Trump e il criminale Blair a Gaza

Alessandro Di Battista – 04/10/2025

https://alessandrodibattista.substack.com/p/trump-e-il-criminale-blair-a-gaza

 

Tony Blair, premier del Regno Unito per 10 anni (dal 1997 al 2007) e tutt’oggi l’idolo di una certa sinistra radical chic nostrana, capitanata da quelli alla Renzi o alla Gentiloni.

Come al solito, occorre coltivare la memoria per essere liberi:

1. Tony Blair è stato uno dei principali artefici della guerra illegale della NATO in ex Jugoslavia. Belgrado, una grande capitale europea, è stata bombardata per giorni e giorni dai caccia USA e britannici, soprattutto. Sono stati colpiti edifici civili, strade, ponti, impianti elettrici (e poi osano criticare Putin, che sta facendo quello che questi signori hanno sempre fatto nel nome della democrazia). Venne colpita persino l’ambasciata cinese a Belgrado (3 giornalisti cinesi assassinati). Nel parco di fianco alla chiesa ortodossa di San Marco, nel centro di Belgrado, c’è un monumento che ricorda i bambini serbi uccisi dai bombardamenti NATO del 1999. Qui o non sappiamo o dimentichiamo. A Belgrado ricordano perfettamente i crimini dell’Occidente.

2. Tony Blair ha trascinato il Regno Unito in guerra in Afghanistan. Una guerra illegale, criminale e alla fine persa. Quasi 8.000 soldati britannici hanno operato e ucciso in un Paese che non rappresentava alcuna minaccia per Londra. Chi ha lanciato e poi perso la guerra in Afghanistan, lasciando un Paese in mano ai talebani ancor più forti di prima, dovrebbe sparire dalla scena politica internazionale e non essere elogiato da esponenti di sinistra che incensano guerrafondai e criminali di guerra solo perché parlano di diritti civili. Come se ai libici uccisi dalle bombe USA sganciate da Obama 526 giorni dopo aver ricevuto il Nobel per la Pace o agli afghani assassinati dalle bombe UK interessassero i diritti civili in Occidente.

3. Tony Blair è stato, insieme a George W. Bush, il massimo artefice dell’invasione dell’Iraq del 2003. Una guerra nata da una delle più grandi menzogne dette dai politici “democratici” e rilanciate dal sistema mediatico occidentale. Mi riferisco alla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq alla vigilia dell’invasione. Quella balla la disse Colin Powell al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma quella balla venne rilanciata da centinaia di giornali occidentali, a cominciare dal New York Times. Blair è un criminale di guerra: le sue azioni hanno provocato la morte (tra morti dirette e indirette) di 600.000 cittadini iracheni. Per le sue azioni in Iraq, Blair andrebbe processato per crimini contro l’umanità e sbattuto in carcere perché ha fatto infinitamente peggio di Milosevic.

Questa è storia. Ma veniamo ai nostri giorni. Blair, a detta di Trump, dovrebbe supervisionare un governo tecnico e apolitico a Gaza. Dovrebbe mettere il becco, in pratica, sul business della ricostruzione della Striscia. Uno dei più grandi assassini di musulmani al mondo dovrebbe occuparsi della ricostruzione di un territorio abitato da musulmani e luogo di un genocidio. È tutto stomachevole.

Ma c’è di più. Davanti alle coste di Gaza c’è petrolio, ma soprattutto gas. E chiaramente vi sono multinazionali petrolifere (quelle responsabili di colpi di Stato e omicidi illustri come quello di Enrico Mattei) interessate alle ricchezze dei palestinesi.

Una di queste è la British Petroleum. La BP, lo ricordo, un tempo si chiamava Anglo-Persian Oil Company. Questo era il suo nome quando controllava le ricchezze del sottosuolo iraniano e costruiva la più grande raffineria al mondo: la raffineria di Abadan. La raffineria di Abadan si trova sul fiume Arvand (in arabo Shatt al-‘Arab, “la sponda degli arabi”). Si tratta del fiume che nasce dalla confluenza del Tigri e dell’Eufrate e che sfocia nel Golfo Persico.

Ebbene, nel 1953 Mohammad Mossadequn premier iraniano laico e democraticamente eletto, decise – giustamente – di nazionalizzare il petrolio persiano, compresa la raffineria di Abadan. Risultato? La BP protestò con le autorità USA e britanniche chiedendo un intervento. E l’intervento non tardò. La CIA e il MI6 (i servizi segreti britannici) organizzarono un golpe per cacciare Mossadeq. Mossadeq fu costretto a lasciare il potere e per decenni l’Iran restò nella sfera di influenza occidentale, fino alla rivoluzione islamica del 1979.

Ebbene, dovete sapere che Tony Blair (come ricordato da Lucio Caracciolo) è un consulente di BP. È uno sponsor politico di una delle più grandi multinazionali di gas e petrolio al mondo. E, ripeto, al largo di Gaza, c’è un mucchio di gas.

Ma non è tutto. Come ricorda la giornalista britannica Ash Sarkar, Tony Blair prende soldi anche dal più grande finanziatore dell’IDF, l’organizzazione terroristica che qualcuno chiama esercito israeliano.

Blair era un politico, oggi è un consulente e un lobbista.

Scrive Sabrina Provenzani sul Fatto: “Blair, da primo ministro, dal 1997 al 2007, coltiva alleanze con Israele: visite a Sharon e Olmert, sostiene il “diritto di Israele all’autodifesa” durante la Seconda Intifada e vota contro risoluzioni ONU anti-israeliane. Come inviato del Quartetto, tentativo di mediazione che univa Russia, USA e ONU, dal 2007 al 2015 lavora ai negoziati fra Israele e Palestina ma ne approfitta per fare da lobbista per progetti economici in Cisgiordania, fra cui un contratto con Wataniya Telecom, società cliente della banca JP Morgan, che lo pagava 2 milioni l’anno per una consulenza. Spinge per il gasdotto Gaza Marine, un progetto di British Gas sempre legato a JP Morgan, ma qui il conflitto di interessi e l’assenza di trasparenza sono così clamorosi che gli costano il posto. Per i detrattori, queste pressioni hanno favorito investitori stranieri a scapito delle priorità palestinesi”.

E ancora: il Tony Blair Institute for Global Change (TBI), ONG no profit di Blair, ha ricevuto 200 milioni di sterline (quasi 300 milioni di euro) da Larry Ellison, ebreo americano cofondatore di Oracle (società multinazionale nel settore informatico con sede principale ad Austin, in Texas). Larry Ellison è un sostenitore del sionismo, nonché uno dei massimi donatori privati dell’IDF. Ha fatto avere all’IDF moltissimo denaro tramite l’organizzazione di supporto Friends of IDF. Inoltre, è un grande amico di Netanyahu, nonché un uomo che influenza a favore di Israele la politica USA grazie a una serie di think tank che operano negli Stati Uniti.

Mi auguro che queste informazioni possano servire per capire di più la realtà.

Sempre la giornalista britannica Ash Sarkar, parlando di Blair e del suo ruolo a Gaza, ha detto: “avranno pensato a lui perché Satana non poteva”.

 

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