Giuseppe Salamone – 19/08/2025
https://giuseppesalamone.substack.com/p/washington-zelensky-e-lagonia-dellunione
Se qualcuno pensava che l’Europa contasse qualcosa nella crisi ucraina, il vertice di Washington ha dimostrato il contrario. Lo spettacolo alla Casa Bianca è stato un vero e proprio festival di incompetenza politica: Ursula, Meloni, Macron, Merz, Rutte e compagnia bella, arrivati con la presunzione di contare, sono stati ridotti a turisti spaesati in gita d’affari, incapaci di dire altro che “cessate il fuoco”, ripetuto a pappagallo come mantra, sotto lo sguardo divertito di Trump.
Partiamo dall’ovvio, che molti sembrano ignorare: l’unica garanzia di sicurezza per l’Ucraina è che essa smetta di essere una minaccia per la Russia. Finché Kiev viene percepita come testa d’ariete ai confini russi, Mosca reagirà e reagirà con forza crescente, fino a neutralizzare ciò che considera pericoloso. Ogni nuova arma inviata dall’Occidente, ogni promessa di difesa NATO, non fa che alimentare la guerra. Più cerchi di proteggere l’Ucraina minacciando la Russia, più aumenti la violenza contro di essa.
E qui entra in scena l’Unione Europea, pronta a farsi spennare. Durante l’incontro di Washington si è concretizzato l’ennesimo capolavoro: centinaia di miliardi di dollari promessi dall’UE per acquistare armi americane, nella vana speranza di ottenere “garanzie di sicurezza”. Tradotto: soldi europei regalati alle aziende e ai fondi finanziari statunitensi, senza alcuna certezza che la guerra si fermi. E tutto questo mentre i leader europei ripetevano come robot “cessate il fuoco”, palesando la loro totale incapacità strategica.
Il quadro è impietoso: Trump ottiene ciò che vuole, ridimensiona l’Europa a spettatore impotente e lancia un messaggio chiaro al mondo: i veri arbitri della crisi non sono né l’UE né la Nato, ma la Russia e gli Stati Uniti. L’Europa? Solo la comparsa che paga il conto.
Le reazioni europee non sono meno grottesche. Francia, Germania, Polonia e i paesi baltici insistono su una linea “tutto o niente”: nessuna cessione di territori, nessuna trattativa con la Russia senza il tanto decantato “cessate il fuoco”.
Paradosso evidente: spingere per una guerra totale rischia di coinvolgere l’Europa senza il sostegno della Nato e senza alcuna reale possibilità di controllo sull’esito. La classe dirigente europea sembra più preoccupata di alimentare la corsa agli armamenti e i profitti industriali che di proteggere le proprie popolazioni.
E poi ci sono le scenette surreali: Trump che prende in giro i leader europei come se fossero ragazzini smarriti, complimenti improbabili (“come sei bello abbronzato!”) e la finta ammirazione per Von der Leyen, alla quale rinfaccia “l’ottimo accordo” sui dazi che costerà lacrime e sangue ai Paesi dell’UE. Il tutto mentre le mappe geopolitiche vengono esibite come trofei, per ricordare chi comanda davvero e quanto abbia avanzato la Russia. Altro che “stallo”, come dice la donna, madre e Cristiana!
La morale? La pace non si costruisce minacciando altri. La guerra non si vince con mantra ripetuti a pappagallo. Servirebbe una nuova concezione di sicurezza condivisa, ma l’Europa sembra incapace di pensare oltre il proprio orticello. Il risultato è evidente: la Russia vince e mantiene il controllo, l’Ucraina combatte senza alcuna speranza e l’Europa paga il conto senza ottenere nulla.
In fondo, quello che è successo a Washington non è una sorpresa: è la conferma che l’Europa, così com’è oggi, è politicamente zoppa, incapace di proteggere se stessa e chiunque altro, pronta a pagare a caro prezzo il prezzo della propria ingenuità. La prossima mappa da mostrare non sarà quella delle armi o dei soldi spesi: sarà quella delle conseguenze di anni di scelte errate, con la guerra che corre libera mentre i popoli europei osserva e pagano impotenti.
Ecco la verità: se continuiamo a credere che il “cessate il fuoco” a pappagallo possa fermare la guerra, il precipizio è già realtà!

