Comunicato CC 15/2025 – 23 giugno 2025
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Non un uomo, non un soldo, non un’arma, non un lembo di terra per la guerra degli imperialisti USA-NATO e sionisti!
Partecipare e promuovere la più ampia partecipazione alle mobilitazioni contro la guerra USA-NATO e sionista in Medio Oriente
Con i bombardamenti effettuati nella notte tra il 21 e il 22 giugno, il governo USA è entrato direttamente in guerra contro la Repubblica Islamica dell’Iran a supporto dei sionisti d’Israele, del genocidio e della pulizia etnica che essi stanno perpetrando a Gaza e Cisgiordania, delle aggressioni che conducono in Libano, Yemen, Siria, Iraq. È un ulteriore passo dell’allargamento della Terza guerra mondiale: i gruppi imperialisti USA, con l’instabile sistema politico del loro complesso militare-industriale-finanziario, ne sono il centro promotore in combinazione con lo Stato sionista di Israele, strettamente legato al complesso militare e finanziario USA nel ruolo di agente in alcuni casi e di dirigente in altri e promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti della Comunità Internazionale e di quelli che ostacolano la colonizzazione sionista del Medio Oriente.
A essi il governo Meloni, come e più dei governi delle Larghe Intese che lo hanno preceduto, è sottomesso: dall’Ucraina al Medio Oriente, Meloni e la sua cricca di servi ha sistematicamente fatto e sta facendo la parte che la NATO e il governo USA gli hanno chiesto, anche a costo di aggravare le condizioni delle masse popolari del nostro paese ed esporlo alle ritorsioni dei paesi colpiti dalle aggressioni USA e sioniste.
Il coordinamento Disarmiamoli ha indetto per oggi 23 giugno presidi davanti all’ambasciata e ad altre sedi diplomatiche USA:
Roma: via Vittorio Veneto 21, ore 18.00
Milano: via Principe Amedeo 2/10, ore 18.30
Torino: piazza Carignano, ore 19.00
Bologna: piazza del Nettuno, ore 18.00
Pisa: piazza XX Settembre, ore 18.00
Firenze: Lungarno Vespucci 38, ore 18.30
Roma: via Vittorio Veneto, ambasciata USA, ore 18.00
Napoli: piazza della Repubblica, consolato USA, ore 18.30
Reggio Calabria: piazza Italia, ore 18.30
Genova (24 giugno): piazza De Ferrari, ore 19.00
Il coordinamento Stop Rearm Europe chiama
– a fare un sit-in martedì 24 giugno alle ore 18.00 a Roma davanti al Parlamento,
– a firmare la petizione online “Il popolo italiano non vuole la guerra, il governo italiano non partecipi alla guerra” a sostegno della campagna lanciata da Rete Italiana Pace e Disarmo per “chiedere al governo Italiano di negare supporto logistico alle operazioni di guerra, anche negando il permesso ai bombardieri statunitensi B-2 stealth o B-52 che attaccano l’Iran di transitare sullo spazio aereo italiano o rifornirsi nelle nostre basi. L’Italia non deve facilitare, assistere o consentire questi attacchi – direttamente o indirettamente”,
– a partecipare all’assemblea online di mercoledì 25 giugno alle ore 18:00 (link: https://arci-it.zoom.us/j/83746931438?pwd=naBo7a7dfSRMGDXwQUFiSUU1pfZBsR.1 ),
– a organizzare azioni semplici e comunicative davanti alle basi, ai depositi, alle installazioni militari USA e NATO o nei centri abitati limitrofi.
In Italia gli imperialisti USA dispongono di 116 installazioni militari, l’elenco diviso per regione è disponibile qui : in ogni zona d’Italia è possibile organizzare azioni di controinformazione, denuncia e protesta, ma anche di sabotaggio e boicottaggio delle attività militari dei gruppi imperialisti USA-NATO e sionisti.
Ci sono le forze e le condizioni per dare il via a una campagna capillare e diffusa contro la partecipazione del nostro paese alla Terza guerra mondiale
Le mobilitazioni del 21 giugno a Roma hanno mostrato che, a livelli diversi, Stop Rearm Europe, il coordinamento Disarmiamoli, il Coordinamento Nazionale No NATO sono già in grado di mobilitare e orientare decine di migliaia di persone. Ad essi si aggiungono i comitati di base come il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova, il GAP di Livorno, il No MUOS di Niscemi, A Foras in Sardegna, No alla base né a Coltano né altrove a Pisa, No Comando NATO a Firenze, Ferrovieri contro la guerra, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e altri già mobilitati contro la partecipazione del nostro paese alle guerre USA-NATO, le organizzazioni di solidarietà con il popolo palestinese e la sua Resistenza contro i sionisti, i comitati ambientalisti (Extinction Rebellion, Ultima Generazione e altri). Ci sono quindi le forze per dare il via a una campagna generale contro il governo Meloni e l’appoggio che esso dà ai sionisti che occupano la Palestina e aggrediscono popoli e territori in tutto il Medio Oriente; agli imperialisti USA-NATO che conducono la guerra contro la Federazione Russa in Ucraina, che scorrazzano in Asia-Pacifico per accerchiare la Repubblica Popolare Cinese e intimidire la Repubblica Popolare Democratica di Corea, che impongono un blocco feroce a Cuba e altri paesi restii a sottostare ai voleri di Washington; agli imperialisti europei che promuovono la militarizzazione delle società del vecchio continente con piani di riarmo a scapito delle esigenze dei lavoratori. Tanto più che possiamo approfittare delle divisioni esistenti in buona parte della “opposizione” parlamentare, PD in testa, e delle prese di posizioni del nuovo papa Leone XIV – sono balbettii, ma vengono dopo le dichiarazioni di Bergoglio – per trascinare nella mobilitazione anche alcune delle organizzazioni di massa che fanno capo al PD da una parte e alla Chiesa dall’altra: ricordiamoci la nonnina NO TAV che dava il crocifisso di legno addosso ai poliziotti!
