donna morta sulla panchina ad aleppo siria sett2025

La foto di una donna morta su una panchina ad Aleppo è la tragica realtà della “Siria liberata”

Enrico Vigna – 23/09/2025

 

La foto di una donna morta, adagiata in solitudine su una panchina di un parco ad Aleppo, è la tragica realtà nella “Siria liberata

 

Una scena dolorosa nel quartiere Bustan al-Qasr di Aleppo, una donna non identificata adagiata su una malandata panchina di legno in questo piccolo parco, dove è morta in silenzio e ritrovata al mattino senza che nessuno la notasse prima.

Questa immagine del suo corpo, come fosse solamente addormentata, è testimone di una dura realtà, il suo tragico silenzio racchiude la storia di una patria e un popolo stremati da quattordici anni di guerra, di aggressioni, di provocazioni feroci, al punto che la morte di un passante è diventata un evento quasi fugace, parte “normale” della quotidianità funesta, che non solleva domande né dà risposte.

Su questa nuova Siria così tanto vezzeggiata da tutto l’ipocrita e crudele mondo occidentale, possiamo meditare. Queste le parole di commiato di un siriano, probabilmente cristiano, sui social, dovutamente anonimo, per non finire ammazzato: “Persino le malandate panchine di legno nei parchi, possono essere testimonianze silenziose della tragedia del nostro popolo. In questi tempi quante anime se ne vanno in silenzio? Quante storie di sofferenza si consumano lontano dagli occhi della gente e dai nostri? Che Dio sia con te, Siria, perché anche le tue strade e i tuoi parchi sono diventati testimoni del dolore del nostro popolo. La foto mi ha ucciso nel cuore. La solitudine è orribile, la povertà è abominevole. Dio e il mondo abbiano un pò di misericordia per noi siriani spossati…”.

Alcuni hanno suggerito che la foto venga esposta negli uffici dei funzionari, del presidente e dei ministri, affinché possano ricordarsi che in Siria si muore di fame, di freddo, in povertà, oltreché di violenza fanatica. Il popolo siriano avrebbe bisogno di giustizia affinché nessuno muoia di dolore o di stenti.

Pare che dopo la morte del padre, sia sfollata come altri milioni di siriani, cercando rifugio in un’altra provincia, ma anche da lì dovette andare via, allora tornò ad Aleppo, ma a causa della mancanza di lavoro, di alimenti, di soldi, e così impossibilitata a ricevere cure mediche, abbia trovato in quella panchina l’ultima sua dimora.

Che almeno lassù riposi in pace e la terra le sia lieve.

Enrico Vigna, SOS Siria/CIVG

 

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