Giuseppe Salamone – 28/08/2025
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Meloni, la serva della NATO: l’Italia sacrificata al riarmo atlantico!
Giorgia Meloni non è la “patriota” che raccontava di essere in campagna elettorale. Non difende la sovranità, non protegge l’interesse nazionale. È diventata, piuttosto, la serva fedele della NATO e degli Stati Uniti, pronta a trascinare l’Italia in una folle corsa al riarmo che dissangua il Paese e lo trasforma in un avamposto bellico dell’impero americano.
Dal 2% al 5%: la follia del riarmo imposto da Washington
Quest’anno tutti i 32 Paesi membri della NATO hanno raggiunto il 2% del PIL in spese militari, obiettivo fissato nel 2014. Un traguardo che, per l’Italia, significa già circa 45 miliardi di euro all’anno bruciati in armi. Ma a Washington non basta: al vertice dell’Aia dello scorso giugno i leader atlantici hanno rilanciato la posta, imponendo un nuovo obiettivo del 5% del PIL.
Tradotto in numeri: l’Italia dovrebbe passare da 45 miliardi a 110 miliardi all’anno per il pacchetto completo. Una cifra che equivalerebbe a divorare il bilancio del Servizio Sanitario Nazionale.
E mentre ospedali chiudono, scuole cadono a pezzi e milioni di famiglie faticano ad arrivare a fine mese, Meloni non solo tace: applaude e si inchina.
Una premier guerrafondaia e obbediente
Meloni è ormai la paladina del riarmo europeo. A parole predica “sovranità”, nei fatti svende l’Italia al complesso militare-industriale e ai diktat della Casa Bianca. La sua linea è chiara: più spese militari, più basi NATO, più guerra.
Non c’è traccia di difesa dell’interesse nazionale. C’è solo la sudditanza totale a chi chiede all’Italia di farsi carico delle spese di un progetto bellico che nulla ha a che fare con i bisogni dei cittadini. Un progetto che ingrassa colossi come Leonardo, Rheinmetall e Lockheed Martin, mentre condanna gli italiani a tagli sul welfare e nuove tasse.
Meloni non guida il Paese: esegue ordini. E lo fa con zelo, anche quando questo significa distruggere il futuro sociale ed economico della nazione.
Gli italiani non ci stanno: i dati del Censis
La verità è che il popolo non segue la premier guerrafondaia. I dati del Censis sono impietosi:
- Solo il 16% degli italiani sarebbe disposto a combattere per il Paese;
- Il 19% diserterebbe;
- Il 26% preferirebbe mercenari stranieri piuttosto che imbracciare un fucile;
- Solo il 25% accetterebbe più spese militari a scapito del welfare;
- Appena l’11% vuole armi nucleari.
È la prova che gli italiani non vogliono la guerra, non vogliono il riarmo, non vogliono sacrificare scuola, sanità e lavoro sull’altare della NATO. Ma Meloni ignora la voce del Paese: preferisce obbedire a Washington.
Una NATO sempre più vorace
Oggi solo Polonia, Lituania e Lettonia superano il 3,5% del PIL in spese militari. Ma l’obiettivo è estenderlo a tutti. Non si parla più di difesa: si parla di riarmo permanente, di infrastrutture civili piegate alle esigenze militari, di economie nazionali trasformate in macchine da guerra.
E Meloni, invece di opporsi, guida l’Italia in questa deriva, con l’entusiasmo cieco di chi ha scelto la fedeltà atlantica come unica bussola.
La vera scelta: guerra o società?
Meloni sta svendendo l’Italia. Sta barattando la sanità pubblica con i carri armati, la scuola con i missili, il welfare con le bombe. Tutto per inchinarsi davanti agli Stati Uniti e farsi applaudire nei vertici NATO.
Ma la sicurezza di un Paese non si misura in miliardi di euro spesi in armi. La vera sicurezza è avere ospedali funzionanti, scuole che istruiscono, un welfare che sostiene. È avere cittadini che credono nel futuro, non cittadini costretti a pagare le follie guerrafondaie della premier.
Meloni ha scelto: la guerra prima delle persone. Ora tocca agli italiani decidere se continuare a farsi trascinare in questo baratro o rialzare la testa contro la servitù atlantica.

