Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS – 09/07/2025
(Una versione di questo testo corredata di fotografie è qui:
https://www.cnj.it/home/it/valori/9745-una-delegazione-di-jugocoord-in-croazia-e-slovenia-per-dan-mladosti-2025.html)
Una delegazione di Jugocoord in Croazia e Slovenia per Dan Mladosti 2025
Nel fine settimana 23-25 maggio 2025, tra decine di iniziative (scorrere la pagina FB SFR Jugoslavija – SFR Yugoslavia per rendersene conto) organizzate nei più disparati territori jugoslavi in occasione del Dan Mladosti – 25 Maggio, la “Giornata della Gioventù” tradizionalmente dedicata agli omaggi al presidente Tito nella Jugoslavia unitaria –, l’appuntamento più noto, più tradizionale e anche quest’anno più partecipato è stato ovviamente quello di Kumrovec, il paese natale di Josip Broz. Era presente anche una delegazione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia. Il resoconto.
Zagabria e Mirogoj
Purtroppo, nonostante la cura esteriore del luogo, con l’erba e i cespugli ben tosati, abbiamo verificato lo stato di sostanziale oblìo in cui versano non solo il cippo – oramai sovrastato dalla pianta che ne nasconde la sommità con l’intitolazione alla Brigata Italia – ma anche tutte le lapidi, incluse le molte decine che ricordano i partigiani jugoslavi dell’EPLJ, con le iscrizioni scolorite e illeggibili.
Si confronti con lo stato originario del cippo visibile in questa foto, risalente a giugno 1945, e con le nostre foto del 2015, quando il cippo con le sue lapidi era ancora interamente visibili. Dopo la nostra visita abbiamo chiesto a contatti in loco di interessarsi presso i servizi cimiteriali e la Associazione dei Combattenti antifascisti di Croazia (SABH) per restituire visibilità alla Brigata Italia e censire gli eventuali caduti italiani lì sepolti oltre a Pietro Barberini, unico italiano il cui nome è ancora ben leggibile. Invitiamo però anche le altre associazioni antifasciste italiane (ANPI, ANVRG) a un doveroso interessamento.
Nel cimitero di Mirogoj sorgono numerose altre sepolture e monumenti degni di nota.
A chiudere la prospettiva della strada di accesso al cimitero spicca lo scenografico sacrario per gli Eroi del Popolo (Narodni Heroi) della Resistenza.
A poca distanza da esso sorgono numerose sepolture e lapidi alle vittime della repressione di cui si resero responsabili ustascia e nazifascisti.
In un angolino di Mirogoj si può però ritrovare anche una scultura degli anni Settanta dedicata ai bambini serbi della Kozara – area montuosa che oggi ricade nella Repubblica Serba di Bosnia, ma che era al centro geografico dello “Stato Indipendente di Croazia” durante il nazifascismo – i quali, a centinaia, furono tra le prime vittime del genocidio avviato dagli ustascia nel 1941: davanti al monumento, anonime mani continuano a depositare piccoli giocattoli e altri oggetti simbolici e commoventi.
Kumrovec e Augustinčić
L’afflusso ogni anno è tale che il piccolo borgo rurale, trasformato da decenni anche in un museo etnografico diffuso, deve predisporre enormi parcheggi per automobili e pullmann. Appena scesi dalla macchina, non abbiamo fatto in tempo ad estrarre le nostre bandiere che uno zelante poliziotto in borghese si è avvicinato chiedendo di metterle via: da alcuni anni vige infatti una disposizione secondo la quale è vietata la esibizione di qualsiasi vessillo che possa “offendere la statualità croata”, in particolare la bandiera delle RFS di Jugoslavia e qualsiasi stella rossa – anche se le stelle rosse su berretti e magliette sono troppe per poter essere censurate e vengono perciò di norma tollerate. Come spiegano alcuni cartelli all’entrata, sono ufficialmente ammessi solo i simboli della Repubblica di Croazia, delle associazioni “Josip Broz Tito” (DJBT) e della SABH.
Non è valso a nulla far presente al poliziotto che essendo lì per celebrare Tito non si poteva eludere il tricolore jugoslavo con la stella rossa, cioè la bandiera dello Stato di cui Tito fu il principale artefice oltreché presidente. Tantomeno ci sembrava contestabile l’esposizione del tricolore italiano con la stella rossa, vessillo delle nostrane brigate partigiane e, nel dopoguerra, delle comunità di lingua italiana in Croazia e Slovenia. A tali obiezioni è stato risposto che la stella rossa “la portavano sui loro berretti i serbi che aggredirono la Croazia nel 1991” e Tito “è roba di cento anni fa”.
Come delegazione di Jugocoord abbiamo trascorso bei momenti con compagni dall’Istria – rappresentanti del Partito Socialista dei Lavoratori SRP e della sezione DJBT di Pola, antifascisti di origine italo-istriana, ex combattenti. Erano presenti anche antifascisti dalla Serbia, specialmente del Centro “Tito” (YU-centar Tito) di Belgrado guidati dallo storico Goran Miladinović, impegnati in un tour che li avrebbe poi portati a Petrova Gora, Bihać e Drvar – tutte località altamente simboliche per la storia della Resistenza antifascista in Jugoslavia.
Postojna e il rientro
Di rientro in Italia la mattina dopo, una prima sosta si è fatta al centro di Postojna, dove campeggia una stele in ricordo dei “sardinci”, cioè gli sloveni confinati dal fascismo in Sardegna.
L’ultima tappa prevista per il viaggio era Trieste, ma il confine con l’Italia è stato attraversato più a Nord allo scopo di poter far visita ad altri nostri carissimi contatti e includere una sosta in località Opatije Selo al suggestivo monumento alla Brigata d’Assalto Garibaldi-Trieste, che con iscrizioni bilingue consacra la fratellanza d’armi tra i partigiani italiani e jugoslavi:
Il nostro breve viaggio ha reso evidente una volta di più come, dalla Guerra di Spagna in poi, l’antifascismo sia per sua natura internazionalista, e come solo l’antifascismo, nella sua drammaticamente persistente necessità, possa abbattere tutti i confini tra i popoli e le persone.
C.P. 252 Bologna Centro, I-40124 (BO) – ITALIA

