Un appello globale all’azione: per una democrazia che garantisca pace e prosperità per tutti

Coordinamento Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo – 28 Luglio 2025

 

Per una democrazia che garantisca pace e prosperità per tutti

All’approssimarsi dell’80° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, noi organizzazioni firmatarie chiediamo ai Governi e alle istituzioni internazionali di riaffermare il loro impegno per un mondo libero dalle armi nucleari, onorando la richiesta degli hibakusha e del Premio Nobel per la pace 2024 Nihon Hidankyo, e di dare priorità allo sviluppo sostenibile rispetto al militarismo.

In qualità di organizzazioni impegnate nei movimenti per la pace, il lavoro, la giustizia economica e il clima, condividiamo la convinzione che la sicurezza collettiva possa essere garantita solo attraverso la solidarietà, soddisfacendo i bisogni fondamentali di tutte le persone.

Il golpe dei miliardari: una minaccia esistenziale alla democrazia, alla pace e alla sicurezza

Purtroppo, oggi ci troviamo di fronte a una crescente minaccia alla nostra sicurezza collettiva derivante dalla concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di un’alleanza scellerata tra miliardari e forze politiche di estrema destra. Questo colpo di Stato dei miliardari contro la democrazia sta già raggiungendo i governi e sovvertendo le istituzioni multilaterali. Un piccolo gruppo di individui e società tra i più ricchi è riuscito a rimodellare le politiche, le economie e le democrazie a proprio vantaggio, minando il bene comune. L’influenza di questa élite sta favorendo l’ascesa di regimi autoritari, privando il popolo del potere collettivo, accelerando il rafforzamento delle strutture militari e il cambiamento climatico, mentre sottrae risorse allo sviluppo umano e alla costruzione della pace.

Le conseguenze economiche di questa concentrazione di ricchezza sono sconcertanti. Nel 2024, l’1% più ricco della popolazione mondiale possedeva più ricchezza del 95% più povero della popolazione mondiale messo insieme. Queste disuguaglianze estreme perpetuano un ciclo di povertà, disordini sociali e instabilità politica, contribuendo all’aumento dell’autoritarismo. L’impatto di questo colpo di mano dei miliardari si fa sentire in tutto il mondo, con i governi di ogni continente che danno priorità all’espansione militare rispetto alla protezione sociale o allo sviluppo sostenibile, minando i diritti dei lavoratori e aumentando il costo della vita, tagliando contemporaneamente i programmi sociali essenziali.

Escalation del militarismo

Il militarismo è la conseguenza naturale di questa economia politica basata sul “profitto a tutti i costi”. Le spese militari sono aumentate a livello globale, con i Governi di tutto il mondo che hanno stanziato 2.718 miliardi di dollari per Forze Armate e armamenti nel 2024, con un aumento del 9,4% in termini reali rispetto all’anno precedente. L’industria degli armamenti, insieme a una rete sempre più ampia di commercianti di armi e appaltatori militari, detta sempre più le priorità degli Stati. Con l’affermarsi del militarismo, le risorse che potrebbero essere utilizzate per affrontare le sfide urgenti del cambiamento climatico, della povertà e della disuguaglianza vengono dirottate verso i sistemi d’arma, alimentando la corsa agli armamenti e pericolosi stalli geopolitici.

Questa militarizzazione è alimentata e incoraggia ulteriormente l’ascesa di regimi autoritari, in cui i leader consolidano il proprio potere distorcendo i processi democratici, limitando le libertà civili e reprimendo violentemente il dissenso. L’indebolimento delle strutture democratiche negli ambiti del lavoro, nella società e nelle istituzioni globali mina la capacità dei cittadini di chiedere conto ai propri datori di lavoro e ai Governi e di esigere investimenti per il proprio benessere e quello del pianeta.

Costi umani, economici e ambientali

Il costo umano del militarismo e della concentrazione incontrollata della ricchezza è quasi inimmaginabile. I conflitti militari sradicano dalle proprie case milioni di persone: oggi ci sono oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo  sfollate a causa di conflitti o persecuzioni. Anche il costo economico è impressionante. Il Sud del mondo, in particolare, ne subisce le conseguenze più gravi. Nel 2022, i Paesi a basso e medio reddito sono stati responsabili del 35% delle spese militari globali, nonostante dovessero affrontare sfide immense per poter soddisfare i bisogni primari delle proprie popolazioni.

