[CARC] Volantino per le mobilitazioni del 3 e 4 ottobre

Newsletter n. 35 del 3 ottobre 2025

Volantino per le mobilitazioni del 3 e 4 ottobre

Il governo Meloni ha platealmente dimostrato lasua sottomissione agli Usa e ai sionisti d’Israele – altro che “sovranisti”! – la sua complicità con l’occupazione della Palestina e con il genocidio del popolo palestinese, il suo ruolo nel fare dell’Italia un grande hub delle armi e degli armamenti per gli Usa, la Nato e i sionisti. Ha fatto carte false, ha mentito, ha violato il diritto internazionale, ha denigrato le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza e coloro che si sono imbarcati sulla Gsf. Ha criminalizzato le mobilitazioni e, fra vittimismo e repressione, prova oggi a soffocare il movimento popolare che sta esondando. Dobbiamo cacciarlo! Le mobilitazioni del 3 e 4 ottobre e delle prossime settimane devono perseguire questo obiettivo.

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Lettera dei Giovani Palestinesi ai lavoratori CGIL

Rilanciamo a seguire la lettera che i Giovani Palestinesi hanno inviato ai lavoratori iscritti alla Cgil. L’appello è chiaro ed è giusto: scioperare per la Palestina il 3 ottobre per bloccare il paese, scendere in piazza il 4 ottobre a Roma per la manifestazione nazionale contro il genocidio in Palestina e alimentare anche nei giorni seguenti la lotta per bloccare porti, aeroporti, stazioni e tutto quanto consente l’invio di armi, rifornimenti e scambi commerciali con lo Stato genocidario e terrorista di Israele. Che tutti i lavoratori diano massima diffusione a questo appello.

Organizzare collettivi stabili di lavoratori in ogni azienda. Questa la via per bloccare tutto!

Lo scorso 22 settembre lavoratori, studenti e i solidali con la Resistenza palestinese hanno aderito allo sciopero generale proclamato da Usb, Cub, Sgb e Adl Cobas. Indipendentemente dalla tessera sindacale, dal settore lavorativo e dall’appartenenza politica, migliaia di persone hanno riempito le piazze e le strade, hanno occupato i binari e le autostrade rispondendo alla chiamata dei portuali del Calp di Genova che ha lanciato la mobilitazione con la parola d’ordine “Se attaccano la Flotilla blocchiamo tutto”.

È uscito il numero 10/2025 di Resistenza

Editoriale. Giorni che valgono anni. La linea è tracciata, adesso l’organizzazione decide tutto

A poche ore dalla giornata di mobilitazione del 22 settembre la Global sumud flotilla (Gsf) è stata attaccata al largo di Creta: droni, bombe assordanti e sostanze chimiche urticanti; almeno un’imbarcazione è stata irrimediabilmente danneggiata.
Il commento di Giorgia Meloni è stato che la Gsf è un’iniziativa che specula sui bambini di Gaza per mettere in difficoltà il governo italiano.
A parziale discolpa per aver partorito una simile scempiaggine, va considerato il fatto che nella testa di Giorgia Meloni probabilmente risuonavano ancora i rapporti di prefetti e questori:

il 22 settembre il paese è stato ingestibile da nord a sud. Stop.

Una miriade di iniziative di lotta e blocchi. Stop.

Il faticoso iter per approvare il decreto sicurezza non è servito a niente. Stop

I manifestanti l’hanno usato come carta igienica. Stop.

Ma una cosa l’ha imbroccata Giorgia Meloni.

L’ora è ora. Cacciare il governo Meloni, sostituirlo con un governo di emergenza popolare

È del 24 settembre una notizia che si è persa nel costante flusso di informazioni. Trecento, fra funzionari e dipendenti del Ministero degli esteri, hanno sottoscritto un documento in cui esprimono imbarazzo e disagio per il ruolo che l’Italia sta svolgendo rispetto al genocidio del popolo palestinese e chiedono al ministro Tajani un cambio di rotta.
È una briciola nel mare magnum di mobilitazioni, proteste, scioperi e prese di posizione, ma pesa come il piombo perché allarga l’insanabile crepa fra il governo Meloni e tutto ciò che è racchiudibile nel termine “Italia”, istituzioni comprese.

Nessun imperialista può pacificare il Medio Oriente

Sono giorni convulsi. Mentre scriviamo Trump ha presentato il suo “piano per la pace a Gaza” in una conferenza stampa a New York, insieme a Netanyahu.
Più che una proposta di accordo è un ultimatum, infatti la premessa è stata che “se Hamas non lo accetta, Israele ha la libertà di e il sostegno per finire il lavoro”. “Finire il lavoro” è la definizione con cui Trump descrive il genocidio del popolo palestinese.
Oltre a indorare un ultimatum spacciandolo per accordo di pace, la mossa di Trump è un tentativo di serrare i ranghi nella Comunità Internazionale degli imperialisti, dato che nelle settimane precedenti ognuno era avanzato in ordine sparso, a partire dal riconoscimento dello Stato palestinese di Inghilterra, Francia, Canada e altri.


Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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e-mail: carc@riseup.net sito: www.carc.it

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