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[npci] Quale blocco politico e sociale per “cambiare tutto”?

Comunicato CC 21/2025 – 23 ottobre 2025

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word]

Ai promotori e ai partecipanti dell’assemblea indetta da Potere al Popolo (25 ottobre, h. 10 cinema Aquila – Roma)

Quale blocco politico e sociale per “cambiare tutto”?

Allargare l’alleanza di forze che è scesa in piazza diverse volte in questi due anni, un’alleanza che il 22 settembre, il 3 e il 4 ottobre scorsi ha mobilitato milioni di persone con la parola d’ordine “bloccare tutto” contro il genocidio perpetrato dai sionisti a Gaza e farla diventare un blocco politico e sociale è il tema centrale dell’assemblea indetta da Potere al Popolo (PaP) per il 25 ottobre.

Costruire un blocco politico e sociale che “nel 2027 riesca a far entrare nelle istituzioni persone degne e coraggiose che sappiano fare opposizione” o costruire un blocco politico e sociale che indichi e persegua programmaticamente l’obiettivo di cacciare il governo Meloni sono le due linee che si confrontano e scontrano nell’assemblea del 25 ottobre. E anche all’interno di PaP, visto che il 6 ottobre sono comparsi sul sito di PaP due editoriali molto diversi tra loro: uno che lancia la coalizione elettorale per il 2027 e l’altro che indica la necessità di dichiarare e perseguire l’obiettivo della caduta del governo Meloni e di rendere ingovernabile il paese e in qualche modo si collega all’intervento di un autorevole esponente di PaP come Giorgio Cremaschi che mesi fa ha affermato a chiare lettere “non basta l’opposizione, è necessaria la rottura”.

Sono due linee che implicano due diverse vie su come nell’immediato dare seguito, alimento e sbocco alle grandi mobilitazioni per la Palestina e contro il governo Meloni delle scorse settimane.

– La prima via è quella di continuare le mobilitazioni, le proteste e i blocchi (“mettere pressione dal basso”) e contemporaneamente costituire un blocco politico e sociale che nel 2027 si presenti alle elezioni e, raccogliendo i voti di chi si è mobilitato, riesca a mandare in Parlamento una pattuglia più o meno nutrita di oppositori per disturbare il manovratore, denunciare cosa accade a palazzo, fare da portavoce delle rivendicazioni popolari.

I promotori di questa prima via sostengono che dove l’opposizione sociale ha prodotto una forte rappresentanza politica e mediatica le politiche guerrafondaie e antipopolari non sono proseguite indisturbate. La Francia è uno dei paesi dove l’opposizione sociale ha prodotto una forte rappresentanza politica, incarnata da La France Insoumise da una parte e da Rassemblement National dall’altra. Il risultato non è stato il blocco delle politiche guerrafondaie e antipopolari della borghesia imperialista francese che, seppur sicuramente disturbate, sono proseguite: è il “pilota automatico” di cui ebbe a dire anni fa Mario Draghi. Il risultato è stato l’acuirsi della crisi del sistema politico della borghesia imperialista francese: Emmanuel Macron non ha dato alla coalizione (il Nuovo Fronte Popolare) vincitrice delle elezioni parlamentari dell’estate 2024 l’incarico di formare il nuovo governo, i governi formati dai personaggi da lui designati crollano a ripetizione.

– La seconda via è quella di costituire un blocco politico e sociale che svolge da subito un ruolo analogo a quello svolto dal CLN nella Resistenza: nega ogni legittimità al governo Meloni, chiama le masse popolari a sostituirlo con un governo che attua la Costituzione del 1948 e a questo fine le mobilita senza tregua a sviluppare su scala crescente tutte le attività e iniziative di cui sono capaci fino alla vittoria.

Le forze politiche, sindacali, sociali e popolari che hanno promosso il 22 settembre, il 3 e il 4 ottobre sono già in grado di mobilitare, direttamente o indirettamente (tramite il “metodo delle leve”) una parte importante delle masse popolari, comprese quelle non ancora organizzate in partiti, sindacati, comitati, associazioni.