Inoltre, il militarismo aggrava il degrado ambientale. L’eredità dei test nucleari, la deforestazione causata dalle operazioni militari e l’inquinamento derivante dall’uso di armi pesanti e mine rappresentano minacce significative per l’ambiente. Se combinati e confrontati con i Paesi, gli eserciti mondiali hanno la quarta impronta di carbonio più grande, dopo Cina, Stati Uniti e India. Un impatto che aumenta drasticamente durante i periodi di conflitto intensificato, come quello che stiamo vivendo oggi.

Un appello per la sicurezza comune e la solidarietà

In risposta a questi problemi urgenti, intendiamo promuovere un cambiamento radicale nel modo in cui i Governi concepiscono la sicurezza. Chiediamo una sicurezza comune e una solidarietà globale in cui lo sviluppo umano, la sostenibilità ambientale, la democrazia e il multilateralismo abbiano la precedenza sul dispiegamento di potenza militare. Fin da subito i Governi possono intraprendere azioni immediate per cambiare rotta, tra cui, ma non solo:

  1. Ratifica universale del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). Il potenziale catastrofico delle armi nucleari è incompatibile con i principi internazionali dei diritti umani e del diritto umanitario e rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità e il pianeta. Esortiamo tutti gli Stati dotati di armi nucleari a impegnarsi in processi di disarmo su larga scala e tutti gli Stati a riaffermare il loro impegno alla non proliferazione.

  2. Adozione di politiche fiscali progressive che garantiscano che gli individui e le società più ricchi paghino la loro giusta quota, compreso il sostegno alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale. L’attuale regime fiscale globale avvantaggia in modo sproporzionato i più ricchi, mentre i finanziamenti per i servizi essenziali vengono tagliati. La giustizia fiscale promuove la stabilità sociale e riduce la disuguaglianza economica. Un sistema fiscale globale più equo e coordinato consentirà ai Governi di reinvestire nelle infrastrutture pubbliche, nei programmi sociali, in una transizione giusta e negli sforzi di riduzione della povertà senza timore di ritorsioni da parte delle imprese.

  3. Attuazione di salari dignitosi per tutti i lavoratori. Una retribuzione equa è fondamentale per garantire la stabilità economica e sociale e tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori in tutto il mondo. Mentre i lavoratori affrontano transizioni industriali e tecnologiche senza precedenti in un contesto di crescente disuguaglianza, le società rischiano di frammentarsi e di entrare in conflitto. I Governi devono garantire un lavoro dignitoso, far rispettare i diritti dei lavoratori e sostenere l’organizzazione sindacale e la contrattazione collettiva per garantire salari e condizioni di lavoro migliori.

  4. Riorientare le spese militari verso le esigenze urgenti dello sviluppo umano, dell’azione per il clima e della salute globale, compresa la riduzione dei budget attualmente gonfiati per la Difesa. Il “dividendo di pace” derivante da queste iniziali riduzioni potrebbe finanziare investimenti nell’istruzione, nella sanità, nell’energia pulita e nella lotta alla povertà. Il disarmo contribuisce inoltre a promuovere la fiducia e a ristabilire le relazioni positive tra nazioni e popoli.

  5. Creare un meccanismo di “Conversione Equa” nell’ambito delle Nazioni Unite, fornendo sostegno finanziario e tecnico ai Paesi che stanno passando da economie dipendenti dal settore militare a economie incentrate sul welfare sociale, sulle industrie sostenibili e sull’energia pulita. Un aspetto fondamentale della sicurezza comune è garantire che le economie militarizzate vengano riconvertite verso strutture industrie pacifiche e sostenibili, con il dialogo sociale e la partecipazione dei lavoratori alla base di un processo decisionale ispirato da principi di equità, giustizia e democrazia.

