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[Resistenza] “Guerra e rivoluzione”

Newsletter n.32 del 12 settembre 2025

È uscito il numero 9/2025 di Resistenza

Editoriale

Guerra e rivoluzione

Chi prende come riferimento gli analisti borghesi per capire dove sta andando il mondo è destinato a navigare a vista in balia di quello che succede, di quello che potrebbe succedere e di quello che vorrebbe succedesse, ma non succede.
Per capire dove sta andando il mondo serve analizzarlo alla luce della concezione comunista, il marxismo-leninismo-maoismo.
“Noi siamo risolutamente per la pace e contro la guerra. Ma se gli imperialisti insistono nel voler scatenare un’altra guerra, non dobbiamo averne paura. Il nostro atteggiamento di fronte a questo problema è lo stesso che abbiamo verso qualsiasi disordine: primo, siamo contro di esso; secondo, non ne abbiamo paura.
La Prima guerra mondiale fu seguita dalla nascita dell’Unione Sovietica con una popolazione di 200 milioni. La Seconda guerra mondiale è stata seguita dalla nascita del campo socialista con una popolazione complessiva di 900 milioni.
Se gli imperialisti si ostinano a scatenare una terza guerra mondiale, è certo che altre centinaia di milioni di uomini passeranno al socialismo e sulla terra non rimarrà più molto posto per gli imperialisti; è anche possibile che il sistema imperialista crolli completamente” – Mao Tse-tung, Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, 27 febbraio 1957.

Rottura politica. È possibile, oltre che necessaria

Siamo nel mezzo di sommovimenti epocali. La loro portata è persino causa di inquietudine perché il vecchio mondo sta morendo, ma la difficoltà a vedere il nuovo che nasce è ancora molto diffusa fra le masse popolari, anche nella parte più avanzata, quella che promuove le mobilitazioni contro gli effetti della crisi.
In Italia, poi, questi sommovimenti epocali li viviamo apparentemente solo di riflesso, ma ovviamente la capacità di vedere dipende per intero dal modo in cui si guarda e da ciò che si cerca.

Dopo Pisa, la Festa nazionale della Riscossa Popolare
è a Roma il 26, 27 e 28 settembre

Oltre lo scambio di esperienze fra le decine di persone presenti a ogni tavolo, oltre le analisi e le valutazioni sulla situazione, oltre le aspirazioni a coordinarsi in modo più strutturato, il tratto comune è stato il seguente: sono emerse chiaramente la necessità e la disponibilità ad aprire un ragionamento sullo sbocco politico delle mobilitazioni popolari.
Si è iniziato ad affrontare il fatto che la mobilitazione di stampo rivendicativo non è sufficiente a dare gambe e prospettiva alle iniziative, alle attività e alle campagne già in corso.

Global Sumud Flotilla. La grande onda della mobilitazione popolare

L’impresa della Global Sumud Flotilla NON sarà risolutiva nella lotta di liberazione del popolo palestinese e chi crede che possa esserlo si illude. Essa è il frutto dell’iniziativa di TUTTI coloro che si sono mobilitati negli ultimi due anni: di quelli che si mobilitano da anni per la causa della liberazione della Palestina, di quelli che sono scesi in piazza dall’8 ottobre 2023 e non hanno più smesso e di quelli che hanno iniziato a farlo solo due mesi fa.
L’impresa della Global Sumud Flotilla è una manifestazione del fatto che la mobilitazione delle masse popolari deve – e vuole – trovare uno sbocco positivo, concreto, efficace. È un’onda della mobilitazione popolare che cresce.
Fare in modo che tutto ciò che essa suscita (slanci di attivismo, sensibilizzazione, ulteriore mobilitazione nel campo delle masse popolari e contraddizioni nel campo delle Larghe Intese) alimenti l’organizzazione e la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari e la lotta per cacciare il governo Meloni è l’obiettivo che ci poniamo. Perché rovesciare il governo Meloni, impedire che il suo posto sia occupato da un altro governo di guerrafondai e sostenitori dei sionisti e imporre un governo partigiano della pace e della Palestina libera è il più alto contributo che possiamo dare anche alla causa del popolo palestinese.

Elezioni regionali e lotta contro il sistema delle Larghe Intese. La campagna elettorale in Toscana e una piccola esperienza nelle Marche

Entro il 23 novembre, così ha stabilito il Consiglio di Stato, devono svolgersi le elezioni regionali in Calabria, Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto, ma in ogni regione si svolgeranno in una data diversa.
Questo è il risultato di una lunga trattativa fra i due poli delle Larghe Intese, un accordo per permettere a ogni fazione dei vertici della Repubblica Pontificia di gestire gli eventuali contraccolpi dei risultati elettorali. E i contraccolpi ci saranno eccome.

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È in preparazione il volume 2 del Manuale di storia.

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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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e-mail: carc@riseup.net sito: www.carc.it

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