Forum Italiano dei Comunisti – 14/10/2025
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RICOMINCIAMO DA QUI:
IL PARTITO DI GRAMSCI E DI TOGLIATTI
Questo testo è stato redatto dal PCI e dal Forum italiano dei Comunisti con l’intenzione di aprire una discussione a tutto campo con tutti quei comunisti, organizzati o meno, che ritengono necessario riprendere un percorso di unità, ma anche e soprattutto entrare nel merito delle basi necessarie perchè si riesca a centrare l’obiettivo di dare ai comunisti italiani una presenza efficace nella lotta politica e di classe del nostro paese. Siamo solo all’inizio del percorso e ci auguriamo che il nostro lavoro abbia successo.
A fronte dello scioglimento del P.C.I, della nascita del Partito della Rifondazione Comunista, a ciò che ne è seguito in oltre trent’anni, riprendere il bandolo della matassa della tradizione dei comunisti italiani è stata ed è cosa ardua.
La tendenza a “buttare il bambino con l’acqua sporca”, a proporre soluzioni che hanno dimostrato la loro caducità, non solo in termini di antagonismo politico e sociale rispetto all’esistente, è un dato di fatto.
La ricostruzione storico-teorica che riprenda il filo dei comunisti italiani, divenga posizione comune nell’area comunista e si traduca in un programma solido su cui far convergere le opposizioni al sistema, è e resta necessaria. C’è dunque bisogno che su ciò si affronti una discussione non rituale, ma che evidenzi la connessione storica con le prospettive che i comunisti devono affrontare oggi.
Per questo è stato detto infatti, da noi e da tempo, che la ricostruzione di un partito comunista in Italia trova la sua ragion d’essere, oltre che nella storia del movimento comunista internazionale e dei suoi fondatori e protagonisti, innanzitutto nelle figure di Gramsci e di Togliatti che sono stati i grandi dirigenti che ne hanno definito le basi teoriche e politiche.
Ebbene, se dobbiamo trarre un bilancio relativo agli ultimi decenni rispetto al bagaglio di conoscenze che i comunisti hanno su Gramsci e su Togliatti e sul rapporto che i contenuti della loro elaborazioni hanno nella gestione del presente, dobbiamo evidenziare che, nella sostanza, i problemi che costituiscono il filo rosso di una continuità tra passato storico e presente sono stati largamente trascurati.
Su Gramsci sono stati scritti un numero enorme di saggi e libri che ne hanno evidenziato il pensiero partendo in particolare dai Quaderni dal carcere, ma l’approccio è stato essenzialmente culturale perchè gli autori non miravano al rapporto tra scritti gramsciani e uso politico dei loro contenuti, ma si trattava di esegesi da parte di un’area di intellettuali che puntavano a ricostruzioni storiche e contenuti puramente teorici.
Per Togliatti la questione è stata più complessa perchè attorno al suo ruolo hanno pesato le devastanti interpretazioni di gruppi radicali e di tendenza neocomunista che, come accennato sopra, tendevano a buttare il bambino con l’acqua sporca.
Le questioni che si pongono a coloro che intendono ricostruire il partito dei comunisti italiani, ed in funzione di ciò quale ruolo ricopre il pensiero di Gramsci e di Togliatti, restano centrali, ed è attorno ad esse che va approfondito il dibattito e coinvolta l’area di quelli che si definiscono appunto comunisti.
In estrema sintesi, diciamo che ci sono due questioni da tener presenti quando si chiamano in ballo Gramsci e Togliatti, questioni che si legano alla situazione odierna.
Con Gramsci i comunisti italiani hanno impostato una strategia fondata sui dati oggettivi della situazione italiana dell’epoca e i punti di partenza di un processo di trasformazione ad essa correlati. Una grande lezione di metodo scientifico e materialistico che ha dato spessore alla presenza dei comunisti italiani nella lotta politica e di classe a partire dagli anni ’20 del secolo scorso. Ciò ha consentito anche la sconfitta del bordighismo, una lettura metafisica della lotta di classe mascherata da leninismo, e l’avvio di un processo nuovo, adeguato alla situazione italiana. Non si trattava solo di questioni relative a un’epoca caratterizzata dall’ascesa del fascismo, ma di intuizioni che ancor oggi vanno analizzate e utilizzate dai comunisti.
Concetti come guerra di posizione e guerra di movimento, egemonia, analisi delle forze motrici della rivoluzione (tesi di Lione), considerazioni sul carattere delle istituzioni e della cultura delle classi dominanti (Quaderni dal carcere) danno il senso di un’elaborazione che determina altrettanti punti di riferimento per impostare la strategia dei comunisti.
Sullo sfondo della elaborazione gramsciana irrompe nel 1944, ancora in piena guerra mondiale, la strategia di Salerno cioè l’indirizzo che i comunisti italiani erano chiamati a seguire a partire dal ritorno di Togliatti in Italia. Rientrando nel paese dopo un lungo esilio, trascorso come uno dei massimi dirigenti dell’Internazionale comunista, Palmiro Togliatti non si accontenta di rimettere in piedi un partito che aveva subito il carcere e il confino per la maggioranza dei suoi militanti, ma proietta l’organizzazione verso gli obiettivi che la situazione poneva: la lotta armata contro i fascisti e i nazisti per la liberazione dell’Italia, la resa dei conti con la monarchia con la preparazione del referendum che si terrà il 2 giugno del 1946 con la vittoria della Repubblica, l’elaborazione e l’approvazione della nuova Carta costituzionale.
In questo modo il PCI, sotto la direzione di Togliatti, si dimostrò all’altezza dei compiti storici. Anche qui non si tratta solo di registrare gli avvenimenti, ma di capire la capacità dei comunisti di impostare una strategia che passava attraverso i punti centrali delle contraddizioni epocali e fornire le soluzioni corrette.
Ritrovarsi su questi punti di analisi è fondamentale per dare un senso alla ricostruzione di una organizzazione, in loro assenza infatti i ‘comunismi’ che si sono presentati sulla scena italiana hanno navigato a vista e si sono trasformati in altra cosa.
Detto questo, qual è il filo rosso che lega passato e presente dei comunisti italiani?Quale deve essere il loro ruolo nel momento in cui, dopo decenni di crisi, si ripropongono come protagonisti della lotta politica e sociale per cambiare le cose in una prospettiva socialista? C’è una continuità storica col passato o un salto dialettico che modifica qualitativamente l’impostazione strategica?
Intanto si tratta di mettere in chiaro che il Partito dei comunisti si deve liberare da ogni impostazione minoritaria del suo operare politico e dimostrare di saper affrontare in campo aperto tutte le questioni che sono sul tappeto. La storia comunista ci insegna questo, rispetto in particolare a come Gramsci e Togliatti hanno saputo sciogliere i nodi di una strategia che passava attraverso la realtà.
Tocca a noi, quindi, insistere su una proposta strategica, ed impegnarci a discutere della riorganizzazione di una forza comunista comprendendo il ruolo che essa deve giocare effettivamente nella nuova situazione. Senza radici nella propria storia non è possibile ricostruire un partito che si chiama PCI e senza comprendere il percorso che il P.C.I. ha seguito e da che cosa ripartire si ritorna nel caos che ha contraddistinto i’comunismi’ in questi decenni.
Ovviamente in queste nostre posizioni non c’è ombra di dogmatismo, ma aspettiamo che finalmente si apra una discussione che ci faccia uscire da una cultura che ha confuso il comunismo italiano con la nascita di un radicalismo con i simboli della falce e il martello che con Gramsci e Togliatti hanno poco a vedere.