Le stesse forze sono (o dovrebbero essere) d’accordo che il governo Meloni è un governo illegittimo. È un governo di vendi-patria, servo degli imperialisti USA, complice dei sionisti di Israele e compare degli imperialisti UE, come e più dei governi delle Larghe Intese che lo hanno preceduto. Ha esteso la violazione e l’aggiramento della Costituzione del 1948. Ha disatteso sistematicamente, dal giorno dopo il suo insediamento, le promesse elettorali in nome delle quali Fratelli d’Italia e gli altri partiti che lo compongono avevano raccolto voti. La coalizione parlamentare che lo sostiene “ha vinto” le elezioni politiche del 25 settembre 2022 con 12.390.000 voti: non rappresenta neanche la maggioranza delle persone che quel giorno sono andate a votare (12.390.000 voti delle liste pro-governo Meloni su 29.539.000 votanti) e tanto meno la maggioranza degli elettori (12.390.000 voti delle liste pro-governo Meloni su 50.766.000 elettori). La finanziaria di guerra e rapina che ha in gestazione è solo l’ultima delle misure con cui aggrava il malandare generale del nostro paese (smantellamento dell’apparato produttivo, precarietà, erosione dei salari, distruzione del sistema sanitario nazionale e dell’istruzione pubblica, persecuzione degli immigrati poveri, devastazione dell’ambiente, normalizzazione della repressione e del controllo poliziesco) e lo invischia nella Terza guerra mondiale.

Il governo Meloni è tutt’altro che forte, sia per questioni interne alla coalizione che lo regge, alle relazioni tra i partiti delle Larghe Intese e al corso delle cose nel paese, sia per l’instabilità del sistema di relazioni internazionali. Chi ritiene che stia in piedi perché “ha ancora una sua forza elettorale” si sbaglia: i partiti che lo compongono, in numeri assoluti, continuano a perdere voti. Sta in piedi perché i principali promotori delle proteste e delle mobilitazioni popolari non si sono ancora fatti apertamente promotori di un movimento per la sua cacciata.

Cambiare tutto è possibile, ma bisogna darsi mezzi, metodi e forme di lotta adeguati

Costruire un blocco politico e sociale per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza popolare!

Un blocco politico e sociale di questo genere può usare proficuamente anche le elezioni e le prossime regionali in Campania, Puglia e Veneto sono una prima occasione per farlo. Perché in questo modo le elezioni diventano uno strumento per far crescere la lotta per cacciare il governo Meloni spezzando l’alternanza tra i due poli delle Larghe Intese. Su questa base è possibile mobilitare buona parte dei milioni di persone che non vanno più a votare perché hanno sperimentato in prima persona che i due poli delle Larghe Intese sono come i ladri di Pisa, che di giorno litigavano e di notte andavano a rubare insieme; hanno sperimentato anche che per cambiare le cose non basta avere una pattuglia di oppositori in Parlamento come quando il PRC prometteva di “far piangere anche i ricchi”; hanno sperimentato persino che non basta mandare al governo gente che si dice decisa a “cacciare la casta” e ad “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, come prometteva il M5S, ma non osa fondare la sua azione sulle masse popolari organizzate.

Compagni, non basta impedire al governo Meloni e ai padroni di fare, non basta opporsi alla borghesia che cerca di uscire dalla crisi alla sua maniera: con la guerra all’esterno del paese e con la sopraffazione sui lavoratori e sugli immigrati, in una parola con la mobilitazione reazionaria delle masse. Per cambiare il corso delle cose bisogna che il governo del paese sia in mano a chi vuole cambiarlo, a chi vuole cambiare tutto! Opporsi è necessario, ma serve solo a ritardare l’opera criminale della borghesia. Se ci si oppone e basta, prima o poi le cose vanno nel verso in cui la borghesia spinge. L’opposizione deve avere una prospettiva, occorre indicare e promuovere, preparare e organizzare una via d’uscita dal marasma della crisi, della guerra e della miseria, favorevole alle masse popolari.

Osare pensare, lottare e guardare lontano!

Vincere è possibile, dipende da noi!

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