Newsletter n.27 – 2025: è uscito Resistenza n. 7-8 / 2025
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Meno geopolitica, più dialettica marxista
Cinque note sulla Terza guerra mondiale in corso e sulle sue logiche soluzioni
C’è un esercito di persone sfiduciate, rassegnate allo stato di cose presente – e quindi al sistema di potere della borghesia – che sono pronte ad argomentare per ore che non ci sono le condizioni per la rivoluzione socialista, pur denunciando il pericolo della Terza guerra mondiale che incombe.
Ma le condizioni della Terza guerra mondiale e quelle della rivoluzione socialista sono esattamente le stesse.
La questione politica decisiva NON è cosa fanno o cosa non fanno Trump, Merz, Macron, Meloni, ecc. ma se, quanto e come il movimento comunista cosciente e organizzato riesce a trasformare la tendenza alla guerra imperialista in mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari NEI PAESI IMPERIALISTI. Italia compresa.
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Cacciare il governo della guerra, del riarmo e della repressione
A fine giugno, al vertice Nato a L’Aja, Giorgia Meloni ha firmato per l’aumento delle spese militari al 5% del Pil entro i prossimi dieci anni. Si dibatte ancora per stabilire con esattezza a quante decine di miliardi all’anno corrisponda il 5% del Pil italiano, tuttavia non c’è alcun dubbio sul fatto che prima di essere “una misura di prevenzione” contro i “nemici dell’Italia e dell’Occidente”, si tratta di una dichiarazione di guerra contro tutti i lavoratori e le masse popolari.
Una dichiarazione di guerra che si tradurrà velocemente, già dalla prossima legge di bilancio, nell’accelerazione dello smantellamento dei servizi pubblici, nei tagli alle pensioni, nello smantellamento della sanità e dell’istruzione pubbliche, ecc.
Campo largo, istruzioni per l’uso (e perché abbiamo contestato Giuseppe Conte il 21 giugno a Roma)
Noi sosteniamo che tutte le iniziative intraprese dai partiti del campo largo che vanno nel senso di alimentare la mobilitazione delle masse popolari contro la Terza guerra mondiale e contro il governo Meloni sono iniziative positive. Indipendentemente dagli obiettivi che i partiti del campo largo perseguono e dal fatto che le parole d’ordine che promuovono siano incomplete, “ambigue” e in certi casi persino fuorvianti.
Riportiamo di seguito l’esperienza di tre mobilitazioni significative nell’ambito della lotta contro la Terza guerra mondiale in cui la classe dominante ci ha sprofondato. Sono esempi di come si può declinare questa lotta a livello di territoriale. Aspetto interessante che le accomuna è l’intervento sulle amministrazioni locali: dimostrano che è possibile imporre alle istituzioni di prendere posizione ed essere conseguenti con le loro belle dichiarazioni; indicano le iniziative che queste possono mettere in campo per fare gli interessi delle masse popolari e, ancora, che occorre vigilare dal basso per verificarne l’attuazione.
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Agenzia stampa Staffetta Rossa
Intervista al Coordinamento docenti Valsusa
Prosegue la mobilitazione contro la guerra. Cronache di piazza
All’indomani della manifestazione del 21 giugno piazze e quartieri sono tornate a riempirsi per fermare la spirale della Terza guerra mondiale. Mobilitazioni capillari che si sono susseguite a partire dal 23 giugno e che sono ancora in corso.
Mobilitarsi contro la guerra sui luoghi di lavoro. Che fare
Da mesi i media mainstream trasmettono a reti unificate il genocidio in atto a Gaza per mano dello stato terrorista di Israele. Un massacro fiancheggiato dai governi dei cosiddetti “paesi democratici”, come l’Italia, che la scorsa settimana hanno deciso di rispettare gli ordini della NATO e aumentare la spesa per la difesa dal 2 al 5% del PIL.
Rivolte nelle carceri e negli scioperi. Ribellarsi ovunque al DL Sicurezza
La conversione in legge del DL Sicurezza – che ha introdotto anche il delitto di rivolta all’interno del carcere, perfino nel caso di resistenza passiva – non sta impedendo la ribellione dei detenuti. Nelle scorse settimane ci sono state infatti rivolte per l’acuirsi di problemi atavici, mai risolti, che contribuiscono ad aggravare le condizioni di detenzione in carcere, già da tempo inaccettabili.
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Toscana. Eolico in Mugello: chi sarebbero i “vandali”?
Modena. Caso Tekapp: respingiamo le provocazioni e le intimidazioni dei sionisti
Emilia Romagna. Caldo: l’esempio della Electrolux
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Ascolta il Podcast “Corrispondenze operaie” su Radiograd
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Il mondo dei padroni è in fiamme, viviamo in un’epoca di sconvolgimenti, di guerre e di rivoluzioni.
Viviamo un’epoca in cui non serve la fede, ma la fiducia. Fiducia nella forza delle masse popolari e fiducia nel fatto che il movimento comunista che rinasce avrà la capacità e la forza di superare i limiti e di correggere gli errori per i quali non è mai stata fatta la rivoluzione socialista in un paese imperialista.
Possiamo farlo noi? Dobbiamo farlo noi.
Quello che chiediamo a chi ha la falce e il martello nel cuore, a chi si sente rivoluzionario, a chi aspira al comunismo è di dare uno schiaffo allo scetticismo e aderire al P.Carc. Quello che gli proponiamo è rompere gli indugi e aderire al P.Carc per portare le proprie energie e metterle al servizio delle mille attività che il P.Carc conduce. Sono tante per elencarle tutte, ma è certo che c’è un posto di combattimento per tutti e che il contributo di ognuno è prezioso.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail: carc@riseup.net sito: www.carc.it