1. Denunciare capillarmente ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA, ogni servitù e operazione militare. Per aggirare la contrarietà alla guerra del grosso della popolazione italiana (come di quella degli altri paesi imperialisti), il governo Meloni ammanta il più possibile di segreto le servitù e le operazioni militari: spezzare questo velo di segreto è uno degli strumenti per farle saltare. Denunciare e rendere pubbliche le operazioni sporche (legalizzate o illegali che siano) degli affaristi della guerra.
2. Promuovere manifestazioni e iniziative contro la partecipazione alla guerra e contro ogni singola operazione in cui la partecipazione si concretizza (invio di armi, acquisto di nuovi armamenti, addestramento di militari, ecc.).
3. Formare gruppi di lavoratori in ogni porto, aeroporto e deposito o snodo ferroviario che si organizzano per monitorare, denunciare, bloccare e sabotare il traffico di armamenti e attrezzature: generalizzare iniziative come quelle del CALP di Genova contro l’invio di armi dai porti italiani e dei lavoratori aeroportuali di Pisa e Montichiari (BS).
4. Estendere l’organizzazione e la lotta contro la militarizzazione della scuola pubblica: diffondere le denunce contro la militarizzazione delle scuole, sviluppare il boicottaggio delle iniziative di propaganda di guerra nelle scuole e università, denunciare il ruolo delle istituzioni scolastiche e universitarie nella ricerca scientifica bellica ordinata da USA e Israele e promuovere la mobilitazione di docenti, ricercatori, studenti.
5. Fare agitazione contro la partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO in ogni istanza delle Forze Armate italiane e delle Forze dell’Ordine. I sindacati militari democratici e non sottomessi alle direttive della casta dei generali asserviti agli USA possono avere un ruolo importante nel mobilitare e organizzare la truppa perché si ribelli alle angherie dei superiori, perché denunci, contrasti, saboti le attività antipopolari che i superiori vogliono far loro fare, perché faccia fronte agli effetti della crisi e delle misure antipopolari del governo Meloni che colpiscono anche loro. Sostenere gli alti ufficiali delle Forze Armate che si oppongono ai compiti infami e ai delitti che il regime della Repubblica Pontificia, infeudato alla NATO e all’UE, assegna agli organismi militari in violazione della stessa Costituzione del 1948 (art.11). Incitarli ad andare a fondo nella denuncia pubblica delle manovre sporche che la classe dominante svolge dietro il teatrino della politica, additarli ad esempio per portare altri a mettersi sulla stessa strada, far conoscere e incitare a seguire l’esempio di ufficiali che lo hanno fatto.
6. Promuovere la solidarietà di massa con ogni persona perseguitata dal governo Meloni e dai suoi complici e agenti perché si oppone alla guerra USA-NATO, alla complicità con i sionisti di Israele e al riarmo.
7. Collegare i fronti di lotta contro la guerra, il carovita, la devastazione ambientale e il cambiamento climatico, la privatizzazione della sanità, dell’istruzione e degli altri servizi pubblici, lo smantellamento delle aziende: sviluppare il coordinamento a livello locale e nazionale degli organismi operai e popolari che organizzano e animano la mobilitazione in ogni fronte di lotta, estendere il fronte unito di tutti gli organismi e gli individui che promuovono la resistenza delle masse.
8. Organizzare non pagamento delle bollette, spese proletarie e altre iniziative per rimediare agli effetti della partecipazione alle guerre USA-NATO e sioniste e della corsa al riarmo che si ritorcono contro le masse popolari italiane: ogni forma di lotta è giusta e legittima, l’unico criterio è avere la forza per farla!
Non farsi scoraggiare dal fatto che il 21 giugno in piazza non c’erano milioni di manifestanti!
