La marina israeliana ha intercettato tutte le navi della flottiglia in acque internazionali, una flagrante violazione del diritto internazionale. Gli attivisti hanno riferito di essere stati attaccati da droni, forze israeliane ed elicotteri prima che le loro navi venissero sequestrate e rimorchiate al porto di Ashdod. Le autorità hanno trasferito la maggior parte dei partecipanti nella prigione di Ktzi’ot, situata nell’estremo sud di Israele, nel Naqab (Negev), una struttura nota per le sue dure condizioni. La polizia ha arrestato tre partecipanti con cittadinanza israeliana e li ha interrogati con l’accusa di “essersi infiltrati in un’area militare chiusa”. Alla fine sono stati rilasciati dopo tre udienze in tribunale e un ulteriore allentamento delle restrizioni, in seguito al loro rifiuto di firmare condizioni onerose di rilascio.
Nonostante la preventiva notifica di Adalah alle autorità israeliane che avremmo rappresentato i detenuti, queste hanno negato o fortemente limitato l’accesso di alcuni partecipanti all’assistenza legale. Dopo ripetuti interventi, gli avvocati di Adalah hanno fornito consulenze legali a quasi 500 partecipanti e hanno partecipato alle udienze di detenzione d’emergenza al porto di Ashdod, e davanti al Tribunale di revisione della detenzione presso la prigione di Ktzi’ot e al Tribunale del magistrato di Ashkelon. Adalah ha sostenuto, tra le altre cose, che il blocco israeliano su Gaza è illegale; che l’intercettazione delle imbarcazioni e la detenzione degli attivisti erano illegali; e che la consegna di aiuti umanitari ai residenti di Gaza da parte di organizzazioni internazionali è legale, secondo la decisione della Corte Internazionale di Giustizia nel caso Sud Africa contro Israele. Adalah ha inoltre sostenuto che questa azione non costituisce un ingresso illegale in Israele, poiché Gaza non fa parte di Israele. Su questa base, gli avvocati di Adalah hanno chiesto l’immediato rilascio di tutti gli attivisti e hanno chiesto che fosse loro permesso di tornare alle loro imbarcazioni per consegnare gli aiuti umanitari a Gaza.
Alcuni partecipanti hanno riferito che le forze israeliane, comprese le guardie carcerarie, li hanno sottoposti a violenze, umiliazioni e trattamenti degradanti, tra cui la negazione di cibo, acqua e farmaci essenziali, anche per condizioni potenzialmente letali come ipertensione, malattie cardiache e cancro. Molti attivisti hanno testimoniato di essere stati ammanettati, bendati e costretti in posizioni dolorose per ore. Le donne e i partecipanti arabi hanno sostenuto di aver subito un trattamento discriminatorio e abusivo.
Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir, apparso al porto di Ashdod durante le detenzioni, ha pubblicamente elogiato il maltrattamento degli attivisti e li ha definiti “sostenitori del terrorismo”. Adalah ha condannato queste dichiarazioni come un’aperta approvazione dell’abuso e della disumanizzazione sanzionati dallo Stato.
Entro il 12 ottobre, le autorità hanno rilasciato tutti i partecipanti a bordo delle navi Conscience e Omar Al-Mukhtar e delle flottiglie Sumud e Thousand Madleens e/o li hanno deportati nei loro paesi d’origine.