 1956 anche dal primo PCI (“la via pacifica al socialismo attraverso le riforme di struttura”). Al tempo stesso, ritenere che la borghesia e il clero non perseguitano e reprimono i comunisti se questi operano “alla luce del sole”, vuol dire o avere illusioni sulla natura della lotta di classe e sulla resistenza che la borghesia e il clero oppongono al loro tramonto o avere una ben misera concezione del lavoro che i comunisti devono svolgere. In sintesi, vuol dire non aver tratto lezione dalla storia del primo PCI. Il bilancio dell’esperienza del primo PCI e più in generale della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria dimostra che è necessario un partito che, a partire dalla clandestinità, diventa via via lo Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria con cui la classe operaia e il resto delle masse popolari instaureranno il socialismo. Come ebbe a dire chiaramente Lenin già nel 1915, “il sistema formato solo da organizzazioni legali, il sistema organizzativo completamente legale dei partiti ‘europei’ ha fatto il suo tempo e, in seguito allo sviluppo del capitalismo oltre la fase pre-imperialista, si è trasformato nel fondamento della politica operaia borghese. È necessario completarlo con la creazione di una struttura illegale, di un’organizzazione illegale, dell’attività socialdemocratica illegale, senza cedere però neppure una delle posizioni legali” (Lenin, Il fallimento della II Internazionale, maggio-giugno 1915).
Molti si ostinano ad affermare che in un paese imperialista è impossibile costruire un partito clandestino e a credere invece che è possibile fare la rivoluzione socialista all’interno delle regole e delle prassi del regime di controrivoluzione preventiva. In realtà, la politica rivoluzionaria implica una attenta e scientifica (nel senso che si impara con l’esperienza) combinazione di lavoro clandestino e di lavoro aperto. Ciò rende impossibile alla borghesia scorgere chiaramente i confini tra le masse e i comunisti, tra i clandestini e i “legali”. Le masse proteggono i rivoluzionari perché vedono che la loro azione tutela gli interessi dei lavoratori e colpisce gli interessi della borghesia, i clandestini proteggono quelli che fanno il lavoro aperto (pubblico): l’esistenza del (n)PCI clandestino, che finora la borghesia non è riuscita ad eliminare, pone alla borghesia il problema di reprimere con più ferocia chi aspira al socialismo e vuole essere un rivoluzionario perché dimostra nella pratica che essere clandestini è l’unico modo per svolgere la propria attività liberi dal controllo e per garantirne la continuità nonostante i colpi che la borghesia dovesse riuscire a infliggerci.
È possibile lottare efficacemente contro le infiltrazioni di polizia negli organismi politici e sindacali, nei partiti e gruppi del movimento comunista cosciente e organizzato!
È possibile lottare efficacemente contro la repressione e rivoltarla contro la classe dominante!
Sviluppare la lotta contro il legalitarismo, combinare azioni legali e azioni illegali contro il governo della guerra, della miseria, della devastazione ambientale e della repressione fino a cacciarlo e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare!