Nel nostro paese l’opposizione alla guerra è diffusa. Sono numerose e capillari le iniziative di denuncia, di protesta e di lotta, molti e diversi gli organismi e i singoli che vi contribuiscono. Questa opposizione non sfocia in un movimento di massa come quello contro la guerra in Iraq del 2003 perché le masse popolari hanno sperimentato che quella lotta contro la guerra, fatta di manifestazioni per premere e chiedere ai governi dei gruppi imperialisti e alle loro istituzioni internazionali di cambiare strada, non serviva: le oceaniche manifestazioni dell’epoca (milioni di persone in piazza) non hanno fermato la guerra in Iraq.
Il governo Meloni come quelli delle Larghe Intese che lo hanno preceduto sono governi della Repubblica Pontificia che è dalla sua nascita nel 1948 un protettorato USA, legato ora anche all’Unione Europea, istituzione dei gruppi imperialisti europei a loro volta imbrigliati nella NATO, dominata dai gruppi imperialisti USA. Chi chiede a simili governi di cambiare rotta è un illuso o un imbroglione. Essi attuano il programma comune dei gruppi imperialisti che per far fronte alla crisi generale del loro sistema eliminano le conquiste strappate dalle masse popolari nel corso della prima ondata mondiale delle rivoluzioni proletarie, devastano il territorio e inquinano sempre più terra, mare e cielo, moltiplicano grandi opere ed eventi inutili se non anche direttamente nocivi, hanno come campi di grande espansione produttiva principalmente se non solo il turismo e la produzione militare. Ma proprio questo determina un distacco crescente delle masse popolari dalle istituzioni politiche della Repubblica Pontificia.
Su questo possiamo e dobbiamo fare leva per orientare ogni organismo e singolo contro il governo Meloni, per cacciare il governo della guerra, dell’economia di guerra, della sudditanza agli imperialisti USA e della corsa al riarmo e per sostituirlo con un governo di emergenza popolare. Ogni parola d’ordine generale e particolare deve essere legata all’obiettivo di costituire un governo che abbia la volontà e la forza di tradurla nella pratica, altrimenti resta campata in aria oppure prelude a una lista dal programma “popolare” e molto “di sinistra” ma velleitaria per le prossime elezioni.
La costituzione del Governo di Blocco Popolare è il primo e decisivo traguardo da raggiungere per sganciare l’Italia dalla NATO (anche solo ristabilire il potere dello Stato italiano sulle basi USA e NATO, vietare di svolgervi esercitazioni con armi nucleari e di usarle come retrovia per missioni di guerra, sottoporre i militari americani alla legislazione italiana, interrompere la partecipazione del nostro paese alle missioni di guerra e alle sanzioni economiche contro altri paesi), per mettere fine alla complicità dello Stato italiano con i sionisti di Israele (attuare su grande scala una politica di sospensione di ogni accordo e di rottura di ogni relazione tra il nostro paese e lo Stato sionista d’Israele, di disinvestimento delle risorse impegnate in affari e scambi con Israele, di sanzioni contro ogni soggetto politico, economico, accademico, ecc. immischiato con lo Stato sionista d’Israele), per spezzare la spirale di guerra e riarmo.
Costruiamo il fronte delle forze anti Larghe Intese per far salire di tono la lotta fino a rendere il paese ingovernabile a Meloni e soci!
Mettiamo in marcia idee e pratiche rivoluzionarie per dare al malcontento popolare una prospettiva di governo del paese in cui protagoniste sono la classe operaia e le masse popolari organizzate!
La Terza guerra mondiale non è frutto della cattiva volontà, della pazzia o dei calcoli sbagliati di Trump, Netanyahu o degli altri membri della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei e dei criminali che sono a capo dei governi dei loro paesi. La guerra è la soluzione di ultima istanza a cui la borghesia imperialista ricorre per far fronte alla crisi generale del suo sistema (crisi che ha la sua fonte nella sovrapproduzione assoluta di capitale).
La Terza guerra mondiale in corso è in concorrenza e alternativa allo sviluppo della rivoluzione proletaria (socialista o di nuova democrazia): Terza guerra mondiale e rivoluzione proletaria sono le due correnti che si contendono il terreno in tutta l’umanità stante l’unificazione del mondo avvenuta nell’epoca imperialista e in particolare con la globalizzazione. Solo lo sviluppo della rivoluzione proletaria porrà fine alla Terza guerra mondiale. O promuovendo la rivoluzione proletaria poniamo fine alla guerra o approfittando dello sviluppo della guerra acceleriamo la rivoluzione proletaria.
L’instaurazione del socialismo in un paese imperialista come l’Italia, anche solo un deciso salto di livello della rivoluzione socialista come la costituzione del Governo di Blocco Popolare, spezzerebbe la spirale distruttiva in cui il dominio della borghesia imperialista trascina le masse popolari del mondo intero, analogamente a come i comunisti russi con la rivoluzione culminata nell’insurrezione dell’Ottobre 1917 spezzarono il corso delle cose che aveva portato i grandi gruppi imperialisti mondiali a scontrarsi per il dominio del mondo e diedero inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