  6. Espansione globale dei sistemi di protezione sociale per garantire che tutte le persone abbiano accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, alle indennità di disoccupazione, alle pensioni e ad altri servizi essenziali. Ogni individuo, indipendentemente dalla propria situazione o dal luogo in cui vive, ha diritto all’accesso ai servizi di base, alla protezione sociale e a una vita dignitosa. Ciò vale in particolare per coloro che sono spesso esclusi dalle protezioni esistenti e che subiscono i danni più gravi a causa dei conflitti: le donne, i lavoratori migranti e coloro che lavorano nell’economia informale e chiedono la formalizzazione. La protezione sociale universale è un pilastro fondamentale della governance democratica e della sicurezza comune, che promuove l’uguaglianza e la coesione sociale.

  7. Integrare il disarmo e la sostenibilità nei piani d’azione per il clima, garantendo che le industrie militari riducano la loro impronta di carbonio e contribuiscano agli obiettivi climatici globali. Il militarismo aggrava la crisi climatica. I costi ambientali delle attività militari, tra cui l’inquinamento, le emissioni di gas serra, i test, la produzione e lo sviluppo di armi nucleari e la distruzione degli ecosistemi, non possono essere ignorati. Una transizione giusta deve includere i sindacati e la società civile al tavolo delle decisioni.

Il tempo è ora: è giunto il momento di agire

Nei prossimi mesi molti degli stessi Governi che commemoreranno gli 80 anni dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki invieranno anche delegazioni all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, al secondo Vertice mondiale sullo sviluppo sociale a Doha, al Vertice del G20 a Johannesburg e alla COP30 a Belém. In ciascuna di queste occasioni, i movimenti sociali saranno rappresentati e le loro richieste saranno articolate. È giunto il momento che i governi ascoltino:

  • L’80° anniversario delle Nazioni Unite rappresenta un’occasione per questi governi di riaffermare i principi fondanti dell’ONU: pace, sicurezza e diritti umani. Esortiamo tutti gli Stati membri dell’ONU ad abbracciare il multilateralismo, a democratizzare, riformare e rafforzare il sistema delle Nazioni Unite, a dare priorità allo sviluppo sostenibile rispetto al militarismo e ad assumere impegni concreti in materia di disarmo e giustizia sociale.
  • Il primo Vertice sociale mondiale in 30 anni offre l’opportunità di affrontare le crisi interconnesse della povertà, della disuguaglianza e dell’esclusione sociale, tutte aggravate dalla guerra. Chiediamo ai governi di adottare un nuovo contratto sociale che garantisca la giustizia economica e lo sviluppo umano, affrontando le cause profonde dell’instabilità e dei conflitti militari.
  • Il vertice del G20 in Sudafrica, incentrato su “Solidarietà, uguaglianza e sostenibilità”, offre alle maggiori economie mondiali un’occasione fondamentale per allineare le loro priorità economiche ai valori della pace, della sicurezza comune attraverso la solidarietà e della prosperità condivisa. Esortiamo il G20 a impegnarsi a ridurre le spese militari e a investire in politiche che favoriscano lo sviluppo umano e la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
  • Ospitata in Amazzonia, la COP30 è un momento chiave per i governi per garantire che gli investimenti nella pace e nella sostenibilità siano al centro della risposta globale alla crisi climatica.

Mentre commemoriamo l’80° anniversario dei bombardamenti nucleari sul Giappone troppi leader mondiali stanno dimenticando le lezioni del 1945. Li esortiamo a imparare dal passato, a non ripeterlo, e a costruire un mondo migliore in cui la minaccia delle armi nucleari sia sradicata, in cui la democrazia garantisca pace e prosperità per tutti e in cui la sicurezza comune sia assicurata attraverso la solidarietà e lo sviluppo sostenibile.

 

ORGANIZZAZIONI PROMOTRICI

International Trade Union Confederation (ITUC)

Greenpeace

International Peace Bureau (IPB)

International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN)

Oxfam

350.org

FIRMATARI

Rete Italiana Pace Disarmo

The Conflict and Environment Observatory

The Democracy and Workers’ Rights Center of Palestine (DWRC)

Equidem

FOCUS on the Global South

Global Social Justice

IBVM/CJ

International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW)

International Union of Socialist Youth (IUSY)

LWF Waking the Giant

National Campaign for Sustainable Development – Nepal (NACASUD)

Olof Palmes International Center

PAX Christi International

Peace Boat

Solidar

Women’s International League for Peace and Freedom

WSM We Social Movements

 

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